Governo, Berlusconi alla fine ci ripensa:
«Non senza travaglio, votiamo la fiducia»
Prima annuncia il voto contrario, poi il dietrofront:
« L’Italia ha bisogno di un governo di riforme»
«Mettendo insieme le aspettative e il fatto che l’Italia ha bisogno di un governo che produca riforme istituzionali e strutturali abbiamo deciso, non senza interno travaglio, per il voto di fiducia». Dopo aver già annunciato che avrebbe detto «no» al governo Letta, Berlusconi - all’ultimo - fa retromarcia.
Salvo poi dire, all’uscita da Palazzo Madama: «Non c’e’ stata nessuna marcia indietro».
IL VOTO - Al momento del voto, proprio Berlusconi è tra i primi a sfilare sotto il banco della presidenza, dal momento che si è iniziato a votare dalla lettera B. Il Cavaliere viene attorniato da senatori del Pdl che lo baciano e abbracciano, poi riprende posto nel suo scranno in aula a fianco di Renato Schifani.
LA MATTINATA - Il gruppo del Pdl al Senato aveva infatti deciso per la sfiducia al governo Letta, senza scongiurare la spaccatura del partito. La decisione era arrivata in un convulso vertice tra lo stesso Berlusconi e i parlamentari del Pdl, dopo il discorso di Enrico Letta a Palazzo Madama. «Voi fallirete, avete avuto come unico risultato quello di spaccare il Pdl, noi non assisteremo a questa umiliazione del nostro partito, di Berlusconi e dell’Italia» aveva detto in Aula Sandro Bondi rivolto a Letta. Ma almeno ventitré dissidenti del Pdl avevano già annunciato il «sì» al governo. Tanto che Maria Stella Gelmini aveva ammesso: «I destini sono separati. Fine».
IL PARTITO - Già nelle prime ore della mattinata, Berlusconi aveva lasciato ipotizzare una possibile apertura alla fiducia dicendo ai giornalisti: «Vediamo che succede... Sentiamo il discorso di Letta e poi decidiamo». Apertura che, però, aveva poi compreso, non gli sarebbe bastata a scongiurare la spaccatura del Pdl, tanto da spingerlo a votare la sfiducia. Proprio mentre era in corso il vertice, infatti, i dissidenti avevano lasciato intendere che avrebbero dato vita, comunque, a un gruppo autonomo. «Se il Pdl decidesse di votare la fiducia, sarebbe una scelta francamente tardiva, per cui noi valuteremo il da farsi e probabilmente decideremo di dare vita a gruppi parlamentari autonomi» aveva fatto sapere Roberto Formigoni.
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