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Non è una pasta per gay

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Non è una pasta per gay

Messaggioda flaviomob il 28/09/2013, 13:23

http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/9926/

Guido Barilla: «Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale. la nostra è una famiglia classica dove la donna ha un ruolo fondamentale».

http://www.latimes.com/food/dailydish/l ... 7076.story

Guido Barilla says pasta maker will never show gay families in ads

http://www.washingtonpost.com/blogs/on- ... e-apology/

Pasta chairman Guido Barilla and the tricky art of the apology

===

Il parac**** Barilla prima lancia il messaggio omofobo in italiano... poi, dopo che ha fatto il giro del mondo, chiede scusa sulla versione inglese del sito aziendale... ah ah ah :lol:


**** Ovviamente intendevo scrivere: "paracadute".


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Re: Non è una pasta per gay

Messaggioda franz il 28/09/2013, 15:28

Omofobo oppure omofilo?
Io nelle parole in libera di Mr Barilla non ho letto alcuna fobia o paura irrazionale.
E la pasta Barilla non la compro più da anni (sono altre le paste migliori).
Vedo comunque che anche barilla si adegua al politicamente corretto. Tanti anni fa faceva una pasta chiamata "occhi di lupo" che quando ero piccolo era la mia preferita. http://en.wikipedia.org/wiki/Occhi_di_Lupo
Oggi la stessa forma ha un nome diverso, per non turbare gli animalisti.
Per compiacere gli omosessuali, che pasta produrrà?
Spiritosi astenersi. ;)


Caso Barilla, Avvenire: “Italia Paese omofobo? Semmai è omofilo”
Il quotidiano dei vescovi parte dal caso Barilla per analizzare la situazione italiana, dove si mette a rischio "il supremo principio costituzionale della libertà di pensiero e di espressione"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 28 settembre 2013

Italia paese omofobo? No, semmai omofilo. E’ quanto sostiene il quotidiano della Cei Avvenire, secondo cui nel Paese esiste “una vera e propria emergenza culturale” in cui è messo a rischio anche il “supremo principio costituzionale della libertà di pensiero e di espressione”. Chiaro, in tal senso, il riferimento a quanto avvenuto in questi giorni dopo le dichiarazioni di Guido Barilla. A sentire il presidente dei giuristi cattolici Francesco D’Agostino, che firma l’editoriale del giornale dei vescovi, ”il punto è che mentre l’’omofobia’, quella vera, violenta e discriminatoria, è odiosa, l’’omofilia’, politicamente corretta, è vistosamente ideologica”. “Sta di fatto – prosegue D’Agostino -, che sono ormai così tante le manifestazioni in cui i portavoce di movimenti gay intervengono per cercare di soffocare o di troncare ogni dibattito che risulti loro sgradito, che è impossibile negare che ci si trovi davanti a una vera e propria emergenza culturale, che deve inquietarci tutti: con la difesa del supremo principio costituzionale della libertà di pensiero e di espressione non si può più transigere”.

Avvenire cita come “ultimo caso, in una lista che ormai si sta allungando vistosamente, di umiliazione della libertà di manifestazione del pensiero, quello di Casale Monferrato, quando, in occasione di un convegno patrocinato anche dal Comune, si è fatto di tutto, attivando una vera e propria gazzarra, per togliere la parola a Mauro Ronco, grande penalista, sottile intellettuale, ma soprattutto uomo caratterizzato da sobrietà lessicale e mitezza argomentativa”. Inoltre, “la recentissima bufera mediatica che ha coinvolto in una trasmissione radiofonica Guido Barilla, accusato di ‘omofobia alimentare’ solo per aver dichiarato che la sua azienda ha come punto di riferimento principale la famiglia fatta da un padre e una madre, è davvero esemplare, anche per l’evidente mancanza di senso del ridicolo da tutte le parti”.

Sulla questione interviene anche il direttore del giornale Marco Tarquinio, secondo cui “sono anni che i cattolici e i laici che affermano le salde e civili idee che oggi vengono definite ‘della tradizione’ si ritrovano sul banco degli imputati come ‘intolleranti’ e ‘discriminatori’”. Ma “la realtà è tutt’altra”: “Prima il lavorìo per arrivare a una legge che promette di combattere l’’omofobia’ e si avvia, invece, a manomettere il nostro diritto penale introducendo una supertutela ‘ad personas’ (se picchiassero me e mia moglie, dovrebbe contare meno di un eguale trattamento riservato a due persone omosessuali: perché?) con modalità che, per di più, minacciano di ferire gravemente la libertà di pensiero e di opinione”. Poi, “una piccola serie di tentativi di cancellare burocraticamente ‘papà’ e ‘mamma’ dal lessico ufficiale delle amministrazioni locali”. Ora, prosegue Tarquinio, “questo attacco smodato e insensato a un uomo d’azienda che, con tono garbato e nessuna polemica, aveva osato rivelare di concepire la famiglia come il luogo nel quale un padre e una madre crescono i propri figli e, per questo, ha ammesso di non essere intenzionato a promuovere i propri prodotti alimentari usando coppie di persone omosessuali”. A proposito della campagna per il boicottaggio della pasta Barilla, Tarquinio parla di “un boomerang”, che “smaschera ancora una volta quel tenace e becero ‘luogocomunismo’ secondo cui chi difende la famiglia, così com’è definita nella nostra Costituzione, sarebbe ‘contro’ le persone omosessuali”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09 ... lo/726534/
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Re: Non è una pasta per gay

Messaggioda flaviomob il 28/09/2013, 17:07

Avvenire e la CEI sono sicuramente portatori di una posizione incontestabilmente equilibrata a riguardo, visti i loro precedenti... ah ah ah :lol:

Rimane che Barilla ha dichiarato che se i gay ed altri non sono d'accordo con lui possono comprare un altra marca di pasta e subito in tutto il mondo lo hanno preso alla lettera... Certo mi domando come avrebbe reagito Avvenire se, al posto degli omosessuali, Barilla si fosse rivolto allo stesso modo alla categoria delle persone disabili, degli ebrei o degli afro-americani...


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Re: Non è una pasta per gay

Messaggioda flaviomob il 28/09/2013, 17:34

BARBARA BEFANI – Perché la coppia gay non è considerata “famiglia”: due tipi di errore



La sfortunata uscita di Guido Barilla di cui si è ampiamente parlato, in rete e sui giornali, conferma che nell’immaginario italico l’ostacolo maggiore all’accettazione e all’integrazione delle persone LGBT è il legame creduto indissolubile tra eterosessualità e famiglia. Gli errori che portano a sostenere (erroneamente) la solidità di questo legame sono di due tipi. Innanzitutto un concetto ristretto di famiglia: la vera famiglia è quella che ha figli o che desidera averne. Una coppia che non desidera figli non può essere considerata una vera famiglia. In secondo luogo, una concezione ristretta e parziale sui modi possibili di avere dei figli: l’unico modo per fare figli è avere rapporti eterosessuali.

La concezione della famiglia come “gruppo produttore di figli” è ancorata ad una società tradizionale, in cui poter disporre di prole è un vantaggio che svolge diverse funzioni. In primo luogo può rispondere a una necessità economica, magari perché la famiglia di trova in condizioni di indigenza e ha bisogno di manodopera a buon mercato. In secondo luogo, se si tratta di una famiglia ricca, avere figli significa avere eredi a cui trasferire la proprietà dei propri beni: in un certo senso conferisce al genitore un’idea di continuità dopo la morte, la sensazione che stiamo facendo quello che stiamo facendo per un motivo, che tutto non finirà con la nostra morte. In terzo luogo, avere figli può anche significare semplicemente avere delle risorse da impiegare come meglio si crede, e avere a disposizione delle creature innocenti su cui esercitare potere. Questa terza opzione potrebbe non apparire necessariamente attraente per chi esercita già potere su altre persone, ma per chi si trova in condizioni di debolezza ed esclusione le uniche persone su cui può esercitare un potere sono i propri figli.

Il caso di Guido Barilla purtroppo è un caso tradizionale: nella “famiglia” di cui lui parla avere figli è un imperativo, perché è strumentale alla continuità di un certo concetto di azienda. Nel suo caso avere figli serve ad avere degli eredi che prenderanno in mano l’azienda; significa emulare il padre, il nonno, etc. e conferisce la sensazione di far parte di qualcosa di storico e immutabile che trascende l’esistenza terrena individuale.

Il concetto moderno di famiglia esula da tutto ciò: avere figli non è più un imperativo, ma deve essere compatibile con le particolari esigenze delle coppia. Se la coppia ama crescere figli, bene, ma se la coppia ama andare spesso in vacanza, avere sempre silenzio in casa, dedicare tutto il tempo a disposizione al lavoro o ai proprio hobby, etc. la coppia può scegliere di non averne. Oggi avere figli non è più un bisogno ma una scelta: è qualcosa che si sceglie di fare o non fare, a seconda delle nostre esigenze.

Una certa retorica leggerà questa logica come il trionfo dell’egoismo dei genitori a scapito dei minori ma è esattamente il contrario: nessun minore ha “l’esigenza di venire al mondo”; un’affermazione del genere non potrebbe mai essere dimostrata perché nessun minore potrebbe mai esprimere quest’esigenza prima di nascere. Far nascere qualcuno è una forma suprema di esercizio di potere: significa mettere questo qualcuno di fronte a tutto quello che dovrà affrontare nella vita, senza che egli / ella abbia espresso alcun desiderio di nascere. Checché ne dicano certi, l’imperativo di avere figli è legato indissolubilmente al bisogno che hanno i genitori di questi figli, per ragioni economiche o di esercizio di potere; non al bisogno che hanno i figli di venire al mondo. Nel momento in cui un essere umano adulto può scegliere se avere figli o meno, lungi dal rappresentare una forma di egoismo, questo non potrà che fare bene al figlio, perché è probabile che il genitore sceglierà di averlo solo se è in grado di “dare” qualcosa al figlio, invece che se ha bisogno di “prendere” qualcosa da lui/lei. Se lo facesse per “prendere”, sarebbe un bisogno più che una scelta. La transizione tra il bisogno di avere figli e la possibilità di scegliere se avere figli o meno è un punto di svolta fondamentale nel progresso umano, come dimostrano le teorie sulla transizione demografica.

Il secondo errore che si fa quando non si considera famiglia una coppia gay è legato alla limitazione delle possibilità di concepire figli. Anche se si considera famiglia solo quella con figli o quella che vuole avere figli, in tutto il mondo sono sempre più diffuse tecniche di fecondazione assistita e opportunità di maternità surrogata (o surrogacy), che permettono a chiunque di avere dei figli, indipendentemente dall’orientamento sessuale e dal tipo di rapporti sessuali che si hanno. Incrementare le opportunità di fecondazione assistita è ormai soltanto una questione politica, non economica: i costi sono ragionevoli e in alcuni casi coperti dallo stato (ad esempio in Danimarca). Inoltre, esistono centinaia di milioni di bambini poveri nel mondo che hanno bisogno di cura, e i sistemi di adozione esistono già: si tratta solo di estenderli alle coppie di uomini e alle coppie di donne (come avviene già in molti paesi).

In sintesi, non c’è nessuna “ragione razionale” per cui una coppia gay non possa essere considerata una famiglia: a meno che non si concepisca la famiglia come una fabbrica di figli, oppure non ci si renda conto che ci sono tanti modi per fare figli e che anche i gay possono avere figli. Basta averne anche soltanto una, di queste due illuminazioni.

Barbara Befani

(28 settembre 2013)

http://blog-micromega.blogautore.espres ... -due-tipi/


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Re: Non è una pasta per gay

Messaggioda pianogrande il 28/09/2013, 17:41

flaviomob ha scritto:Avvenire e la CEI sono sicuramente portatori di una posizione incontestabilmente equilibrata a riguardo, visti i loro precedenti... ah ah ah :lol:

Rimane che Barilla ha dichiarato che se i gay ed altri non sono d'accordo con lui possono comprare un altra marca di pasta e subito in tutto il mondo lo hanno preso alla lettera... Certo mi domando come avrebbe reagito Avvenire se, al posto degli omosessuali, Barilla si fosse rivolto allo stesso modo alla categoria delle persone disabili, degli ebrei o degli afro-americani...

La libertà di espressione a senso unico è tipica della chiesa cattolica romana, così come la libertà di coscienza a senso unico.
I gay non sono contro la famiglia "tradizionale".
Vorrebbero un riconoscimento della convivenza anche per loro.
Barilla può dire quello che vuole e smentire alla berlusca tutte le volte che vuole.

Commentare questi comportamenti e boicottare chi discrimina (da parte dei discriminati, porca vacca) per la chiesa cattolica romana è un attacco alla libertà di espressione.
Evidentemente, questo papa è uno specchietto per le allodole.
Tenere sempre presente la battuta del papa nel film "fratello sole sorella luna" in cui Francesco va a chiedere la sua benedizione che viene concessa perché questo avrebbe riportato i poveri dalla parte della chiesa.

Se uno mi insulta non posso reagire se no dopo devo andare a confessarmi per aver attentato alla libertà di parola.
Non mi scappa neanche da ridere e questo è un preoccupante sintomo di stanchezza.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Non è una pasta per gay

Messaggioda flaviomob il 28/09/2013, 18:42

Parola di Barilla

28 settembre 2013

“Innanzitutto la pubblicità è una cosa molto seria e va discussa in genere da persone che capiscono qualcosa di pubblicità”. Il commento migliore alle dichiarazioni di Guido Barilla sulla rappresentazione di donne e omosessuali nelle pubblicità della sua azienda l’ha fatto lui stesso, esattamente cinque minuti prima di dire quello che ha detto. Lo scopo della Barilla è vendere pasta e il suo è stato prima di tutto un errore di comunicazione che, a giudicare dallo sguardo contrito nel video in cui si scusa con i suoi clienti per la seconda volta, gli sta costando caro.

Una volta chiarito che dal punto di vista commerciale l’omofobia non è una strategia redditizia, resta il dubbio se le parole di Guido Barilla siano una forma di discriminazione illegittima o di libertà di pensiero. È un dubbio particolarmente attuale perché richiama in qualche modo il dibattito sul controverso emendamento alla legge Mancino approvato alla camera nei giorni scorsi, nella quale si è finalmente aggiunta l’omofobia ai crimini d’odio, ma tutelando in modo esplicito la libertà d’opinione in alcuni ambiti precisi.

È chiaro che Barilla non ha commesso nessun crimine d’odio – per altro nella sua intervista si dichiara a favore dei matrimoni omosessuali – e credo che, in altre condizioni, la sua critica alle nuove forme di famiglia sarebbe solo un’innocua opinione personale. Per esempio, se avesse detto di essere contrario al fatto che alcune donne scelgono di avere e crescere un figlio da sole, probabilmente sarebbe stato criticato da molte consumatrici, ma l’eco delle sue parole non avrebbe fatto un tale giro del mondo in poche ore. Questo perché, al di là delle diverse opinioni personali, le madri single godono a pieno del loro diritto di avere figli.

In un contesto politico e sociale che nega i diritti ai gay, le lesbiche e i transgender – in un contesto giuridicamente omofobo -, le dichiarazioni di un personaggio pubblico finiscono per avere un peso maggiore, e non sono innocue. Esattamente come quelle di un vescovo o di un leader di partito. La soluzione però non è cercare di chiudere la bocca a tutti, ma istituire una tutela legale ai diritti civili. Perché il giorno in cui la legge riconoscerà i diritti degli omosessuali quella di Guido Barilla, o quella del Vaticano, sarà finalmente solo un’opinione omofoba individuale, senza quasi nessun effetto sulla vita e sulle libertà delle persone.

http://www.internazionale.it/opinioni/c ... i-barilla/


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Re:era solo una marketta

Messaggioda pianogrande il 29/09/2013, 0:20

Barilla non ha espresso una opinione personale ma una opinione come rappresentante della sua azienda.
Il fatto che ne sia uscito un boicottaggio non è una repressione delle opinioni ma la reazione (liberissima anche quella, 'orco cane) dei discriminati e di gente che si sente a disagio a consumare prodotti che basino la propria pubblicità su una (presunta) opportunistica discriminazione.
Tanto opportunistica (ricerca di consenso a fini commerciali) che è stata seguita da scuse, contrizione, pentimento, auto flaggellazione una volta constatati gli effetti.
Barilla quindi non ha espresso una opinione ma ha portato avanti una becera operazione di marketing, tra l'altro, fallimentare.
Adesso, con le scuse, sta portando avanti un'altra operazione di marketing, mi auguro sinceramente, fallimentare anche questa.
Insomma, stiamo parlando non di un libero pensatore come sembra alla chiesa cattolica ma di un banale markettaro.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Non è una pasta per gay

Messaggioda flaviomob il 29/09/2013, 16:43

Barilla è a capo di un'azienda che esporta in tutto il mondo: non ha pensato che le sue parole facessero il giro del globo e potessero danneggiare la sua attività? Come minimo è un po' frescone.

* * *


Pasta-maker in hot water as rival posts pro-gay imagery on social media


Bertolli pushes inclusive message as gay rights activists call for boycott of rival Barilla's pasta

Spaghetti wars have broken out in Italy as rivals of the world's leading pasta-maker were this weekend taking full advantage of a row over homophobia to promote their own pro-gay credentials.

Bertolli Germany has been posting pro-gay imagery on its social media feeds, pushing the slogan "Love and pasta for all" and encouraging the re-emergence of a 2009 advert that featured a male customer in a pasta restaurant falling for a handsome waiter.

"We just wanted to spread the news that Bertolli welcomes everyone, especially those with an empty stomach," said a spokesman for Bertolli's social media agency.

It comes after gay rights activists in Italy launched a boycott of Bertolli's main market rival, Barilla, whose chairman said he would only portray the "classic family" in his adverts, not a gay family, and if people objected to that, they should feel free to eat a different brand of pasta.

Guido Barilla, who controls the Barilla Group family business with his two brothers, sparked outrage among activists, consumers and some politicians with his remarks, given during a radio interview last week when he said he would not use a gay family to advertise its pasta.

"The concept of the sacred family remains one of the basic values of the company," hetold Italian radio. "I would not do it but not out of a lack of respect for homosexuals, who have the right to do what they want without bothering others … I don't see things like they do and I think the family that we speak to is a classic family."

Asked what effect he thought his attitude would have on gay customers, Barilla said: "Well, if they like our pasta and our message they will eat it; if they don't like it and they don't like what we say they will … eat another."

In response, Aurelio Mancuso, chairman of the gay rights group Equality Italia, accused Barilla of being deliberately provocative. "Accepting the invitation of Barilla's owner to not eat his pasta, we are launching a boycott campaign against all his products," he added.

Within hours of the remarks being aired on Wednesday evening, a protest with the hashtag #boicottabarilla became a trending topic on Twitter. Gay and Italian American bloggers picked up the call, demanding that American shops stopped stocking the Barilla brand.

"Here we have another example of homophobia, Italian-style," responded leftwing opposition Italian politician and LGBT activist Alessandro Zan. "I'm boycotting Barilla and I invite other MPs, at least those who are not resigning … to do the same. I've already changed pasta brands. Barilla is terrible quality."

The next day the Barilla chairman issued a statement saying he was sorry if his remarks had caused offence and that he had only been trying to draw attention to the "central role" played by women within the family.

"I apologise if my words generated misunderstandings or arguments, or if they offended the sensibilities of some people," he said.

The radio interviewer had begun the conversation by asking Barilla what he thought of an appeal made on Tuesday by the speaker of the lower house of parliament, Laura Boldrini, to change the stereotypical image of women in Italian advertisements.

"There are some adverts … which, when I see them, I think, but would this advert be broadcast in other countries? In the United Kingdom would this advert be broadcast?" she had said. "And the answer is certainly not. An advert in which the children and father are all sitting down and the mother is serving at the table cannot be accepted as normal."

But Barilla had responded by saying Boldrini did not understand the advertising world and women were fundamental to adverts. He went on to discuss gay rights, saying he "respected everyone" and was in favour of gay marriage, but against gay adoption.

His views provoked anger among many of Italy's politicians, who are currently trying to pass legislation against homophobic crimes in a country, deeply influenced still by the conservatism of the Catholic church, which lags behind most other European states on gay rights and still does not recognise same-sex civil unions.


http://www.theguardian.com/world/2013/s ... cial-media


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Un paese formato Barilla

Messaggioda franz il 30/09/2013, 9:29

Le parole di Guido Barilla sulla famiglia tradizionale e le coppie gay hanno destato una vasta discussione e addirittura un’iniziativa di boicottaggio delle sue produzioni. Le reazioni da parte della comunità omosessuale e di coloro che condividono la battaglia per l’equiparazione dei diritti sono comprensibili, anche se forse eccessive. Barilla può essere un paradigma del paese? Cosa direbbero un sindacalista, un industriale, un magistrato, un politico al posto suo?

Premetto che le parole dell’imprenditore si prestano a una duplice interpretazione. In un certo senso, Barilla non ha fatto altro che enunciare una strategia di marketing. In un altro senso, ha espresso una preferenza personale e “politica” per le forme “tradizionali” di convivenza. Ognuno la pensi come vuole. Di certo, dal punto di vista della comunicazione Barilla è scivolato su una buccia di banana: un conto è scegliere un target commerciale e disegnargli attorno il proprio marketing. Altra cosa è rivelare il retropensiero: è un po’ come se un mago spiegasse i trucchi mentre compie i giochi di prestigio. Detto questo, le parole di Barilla possono anche essere ritoccate per illustrare tanti dei problemi italiani. Io ci provo.

UN SINDACALISTA SULLA RIFORMA DEL LAVORO

«Non farei mai quello che chiede l’Europa. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è una legislazione del lavoro classica dove il sindacato ha un ruolo fondamentale». «Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla flessibilità. Per noi il concetto di contratto nazionale rimane un valore fondamentale del lavoro». «Va bene, se a loro piacciono i nostri contratti e la nostra comunicazione assumono, altrimenti chiuderanno l’azienda. Uno non può piacere sempre a tutti». «Io rispetto tutti: facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri. Sono anche favorevole al salario di produttività, ma non per far lavorare di più i dipendenti. Da capo di un sindacato credo sia molto complesso tirare su degli iscritti se non sei tu a decidere il loro salario».

UN INDUSTRIALE SUI SUSSIDI ALLE IMPRESE

«Non farei mai quello che chiede il Piano Giavazzi. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, il nostro è un business classico dove i sussidi hanno un ruolo fondamentale». «Noi abbiamo un concetto differente rispetto al taglio dei sussidi. Per noi il concetto di sussidio rimane un valore fondamentale dell’impresa». «Va bene, se a loro piacciono i nostri sussidi e la nostra comunicazione compreranno i nostri prodotti, altrimenti non compreranno niente. Uno non può piacere sempre a tutti». «Io rispetto tutti: facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri. Sono anche favorevole alla riduzione delle tasse, ma non tagliando i sussidi. Da capo di una confederazione di imprese credo sia molto complesso tirare su dei profitti se devi ottenere i tuoi ricavi solo vendendo prodotti ai consumatori».

UN MAGISTRATO SULL’INFRAZIONE UE SULLA RESPONSABILITA’ CIVILE

«Non farei mai quello che chiede l’Unione Europea. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è una funzione classica dove l’assenza di responsabilità ha un ruolo fondamentale». «Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla responsabilità. Per noi il concetto di irresponsabilità rimane un valore fondamentale della democrazia». «Va bene, se a loro piacciono il nostro modo di fare e la nostra comunicazione si faranno giudicare da noi, altrimenti lo stesso. Uno non può piacere sempre a tutti». «Io rispetto tutti: facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri. Sono anche favorevole alla responsabilità, ma non per farci pagare per i nostri errori. Da magistrato credo sia molto complesso prendere delle decisioni serene se devi essere veramente sicuro delle prove e tutta quella roba lì».

UN POLITICO DEL PDL SULLA GIUSTIZIA

«Non farei mai quello che ordinano i magistrati con una sentenza definitiva. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è una politica classica dove il capo del governo ha un ruolo fondamentale». «Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla giustizia. Per noi il concetto di consenso popolare rimane un valore fondamentale dello Stato». «Va bene, se a loro piace la nostra politica e la nostra comunicazione ci votano, altrimenti voteranno un altro partito. Uno non può piacere sempre a tutti». «Io rispetto tutti: facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri. Sono anche favorevole all’indipendenza della magistratura, ma no a giudicare un leader politico. Da capo di un partito credo sia molto complesso tirare su dei voti con un leader condannato».

UN POLITICO DEL PD SULLE TASSE

«Non farei mai una seria riduzione delle imposte. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è una politica fiscale classica dove la pressione fiscale un ruolo fondamentale». «Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla proprietà privata. Per noi il concetto di Stato sacrale rimane un valore fondamentale del paese».«Va bene, se a loro piacciono le nostre tasse e la nostra comunicazione le pagano, altrimenti diventeranno evasori. Uno non può piacere sempre a tutti». «Io rispetto tutti: facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri. Sono anche favorevole a dare privilegi fiscali ai miei elettori e amici, ma no alla riduzione per tutti i contribuenti. Da erogatore di molti favori credo sia molto complesso tirare su dei voti adottando una politica fiscale pro-crescita».

UN POLITICO DEL M5S SULL’EURO

«Non farei mai quello che chiede la Bce per conto di Goldman Sachs. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è una politica classica dove la rete e i cittadini hanno un ruolo fondamentale». «Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla sovranità monetaria. Per noi il concetto di partecipazione rimane un valore fondamentale della politica monetaria». «Va bene, se a loro piace la volontà popolare fanno quello che dicono i cittadini attraverso la rete, altrimenti vaffanculo. Uno non può piacere sempre a tutti». «Io rispetto tutti: facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri. Sono anche favorevole all’euro, ma no allo stesso euro della Merkel e degli speculatori finanziari. Da cittadino eletto credo sia molto complesso prendersi la responsabilità di una decisione».

UN POLITICO A CASO SU TELECOM, ALITALIA, ECC.

«Non farei mai quello che chiedono gli azionisti. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è una politica industriale classica dove il governo ha un ruolo fondamentale». «Noi abbiamo un concetto differente rispetto agli asset strategici. Per noi il concetto di governo sacrale rimane un valore fondamentale della politica industriale». «Va bene, se a loro piace la nostra politica industriale e la nostra influenza investono, altrimenti porteranno i capitali in un altro paese. Uno non può piacere sempre a tutti». «Io rispetto tutti: facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri. Sono anche favorevole agli investimenti stranieri, ma no alla cessione del controllo agli stranieri. Da benefattore di molte aziende pubbliche, parapubbliche e private assistite credo sia molto complesso tirare su dei voti se i capitalisti non ti devono dei favori».


APPENDICE NERD

UN RINNOVABILISTA

«Non farei mai un investimento senza sussidi. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è una’industria classica dove gli incentivi, monetari e regolatori, hanno un ruolo fondamentale». «Noi abbiamo un concetto differente rispetto agli incentivi. Per noi il concetto di profitto sacrale rimane un valore fondamentale del mercato energetico». «Va bene, se a loro piace il nostro modo di ottenere rendimenti stellari stanno zitti, altrimenti si lamenteranno ma la componente A3 non si tocca. Uno non può piacere sempre a tutti». «Io rispetto tutti: facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri. Sono anche favorevole a una riduzione degli incentivi, ma no a rivedere quelli passati, i miei in particolare. Da operatore di molti campi fotovoltaici, credo sia molto complesso tirare su dei rendimenti se puoi contare solo sul valore di mercato dell’energia che produci».

UN PRODUTTORE CONVENZIONALE

«Non farei mai conto sui soli ricavi di mercato. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, il nostro è un modello classico dove il rent seeking ha un ruolo fondamentale». «Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla capacità produttiva inutilizzata. Per noi il concetto di stranded cost sacrale rimane un valore fondamentale del mercato elettrico». «Va bene, se a loro piace il nostro modo di fare e la nostra comunicazione ci daranno il capacity payment, altrimenti il sistema… non so, qualcosa succederà. Uno non può piacere sempre a tutti». «Io rispetto tutti: facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri. Sono anche favorevole alla concorrenza, ma no se intacca le mie quote di mercato e i miei profitti. Da operatore di molte centrali pressoché ferme credo sia molto complesso chiudere un bilancio se i ricavi non remunerano la disponibilità a produrre, piuttosto che la produzione».

UN OPERATORE DI RETE

«Non farei mai quello che chiedono i consumatori. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, il nostro è un business classico dove la rendita ha un ruolo fondamentale». «Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla terzietà. Per noi il concetto di arbitraggio sacrale rimane un valore fondamentale della strategia aziendale». «Va bene, se a loro piacciono la nostra strategia aziendale e le nostre batterie producono elettricità, altrimenti chiuderanno gli impianti. Uno non può piacere sempre a tutti». «Io rispetto tutti: facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri. Sono anche favorevole a rivedere le tariffe di trasporto, ma non a ridurle. Da riconosciuto rentier credo sia molto complesso fare extraprofitti se non puoi godere di tariffe generose e giocare nel campo da te disegnato».

UN CONSUMATORE ENERGIVORO

«Non farei mai quello che chiedono i liberisti. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è un’industria classica dove lo sconto sui prezzi dell’energia, a carico degli altri consumatori, ha un ruolo fondamentale». «Noi abbiamo un concetto differente rispetto al prezzo dell’energia. Per noi il concetto di interrompibilità sacrale rimane un valore fondamentale della politica tariffaria». «Va bene, se a loro piacciono i nostri sussidi ce ne danno di più, altrimenti ci accontentiamo di quelli che abbiamo già. Uno non può piacere sempre a tutti». «Io rispetto tutti: facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri. Sono anche favorevole a eliminare gli incentivi, ma non quelli che percepisco io. Da consumatore consapevole di quanto costerebbe l’energia se non godessi di privilegi speciali credo sia molto complesso tirare avanti se non scarico un po’ di costi su terze parti inconsapevoli».

Di carlo Stagnaro
http://www.leoniblog.it/2013/09/27/un-p ... o-barilla/
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Re: Non è una pasta per gay

Messaggioda Iafran il 30/09/2013, 10:30

Io non ho firmato la petizione che Dario Fo ha lanciato su Charge.org "Guido Barilla e la famiglia gay". Mi sembra che con questo fare si vogliano difendere diritti anche quando se ne potrebbe fare a meno.
In effetti, mi trovo quasi sulla stessa posizione dell'articolo di "Avvenire", commentato da "il Fatto Quotidiano" (Caso Barilla, Avvenire: "Italia Paese omofobo? Semmai è omofilo"). L'eccedere, calcando questo caso, non lo ritengo tanto efficace per il rispetto dei diritti dei gay.
Sulle immagini pubblicitarie tutti potrebbero dire qualcosa sulla cosiddetta "famiglia tradizionale" ad incominciare dai single, alle famiglie miste, alle famiglie che professano religioni ed usi alimentari diversi da quelle usuali ... non mi sembra il caso che si rimproveri uno spot ... tanto da costringere il committente (Barilla) a spiegare in fretta e male le ragioni della sua scelta.
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