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Diritti umani, informazione e comunicazione

Informazioni aggiornate periodicamente da redattori e forumisti

Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 08/07/2013, 12:58

Migrante Nostro,
che sei nei centri,
sia rispettato il tuo nome
venga il giorno in cui ovunque
la terra ti accolga,
ti sia restituita la tua Dignità,
come in mare,
così in terra.
Che non ti sia negato il pane quotidiano,
perdona a noi la violazione dei tuoi diritti
come noi ci impegniamo a non esserti più debitori.
E non ricorriamo ingiustamente alla detenzione
ma liberiamoti dal mare…
AmIn*

*AMnesty INternational

(dal campeggio AI di Lampedusa)


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 12/07/2013, 23:56

http://www.amnesty.it/elenco-appelli-firma-online.html



08/07/13 - Azione urgente - Bielorussia: un altro condannato a morte
simulazione di un'esecuzione ©AI

Il 12 giugno, un uomo di 23 anni è stato condannato a morte per duplice omicidio nella Bielorussia occidentale. E' ora di dire basta alla pena di morte.


04/07/13 - Iran: stop ai maltrattamenti delle attiviste della campagna Un milione di firme
attiviste della Campagna per l'uguaglianza ©AI

Numerose attiviste vengono arrestate e minacciate a causa della loro azione in difesa dei diritti delle donne. Amnesty chiede il rilascio di tutte le attiviste detenute e il rispetto dei diritti delle donne. Firma l'appello e partecipa alla nostra azione di solidarietà!


21/06/13 - Azione chiusa Russia:approvato disegno di legge discriminatorio nei confronti delle persone Lgbti!
marcia lgbt, Russia © Charles Meacham /Demotix

Il 30 giugno 2013 il presidente Putin ha promulgato la legge. Grazie a quanti hanno firmato l'appello.


21/06/13 - Azione urgente Bahrein: Zainab Al-Khawaja condannata ad altri tre mesi di detenzione!
Zainab Al-Khawaja © Conor McCabe

L'attivista del Bahrein Zainab Al-Khawaja è stata condannata ad altri tre mesi di detenzione il 22 maggio. È una prigioniera di coscienza e deve essere rilasciata immediatamente!


20/06/13 - Azione urgente Turchia: stop all'uso eccessivo della forza contro i manifestanti!
Gas lacrimogeni usati dalla polizia a Istanbul © BULENT KILICAFPGetty Images

A partire dal 29 maggio, oltre 7600 persone sono rimaste ferite in tutta la Turchia quando la polizia ha usato cannoni ad acqua e gas lacrimogeni contro i manifestanti. E' ora di dire basta!


19/06/13 - Ancora nessuna giustizia per Noxolo Nogwaza
distruzione campo rom © AI

Madre di due bambini, attivista per i diritti delle persone Lgbti, ha pagato con la vita il coraggio di vivere apertamente da donna lesbica in Sudafrica.


07/06/13 - Appello - India: attuare le decisione della Corte suprema sulla miniera della Vedanta
Sullo sfondo la raffineria della Vedanta Alumina Ltd. vicino al villaggio di Lanjigarh village, sulle colline di Niyamgiri a Orissa, India, 2008©Sanjit Das

La vita e i mezzi di sussistenza dei nativi dongria kondh sono minacciati da piani di sviluppo di una miniera di bauxite sulle colline sacre di Niyamgiri a Orissa, nell'India orientale. E' ora di rispettare i loro diritti!


04/06/13 - Azione urgente Papua Nuova Guinea: estesa la pena di morte a molti reati
cappio © Orla 2011/Shutterstock.com

Almeno 10 persone nel braccio della morte rischiano l'esecuzione immediata ora che è stata modificata la legge per facilitare la ripresa delle esecuzioni in Papua Nuova Guinea. Nel paese non vi sono esecuzioni dal 1954.


07/05/13 - Azione chiusa Indonesia, nove persone rischiano l'esecuzione
Mobilitazione contro la pena di morte, Dehli, India, 2007© Amnesty International

Quattro uomini sono a imminente rischio di esecuzione dopo che il presidente indiano ha respinto la richiesta di grazia. Aiutaci a fermare le esecuzioni!


03/05/13 - Appello chiuso - Siria: basta prendere di mira i giornalisti!
Ali_Mahmoud_Othman© Baba Amro New

La Siria è, attualmente, il paese dove muoiono più giornalisti al mondo. Professionisti della comunicazione e "citizen journalists" hanno subito gli stessi abusi che loro stessi hanno documentato. Firma l'appello e partecipa alla nostra fotopetizione!


30/04/13 - Libia: a giornalista detenuto viene negato un processo equo
manifestazione a Benghazi © Sniperphoto Agency/Demotix

Amara Abdalla al-Khattabi, direttore del quotidiano al-Umma, è stato arrestato nel dicembre del 2012, il mese successivo alla pubblicazione, da parte del suo quotidiano, di una lista di 84 giudici potenzialmente implicati in atti di corruzione.


24/04/13 - Azione chiusa Bahrein: necessarie cure mediche per Nabeel Rajab
Nabeel Rajab © Archivio privato

Grazie alle 2615 persone che hanno firmato l'appello. Vi terremo aggiornati sull'evoluzione della situazione.


23/04/13 - Azione chiusa Papua Nuova Guinea: donne accusate di "stregoneria" rischiano la vita
Abitante Papua Nuova Guinea©AP Photo/David Longstreath

Buona notizia: Queste tre donne (e i loro familiari) sono libere, al sicuro e stanno ricevendo cure mediche adeguate. Il primo ministro della Papua Nuova Guinea ha inoltre annunciato la sua intenzione di abrogare il famigerato atto sulla stregoneria. E' una vittoria enorme per le persone coraggiose che vivono in PNG e che da anni chiedono questo cambiamento, ma è anche un enorme testimonianza del potere della nostra azione collettiva. Grazie per essere stato dalla nostra parte.


16/04/13 - Appello chiuso Diritti umani qui. Diritti dei rom adesso.
distruzione campo rom © AI

Per migliaia di rom la vita è fatta di campi, di condizioni inadeguate senza acqua, riscaldamento né servizi igienico-sanitari. È sconvolta dalla violenza degli attacchi razzisti, basati sull'odio e dall'incapacità delle forze di polizia di prevenirli e di indagarli adeguatamente.


15/04/13 - Azione chiusa Arabia Saudita: il caso di Raif Badawi in appello!
esecuzione a al-Jouf, Arabia Saudita © Archivio privato

Aggiornamento Il caso di Raif Badawi, creatore di un sito web in Arabia Saudita, è giunto davanti a un giudice della corte d'appello. Amnesty International considera Raif Badawi un prigioniero di coscienza.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 13/07/2013, 15:40

La simbiosi mortale tra carcere e marginalità

«Ipercarcerazione» dello studioso francese Loïc Wacquant per ombre corte

Un articolato sistema di controllo sociale e di legittimazione della precarietà

Una crescita abnorme di risorse per il sistema penale in nome della sicurezza

L'abilità dello studioso consiste quindi nella capacità di mantenere la propria lucidità anche nei momenti di acceso dibattito e di militanza politica e accademica. Loic Wacquant rientra a pieno titolo in questa tipologia di intellettuale. Negli anni della tolleranza zero e del securitarismo come arma di lotta politica, i suoi lavori si sono rivelati uno strumento efficace di disvelamento delle conraddizioni insite nella sicurezza e nella penalità. L'ultima raccolta dei suoi lavori, Iperincarcerazione (ombre corte, pp.150, euro 15), rappresenta un valido strumento per orientarsi all'interno della galassia della «penologia» e della sicurezza urbana e per disvelare i meccanismi di legittimazione del discorso securitario. In polemica con gli studiosi che parlano di incarcerazione di massa, Wacquant ci spiega come il problema, all'interno della comunità scientifica, risieda a monte.

A partire dalla fine degli anni Settanta, con l'approssimarsi del reaganismo, si è preferito ignorare le carceri come oggetto di studio per concentrarsi sulla percezione di insicurezza che aleggiava nell'opinione pubblica e sulle statistiche relative agli alti tassi di criminalità. A questa tendenza, va sommata l' opacità della prigione, intesa come attitudine degli operatori penitenziari ad occultare o presentare in modo alterato la quotidianità dietro le sbarre. Le sviste più o meno consapevoli evidenziate da Wacquant hanno perciò impedito di vedere che una guerra alla criminalità non c'è mai stata, ma piuttosto si è trattato di una guerra ai cittadini, in particolare ai membri delle cosiddette classi pericolose (operai, disoccupati, minoranze etniche), attraverso la quale è stato possibile realizzare una ristruttuazione qualitativa dello Stato, che cessa di essere sociale, per diventare, in particolare negli Usa, Stato penale. L'espansione della sfera penale, che oltreoceano si è tradotta nell'aumento della popolazione detenuta da 100 mila a due milioni di unità in un trentennio, senza contare l'esecuzione penale esterna, non è servita soltanto a rassicurare una società sempre più incerta e precaria.

Le sentenze più lunghe hanno permesso di aumentare i rischi derivanti dall'intraprendere attività illegali di strada, ma soprattutto a ridurre la disoccupazione nella misura in cui gli afroamericani espulsi dal ciclo produttivo ingrossavano massicciamente le file dei detenuti. Si sono così create le condizioni per reclutare una manodopera più docile, più sfruttabile e dequalificata, disposta a lavorare dietro l'accettazione di salari ridotti. Simmetricamente a questo processo, l'asse della spesa pubblica si è spostato dal welfare state al potenziamento della macchina penitenziaria, col numero degli addetti del settore cresciuto fino a superare il mezzo milione, e l'indotto generato dalla costruzione delle prigioni, dalla manutenzione, dalla refezione, e dai manufatti necessari al sistema penitenziario (arredi, congegni elettronici e cosi via) ad espandersi. Il comparto penitenziario è così assurto al rango di settore economico indipendente, anche se, nota l'autore, non si può parlare di uno spostamento dall'apparato militarindustriale al penitenziario-industriale. Innanzitutto, perché non esiste una centrale di coordinamento come il Pentagono e le agenzie penali sono decentrate.

Inoltre, perché la finanza, la Silicon Valley, la grande distibuzione vale a dire i settori di punta dell'economia americana, realizzano fatturati che li pongono di gran lunga in una posizione egemone all'interno dell'economia statunitense. I prigionieri dell'iperincarcerazione si contraddistinguono per portare un marchio specifico di classe, sesso e razza. Si tratta soprattutto di maschi, operai, afroamericani, solo un terzo dei quali aveva un lavoro a tempo determinato al momento dell'arresto. Ci troviamo di fronte, dice Wacquant, ai prodotti dell'iperghetto creatosi nelle metropoli americane sin dalla fine degli anni Settanta, quando la delocalizzazione da un lato, l'esodo dei bianchi operai ( i cosiddetti Reagan democrats ) e di classe media verso i sobborghi, ha prodotto quello smantellamento della rete di protezione sociale che ha spianato la strada all'espandersi del sistema penale all'interno della società americana. Si è così realizzata quella «simbiosi mortale» tra ghetto e prigione che Wacquant aveva sviscerato in un suo precedente lavoro, all'interno della quale chi non finisce in prigione sopravvive tra le spire del «welfare to work» che vorrebbero introdurre anche in Italia: lavori precari, sottopagati, situati a notevole distanza dal luogo di residenza, in cambio di un residuo scadente di assistenza sociale, sotto l'impegno da parte dei fruitori a non indulgere in comportamenti eccentrici. L'espansione della sfera penitenziaria, dice Wacquant, svela il paradosso del neoliberismo, che si manifesta come un sistema tanto deregolato verso l'alto quanto disciplinare verso il basso, con l'intervento pubblico che non è stato smantellato, ma semmai spostato dall'integrazione sociale alla marginalizzazione permanente. Come se ne esce? Ovviamente rifondando un welfare calibrato sui cambiamenti sociali degli ultimi anni.


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Senza parole

Messaggioda flaviomob il 21/07/2013, 13:46

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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 22/07/2013, 9:13

Norvegese stuprata a Dubai, condannata
16 mesi carcere la pena, 13 per stessi reati allo stupratore
20 luglio, 23:15


Aveva subito violenza sessuale da un collega di lavoro durante una missione a Dubai e, malgrado l'avessero sconsigliata dal farlo, lo aveva denunciato alla polizia. Risultato: è stata condannata a 16 mesi di reclusione per rapporti sessuali fuori dal matrimonio dalla giustizia degli Emirati arabi uniti. L'incredibile vicenda è quella di una donna norvegese di 24 anni, Marte Deborah Dalelv, che dal 2011 lavora come designer d'interni nel Qatar. Attualmente è a piede libero, su interessamento dell'ambasciata norvegese, ma dopo la sua denuncia in marzo era stata anche arrestata. La condanna risale a mercoledì, ma solo oggi la donna è uscita allo scoperto per denunciare l'assurdità della sua vicenda e anche per mettere in guardia gli occidentali, turisti o lavoratori residenti. L'atmosfera rutilante, favorevole agli affari che fanno di Dubai una delle città più cosmopolite del Medio Oriente nasconde una legislazione fra le più conservatrici e fedeli ai dettami dell'Islamo.

Il codice penale prevede che per dimostrare uno stupro siano necessari o una piena confessione dell'imputato oppure la deposizione di almeno quattro testimoni maschi presenti ai fatti. Non sospettando questa realtà, Marta racconta ai media di essersi subito rivolta al personale dell'albergo chiedendo di chiamare la polizia perché era stata violentata. Lo stupro denunciato era avvenuto durante un party serale coi colleghi al termine di una riunione di lavoro. "E' sicura di voler coinvolgere la polizia?" le avrebbe chiesto il portiere di turno, secondo quanto riportato dal sito Usa dell'Huffington Post. "Certo che voglio chiamare la polizia. Questo è quello che si fa dalle mie parti", ha replicato lei.

Nei tre giorni successivi si è ritrovata in stato di fermo, sottoposta ad una visita ginecologica, ad analisi del sangue per verificare la presenza di alcool - la legislazione lo proibisce, anche se la prassi quotidiana lo tollera se consumato lontano dagli occhi delle autorità - e a un lungo interrogatorio. Nel frattempo, dopo una sua disperata telefonata al patrigno in Norvegia l'ambasciata di Oslo negli Emirati l'ha fatta rilasciare, a patto che restasse confinata presso il Centro per i marittimi norvegesi a Dubai, che l'ha ospitata. Mercoledì il tribunale ha emesso la sentenza: 16 mesi per "adulterio, spergiuro e consumo di alcol" per lei, mentre l'uomo da lei denunciato ha avuto 13 mesi per le stesse accuse. "Questa sentenza è un pugno in faccia alla nostra nozione di giustizia" ed è "altamente problematica dal punto di vista dei diritti umani", ha dichiarato il ministro degli esteri norvegese, Espen Barth Eide, mentre le associazioni di difesa dei diritti umani si sono mobilitate. Il Centro degli Emirati per i diritti umani, con base a Londra, ha denunciato la legge del Paese del golfo che "impedisce alle donne di ottenere giustizia nei casi di violenza sessuale". Da mercoledì lei è anche ufficialmente ricercata, anche se "mi hanno assicurato - racconta - che non mi stanno cercando". Ora dovrà aspettare settembre per il processo d'appello

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 50021.html


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda franz il 23/07/2013, 16:12

La norvegese condannata per lo stupro a Dubai è stata graziata
22/07/2013

In un giorno il suo account su facebook, aperto apposta per ringraziare coloro che l’hanno sostenuta, ha ricevuto più di 50.000 «mi piace»

Per un occidentale, quello che è capitato a alla 24enne norvegese Marte Dalelv è fuori di ogni logica.
Si trovava a Dubai per lavoro, quando è stata violentata da un collega sudanese di 33 anni che al’aveva accompagnata in albergo.
Sporto denuncia, è stata condannata per «adulterio», perché secondo le leggi locali non è stato possibile dimostrare la violenza carnale.
Anzi, accertato dai medici che un rapporto carnale c’era stato, sono stati condannati entrambi per uso di alcol adulterio in quanto lui è sposato. Lei si è presa una condanna di 16 mesi, lui di 12. Cioè la donna più dell’uomo.

Visto il clamore sollevato (si è mosso anche il ministro degli esteri Norvegese) le autorità si sono affrettate a concedere la grazia alla povera ragazza, alla quale hanno restituito anche il passaporto.
Non si sa se sia stato graziato anche il violentatore, speriamo di no.
Certo è che lei si è dichiarata molto ma molto felice per aver ottenuto la grazia, quando invece è stata vittima e basta. Insomma, come dicevamo in apertura, una storia fuori di testa.

Il lato positivo sta negli oltre 50.000 appoggi morali che il suo account su facebook ha ricevuto in un giorno.
L'aveva aperto per ringraziare coloro che l'avevano sostenuta, quando invece si tratta di una combinazione assurda per il mondo occidentale, dove l'alcol fa parte della nostra alimentazione e l'adulterio non è considerato un reato.
E dove la violenza sulle donne è considerata sempre più odiosa.

http://www.ladigetto.it/permalink/26648.html
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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 01/08/2013, 22:32

President Obama: Stop Surveillance Secrecy and Hunt for Whistleblowers

Take Action On This Issue

Recent revelations about the alleged reach of the US National Security Agency (NSA)'s surveillance efforts, and the government’s overzealous efforts to hunt down whistleblowers, raise serious questions about President Obama's respect for the right to privacy and human rights.

It also highlights yet another aspect of the US government's roll-back of human rights in the name of national security, which also extends to indefinite detention at Guantanamo, secrecy about drone killings, and impunity for torture.

Take a stand for our rights. Demand that President Obama explain the full extent of his mass surveillance program and not prosecute anyone for disclosing information about the government’s human rights violations.

http://takeaction.amnestyusa.org/siteap ... e=WPFPNSA1


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 01/08/2013, 23:01

da Amnesty:

Arabia Saudita: sette anni di prigione e 600 frustate per il fondatore di un forum online

(1 agosto 2013)


La condanna emessa il 29 luglio 2013 nei confronti dello scrittore e attivista Raif Badawi a sette anni di prigione e 600 frustate per aver espresso pacificamente le sue idee è un affronto alla giustizia e una vergognosa violazione dell'Arabia Saudita degli obblighi nei confronti dei diritti umani. La fustigazione è una punizione corporale che viola il diritto internazionale, che proibisce la tortura e i trattamenti o le punizioni crudeli inumane o degradanti.

Amnesty International condanna fortemente la deriva delle autorità dell'Arabia Saudita verso la repressione della libertà di espressione e le numerose condanne degli attivisti per i diritti umani compiute dall'inizio del 2013. L'organizzazione per i diritti umani considera Raif Badawi e tutte le altre persone detenute esclusivamente per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione come prigionieri di coscienza e ne richiede l'immediato e incondizionato rilascio.

Il 29 luglio un tribunale penale di Gedda, nell'Arabia Saudita occidentale, ha condannato Raif Badawi per aver, tra l'altro, creato e diretto un forum online, "Liberali dell'Arabia Saudita", dove sono apparsi post anonimi e che è stato considerato offensivo verso l'Islam dalle autorità religiose. Raif Badawi è stato inoltre condannato per aver insultato simboli religiosi nei sui tweet e post su Facebook e per aver criticato la Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio (conosciuta anche come polizia religiosa) e le autorità che si sono schierate contro l'inclusione delle donne nel Consiglio della Shura. Il giudice ha inoltre ordinato la chiusura del forum online.

Il processo e la condanna di Raif Badawi per aver espresso la sua opinione, tra cui aver messo in discussione l'interpretazione ufficiale della religione e delle pratiche religiose, è l'ultimo episodio di un crescente tentativo da parte delle autorità saudite di prevenire ogni forma di libertà di espressione.

Durante il 2013 le autorità saudite hanno molestato, intimidito, imprigionato e condannato una decina di attivisti di spicco per i diritti umani per aver esercitato i loro diritti alla libertà di espressione, associazione e assemblea. Il giorno in cui Raif Badawi è stato condannato il suo avvocato, Waleed Abu al-Khair, che è un noto difensore dei diritti umani, è comparso in tribunale per la 13esima sessione del suo processo, che va avanti da 20 mesi, imputato di aver ridicolizzato il sistema giudiziario saudita.

Solo nel giugno 2013, le autorità hanno condannato al carcere almeno 11 persone per essersi espresse online. Il 24 giugno, il tribunale penale speciale di Dammam ha condannato sette uomini a pene che vanno dai cinque a 10 anni di prigione per aver scritto post su Facebook a sostegno di un detenuto appartenente al clero sciita dell'Arabia Saudita nella provincia occidentale del paese, dove le manifestazioni in corso erano state represse con un uso eccessivo della forza.

Lo stesso giorno le autorità hanno processato e imprigionato Abdulkareem Yousef al-Khoder, un professore di diritto islamico e co-fondatore dell'associazione saudita per i diritti civili e politici (ACPRA) a otto anni di prigione e al divieto di viaggiare per 10 anni, per accuse vaghe come disobbedienza al sovrano, incitamento al disordine attraverso la convocazione di manifestazioni, danneggiamento dell'immagine dello stato mediante diffusione di false informazioni a gruppi stranieri e coinvolgimento nella fondazione di un'organizzazione non autorizzata. In precedenza, a marzo, le autorità avevano condannato altri due co-fondatori di ACPRA e difensori dei diritti umani, Abdullah bin Hamid bin Ali al-Hamid e Muhammad bin Fahad bin Muflih al Qahtani, a cinque e 10 anni di carcere e di divieto di viaggiare, per simili vaghe accuse.

Il 17 giugno, il tribunale penale speciale di Gedda aveva condannato un attivista di spicco per i diritti umani, Mikhlif bin Daham al -Shammari, a cinque anni di prigione seguiti dal divieto di viaggiare per 10 anni, per il suo pacifico attivismo per i diritti umani. Sempre a giugno le autorità avevano condannato due attiviste per i diritti umani, Wajeha al-Huwaider e Fawzia al-Oyouni, a 10 mesi di prigione per aver tentato di aiutare una donna che le autorità ritenevano stesse sfuggendo al controllo del marito.

Oltre alle misure repressive contro gli attivisti e le organizzazioni, le autorità dell'Arabia Saudita hanno tentato di eliminare la presenza online e gli account sui social media degli attivisti e delle associazioni, come hanno fatto col sito web di Raif Badawi, i Liberali dell'Arabia Saudita. Hanno ordinato di chiudere l'account sui social media di ACPRA lo stesso giorno in cui l'associazione è stata sciolta. Decine di donne e uomini arrestati nei mesi scorsi sono stati obbligati a cancellare il proprio account sui social media e sono stati minacciati di subire una condanna più lunga se avessero parlato pubblicamente del loro caso o usato internet per impegnarsi in attività pubbliche.

Il fatto che gli attivisti vengano arrestati e condannati sulla base del contenuto dei loro tweet o dei loro messaggi su Facebook suggerisce che le autorità monitorano da vicino lo spazio pubblico. Alcuni sono stati condannati per aver contattato gruppi stranieri ( in molti casi organizzazioni internazionali per i diritti umani ) e per aver raccolto e condiviso informazioni su Internet.

Le autorità saudite hanno anche adottato misure per monitorare e controllare software criptati di social network come Viber, Skype e Whatsapp. A marzo è trapelata una lettera "confidenziale e urgente" da parte della Commissione saudita per le comunicazioni e la tecnologia informatica che chiedeva ai provider internet di "fare tutti i passi necessari per ottenere un controllo di sicurezza sulle comunicazioni". In una seguente lettera "confidenziale e urgente" la Commissione ha poi chiesto a tutti i provider di informare le autorità sui progressi fatti per monitorare le applicazioni dei social media e, in assenza di progressi, di rendere note le loro capacità tecnologiche per chiuderli. Subito dopo Viber ha annunciato che i suoi servizi erano bloccati, anche se sono stati ripristinati dopo pochi giorni.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 13/08/2013, 7:42

http://www.amnesty.it/Gao-Zhisheng-cina

Il figlio di Gao Zhisheng, Tianyu, aveva solo tre anni quando suo padre è stato arrestato dalle autorità cinesi a causa del suo lavoro per i diritti umani. Da allora Gao Zhisheng è stato sottoposto a sparizioni forzate, torture, arresti domiciliari e a ulteriore detenzione. Nel 2009, la moglie di Gao Zhisheng, Geng He, è fuggita negli Stati Uniti con Tianyu e sua sorella maggiore.

Abbiamo deciso di organizzare un'azione di solidarietà per il decimo compleanno di Tianyu, per dimostrare il nostro sostegno a lui e alla sua famiglia.
Il decimo compleanno di Tianyu è il 27 agosto. Dal 1° al 31 agosto 2013 invia un biglietto di auguri, ancora meglio se realizzato da bambini, per augurare buon compleanno a Tianyu e offrire conforto a tutta la sua famiglia. Puoi scrivere i messaggi in inglese, cinese o in italiano.

Invia il tuo biglietto di auguri a:
Gao Zhisheng solidarity action
c/o Amnesty International
Asia Pacific Regional Office
16/F, Siu On Centre,
188 Lockhart Road, Wan Chai,
Hong Kong SAR

I biglietti raccolti nella nostra sede di Hong Kong saranno poi inviati tutti insieme alla famiglia di Gao Zhisheng.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 05/09/2013, 12:04

I gay (massacrati) possono aspettare

P. Videtta

«L’incontro di Obama con un gruppo di attivisti gay russi al margine del G20 di San Pietroburgo è un errore politico. Un’ingerenza che potrebbe irrigidire il presidente Vladimir Putin». Ad affermarlo non è stato Carlo Giovanardi, ma la paladina dei diritti civili, nonché Ministro degli Esteri, Emma Bonino che, evidentemente, deve essere ancora traumatizzata per il viaggio con i suoi colleghi nell’Abbazia di Spineto.

I gay, le lesbiche e i transessuali possono aspettare. Ormai – avrà pensato la Bonino – devono pur essersi abituati ad essere considerati meno importanti di questa o quella questione. Una volta in più, una in meno che sarà mai.

Poi non importa che in Russia – a causa delle leggi del governo di Putin e dell’impunità di cui godono gli aggressori – i membri della comunità LGBTQ vengano umiliati, picchiati, torturati, uccisi da vere e proprie squadracce punitive e che conduttori televisivi di Rossiya1 (il canale controllato dal governo russo) possano tranquillamente affermare che i cuori dei gay «andrebbero bruciati» e non donati.

Questa volta viene prima il problema siriano. La prossima volta l’economia. La volta dopo ancora la regolamentazione dei circoli di bocciofila. I diritti umani, ministro Bonino, non possono essere classificati in diritti di serie A, di serie B o di serie C. Farlo significa dar adito a chi discrimina, confermare l’idea che determinate persone meritino un’attenzione minore rispetto alle altre, gerarchizzare la libertà, negare l’uguaglianza.

http://videtta.blogautore.espresso.repu ... aspettare/


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