Marchionne: "In Italia investiti 23 miliardi,
ma ricevute agevolazioni per 742 milioni"
Il manager annuncia 700 milioni di interventi nello stabilimento di Atessa, dove la Fiat produce il Ducato. "Ma senza regole certo sarà l'ultimo investimento". Assurdo dire che viviamo alle spalle dello Stato". Risposta alla Fiom: "Disponibili a incontro, ma gli accordi restano", ma alla Consulta: "Di soli diritti si muore"
MILANO - Ammontano a "oltre 700 milioni di euro gli investimenti per estendere e consolidare la supremazia Sevel" che produce il Ducato. Lo ha detto l'amministratore delegato di Fiat (segui in diretta), Sergio Marchionne, in visita allo stabilimento di Atessa - nella provincia di Chieti, in Abruzzo -.
Il manager italo-canadese ha approfittato della platea della Val di Sangro, che lo ha applaudito, per precisare la sua versione sui temi caldi del momento che riguardano la casa torinese, non senza levarsi qualche sassolino dalla scarpa. A cominciare dal rapporto del Lingotto con l'Italia: "Tra 2004 e 2012 abbiamo investito in Italia 23,5 miliardi, e ricevuto agevolazioni per 742 milioni. E' assurdo dire che viviamo alle spalle dello Stato", ha affermato, dicendo poi: "Continuiamo a credere e a investire in Italia". L'amministratore delegato del Lingotto ha aggiunto: "Non lasciamo gli stabilimenti europei in balia di un mercato in declino. Investiamo in Italia per preservare l'ossatura manufatturiera del Paese" e gli interventi a "Mirafiori arriveranno quando saremo pronti". Ma anche in questo caso non è mancata la stoccata: "Non vogliamo mettere in discussione gli investimenti gia' annunciati, ma non possiamo accettare il boicottaggio dei nostri impegni, avallati anche da autorevoli istituzioni", ha detto Marchionne. Nel finale, il crescendo: "Senza regole certe, questo della Sevel sarà l'ultimo investimento".
La visita è stata anticipata da numerose polemiche, anche perché il Lingotto aveva invitato il presidente della Camera, Laura Boldrini, che come noto ha declinato. Recentemente è salita poi la tensione con la Fiom, che per bocca del numero uno Maurizio Landini si è detta disposta a deporre le armi per tornare a ragionare dei "problemi del gruppo". Apertura accolta da Marchionne: "Siamo più che disponibili ad incontrare la Fiom, ma partendo dal dato acquisito che non possono essere messi in discussione gli accordi presi dalla maggioranza. Li incontreremo", ha aggiunto, "con la speranza che anche loro riconoscano che in gioco c'è la possibilità di far rinascere il sistema industriale. Il Paese ha bisogno di ritrovare la pace sindacale se vogliamo far ripartire lo sviluppo". Ma la versione del manager sul punto è ben rappresentata dalla frase: "Dobbiamo tornare ad un sano senso del dovere, consapevoli che per avere bisogna anche dare. Lasciatemi dire che i diritti sono sacrosanti e vanno tutelati. Se però continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo".
Proprio sulla controversia con la sigla della Cgil, e la relativa sentenza della Consulta favorevole alla Fiom in tema di rappresentanza, Marchionne ha detto: "Stiamo incontrando molte più difficoltà di quelle che non avremmo immaginato, che mettono a serio rischio ogni passo successivo. La sentenza della Consulta aggiunge incertezza".
Nel frattempo il gruppo si muove anche sul mercato dei capitali. In attesa dell'assemblea straordinaria di Fiat Industrial (segui in diretta), che ratificherà il via libera definitivo alla fusione con Cnh, Fiat ha lanciato un bond in euro a sei anni, con una cedola fissa annuale. Secondo quanto riportato dall'agenzia Radiocor, la raccolta ordini è andata oltre le aspettative dei collocatori e la domanda è ammontata a circa 2,5 miliardi di euro.
(09 luglio 2013) www.repubblica.it