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«No» a Marchionne, Boldrini sotto attacco

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«No» a Marchionne, Boldrini sotto attacco

Messaggioda franz il 06/07/2013, 12:29

LA PRESIDENTE DELLA CAMERA HA DECLINATO L'INVITO A VISITARE UNO STABILIMENTO FIAT
«No» a Marchionne, Boldrini sotto attacco
Gelmini: «Gesto divisivo e minoritario»
Ma Vendola la difende: «Ha la schiena dritta»


«Il gesto della presidente Boldrini contro una grande impresa nazionale e la stragrande maggioranza dei suoi lavoratori sembra purtroppo voler continuare lungo quel percorso divisivo, sbagliato e anche minoritario» avviato «nella scorsa legislatura, dall'interpretazione politica che il Presidente Fini ebbe a dare del proprio ruolo, creando un pericoloso precedente». Così Maria Stella Gelmini del Pdl, a proposito del no di Boldrini a visitare uno stabilimento Fiat.
L'ex ministro dell'Istruzione non è la sola a criticare la scelta della presidente della Camera. Varie le voci che si sono levate, considerandola sbagliata e poco «istituzionale». Solo Nichi Vendola la difende. E la ringraziano le donne del comitato mogli operai dello stabilimento Fiat di Pomigliano,.

CRITICHE - «La lotteria elettorale e un bizzarro tentativo politico, per fortuna fallito, hanno dato alle nostre Camere due nuove presidenze che non debbono mai dimenticare di parlare, da una tribuna istituzionale, la lingua ed il sentimento del nostro popolo» dice ancora Gelmini. «La Boldrini? Non sa di cosa parla» attacca anche Giuseppe Farina, segretario generale Fim Cisl, soprattutto per il passaggio sulla «gara al ribasso sui diritti» citato da Boldrini nella lettera con cui declinava l'invito. «Una lettera sbagliata sia nel merito che nel metodo» la liquida Farina in una intervista alla Stampa - certamente non adeguata al ruolo istituzionale che l'onorevole Boldrini ricopre», aggiungendo che «l'unico ribasso che ho notato in questi giorni è quello del livello istituzionale sulle vicende economiche e industriali del Paese. Visitando la fabbrica e incontrando i lavoratori Fiat in carne e ossa avrebbe potuto verificare personalmente il loro apprezzamento per l'impegno dell'azienda e per le scelte che il sindacato ha fatto in Fiat».
«Una «occasione mancata» definisce la scelta di Boldrini, Massimo Mucchetti, presidente Pd della commissione Industria del Senato, in una lettera pubblicata su la Repubblica.

Più morbida Susanna Camusso: «Penso che Boldrini abbia reagito a un invito della Fiat costruito provocatoriamente» dice la leader Cgil, intervistata da la Repubblica. Quindi aggiunge: è «evidente che è giunto per tutti il momento di cambiare pagina nelle relazioni industriali italiane, di tornare alla 'normalità ' e utilizzare le nostre energie per rimettere in piedi il Paese, per dare lavoro ai giovani, per rilanciare l'economia e garantire i diritti».

LA DIFESA DI VENDOLA - Nichi Vendola è tra i pochi a difendere Boldrini: «Per anni si è celebrato Marchionne in modo conformista, chiudendo gli occhi su una realtà fatta di promesse mancate, obiettivi non raggiunti, negazione di diritti, arroganza diventata normalità. Finalmente con Laura Boldrini la schiena dritta delle Istituzioni» scrive Nichi Vendola su Twitter il presidente di Sinistra Ecologia Libertà.
Anche le donne del comitato mogli operai dello stabilimento Fiat di Pomigliano, hanno ringraziato venerdì la presidente della Camera «per le forti critiche espresse nei confronti delle politiche industriali della Fiat». Il plauso è arrivato nel corso dell'attivo operaio convocato dallo Slai Cobas a Pomigliano.

Redazione Online 6 luglio 2013 | 12:24 www.corriere.it
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Re: «No» a Marchionne, Boldrini sotto attacco

Messaggioda franz il 06/07/2013, 12:30

da NoiseFromAmerica

È più supercazzolaro Nichi Vendola o Laura Boldrini? L'affascinante competizione ha visto un improvviso scatto di reni della marchigiana, che in risposta all'invito da parte di Marchionne a visitare una sede Fiat ha stilato un comunicato grondante supercazzola da tutte le parti. Roba forte. Per esempio, che fare di fronte alla crisi economica? Ecco qua: ''Tutti siamo chiamati a sfide nuove. La mia esperienza di vita e di lavoro mi ha spinto a guardare tutto questo in un'ottica globale e a rendermi conto che non servono soluzioni di corto respiro. Il livello e l'impatto della crisi sono tali da imporre un progetto del tutto nuovo, una politica industriale che consenta una crescita reale, basata su modelli di sviluppo sostenibile tanto a livello economico, quanto sociale e ambientale.'' Oh, lei ha girato il mondo e lo sa che ci vuole una politica industriale basata sulla crescita reale, mica immaginaria. E, por supuesto, sostenibile in tutti i significati possibili e immaginabili (tranne quello del bilancio pubblico, sospettiamo). Oppure ascoltate qua: ''[a]ffinché il nostro Paese possa tornare competitivo è necessario percorrere la via della ricerca, della cultura e dell'innovazione, tanto dei prodotti quanto dei processi.'' Ma come abbiamo fatto a non pensarci prima? Vai Laura! Il Nichi sembrava imbattibile, ma ormai lo talloni da vicino. Un paio di altri comunicati del genere e lo sorpassi in scioltezza.

http://noisefromamerika.org/articolo/le ... a-6-7-2013
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Il caso Boldrini-Fiat sul congresso Pd

Messaggioda franz il 06/07/2013, 17:27

Il caso Boldrini-Fiat sul congresso Pd. Matteo Renzi con Sergio Marchionne. E attacca il governo

http://www.huffingtonpost.it/2013/07/05 ... a-politica

Come se non bastassero le già note fratture e i timori di scissione, c’è un altro caso che piomba sul congresso del Pd. Fresco fresco, appena fatto. E’ il caso Laura Boldrini, presidente della Camera che ha rispedito al mittente l’invito dell’ad Fiat Sergio Marchionne a visitare lo stabilimento della Val di Sangro. “Non sarà certo nella gara al ribasso sui diritti e sul costo del lavoro che potremo avviare la ripresa”, gli ha scritto. Parole che naturalmente accendono gli attacchi del Pdl contro la terza carica dello Stato, richiamano la difesa da parte di Sel, ma non lasciano indenne il Pd, rigandolo con una spessa linea di demarcazione tra gli schieramenti in campo per il congresso. E, c’è da dire, per la prima volta lo scontro è su questioni di linea politica, come il rapporto con la Fiat di Marchionne, piuttosto che sulle regole o sulla funzione del segretario piuttosto che del candidato premier.

Di fatto il caso Boldrini dà la stura alle differenze che hanno sempre contrassegnato il Pd. Stefano Fassina, probabile candidato al congresso per i bersaniani, si schiera con il presidente della Camera: “Non capisco le polemiche suscitate dalla lettera della Presidente Boldrini al dottor Marchionne. Le sue parole sul lavoro sono orientate da un punto cardinale della nostra Costituzione: la dignità della persona che lavora". Il segretario del Pd Guglielmo Epifani pure giustifica la scelta della terza carica dello Stato: “Il nostro Paese non può procedere solo con bassi salari e meno diritti, c'è bisogno di fare come in Germania: salari importanti e diritti riconosciuti”.

Ma il carico da novanta ce lo mettono i renziani. Che approfittano della ‘faglia Boldrini’ per marcare le differenze. Michele Anzaldi prende carta e penna e prepara una lettera per i vicepresidenti della Camera Roberto Giachetti, sempre di area Renzi, e Marina Sereni, area Franceschini (in avvicinamento a Renzi). La richiesta è che ci vadano loro al posto della Boldrini da Marchionne il 9 luglio in Val di Sangro. In calce, le firme dei renziani David Ermini, Ernesto Magorno, Lorenza Bonaccorsi, il franceschiniano Nicodemo Oliverio, Bruno Molea di Scelta Civica. Giachetti risponde a stretto giro: “Accolgo la sollecitazione, ci andrò. Penso sia giusto che le Istituzioni diano un segnale alle realtà produttive ed economiche impegnate a dare il proprio contributo di fronte a una crisi industriale senza precedenti". Non condividono la scelta della Boldrini anche il prodiano Sandro Gozi e Stefano Esposito, area Fassino, noto per la battaglia a favore della Tav. “Bisogna dire le come stanno – dice Anzaldi all’Huffpost – Il mondo di oggi porta gli imprenditori a investire all’estero perché lì conviene, non dipende da Marchionne. La realtà è questa, se poi anche le istituzioni fanno finta di non vederla…”.

Insomma, nel congresso del Pd comincia a delinearsi uno scontro di merito politico. Più di sostanza, mettiamola così. Del resto, non è passato molto tempo da quando Renzi ha siglato la pace con Sergio Marchionne (lo abbiamo raccontato qui http://www.huffingtonpost.it/2013/06/13 ... 36502.html ). Intanto, all’indomani della riunione di ‘Fare il Pd’ dove in molti hanno adombrato il rischio di scissione per il partito, si sono messi all’opera i pompieri. Da una parte, Epifani: “Nessun rischio per l’unità del Pd”. Il renziano Dario Nardella: “Nessun rischio di scissione”.

Però in serata il sindaco di Firenze si lascia intervistare da Rainews24 a Pesaro e non abbraccia affatto una linea morbida. Né nei confronti del governo Letta: "Io sogno un governo che faccia contenti gli italiani, oltre che Brunetta e Schifani. In Europa è stata giocata una bella partita”, ma occorre “maggiore determinazione”. Né, naturalmente, nei confronti del Pd: “I dirigenti la smettano di guardarsi l’ombelico”. Renzi ormai candidato al congresso? No, il dado non è ancora tratto. Nessuna decisione. Arriverà “a fine luglio oppure ai primi di settembre”, dice il sindaco. “Deciderò quando saranno chiare le regole”. Quanto a Epifani, che gli ha chiesto un incontro, “non ho nulla da dirgli – risponde Renzi - deve convocare la data del congresso entro il 7 novembre”. Anche se tra i fedelissimi del sindaco c’è chi sta lavorando per un faccia a faccia con il segretario: “La situazione nel partito è grave. E’ necessario che si vedano e decidano”, dice una voce vicina al primo cittadino toscano. La settimana prossima a Roma Goffredo Bettini, figura storica dell’area veltroniana, organizzerà una prima tappa dell’area Renzi nella capitale, presentando un documento per il congresso.
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Re: «No» a Marchionne, Boldrini sotto attacco

Messaggioda Robyn il 06/07/2013, 18:31

La geografia politica del paese si conferma abbastanza asimmetrica.I rischi per la democrazia provengono più da destra che da sinistra.A sinistra ad eccezione delle frange estreme non esiste un problema di estremismo ma di diversità di veduta.Il problema è come rendere governabile questa geografia politica.In un sistema a doppio turno dove le minoranze hanno la rappresentanza e dove si vota insieme quando si è d'accordo ed ognuno per sè quando si è divisi.Invece in un turno secco servirebbe la regola della maggioranza ma bisognerebbe stare ai patti.Inoltre la regola della maggioranza costringerebbe le minoranze a votare a favore di cose di cui non sono d'accordo.Invece sul versante della destra bisognerebbe incominciare a respingere verso l'estrema destra la frange estreme,i falchi a partire da Brunetta
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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