Punti di forza, ambivalenze e limiti del "grillismo":
http://www.sinistrainrete.info/politica ... lismo.html
Proficue ambivalenze del grillismo
di Nicola Casale e Raffaele Sciortino
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Il successo del M5S[2], è chiaro a tutti, ha rivelato l‘esistenza di una diffusa e trasversale opposizione alle politiche di “salvataggio” basate sull’austerity a senso unico. Ha anche evidenziato il prender piede di una certa consapevolezza che non si può affrontare la drammatica situazione presente, e quella più drammatica che si prepara dietro le nubi minacciose di un’irrisolta crisi, con i soliti mezzucci, ma serve qualcosa di “rivoluzionario”. Pur nell’assenza di ampie mobilitazioni sociali, gli spostamenti molecolari in atto nella società hanno portato alla luce quasi di colpo un’aspettativa di cambiamento diffusa. Nessun soggetto di sinistra intercetta il minimo briciolo di questi sentimenti di massa. Non quella governativa a ogni costo (Sel), non quella “extraparlamentare” per forza (Ferrero & c.), e neanche la sinistra a-parlamentare per scelta. Le prime due sono percepite come compartecipi del disastro cui si è giunti, la terza verifica che non basta la crisi della sinistra ufficiale per vedere riempirsi le piazze e ingrossarsi le proprie fila. A quelle istanze ha invece dato voce, in parte intercettandole in parte anche costruendole online e offline, Grillo. Ma è importante per approssimare un’analisi non impressionistica di quanto sta accadendo aver presente che né tra Grillo e grillini c’è piena identità -la dialettica tra i due poli è anzi solo agli inizi- né il grillismo esaurisce la dinamica sociale e politica di cui al momento è laboratorio, ma che è più profonda e va ben oltre l’Italia.
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Grillo ha al momento il vento in poppa, ma non è detto che la realizzazione dei suoi propositi sia facile e vicina. Il suo movimento è ancora grezzo e molto composito, così come non del tutto sordo agli allarmi sul rischio ”ingovernabilità”. Ha contro i Bersani e buona parte della borghesia europea che, per paura del conflitto sociale, vogliono continuare a spogliare foglia a foglia i diritti dei lavoratori, dopo aver già creato milioni di lavoratori senza diritti. Ha contro Berlusconi che capisce che la rigenerazione dal basso del capitalismo esige un tipo nuovo di capitalista, meno bunga-bunga e individualismo sfrenato, e meno libero nel saccheggiare le risorse pubbliche. Ha contro la Lega che sostiene per la Padania una ri-edizione in sedicesimo del patto capitale-lavoro, ma non ne vorrebbe la completa abolizione
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(lungo ma molto interessante)