L’unica strada è adottare tutto il modello francese
Il modo in cui il Pd sta gestendo la fase politica attuale mi pare la conferma di quelli che ritengo essere i suoi limiti: si fa solo tattica. Il tentativo di formare un governo con il sostegno di un movimento del quale poco si sa in merito ai suoi possibili comportamenti e che nutre convinzioni perlomeno bizzarre rispetto, ad esempio, allo sviluppo economico o al ruolo della democrazia diretta in una democrazia rappresentativa, e che difficilmente accetterebbe uno dei punti indicati dal segretario Bersani, cioè una regolamentazione interna dei partiti, non è altro che questo.
L’inseguimento del Movimento 5 stelle risponde al timore che altre soluzioni porterebbero a una nuova perdita di consensi per il Pd, a causa dell’odio nutrito dal “popolo” della sinistra nei confronti di Berlusconi.
Dunque, l’unica altra soluzione matematicamente possibile, l’accordo con il Pdl, è scartata perché rischierebbe di danneggiare il partito, nonostante le tante accorate dichiarazioni di responsabilità verso il paese.
Il tutto, poi, avviene in un clima surreale, dove alle proposte di Bersani di votare la fiducia, Grillo continua a rispondere picche. E se picche rimarranno, per il segretario Pd non ci sono subordinate: deciderà Napolitano.
Il governo sostenuto dal movimento di Grillo dovrebbe fare alcune poche cose e, prevedibilmente, traghettarci in tempi non lunghissimi a nuove elezioni. Le quali, nelle speranze dei dirigenti del Pd, dovrebbero consentire al partito di essere premiato per la propria responsabilità.
In alternativa, la colpa del fallimento dell’accordo potrebbe essere riversata sul M5S, che pagherebbe dazio in occasione delle inevitabili elezioni che seguirebbero (ipotesi, questa, un po’ ingenua, viste le ben diverse capacità di “narrazione” di Grillo rispetto a Bersani).
In entrambi i casi, comunque, la prospettiva rimane di breve termine, si tratta di “passare la nottata”. D’altro canto Miguel Gotor ha ieri affermato che il futuro non può nascere nelle attuali condizioni.
Al futuro, dunque, ci si penserà. Peccato che se l’offerta politica e le regole del gioco non cambieranno in modo sostanziale, in quel futuro prossimo ci si troverà in condizioni non molto diverse da quelle odierne.
Il futuro, dunque. Non è vero, come afferma Gotor, che esso non può essere costruito nella situazione attuale, poiché sono proprio le crisi che offrono le opportunità di cambiamento. Il problema è che ci dovrebbero essere leader in grado di coglierle. E un leader degno di questo nome oggi si preoccuperebbe soprattutto di porre le condizioni per avviare quei cambiamenti delle regole del gioco in grado di garantire al prossimo giro, il possesso di quegli strumenti indispensabili (esecutivo forte e maggioranza ampia e omogenea) per mettere in campo una duratura e sicura guida dell’Italia.
In altre parole, Bersani dovrebbe avere il coraggio di proporre al paese (e spiegare ai propri elettori) un accordo con il Popolo delle libertà per fare alcune poche cose (anche alcune di quelle proposte al M5S), tra le quali, fondamentali, la riforma della legge elettorale e della forma di governo: elezione diretta di un presidente con poteri di governo, mantenendo un esecutivo basato sulla fiducia parlamentare, e sottrazione del potere di fiducia al senato.
Questi passaggi sarebbero cruciali per fornire un assetto istituzionale più solido e costruire maggioranze ampie. Il segretario Pd ha inserito tra le proposte per un governo che probabilmente non ci sarà un nuovo sistema elettorale sul modello francese. Ma non basta. Con tre forze politiche che posseggono un consenso simile (di cui una non facilmente collocabile sull’asse destra-sinistra) e variamente radicate sul territorio, il risultato non necessariamente garantirebbe la governabilità. Oltre al doppio turno per la camera è cruciale anche la spinta dell’elezione presidenziale a due turni con ballottaggio: essa renderebbe necessario il formarsi di una maggioranza assoluta di voti al secondo turno dietro a un presidente, a sua volta capace poi di produrre l’effetto “luna di miele”, ovvero l’effetto di trascinamento, sulle elezioni legislative. Che è quello che accade in Francia. è dunque necessario uno scambio “virtuoso”, tra Pd e Pdl, tra doppio turno e presidenzialismo alla francese. E simili “costrizioni” farebbero bene a entrambi i due maggiori partiti, che in un tale contesto sarebbero obbligati a riorganizzarsi per attrezzarsi a vincere una siffatta competizione.
Ma chi oggi ha in mano le carte non sembra avere la consapevolezza che a forza di pensare agli interessi della ditta ci si incammina solo verso la rovina, propria e di tutti. L’unica speranza che rimane è che chi ha avuto il coraggio e l’intelligenza di sfidare un apparato con un radicale progetto di ammodernamento della sinistra e dell’Italia, chi nell’attuale e sconfortante panorama politico pare l’unico a possedere le doti di un leader, dica finalmente una parola alta e forte ad un paese frastornato e continui la sua sfida per il bene dell’Italia.
Sofia Ventura (Europa)