da franz il 16/02/2013, 17:27
L’antropologo spiega che sono quattro i motivi per cui una società determina il suo declino: non riesce a prevedere il sopraggiungere del problema, non si accorge che il problema è già in atto, se ne accorge ma non prova a risolverlo, cerca di risolverlo ma non ci riesce. Nel primo caso il gruppo prende decisioni disastrose perché il problema è talmente nuovo e imprevisto che non si sa come affrontarlo (spesso l’evento si era già verificato, ma è stato dimenticato per carenza di memoria storica...). Il secondo caso colpisce i popoli che scivolano gradualmente nel problema, che però ad un tratto supera la soglia di non ritorno e si fa evidente quando è ormai troppo tardi. Il quarto caso è quello che si verifica quando la soluzione è chiara, ma i costi e i modi di realizzazione sono troppo alti per le capacità del gruppo.
Lascio per ultimo il terzo caso perché penso sia quello che ci riguarda più da vicino. É il più frequente e sorprendente, per la paradossale non volontà di risolvere un problema evidente. Due sono gli ordini di motivi secondo Diamond: razionali e irrazionali. I primi si mascherano di una finta razionalità, ridotta in realtà a calcolo utilitaristico, e puntano a false soluzioni immediate, senza pensare alle conseguenze per il futuro. Nella maggior parte dei casi è un ristretto gruppo, al potere, ad operare queste scelte «razionali», presentate come tali, pur di mantenere lo status quo. Le conseguenze di preteso e immediato beneficio, sono in realtà devastanti sul lungo periodo
Partirei da qui (e grazie per il suggerimento: ho già letto altro di Diamond per cui apprezzo la fonte).
Il problema dell'isola di Pasqua è particolare. È un sistema chiuso. Nessuno puo' venirti a salvare. In Italia invece da decenni emigriamo come strategia di fuga ed inoltre abbiamo l'aspettativa che da un momento all'altro la cavalleria appaia dietro l'angolo a salvarci. Che si chiami BCE o Commissione o Euro, oppure abbia il nome di un leader prestigioso, confidiamo sempre negli altri perché siamo pessimisti sulle nostra capacità e su quelle dei governanti. E naturalmente chiunque si metta di traverso al salvataggio (perché pensa che non ce lo meritiamo) diventa oggetto degli strali popolari. Dopo la perfida albione, ora abbiamo appellativi ignibili per definire i deretani delle governanti tedesche. E tutto sommato non viene affrontato l'aspetto ideologico che sta dietro (come alibi dorato) alle scelte «razionali», presentate pur di mantenere lo status quo.
Per decenni governanti di destra e sinistra ci hanno raccontato che le pensioni andavano bene, erano in "equlibrio" e noi giustamente tutti (beh, io non ma non sono nessuno) pronti a crederci (in fondo meglio cosi'). lo hanno detto perché se avessero sostenuto il contrario avrebbero forse perso voti e perché l'deologia imponeva a chi lo dice di dirlo e a chi ascolta di crederci. Un gioco di ruolo in cui tutti recitano un copione. Chi esce dal copione viene fischiato.
Il collasso quindi ha potenti calamite ideologiche di sostegno. Si crede in una realtà autocostruita e si va avanti verso il baratro. Qui si che torna utile il paragone con l'Isola di Pasqua. Si abbatte l'ultimo albero perché serve a costruire il legno che servirà a costruire e far rotolare l'ultimo moai. E l'ultimo moai lo si costruisce perché si crede che solo cosi', con questa offerta, si placheranno gli dei che stanno colpendo l'isola. Si è prigionieri delle proprie convinzioni, un po' come i Maya, che declinarono molto prima dell'arrivo degli spagnoli.
Il declino è quando non si riesce a cambiare, perché si è prigionieri di un complesso psicologico robusto che impedisce il cambiamento.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)