da lucameni il 25/12/2012, 0:11
Onestamente non vedrei tutto questo scandalo in una politica "liberista" (che non sempre in Europa è sinonimo di liberalismo), ma in Italia temo si giochi volutamente sugli equivoci.
Primo perchè alcuni dei cosiddetti "liberisti" sostanzialmente appoggiano, ieri come oggi, politiche che vogliono dire spesa pubblica spesso furbescamente spacciata (con truffa) come "crescita". Quindi liberisti a chiacchiere, anche in questa sede innalzati agli altari, che ci regalano debito pubblico.
Secondo perchè certe politiche "liberiste" il più delle volte sono politiche settoriali, incoerenti e fatti semplicemente di oneri a carico del ceto medio o medio-basso. E quindi risulta quanto mai efficace definire il liberismo all'italiana come la politica di "fare i finocchi col culo degli altri". Giusto per usare una metafora molto natalizia.
Pretendere un tantino di equità sociale credo sia doveroso. Anche se la parola "sociale" mi rendo conto possa infastidire.
Faccio notare che usarle, le parole "sociale" ed "equità", non necessariamente poi trasformano la persona in uomo di sinistra duro e puro. Forse nemmeno in uomo di sinistra impuro e morbido.
Terzo perchè liberalismo, liberismo, ed altri concetti, non sono affatto banali o necessariamente declinabili come espressioni di una destra retriva.
In un'Italia fatta di conventicole, dove il liberalismo latita, avrebbero anzi una valenza positiva, lasciando da parte i pregiudizi di chi sbrigativamente identifica liberale con conservatorismo reazionario, e nella pretesa che, se si dice liberalismo, allora sia liberalismo davvero e non qualcosa di truffaldino spacciato (magari con sobrietà) per liberale e liberista.
Basta semplicemente che si capisca di cosa si parla e soprattutto che, purtroppo, sono spesso termini usati a sproposito da chi spaccia per liberismo (e relativa "crescita") con politiche tutt'ora miopi e furbesche. Vogliamo parlare di Passera e di Alitalia, se non di peggio? Lì ci sarebbe stato del "liberismo"? E questi ci vengono a fare la morale e le lezioncine di buona economia?
A parte che tanti studiosi "liberisti" (e poi quale liberismo?) non sempre identificano "mercato" con "capitalismo" (così Einaudi) c'è da aggiungere che mentre si disquisisce in cattedra tra destra-sinistra, più liberismo meno liberismo, poi la grandi fregature italiane nascono da escamotage meramente giuridici, nascosti tra la normativa. E quindi tutto questo sbattersi tra più o meno liberismo davvero lascia il tempo che trova e diventa ozioso.
Magari in Italia ci fosse una destra "seria", magari discutibile per le ricette economiche proposte, ma ad oggi non si vede e certi presunti guru del nuovo "centro-destra sobrio" sono sconcertanti. O meglio: si rimane sconcertati per il seguito che hanno.
Già ridurre ogni settore della politica italiana in termini economicisti è micidiale (salvo poi disattendere certi principi per interessi inconfessabili). Penso ai beni culturali (ricordando un giovane economista in tv che, pur atteggiandosi a tuttologo, manco sapeva di cosa parlava ma che grazie ai suoi studi sulla scuola di vienna evidentemente pensava di poter gestire intelligentemente il nostro patrimonio artistico trattandolo alla stregua di un prodotto industriale) e quindi allo scempio che è stato fatto in questi anni prendendo a pretesto cosa viene fatto negli altri paesi. O meglio quello che altrove "non" viene colpevolmente fatto, da noi, venendo meno ad una tradizione di cui essere fieri come italiani, è diventato esempio da seguire. Della serie svendiamo (da bravi liberisti tuttologi all'amatriciana) il nostro patrimonio artistico, confondendo volutamente tutela e gestione, e con quei soldi buttiamoci a fare il ponte di messina. Meccanismo mentale - distorto - che, tra menefreghismo, cinismo e voluta ignoranza, acchiappa trasversalmente da destra a sinistra. E magari viene spacciato come "moderno" e progressista, mentre dall'estero ci guardano con occhi tanti e sconcerto.
Che dire? Evviva l'ottimismo.
Inviterei soltanto a cercare salvatori della patria un tantino più credibili e magari ad essere sempre critici con questi signori. Anche chi viene promosso di diritto come proprio beniamino può prendere sonore cantonate. E a volte rivelarsi pure in malafede e non così "liberale" ed apprezzabile come si poteva pensare.
Sono cose che succedono. Eh.
Ma dico. Ci rendiamo conto MONTEZEMOLO ?????????
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)