
Ora ho scoperto che scrive un'ottima prosa per quel fogliaccio giustizialista di padellari e travagliati... dove andremo a finire?
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Il blog diRSS
Claudio Figini
coordinatore della Cooperativa Sociale COMIN e presidente del CNCA Lombardia
Biografia
Sono un pedagogista. Classe 1956. Milanese di nascita e i colori che preferisco sono non a caso il nero e l’azzurro. Anche se questo mio tratto distintivo non compare tra i segni particolari sulla mia carta d’identità, ahimè.
Su questo blog posterò riflessioni, pensieri, notizie che raccontano l’impegno di chi si adopera per costruire una città più coesa e matura, di chi lavora per costruire ‘città accoglienti’, capaci di accompagnare, condividere, sostenere la vita delle persone. In particolare di quelle che più faticano.
Vi racconterò ciò che più mi sta a cuore e quello in cui credo. E lo farò, in particolare, dando voce a due realtà di cui faccio parte: la COMIN e il CNCA.
Per 18 anni sono stato educatore in comunità per minori e dal ’79 l’ho fatto in COMIN, Cooperativa Sociale di Solidarietà nata a Milano nel 1975 e che coordino dal ‘97.
Insieme a 130 soci lavoratori e 90 volontari realizziamo interventi educativi a favore di bambini e famiglie in difficoltà. Nel corso degli anni, ai settori tradizionali dell’accoglienza in comunità e dell’assistenza domiciliare ai minori sono stati affiancati interventi di promozione dell’affido familiare, del benessere e della coesione sociale di giovani e famiglie. Una particolare attenzione la rivolgiamo agli stranieri e alla prima infanzia nelle sei unità territoriali che rappresentano il radicamento e la presenza della Cooperativa in ciascuno dei luoghi.
Per il CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità d’Accoglienza) sono presidente della federazione della Lombardia, di cui la COMIN è una delle realtà aderenti.
Chi si adopera per difendere il ‘bene comune’ e incoraggiare la crescita del proprio Paese troverà qui – spero – qualche spunto di riflessione. Così come COMIN e il CNCA lo troverà nei commenti che – auspico – seguiranno.
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Chi di tagli al welfare ferisce, senza coesione sociale perisce
di Claudio Figini | 30 novembre 2012
Commenti (18)
Più informazioni su: Coesione Sociale, Spending Review, Tagli Spesa Pubblica, Terzo Settore, Welfare.
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Maicol ha 11 anni e non ha mai conosciuto suo padre. Vive a Milano con sua mamma Rossana, giovanissima e tossicodipendente. Alessandro è un educatore che segue Maicol nel suo percorso di crescita e sostiene Rossana nel suo ruolo genitoriale. Da oggi potrebbe non essere più al loro fianco.
Amina ha 3 mesi. Alla sua nascita i suoi genitori non l’hanno riconosciuta a causa della sua patologia. Amina andrà in adozione, ma questo necessita di tempo. Aspettando il decreto del Tribunale per i Minorenni, una famiglia affidataria l’ha accolta garantendole adeguate cure, calore e benessere. Oggi il rischio è che tante bambine come Amina non vedano tutelati i loro diritti.
Questi sono solo due esempi che dimostrano, concretamente, cosa succede se tagliamo il welfare.
Per i giovani, i servizi per l’infanzia, la famiglia, la casa, la scuola e le politiche ‘assistenziali’ più in generale, l’Italia non spende troppo, come qualcuno vuol farci credere. Spende troppo poco.
Al netto della spesa previdenziale, infatti, la nostra è ben al disotto della media europea.
A causa dei tagli agli enti locali e alle regioni, alla sanità, alle politiche sociali, milioni di italiani rimarranno privi di adeguati servizi sociali o dovranno pagare maggiori tariffe per poterne usufruire. Ma da quando i diritti costituzionalmente garantiti si pagano a caro prezzo?
Se il Welfare prenderà definitivamente la direzione di una miope delega al privato (con forme di residualità a metà strada tra beneficienza e filantropia) ne deriverà un’economia sempre più rapace, lesiva dei diritti ed egoista. La coesione sociale si sfalderà e l’Italia sarà esposta – più di quanto non lo sia già – alle conseguenze sociali della crisi.
Ma come siamo arrivati a questo stadio? La crisi che stiamo vivendo rischia di giustificare qualunque taglio, anche quelli fatti con la mannaia. Attenzione! Le diseguaglianze economiche non sono la conseguenza della crisi. Ne sono la causa! Trent’anni di politiche neoliberiste hanno contribuito ad accrescere il divario tra i ‘molto ricchi’ e i ‘molto poveri’, pregiudicando possibilità di sviluppo.
Quindi non è tagliando il welfare che pareggeremo i conti ma ridistribuendo efficacemente il reddito e favorendo un ruolo più attivo dell’intervento pubblico capace di stimolare una nuova domanda di beni sociali e collettivi.
E’ tenendo bene a mente storie come quelle di Maicol e Amina, che in Italia sono migliaia, che chiediamo al governo di colpire le grandi ricchezze e favorire una redistribuzione del reddito a favore delle classi medio-basse. Vogliamo incoraggiare una maggiore coesione sociale e un senso di giustizia ed equità. Non sono forse queste le basi per una buona economia?
Per noi che concepiamo il welfare come un investimento e non come una spesa lo sono assolutamente. Un buon sistema di Welfare e una buona economia si sostengono a vicenda. Questo è quello che lo scorso 31 ottobre abbiamo chiesto al governo portando in piazza una manifestazione nazionale organizzata dalla rete ‘Cresce il Welfare, cresce l’Italia’.
Da nord a sud abbiamo voluto che risuonasse lo stesso messaggio: ‘Se le persone diventano un costo crolla il loro valore’. Il Governo avrà voglia di capirlo? Siamo disponibili a ripeterlo finché non sarà chiaro, perché siamo sempre pronti ad alzare la voce quando si parla di tutela dei diritti.
Ambrogio diceva: ‘felice il crollo se la ricostruzione farà più bello l’edificio’. E’ al ruolo di ricostruzione del welfare che il terzo settore vuole e deve poter contribuire perché questo diventi colonna portante. Occorre incoraggiare un’alleanza tra scuola, impresa e terzo settore per perseguire un disegno strategico imprenditoriale a favore di tutta la società”. Noi siamo pronti a vigilare perché sotto il crollo non ci rimanga un’intera generazione. E tu Governo?