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Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda pinopic1 il 02/12/2008, 12:09

matthelm ha scritto:Pierodm, quello che mi dispiace è il constatare come non ci si renda conto che la gente aspetta da noi risposte coraggiose e convincenti altrimenti il leghismo unito al berlusconismo, se già non l'hanno fatto, costruiranno una società profondamente e sostanzialmente ingiusta rispetto a quella che noi vorremmo.
Speriamo non sia troppo tardi.


Peccato che il leghismo parta da presupposti sbagliati e il berlusconismo da nessun presupposto sociale e ideale. Se per contrastarli dobbiamo assumere i loro stessi presupposti stiamo freschi, perdiamo tutti, ma non come centro o centrosinistra, perdiamo in civiltà.
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda pierodm il 02/12/2008, 12:38

Mi trovo d'accordo con diversi tra gl'interventi ultimi, in primis con Manuela.

Dice bene Paolo, quando sottolinea che il PD deve prima darsi un'identità precisa e ragionevolmente solida, e solo dopo, eventualmente, allargare il proprio pensiero ad altro.

Dice bene anche Matthelm, quando ricorda che la gente si aspetta, direi disperatamente, risposte convincenti: il problema è che le risposte convincenti non sono per niente facili da trovare, e tanto meno vengono fuori da continue metamorfosi, ossia dalle "novità" ad ogni costo. Mi azzarderei, anzi, a dire che un partito non dovrebbe nemmeno avere la gente come interlocutore privilegiato, ma la realtà delle cose, i problemi: gl'interlocutori stanno dalle due parti del tavolo, idealmente, mentre un partito dovrebbe sedersi dalla stessa parte dei cittadini e guardare insieme con loro i problemi, e fornire una soluzione, o dare fiducia ai cittadini seduti vicino che il partito ha o avrà la soluzione.

Siamo finalmente concordi su un punto di sostanza con Franz, circa l'essenziale differenza tra due visioni che non sono solo organizzative.
Sul significato, il valore e la gestione delle "differenze" dovremmo parlare a lungo, perché non è tanto in discussione il loro contenuto teorico culturale o sociale, quanto il modo in cui si trasformano in diversità o disomogeneità politiche.
Tanto per fare un esempio: se in una zona "politicamente autonoma" c'è una maggioranza che introduce la pena di morte o gradi significativi di discriminazione razziale, questo è certamente una manifestazione di "volontà popolare" - rimane da vedere semmai se è reale o estorta con sotterfugi elettorali - ma non è che si possa lavarsene le mani con la coscienza tranquilla, come se la cosa non riguardasse tutti: non lo accettiamo nel rapporto tra stati sovrani e lontani, non si vede perché dovremmo considerarlo diversamente in nome di una democrazia "federale".
In altre occasioni ricordavo che l'avvento del partito nazionalsocialista in Germania non fu affatto impedito dall'assetto federale dello stato, ma anzi ne fu grandemente favorito, laddove il movimento nazista prese definitivamente piede in Prussia e usò questo potere per affermarsi nell'intera nazione.
Capisco bene che questo esempio non può essere considerato decisivo, dato che le storie e le situazioni specifiche sono tante, e vanno in tutte le direzioni. Ma qualche riflessione vale la pena farla, senza dare per scontato un potere taumaturgico che di per sé non esiste, o non nella misura che si vorrebbe: le situazioni e le storie, appunto, sono tante e diverse, e qui è necessario sottolineare quello che dice Manuela sul particolarismo e trasformismo tipicamente italiani.
Poi, insisto, tutto ciò vale per un assetto dello stato, laddove potremmo anche accettare, obtorto collo, che in un Land sia vigente la pena di morte in nome di un autonomismo un po' integralistico.
Ma un partito? Avrebbe senso un PD che nel nord padano "dialogasse" (o peggio) sulla pena di morte, e qui nel centro si opponesse?
La pena di morte e altri temi "etici" sono una tipologia che può sembrare particolare, ma credo che un economista saprebbe portare esempi di altri temi considerati più pratici che sfuggono alla dimensione locale e che hanno bisogno, almeno, di avere una sede politica dove essere considerati nella loro globalità nazionale, se non internazionale.

Per concludere, io credo che si potrebbe dare valore a tutte le esigenze federaliste fin qui esposte, organizzando il PD in modo da far contare di più, e in modo vincolante, chi è a stretto contatto con le diverse realtà: la vecchia, e fin'adesso non risolta, questione della democrazia interna, che non è solo un fatto di primarie e di leader, ma di circolazione d'idee e di comunicazione effettiva con la pluralità delle situazioni presenti nella realtà territoriale e sociale.
In questo senso io credo che andrebbe rivisto anche il rapporto con il sindacato, che è una delle organizzazioni più capillarmente inserite nella realtà concretissima della società.
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda matthelm il 02/12/2008, 21:51

Il Presidente Napolitano:"Se ci si sottrae ad un esercizio di responsabilità sull'amministrazione pubblica nel Sud, non si hanno titoli anche per resistere alle impostazioni più perverse del federalismo"

Che ci abbia letto?
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda pinopic1 il 02/12/2008, 23:08

Che abbia notato impostazioni perverse?
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda matthelm il 02/12/2008, 23:49

Le ha notate, le ha notate e perciò ha suonato la sveglia.
Ma c'è chi ancora si balocca sul titanic che affonda.
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda pinopic1 il 03/12/2008, 11:31

Che abbia parlato a nuora perché suocera intenda?
(la suocera sarebbe quella(i) delle impostazioni perverse).
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda ranvit il 03/12/2008, 11:59

L'intervento di Napolitano. Da Corriere.it :
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Il presidente della Repubblica a Napoli
Il monito di Napolitano: «Occorre reagire
all'impoverimento morale della politica»
Il Mezzogiorno deve fare «autocritica e un'autoriflessione» sulla amministrazione della cosa pubblica
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NAPOLI - Bisogna assolutamente reagire a un fenomeno che si è fatto sempre più pesante di «impoverimento culturale e morale della politica che è sotto gli occhi di tutti. Si fa enorme fatica a dirlo e a reagire», ha detto Giorgio Napolitano alla Fondazione Mezzogiorno Europa a Napoli. Con queste parole il presidente della Repubblica ha spiegato, più apertamente il senso dei richiami rivolti lunedì e martedì agli amministratori di tutto il Mezzogiorno a procedere ad un profondo rinnovamento e allo stesso tempo a fare una riflessione autocritica sul modo di amministrare la cosa pubblica. «Questa e altre fondazioni - ha detto - hanno assoluta necessità di ripensare il rapporto cultura-politica e di reagire a fenomeni sempre più pesanti e niente affatto nuovi. Io lo scrissi nella conclusione provvisoria della mia autobiografia politica (nel 2005, ndr) parlando di impoverimento culturale e morale della politica, fenomeno che è sotto gli occhi di tutti. Si fa enorme fatica a dirlo e a reagire».

I DUE TEMI - Più in generale, Napolitano ha segnalato la grande difficoltà che si fa a riportare all'attenzione nazionale due temi: quello dell'impegno meridionalistico e quello dell'impegno per l'Europa politicamente unita. «C'è una grande miopia delle classi dirigenti nazionali - ha concluso - nell'accettare in termini di condivisione di sovranità il ruolo da assegnare all'Europa, un ruolo che fuori dall'Europa è apertamente riconosciuto e rispetto al quale c'è una sollecitazione a svolgere. Noi invece dobbiamo ancora ratificare il modesto Trattato di Lisbona».

IL MEZZOGIORNO - In un breve intervento a braccio, il presidente ha detto che occorre a ricordare al Mezzogiorno di fare «autocritica e un'autoriflessione» sulla amministrazione della cosa pubblica. Altrimenti il sud non può fare sentire la sua voce rispetto a scelte politiche che lo penalizzano, neanche «sulle interpretazioni più perverse del federalismo fiscale», ha detto il presidente. «Non voglio aggiungere nulla - ha detto Napolitano - a ciò che ho detto pubblicamente. Sono persuaso che se oggi non si dà il senso di una forte capacità di autocritica e di autoriflessione nel Mezzogiorno, poi la partita per fare passare politiche corrispondenti alle esigenze del Mezzogiorno stesso, diventa enormemente difficile. Si possono denunciare rischi, paventare esiti infausti, ma se ci si sottrae a un esercizio di responsabilità per quello che riguarda l'amministrazione della cosa pubblica nel Mezzogiorno, non si hanno titoli per resistere anche a interpretazioni le più perverse del federalismo fiscale». La riflessione del presidente della Repubblica ha preso le mosse da una considerazione sul ruolo delle fondazioni culturali. Rispetto a un'epoca precedente in cui erano impartiti a sviluppare le riflessioni sulla cultura, ha detto Napolitano, «adesso i contributi non a caso devono venire dall'esterno e devono contribuire al rinnovamento dei partiti non solo in quanto formazioni politiche ma anche per le loro responsabilità di governo e amministrative».


02 dicembre 2008
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda matthelm il 03/12/2008, 13:43

Pino, credo proprio che Napolitano, da persona onesta e shietta, abbia parlato direttamente alla suocera.

Perché non si può dire una evidente verità senza essere chiamati filoleghisti?
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda pinopic1 il 03/12/2008, 16:41

matthelm ha scritto:Pino, credo proprio che Napolitano, da persona onesta e shietta, abbia parlato direttamente alla suocera.

Perché non si può dire una evidente verità senza essere chiamati filoleghisti?


Si possono denunciare rischi, paventare esiti infausti, ma se ci si sottrae a un esercizio di responsabilità per quello che riguarda l'amministrazione della cosa pubblica nel Mezzogiorno, non si hanno titoli per resistere anche a interpretazioni le più perverse del federalismo fiscale.

Ha detto esattamente questo. Evidentemente ci sono le interpretazioni perverse del federalismo, ci possono essere rischi, si possono temere esiti infausti.... ma se date una pessima prova come amministratori non siete credibili e non potete evitare che accada quel che temete.

Pienamente d'accordo.

Però noi possiamo dire anche quello che Napolitano data la sua posizione non può dire. E cioè che c'è un altro pericolo. Che continueranno così, tanto il sud assistito non costa troppo. E poi questa volta ci sarebbe un maggior controllo sulle modalità dell'assistenza. Non più finanziamenti a pioggia ma mirati. Per esempio: io ti finanzio questa cosa e tu in cambio mi dai quest'altra cosa... oppure eviti di fare quell'altra cosa che potrebbe danneggiarmi...
Non è che sarebbe una novità. Però con il federalismo diventa più efficiente.
Quindi temo che Napolitano rimarrà inascoltato. Loro, gli amministratori, non sono veramente preoccupati. Sul federalismo mettono solo le mani avanti.
Noi invece dovremmo preoccuparci.
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda Paolo65 il 03/12/2008, 18:31

Io sono per il federalismo fiscale,bilanciato ma che metta ben in evidenza le responsabilità degli anti locali,cioè i gestori delle risorse.

Questo penalizzerebbe il sud? Il sud si penalizza già da solo con la sua arretratezza alla quale non si rivolta. Lo Stato nel sud è assente soprattutto perchè non combatte adeguatamente le varie mafie.

Non conosco l'impianto del federalismo fiscale della Lega,ma suppongo che dia seguito al principio che "chi ha più filo tesse".

Neppure la Lega è però così stupida di accettare al sud di annegare: perchè se ciò avvenisse ci sarebbe una tale migrazione verso il nord, che dopo 10 anni per sentire parlare veneto bisognerebbe ascoltare qualche CD di canzoni popolari.

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