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Ahi ahi ahi..anche Monti comincia a fare la vittima?

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Ahi ahi ahi..anche Monti comincia a fare la vittima?

Messaggioda ranvit il 07/06/2012, 17:50

http://www.corriere.it/politica/12_giug ... 5e36.shtml


Monti denuncia l'accerchiamento: «Perso l'appoggio dei poteri forti»
Il premier: «Il rigore dei conti pubblici non è in discussione, deve essere una convinzione radicata in tutti i Paesi»


MILANO - «Negli ultimi tempi il governo ha perso il sostegno di Confindustria e dei poteri forti». E' il primo atto d'accusa contro i presunti poteri forti quello del presidente del Consiglio Mario Monti, intervenendo in videoconferenza al congresso nazionale dell'Acri. «Il mio governo e io - ha detto Monti - abbiamo sicuramente perso negli ultimi tempi l'appoggio che gli osservatori ci attribuivano da parte dei cosiddetti poteri forti: in questo momento non incontriamo il favore di un grande quotidiano, considerato voce autorevole dei poteri forti, e non incontriamo il favore di Confindustria».

I CONTI PUBBLICI - Sulle misure di rientro sul deficit in ottica di stabilizzazione del debito il premier ha affermato: «Il rigore dei conti pubblici non è in discussione. Deve essere una convinzione radicata in tutti i paesi» Monti ha poi sottolineato come bisogna essere «grati» a quei paesi che hanno fatto del rigore uno dei loro capisaldi e tra questi in primis «la Germania», ricomponendo di fatto un vulnus nei rapporti italo-tedeschi, con le accuse piovute da più parti di un'estrema intransigenza teutonica sui debiti sovrani con la mancata volontà della Merkel di adottare gli eurobond, un sistema di copertura comunitaria dei debiti, con emissioni congiunta di obbligazioni dei paesi dell'Unione.

LA RIFORMA DEL LAVORO - Monti ha parlato anche della riforma del lavoro - appena licenziata dal Senato - e ha spiegato che la novità importante è stata sottovalutata dal mondo delle imprese, perché con il ddl del governo sono stati «toccati e scardinati» quelli che fino a qualche mese fa erano considerati temi tabù. Secondo il premier la riforma «è stata molto sottovalutata in Italia, soprattutto da coloro che, come il sistema delle imprese, ne saranno i principali beneficiari». «Non hanno colto - ha aggiunto il capo dell'esecutivo - che alcuni aspetti, fino ad alcuni mesi fa considerati tabù, sono stati toccati e scardinati in una prospettiva di maggiore protezione sociale».

GLI EUROBOND E IL FISCAL COMPACT - Il premier ha analizzato la situazione europea non contravvenendo alle critiche mossegli mercoledì dal Financial Times, secondo la quale un'autorevole fonte dell'esecutivo, avrebbe criticato la sua visione troppo europeista e poco incline ai problemi domestici: «È importante che la proposta sugli Eurobond venga mantenuta sul tavolo e approfondita in una prospettiva temporale non di lunghissimo periodo». In ogni caso questo «è un argomento che deve restare sul tavolo e deve essere affrontato non in un lungo periodo e non devono costituire una divisione tra i Paesi». E poi ha aggiunto: «Credo debbano essere valutate forme per incentivare al rientro dal debito pubblico eccessivo gli Stati che sono già impegnati nel consolidamento fiscale e hanno varato incisive riforme strutturali creando un complemento che renda più facilmente attuabili le disposizioni del Fiscal Compact».

LA CRISI - Su una cosa, però, Monti è certo: «Nell'ultimo anno l'Italia ha attraversato momenti difficili che non sono purtroppo alle spalle». Per poi ricordare come il paese abbia affrontato una fase «di risanamento strutturale».

Fabio Savelli7 giugno 2012 | 16:56
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Ahi ahi ahi..anche Monti comincia a fare la vittima?

Messaggioda franz il 07/06/2012, 20:46

Mi sa che saranno gli spagnli a fare la vittima
http://www.corriere.it/economia/12_giug ... 5e36.shtml
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Re: Ahi ahi ahi..anche Monti comincia a fare la vittima?

Messaggioda Robyn il 08/06/2012, 11:46

Probabilmente si riferiva a confindustria a cui piace poco la riforma dell'art 18,perche la preoccupazione principale degli industriali è che la riforma possa rimuovere la precarietà e creare un mercato dinamico e inclusivo.La formulazione segue la soluzione francese con la differenza che c'è il reintegro per i motivi economici illeggittimi come in germania.Questi reintegri sono per il 99% dei casi improbabili perche il magistrato per poter fare il reintegro per gmo non deve trovare neanche la polvere.Quindi la soluzione scelta equivale a quella francese.Inoltre questo tema deve andare nel dimenticatoio e gli industriali devono pensare ad altro,a fare impresa.Inoltre mi chiedo come sia stato permesso ad alcuni che si comportano male,fare impresa.Probabilmente le lamentele dipendono anche dal fatto che andrebbe cambiata la classe dirigente degli imprenditori perche ancora nostalgici e legati alla lotta di classe contro gli operai.A guidare le aziende dovrebbero essere solo giovani
ciao robyn
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Re: Ahi ahi ahi..anche Monti comincia a fare la vittima?

Messaggioda flaviomob il 08/06/2012, 12:13

Monti sei mesi fa: «Il mio governo non è appoggiato dai poteri forti».
Monti ieri: «Ho perso l’appoggio dei poteri forti».

(Iena)


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Re: Ahi ahi ahi..anche Monti comincia a fare la vittima?

Messaggioda trilogy il 08/06/2012, 12:43

Per interpretare Monti è necessario tenere conto che è, in primo luogo, un professore universitario, e solo temporaneamente un capo di governo. Come per tutti i professori le critiche dei colleghi sono qualche cosa di indigeribile. Di consenguenza l'articolo di Giavazzi e Alesina gli dev'essere rimasto sullo stomaco. :mrgreen:

Articolo:
http://www.corriere.it/editoriali/12_gi ... 5fc6.shtml
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Re: Ahi ahi ahi..anche Monti comincia a fare la vittima?

Messaggioda ranvit il 10/06/2012, 10:27

http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... -36901047/



L'EDITORIALE
Draghi, Bersani
varie ed eventuali
di EUGENIO SCALFARI

Il cantiere per la costruzione dell'Europa e per la messa in sicurezza dell'euro è stato finalmente aperto e registra alcune novità di notevole importanza. Per comprendere che cosa stia accadendo occorre anzitutto distinguere due diversi livelli operativi: quello dell'emergenza, con obiettivi di breve e brevissimo termine, e quello a più lungo raggio della nascita di un'Unione europea molto più integrata e con maggiore sovranità politica.

I protagonisti che operano su entrambi i campi di gioco sono la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Hollande, il presidente del Consiglio italiano Mario Monti, il presidente della Bce, Mario Draghi, e il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Cinque leader di diverso peso divisi in due schiere: la Merkel da un lato, gli altri quattro dall'altro. Ma le novità verificatesi negli ultimissimi giorni è la cancelliera tedesca ad averle messe in campo: la Germania esce dall'angolo in cui era stata chiusa dai fautori d'una politica europea di sviluppo e propone l'obiettivo di costruire lo Stato federale europeo attraverso la necessaria cessione di sovranità da parte degli Stati nazionali per quanto riguarda i bilanci, il fisco, il ruolo della Banca centrale.

Viceversa la Merkel concede pochissimo spazio ai provvedimenti dettati dall'emergenza: nessuna federalizzazione dei debiti sovrani, nessun mutamento nel ruolo della Banca centrale, limitatissime concessioni sui bond a progetto e sul finanziamento degli investimenti transfrontalieri.

Nessun allentamento del rigore, approvazione immediata del "fiscal compact" e della riduzione dei debiti sovrani eccedenti il 60 per cento del rapporto con il Pil.

Su un solo punto importante tra quelli imposti dall'emergenza anche Berlino sembra d'accordo: il Fondo europeo di stabilità è pronto a finanziare le banche spagnole purché il governo di quel Paese dia garanzie di adottare in tempi rapidi i provvedimenti di riforma già concordati con le autorità europee ma non ancora resi esecutivi. La risposta positiva di Madrid renderà possibile l'intervento che finanzierebbe le banche spagnole fino a cento miliardi di euro. A fronte di quest'operazione la "proprietà" di quelle banche passerà temporaneamente al Fondo europeo separando il debito sovrano spagnolo dal debito del suo sistema bancario e interrompendo così il perverso circuito che rappresenta una minaccia diretta contro l'intera architettura finanziaria dell'eurozona.


* * *

La strategia della Merkel può essere letta da due diversi punti di vista: la manifestazione di una decisa volontà della Germania di mettersi finalmente alla guida della costruzione d'un vero Stato federale europeo con tutte le implicazioni che riguardano il rafforzamento delle istituzioni dell'Unione, dal Parlamento ai poteri della Commissione e a quelli del presidente del Consiglio europeo dei ministri. Oppure lo si può guardare come un bluff utilizzato per coprire l'ennesimo "niet" sui provvedimenti di emergenza e di rilancio dello sviluppo. La costruzione dello Stato federale europeo richiederà almeno cinque anni; la Merkel avrebbe perciò lanciato la palla in tribuna solo per guadagnar tempo fino alle elezioni politiche che avverranno nel suo Paese nell'autunno del 2013. Poi si vedrà.

Gli altri quattro protagonisti del quintetto europeo hanno a questo punto una sola strada da battere: prendere la Merkel in parola per quanto riguarda l'obiettivo di lungo termine e ottenere il massimo possibile per fronteggiare l'emergenza e salvare l'euro e le banche europee. Draghi ha guadagnato all'Europa sette mesi di tempo iniettando fino al 15 ottobre del 2013 (con scadenza finale nel gennaio 2014) liquidità illimitata nel sistema bancario dell'eurozona. Ha evitato in questo modo che i depositanti facciano ressa agli sportelli delle banche per trasferire i loro capitali verso i titoli pubblici tedeschi. Sette mesi e una capsula d'ossigeno dentro la quale custodire i depositi bancari facendo migliorare lo "spread" e l'andamento delle Borse. Sempre che le elezioni greche del 17 prossimo non portino all'uscita di quel Paese dall'euro con le devastanti conseguenze che ne seguirebbero. Non credo che ciò avverrà sicché continuo a restare ottimista per quanto riguarda la tenuta dell'euro e - spero - la costruzione dell'Europa federale. Talvolta dal male nasce il bene e dopo la tempesta arriva la quiete.

* * *

Vale la pena di ricordare che nel quintetto europeo ci sono due italiani: Mario Draghi, che opera a tutto campo e con strumenti che gli consentono interventi immediati e concreti, e Mario Monti (con Giorgio Napolitano alle spalle) che rappresenta nel concerto europeo uno dei Paesi fondatori dell'Unione, dell'euro e della Comunità che ebbe inizio nel 1957 e da cui tutto cominciò.

Monti è alla guida d'un governo sorretto dalla "strana maggioranza" di tre partiti. Uno di essi, quello fondato a suo tempo da Berlusconi, è in una fase di implosione confusionale e in calo verticale dei consensi. Gli altri due - Udc e Pd - sono il vero appoggio su cui si regge questo governo. Il Pd in particolare, che è tuttora stimato attorno al 25-30 per cento dei consensi degli elettori decisi a votare, che a loro volta però rappresentano soltanto uno scarso 50 per cento del corpo elettorale.

In questa situazione una parte del Pd, alla vigilia dei vertici europei dei quali abbiamo già sottolineato l'importanza, ha dichiarato la sua propensione ad accorciare la vita del governo andando al voto nell'autunno prossimo anziché nel maggio del 2013. Il segretario Bersani ha ribadito che l'appoggio dei democratici al governo durerà, come stabilito, fino alla scadenza naturale della legislatura, ma i fautori delle elezioni anticipate hanno proseguito la loro azione in raccordo con Vendola e Di Pietro. Questa situazione non è sostenibile soprattutto perché i "guastatori" fanno parte della segreteria del partito. La logica vorrebbe che, acclarato il loro contrasto con il segretario, si fossero dimessi dalla segreteria. In mancanza di questa doverosa decisione, spetterebbe al segretario stesso di sollecitare quelle dimissioni o alla direzione costringerli a darle ma il tema non è stato neppure accennato nella riunione dell'altro ieri della direzione, come si trattasse d'una questione di secondaria importanza.

È presumibile perciò che continueranno a svolgere il loro ruolo di guastatori con la conseguenza di indebolire il governo in carica.

La stessa coltre di silenzio è caduta sul caso Penati di cui è imminente il rinvio a giudizio. Questa era l'ultima occasione utile per separare le responsabilità del partito dal gruppo dirigente del Pd in Lombardia. Non si invochi la presunzione d'innocenza fino a sentenza definitiva: è una giusta garanzia che non si applica però al giudizio politico che un partito ha l'obbligo di emettere: o fa corpo con l'imputato fino in fondo o lo espelle fin dall'inizio dai propri ranghi.

Ma c'era un terzo tema di cui il Pd avrebbe dovuto discutere e che ha anch'esso sepolto invece sotto un silenzio tombale ed era quello dell'elezione dei membri dell'Agcom e della Privacy, due importanti Autorità pubbliche che hanno il compito di esercitare il controllo sui rispettivi e importantissimi settori di competenza.

Si sperava che i partiti avrebbero scelto - secondo quanto prescrive la legge istitutiva di quelle agenzie - persone di provata indipendenza e di specifica competenza nei settori sottoposti alla vigilanza. Ma non è stato così. C'è stato tra i tre partiti in questione un ignobile pateracchio di stampo tipicamente partitocratico. Veltroni ha sollevato la questione in direzione e Bersani si è doluto di quanto era accaduto impegnandosi a riscrivere la legge. Ma in realtà la legge sulla nomina di quelle agenzie è chiarissima ed è stata violata dalle scelte dei partiti.

Le nomine hanno la durata di sette anni e quindi se ne riparlerà soltanto nel 2019.

Sulle altre questioni, programma, legge elettorale, rinnovamento del gruppo dirigente, eventuali liste civiche collegate al partito e infine elezioni primarie per l'elezione del capo del partito, Bersani è stato chiaro e determinato riscuotendo a buon diritto l'unanimità dei consensi.

* * *

Il governo Monti, come ripetiamo ormai da tempo, ha fatto molto per evitare che l'Italia fosse travolta dalla crisi mondiale in corso ormai da cinque anni, alla quale il governo del suo predecessore non aveva opposto alcun rimedio negandone anzitutto l'esistenza e praticando poi una politica economica di totale immobilismo.

Negli ultimi tempi tuttavia è sembrato che Monti abbia perso smalto, in parte per l'ovvia impopolarità dei sacrifici che ha dovuto imporre e in parte per alcuni errori compiuti, anche ed anzi soprattutto sul piano della comunicazione.

A questo riguardo gli rivolgiamo qui due domande che ci riserviamo di ripetergli quando lo incontreremo al "meeting" di Repubblica sabato 16 a Bologna dove ha cortesemente accettato di intervenire.

1. Esiste in Italia una questione morale? La domanda non riguarda, o non soltanto, i casi di disonestà di singoli uomini politici. Purtroppo ce ne sono stati e ce ne sono molti in tutti i partiti. La domanda riguarda soprattutto le istituzioni dello Stato e degli enti pubblici che sono state da gran tempo occupate dai partiti e che debbono essere liberate da quell'occupazione e restituite alla loro autonomia istituzionale. Il caso delle autorità è tipico di quest'occupazione, la Rai è un altro esempio desolante (alla quale Monti ha posto parziale rimedio proprio ieri). E così le Asl e ogni sorta di enti della Pubblica amministrazione. È stupefacente che l'Unità di venerdì scorso pubblichi un articolo in cui si difende l'intervento politico dei partiti nelle nomine dei componenti dell'Agcom e della Privacy. Stupefacente che si teorizzi il criterio della supremazia partitocratica anche sugli enti "terzi" chiamati a garantire il controllo e l'efficienza della Pubblica amministrazione. Questo quadro non configura una questione morale da affrontare da un governo che giustamente vorrebbe cambiare i comportamenti degli italiani?

2. L'ex ministro dell'Economia Vincenzo Visco formulò qualche anno fa un progetto di grande interesse che prevedeva il conferimento ad un Fondo europeo di quella parte dei debiti sovrani eccedenti il rapporto del 60 per cento con il Pil di quel Paese. Il Fondo avrebbe applicato un interesse ottenuto dalla media ponderata degli interessi vigenti nei singoli Paesi i quali sarebbero comunque rimasti titolari dei propri debiti. Piacerebbe sapere dal nostro presidente del Consiglio se un progetto del genere rientri tra le proposte per la costruzione dell'Europa federale. Sembrerebbe infatti molto strana un'Unione federale senza una messa in comune anche se parziale del debito degli Stati membri della federazione.

* * *

Concludiamo richiamando quanto detto da Monti l'altro giorno a Palermo al convegno delle Casse di risparmio a proposito dei "poteri forti" che avrebbero abbandonato il suo governo schierandoglisi contro.
Non sappiamo quanto sia pertinente questa denuncia con la politica del governo, ma una cosa è certa: alcuni "poteri forti" sono insediati fin dall'inizio nella struttura del governo stesso e quelli sì, remano sistematicamente contro la sua politica.

Qualche nome per non esser generici: il capo di gabinetto di Palazzo Chigi, Vincenzo Fortunato; il sottosegretario alla Presidenza, Antonio Catricalà; il ragioniere generale del Tesoro, Mario Canzio, sono certamente abili conoscitori della Pubblica amministrazione, ma hanno un difetto assai grave: sono creature di Gianni Letta (Catricalà) e di Giulio Tremonti (Fortunato, Canzio). Sono sicuramente poteri forti e sono sicuramente contrari alla linea del governo come ogni giorno i loro comportamenti dimostrano. Forse il presidente Monti dovrebbe risolvere questo problema. Spesso la paralisi governativa viene perfino da quegli uffici.

(10 giugno 2012)
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Re: Draghi, Bersani varie ed eventuali

Messaggioda franz il 10/06/2012, 10:41

Negli ultimi tempi tuttavia è sembrato che Monti abbia perso smalto, in parte per l'ovvia impopolarità dei sacrifici che ha dovuto imporre e in parte per alcuni errori compiuti, anche ed anzi soprattutto sul piano della comunicazione.

Per me anche perché la situazione, rispetto a novembre 2011 è migliorata durante la primavera 2012 ed è migliorata troppo (Spread basso) togliendo pressione sulle forze politiche e facendo illudere che la tempesta fosse passata. A ben vedere l'azione di Monti (medico di pronto soccorso chiamato a decisioni estreme e coraggiose) perde smalto se la fase di emergenza si affievolisce. Ma ora la crisi si è riaccesa per l'irresponsabilità greca e le follie bancarie spagnole.
Ecco quindi che appelli del genere tornano ad avere peso:
http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... ref=HREA-1
Visco: "Previsioni scoraggianti
andare avanti con le riforme"

Il governatore di via Nazionale pessimista: "L'incertezza è grande, ci sono difficoltà severe nel settore bancario, segni di rallentamento della crescita. E la Grecia è politicamente in fase di stallo"

ROMA - Le previsioni sull'economia europea e globale "sono scoraggianti", così come lo sono le condizioni dei mercati finanziari. Lo ha detto, nel suo discorso al Consiglio Italia-Usa, Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, secondo cui "l'incertezza è molto grande". Con la Grecia che "politicamente è in fase di stallo" e le "difficoltà severe" nel settore bancario spagnolo, "le tensioni sono riemerse e gli spread sovrani si sono allargati ancora". I segni di un rallentamento della crescita "si sono intensificati anche fuori dall'Europa, sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti" e un nuovo rallentamento globale "metterebbe rischi addizionali a un sistema finanziario già fragile, minacciando la sostenibilità dei debiti sovrani in Europa e altrove".

Il processo di rimozione degli ostacoli all'attività economica "deve essere continuato e rafforzato". sottolinea il governatore di Bankitalia: "eccessive restrizioni alla competizione di mercato devono essere eliminate".

E' necessario che l'Europa faccia mosse coraggiose in direzione dell'unione fiscale e finanziaria e rafforzi il suo processo di riforme, sia a livello nazionale che a livello sovranazionale, anche perchè, senza un'unione politica le vulnerabilità dei vari paesi vengono esagerate e senza appropriati accordi sulla governance, l'unione monetaria è difficile da sostenere. ha proseguito il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, secondo cui "in assenza di un'unione politica europea, le vulnerabilità dei vari paesi vengono esagerate" e "senza il disegno e l'implementazione di appropriati accordi sulla governance, l'unione monetaria è difficile da sostenere".

Proprio per questo, ha rimarcato Visco, in Europa "il processo delle riforme debba essere rafforzato a livello sovranazionale e nazionale, al fine di velocizzare la crescita". In particolare, poi, per Visco "la riforma della governance dell'economia deve essere accelerata, per rompere il legame fra rischio sovrano e rischio bancario", ma questo richiederà "mosse coraggiose in direzione dell'unione fiscale e finanziaria", per cui potrebbero servire "cambiamenti nelle costituzioni nazionali", così da spostare "alcuni elementi di sovranità a livello sovrannaturale". "Se l'area euro fosse vista come un singolo paese, apparirebbe avere un'economia solida e bilanciata", ha aggiunto, sottolineando come "a causa dell'apertura e delle interconnessioni finanziarie dell'area euro, la crisi può avere ripercussioni mondiali".

Da Visco, poi, è arrivato anche un 'assist' al governo: "Preservare e sostenere la responsabilità fiscale è essenziale, anche al costo di alcune difficoltà nel breve periodo". Il governatore di Bankitalia ha poi spiegato anche come i 'numeri' del Paese non sono lontani dalla media comunitaria e come il debito pubblico italiano dovrebbe iniziare a scendere a partire dal 2013. "I numeri dell'Italia non sono lontani dalla media europea", ha sottolineato, spiegando come il deficit sia attorno al 3% e come il debito pubblico, attualmente attorno al 120% del Pil, "dovrebbe iniziare a scendere dal 2013".

Il settore pubblico, ha aggiunto, richiede "radicali modernizzazioni basate sulla valutazione della performance delle singole unità e sulla loro riorganizzazione"; contemporaneamente, poi, la lotta contro la corruzione e il crimine "dev'essere in cima all'agenda" e vanno anche minimizzati i costi "che questi due fattori impongono all'economia, poichè certamente formano un significante ostacolo all'allocazione efficiente delle risposte".

Assieme alla natura frammentata dell'industria italiana, le incertezze riguardo all'applicazione dei contratti, "dovute anche alla lentezza della giustizia civile", la corruzione, e l'inefficienza del settore pubblico "stanno costando un dazio agli investimenti stranieri in Italia", ha chiosato, sottolineando come "le riforme per rendere l'economia italiana più favorevoli agli investimenti interni e stranieri sono necessarie per utilizzare il capitale umano non sfruttato, specialmente giovani e donne, e per realizzare la crescita potenziale delle regioni del Sud".

Gli istituti di credito italiani, dopo le due aste Ltro portate avanti dalla Bce, "hanno le risorse per sostenere un recupero nella domanda di credito", spiega comunque Visco, secondo cui, tuttavia "gli effetti di una crescita del credito emergeranno solo gradualmente". Molto, per Visco, dipenderà "dall'evoluzione delle condizioni economiche, che avrà effetti sulla domanda di credito". In Italia, ha ricordato, 112 banche hanno partecipato alle operazioni della Bce di dicembre e febbraio, ricevendo 140 miliardi.

Nota finale di ottimismo, comunque, del governatore della Banca d'Italia: "L'Italia ha le potenzialità per crescere di piu".

(09 giugno 2012) www.repubblica.it
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Re: Ahi ahi ahi..anche Monti comincia a fare la vittima?

Messaggioda lucameni il 10/06/2012, 11:26

Interessante comunque l'articolo dei liberisti Giavazzi-Alesina. Alcuni passaggi, se riportati da altri, sarebbero stati tacciati di cavernicolo e anti-crescita. Quindi temo ci sarà ancora molto da discutere, Monti o non Monti (comunque molto deludente o forse più "italiano" del previsto).
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Ahi ahi ahi..anche Monti comincia a fare la vittima?

Messaggioda ranvit il 10/06/2012, 11:41

Scusa lucameni, ma ti riferisci a uno dei due articoli che riporto qui sotto (che condivido in larga parte) o ad un altro che mi sfugge?


http://www.corriere.it/editoriali/11_di ... ad1c.shtml

TROPPE TASSE E POCHI TAGLI
Caro presidente no, così non va

Caro presidente,

Lei conosce perfettamente l'importanza storica per il nostro Paese e per l'Europa (oseremmo dire per il mondo intero) delle decisioni che il suo governo oggi assumerà. Dobbiamo confessarle, con tutto il rispetto per il compito difficilissimo che Lei sta svolgendo, che le indiscrezioni che leggiamo sui giornali ci preoccupano e speriamo davvero che Lei e il Suo governo le smentiscano con i fatti.

Quattro erano i punti che a noi parevano essenziali. Primo, per quanto riguarda i conti, ridurre le spese, più che aumentare le tasse. Secondo, preoccuparsi non tanto del saldo della manovra, ma della sua qualità, soprattutto guardando agli effetti sulla crescita. Terzo, dal punto di vista del metodo e del significato politico (anche questo importante) abbandonare la concertazione, perché comunque a quel tavolo non hanno accesso i giovani e chiunque non ha rappresentanza. Infine attaccare senza esitazioni i costi della politica e chiudere i mille canali che consentono di evadere le tasse. Insomma, dare un segnale netto.

Leggiamo invece che dopo i passi iniziali, che sembravano assai incoraggianti, la manovra si sta delineando secondo le solite modalità: aumenti di imposte, pochissimi tagli, incontri con le cosiddette parti sociali (cioè concertazione), nessuna riduzione dei costi della politica.

Punto primo. Tutti gli studi (sia accademici che del Fondo monetario internazionale che della Commissione europea) concordano sul fatto che gli aggiustamenti fiscali fatti aumentando le aliquote hanno creato recessioni più forti di quelli che hanno operato riducendo le spese. Non solo: la spirale di aumenti di aliquote, recessione, riduzione di gettito, tende a creare un circolo vizioso in cui l'economia si avvita in una recessione sempre più grave. Quella di cui leggiamo è una manovra fatta per tre quarti di maggiori tasse e solo per un quarto di minori spese.

Il peso delle imposte in Italia è sopra la media europea (già elevata). Se poi vogliamo considerare l'equità, gli aumenti delle aliquote Irpef colpirebbero anche le classi medie e si sommerebbero alla reintroduzione dell'Ici sulla prima casa. Non sono solo i super ricchi quelli colpiti dagli aumenti dell'Irpef che, a quanto leggiamo, Lei proporrebbe. 75mila euro lordi l'anno (la soglia oltre la quale inizierebbe l'aumento dell'aliquota) corrispondono a poco più di 3.800 euro netti al mese. Per ridurre il deficit, invece di alzare le aliquote, perché non tagliare un po' di sussidi alle imprese? La Tabella A1 della Relazione trimestrale di cassa al 30.6.2010 riporta 15,5 miliardi di trasferimenti a imprese pubbliche e private, cioè oltre 30 miliardi di euro l'anno. Sono tutti davvero necessari? Quanti premiano imprenditori più abili a muoversi nei corridoi dei ministeri che ad innovare?

E perché non agire coraggiosamente contro il peso di un impiego pubblico esorbitante e talvolta inutile? Fino a pochi giorni fa si pensava che l'intervento sulla previdenza avrebbe prodotto risparmi per oltre 10 miliardi. Ora siamo a 6, di cui metà provenienti dall'eliminazione dell'adeguamento all'inflazione, una misura che ridurrà i consumi.

Punto secondo: la crescita. Molto più di un saldo di 25 o 15 miliardi, ciò che conta è un segnale di svolta sulle riforme strutturali. Come Lei ben sa, il nostro problema non è il deficit, ma il rapporto fra debito e prodotto interno. Per ridurlo non basta mantenere un saldo positivo al numeratore: occorre che aumenti il denominatore, cioè la crescita. La riforma dei contratti di lavoro sembra scomparsa ed è invece condizione sine qua non per la crescita. E poi riforma della giustizia, cominciando da una riduzione drastica delle sedi giudiziarie, e liberalizzazione delle professioni. È fondamentale che domani Lei offra delle proposte concrete e credibili su questi temi e si impegni ad andare avanti anche a costo di affrontare le proteste virulenti di chi difende solo interessi di parte.

Punto terzo: il metodo. Con infinti e tediosi incontri con questa o quella rappresentanza si ritorna al solito problema italiano: viene colpito chi lavora e non evade le tasse, mentre nulla si fa per tagliare la spesa pubblica. Quante volte Lei stesso lo ha scritto su questo giornale? Infine non si dimentichi che i segni sono importanti. Sappiamo che non può eliminare i vitalizi, ma può tagliare in modo drastico i trasferimenti agli organi istituzionali: ad esempio Camera e Senato. Avrà contro mille parlamentari, ma avrà dalla sua parte 50 milioni di cittadini.
Le Sue immagini insieme alla signora Merkel e al presidente Sarkozy ci hanno riempito di orgoglio, come italiani, dopo tante umiliazioni. Il mondo ci sta guardando: non è più tempo di passi felpati. Ci vuole una risposta nuova, oseremmo dire «rivoluzionaria».

Alberto Alesina e Francesco Giavazzi4 dicembre 2011 (modifica il 5 dicembre 2011)

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http://www.corriere.it/editoriali/12_ma ... 7a20.shtml

LA DIFFICILE RIDUZIONE DELLE SPESE
Buone intenzioni e acqua fresca

La spending review , e cioè l'analisi e revisione della spesa pubblica, ha partorito un timido topolino, un risultato quasi imbarazzante per il governo.

La spesa (escludendo interessi sul debito, pensioni e sussidi ai meno abbienti) ammontava lo scorso anno al 23,5 per cento del reddito nazionale (Pil). Con sussidi e pensioni la spesa sale al 45,6 per cento; con gli interessi raggiunge la metà dell'intero reddito nazionale. Meno che in Francia e Danimarca, ma solo un punto e mezzo meno che in Svezia, dove i servizi offerti dallo Stato alle famiglie sono di qualità un po' diversa dalla nostra.

In poche settimane dopo il suo insediamento, il governo Monti ha alzato la pressione fiscale di tre punti, dal 42,5 al 45,4% del Pil (era il 40% sette anni fa). Sulla spesa invece non ha fatto quasi nulla, tranne gli interventi sulle pensioni, certo importanti, ma i cui effetti si verificheranno in modo graduale nei prossimi anni. I tetti agli stipendi più elevati dei dirigenti pubblici, la cancellazione della maggior parte dei voli di Stato, i limiti all'uso delle auto di servizio, la rinuncia al compenso per alcuni membri del governo, hanno un significato etico assai importante, ma nessun effetto macroeconomico.

La spending review parte dall'ipotesi che sia «rivedibile» solo la spesa che non riguarda i trasferimenti sociali: ma se non si rimette mano in qualche modo anche al nostro stato sociale, rendendolo più efficace nel contrastare la povertà, anziché disperdersi in sussidi alle classi medie (si pensi all'università) non si fanno passi avanti. Su questa materia sarebbe utile rileggere il rapporto della Commissione Onofri scritto oltre un decennio fa.

In realtà è ancor peggio. Secondo la spending review annunciata lunedì dal governo, non solo la spesa previdenziale non è rivedibile, ma in tempi ravvicinati non lo sono neppure i tre quarti di quella non previdenziale: e all'interno di questa non più di 80 miliardi, ossia il 5% del Pil. A fronte di una spesa che raggiunge il 50% del Pil ed è in gran parte evidentemente inefficiente, l'obiettivo è di «rivederne» (si evita accuratamente di usare il verbo «ridurre») non più di un decimo, e questo in un Paese in cui i contribuenti onesti sono soffocati dalla pressione fiscale. E ciò senza indicare nulla di concreto. In quel 5% ad esempio non pare rientri l'abolizione delle Province: si pensa di «concentrare in alcune Province poche funzioni operative di larga scala»: un modo sicuro per finire con non abolirne nessuna. Nemmeno la loro eliminazione produrrebbe effetti macroeconomici forti, ma è deludente che perfino su questa decisione il governo sembri aver fatto un passo indietro («Il riordino delle competenze delle Province può essere disposto con legge ordinaria..., consentendone la completa eliminazione, così come prevedono gli impegni presi con l'Europa», aveva detto il presidente del Consiglio presentando il suo programma in Parlamento).

Il governo sembra non rendersi conto che l'Italia rischia di avvitarsi in una spirale di tasse, recessione, deficit e ancor più tasse. Purtroppo i dati sulla crescita del primo trimestre potrebbero essere una brutta sorpresa per i mercati.

Ma soprattutto il governo non sembra aver riflettuto con sufficiente attenzione all'evidenza storica, dalla quale si possono trarre due lezioni: 1) le correzioni dei conti pubblici che funzionano sono quelle che riducono le spese, aprendo così la strada a riduzioni del carico fiscale; 2) tanto meglio funzionano quanto più sono accompagnate da riforme che stimolino la crescita. Invece il presidente del Consiglio ripete che non può escludere un aumento dell'Iva. Non ci siamo proprio.

Ps: ad uno di noi (Giavazzi) il presidente del Consiglio ha chiesto di scrivere un rapporto su un aspetto emblematico della spesa: i trasferimenti dello Stato alle imprese. Poiché non abbiamo risparmiato critiche al suo governo, questo dimostra che Mario Monti è una persona pronta ad ascoltare anche chi lo critica, tratto non comune in Italia.

Alberto Alesina e Francesco Giavazzi3 maggio 2012 | 7:37
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Ahi ahi ahi..anche Monti comincia a fare la vittima?

Messaggioda lucameni il 10/06/2012, 12:05

Qui, come anche riportato da trilogy:

http://www.corriere.it/editoriali/12_gi ... 5fc6.shtml
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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