franz ha scritto:flaviomob ha scritto:Più flessibili, meno innovativi
Le imprese più innovative sono quelle che offrono ai lavoratori più diritti, sicurezza e stabilità, non quelle dai contratti a breve termine e dal licenziamento facile
Non mi sembra una novità............
Si non dice nulla di nuovo, ma quello che dice è condivisibile. Forse un po' troppo ottimista o ingenuo sulla condivisione delle competenze implicite. Comunque l'articolo tocca in sintesi un po' tutti i nodi critici della crisi italiania. Aggiungerei, tra i fattori che alimentano la crisi dell'innovatività in Italia, la perdita della visione complessiva. In sostanza siamo un paese con una cultura delle organizzazioni di tipo feudale. Ogni feudo (ufficio, dipartimento, unità) è impegnato a conservare e replicare all'infinito le sue prassi del tutto insensibile a quello che accade all'esterno.
Una osservazione. Nella classificazione delle tipologie di flessibilità che viene presentata, è riduttivo parlare solo "d'impresa", soprattutto in un paese dove la spesa pubblica sul pil è al 50%. Con riferimento a quelle tre tipologie di flessibilità, la situazione nell'organizzazione pubblica è catastrofica. Non si può vincere una corsa allenando la muscolatura du una sola gamba.
flessibilità numerica ovvero la capacità delle imprese di far variare il numero delle persone occupate al loro interno, attraverso il ricorso a contratti di lavoro atipici;
flessibilità funzionale che indica l’abilità dell’impresa ad organizzarsi in maniera flessibile senza ricorrere ai licenziamenti, facendo variare il numero dei dipendenti attraverso una forza lavoro capace di ricoprire un ampio raggio di compiti;
flessibilità salariale ovvero l’attitudine del sistema delle retribuzioni a rispondere alle condizioni del mercato variando con facilità.