flaviomob ha scritto:Esatto. In italiano liberismo e liberalismo non indicano la stessa cosa. Il liberalismo discende da una tradizione storica in cui si è distinto per limitare il potere dell'uomo sull'uomo, gli abusi e le prevaricazioni. L'uso del termine liberal nella tradizione anglosassone è ancora diverso. In USA è sinonimo di progressista (o meglio, è antagonista dei conservatori), mentre in GB fa riferimento ad un partito politico più vicino alla concezione di politica liberale europea.
Il liberalismo, però, a un certo punto si è fermato. Limitandosi ad un'eguaglianza formale tra cittadini (ad esempio, una testa un voto, mentre nell'ottocento potevano votare solo coloro che avevano un reddito superiore ad una certa soglia). Il socialismo è sorto per proseguire il lavoro che il liberalismo aveva abbandonato (in quanto privilegiava le libertà economiche): limitare il potere e la prevaricazione dell'uomo sull'uomo mettendo in discussione il concetto di proprietà.
E' un concetto troppo "comunista" per qualcuno? Eppure lo stato sociale si fonda su una limitazione del concetto di proprietà (e quindi su una limitazione delle libertà economiche): una parte del nostro reddito viene utilizzata per servizi di utilità pubblica, accessibili a tutti, attraverso imposte e tasse.
Ora è ovvio che in qualsiasi ambito di convivenza civile la libertà dell'individuo conosce un limite laddove va a violare la libertà dell'altro. In questo caso, le istanze socialiste si sono realizzate attraverso la democrazia in quei paesi in cui una borghesia matura ha riconosciuto la fondatezza di queste richieste. Chiaramente, dove la gente stava peggio e la borghesia era sorda al bisogno di cambiamento, o dove la borghesia era frammentaria e poco strutturata (quindi dove nemmeno il liberalismo si era consolidato, pensiamo alla Russia in cui ancora nella seconda metà dell'ottocento esisteva la servitù della gleba), il malcontento ha creato un accumulo di tensione talmente forte e diffuso da deflagrare in movimenti rivoluzionari. Le rivoluzioni sono state alla base della trasformazione sociale anche in occidente, basti pensare a quella statunitense o a quella francese (e in un certo senso, prima, la scissione protestante).
Ti quoto.
Allora pongo il problema in altri termini.
E` intellettualmente onesto difendere il liberismo da strapazzo all'italiana che tanti danni ha fatto IN ITALIA, per il fatto che i loro fautori non rientrano perfettamente nei canoni dell'etica liberale?
E` evidente che no.
Perche` etica liberale e liberismo cialtrone sono due cose diverse.
E tuttavia i danni ci sono stati, eccome.
Che facciamo, chiudiamo un occhio (anzi entrambi) sui danni del liberismo perche` non definibile come ideologia negli schemi classici occidentali?
O perche` adottato solo a parole strumentalmente e solo in parte da B&B?
Perche` se e` cosi` allora dobbiamo chiudere gli occhi anche sugli "eccessi del comunismo".
Oppure possiamo porla in altri termini.
Si vagheggia in Italia di un'alternativa liberale.
Bene.
Mi si mostrino i loro esponenti, tesi , programmi e alleati.
Se, come TEMO, il massimo esponente e` il Monti che da Natale fino a due settimane fa ha portato l'attacco per conto terzi (vedi Marcegaglia) allo statuto dei lavoratori a forza di "iperprotetti, ipergarantiti, privilegiati, apartheid, lussi che non possiamo piu` permetterci, ..." et similia.
Se questo e` l'esempio, posso in tutta onesta` intellettuale dire che quel Monti si e` prestato a una politica che si usa definire LIBERISTA.
Suo malgrado, magari.
Perche` il PD non ha vigilato e perche` comunque c'e` la PdL in maggioranza.
Ovvero perche` c'e` un contesto in Italia del tutto anomalo.
Dove l'etica sociale e` mal rappresentata dal PD.
Mentre l'etica liberale e` rappresentata dalle tesi di Marcegaglia/Sacconi/Brunetta.
L'unico liberale che mi sento di riconoscere come tale, a voler essere del tutto trasparenti, si chiama Bruno Tabacci.
Per il resto vedo "liberismo all'italiana" e alcuni suoi pallidi imitatori nel PD.
Ciao.
soloo42001