Parli del CORECO? Comitato regionale di controllo.
Mi trovi d'accordo.
http://it.wikipedia.org/wiki/CORECO
I CORECO, sigla che sta per Comitato regionale di controllo, erano, uno per ogni regione italiana, gli enti di controllo dell'amministrazione e della contabilità delle regioni; sono stati aboliti nel 2001 per effetto della L.cost. 18-10-2001, n. 3. Il CORECO, che era un organo istituzionale e non politico, si occupava di accertare anche l'efficienza e la qualità dell'attività dell'ente territoriale.
Il Coordinamento nazionale
Il Coordinamento nazionale degli organi regionali di controllo coordinava, a livello nazionale, l'azione dei Comitati regionali. Sebbene non avesse carattere costituzionale, come i CORECO, ma fosse solo un'associazione senza personalità giuridica, di fatto assicurava un orientamento uniforme dei CORECO. Attraverso corsi di aggiornamento, elaborati tecnico-giurici e conferenze tenute in ogni parte d'Italia, il Coordinamento Nazionale dei Coreco forniva ai singoli Comitati regionali un concreto supporto utile e prezioso per lo svolgimento delle loro funzioni istituzionali. Presidente del Coordinamento Nazionale dei Coreco era il prof.avv. Franco BALLI di Bologna, componenti il direttivo nazionale erano l'avv. Giorgio Bortone, l'avv.Alfredo Lonoce, l'avv. Lorenzoni, l'avv.Modesti ed il dott.Punzi. L'associazione del Cooordinamento Nazionale dei Coreco non è stata mai sciolta, ma ha sospeso ogni attività alla fine del 2002 dopo che, a seguito della entrata in vigore della revisione della Costituzione, che aveva abrogato l'art.130 (norma da cui derivava la valenza costituzionale degli organi di controllo) molte regioni hanno sciolto i vari comitati di controllo. Il 16 gennaio del 2002 il Senato della Repubblica, nell'ambito dei lavori di revisione del Titolo V della parte II della Costituzione, in sede di audizione, ascoltò i componenti del Coordinamento Nazionale dei Comitati di Controllo. È visionabile in appresso il resoconto stenografico dell'audizione. Nonostante il segnale l'allarme lanciato in quella sede dai membri che rappresentavano il Direttivo del Coordinamento Nazionale di Controllo, i quali ribadirono la necessità dei controlli sulla legittimità degli atti degli Enti Locali, il legislatore regionale eliminò totalmente ogni forma di controllo affidato ad un organo terzo ed imparziale, conferendo, in nome del principio dell'autonomia, ogni potere di controllo residuale all'interno degli stessi uffici regionali, provinciali e comunali, con la conseguenza di far coincidere la figura del controllato con quella del controllore. In Europa, invece, in stati federali, quali l'Austria, la Germania e la Spagna, i controlli esterni da parte di organi terzi ed imparziali continuano ad esistere, garantendo il corretto impiego delle risorse economiche e che gli atti della pubblica amministrazione rispondano sempre ai requisiti dell'economia, dell'efficienza e dell'economicità. L'art. 41 terzo comma della Costituzione italiana prevede che "La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali". Con l'abrogazione dei Coreco è sostanzialmente rimasta priva di controllo l’attività economica delle amministrazioni locali, ormai in continua espansione.
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Tra parentesi, mi sembra opportuno riportare un esempio a me molto vicino. La città di Monza è amministrata da un centrodestra completamente sdraiato sulle esigenze personali della famiglia Berlusconi, impegnata in una speculazione edilizia nell'area della Cascinazza (area peraltro soggetta alle esondazioni del Lambro, per dire), mentre il comune sta cercando di approvare altre varianti al pgt per una colata di cemento di 4 milioni di metri cubi. La maggioranza si sta sfaldando nettamente ma nonostante questo continuano imperterriti a convocare consigli comunali praticamente ogni giorno nel tentativo di portare a casa il risultato, nonostante le continue defezioni interne (alcuni consiglieri si fingono persino malati!). Ebbene, questa variante è stata portata nei consigli di circoscrizione che a Monza sono cinque. NON E' PASSATA IN NESSUN CONSIGLIO! Nei quartieri tradizionalmente benestanti (e più vicini al centrodestra) il massimo che sono riusciti ad ottenere è stato UN PAREGGIO. Persino in quello del centro storico, che in 5 anni non ha mai sconfessato l'operato della giunta. In tre circoscrizioni la bocciatura è stata netta. Ebbene, imperterritamente gli ultimi... giapponesi continuano ad andare avanti e ora il consiglio comunale è convocato per SEI GIORNI DI FILA nel tentativo di portare a casa questo scempio. Segno che il controllo dei cittadini, che avviene anche attraverso organi decentrati, non ha alcun potere vincolante effettivo. Faccio notare che sempre a Monza (in provincia, questa volta) un consigliere IDV ha ricevuto minacce di morte dalla criminalità organizzata (Ndrangheta, qui meglio detta "Briangheta"), mentre un grande comune della stessa provincia brianzola, Desio, è stato sciolto per mafia nel 2010.