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Commissione di vigilanza RAI - lotta giusta o tra bande?

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Re: Commissione di vigilanza RAI - lotta giusta o tra bande?

Messaggioda ranvit il 16/11/2008, 13:52

pinopic1 ha scritto:Ranvit, si può essere per il bipartitismo, il maggioritario, tutto quello che vuoi, ma sempre con i dovuti dovuti pesi e contrappesi proprio come in Francia dove c'è un sistema che ti piace.
E dove le elezioni per il Parlamento si svolgono in data diversa da quelle presidenziali e possono dare, come spesso accade, esito diverso. Il Presidente (che può non vere la sua maggioranza) nomina il Primo Ministro ma questo deve avere la fiducia del Parlamento. Così capita che debba nominare un Primo ministro della parte a lui avversa.
Ma non ho capito se piace il bipartitismo e il maggioritario o semplicemente non piacciono le regole. Quello semza regole e senza bilanciamento tra i poteri è un sistema che non esiste nei paesi civili.


Scusa pinopic ma tu leggi tutto il post o solo quello che ti fa piacere?

Io ho scritto : "Ma è fondamentale che ci siano i giusti contrappesi; viceversa si rischia sempre di scivolare verso un regime."

Quindi siccome anche io ritengo essenziali i contrappesi, che cavolo mi contesti?


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Re: Commissione di vigilanza RAI - lotta giusta o tra bande?

Messaggioda Pietro1 il 16/11/2008, 14:03

Non è da ora che il presidente della commissione di vigilanza spetta alla minoranza, ma in Italia, con questo governo, si sta andando a finire peggio dei paesi più totalitaristi del mondo. La prima cosa che bisogna fare è trovare i due traditori e il loro mandante e buttarli fuori dal partito. Una volta il titolo di Senatore significava ONORE, e quindi , se il sen. Villari vuole tener conto di questo, DEVE dimettersi.
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Re: Commissione di vigilanza RAI - lotta giusta o tra bande?

Messaggioda pierodm il 16/11/2008, 15:39

Franz.
Il mio non era uno sfogo: se mai mi lasciassi andare ad uno sfogo, uno vero, dovrei contemporaneamente dare le dimissioni dal forum, prima di esserne gentilmente estromesso per aver violato tutte le regole del bon ton - non il bon ton formale, ma quello sostanziale.
La mia era una pacatissima e serena analisi di quelli che mi risultano essere fatti, in base ad un'esperienza che credo non piccolissima, visto che ho frequentato da iscritto (non mi do le arie dicendo "militato") sezioni del PCI prima e del PDS poi, e da nativo e cittadino della Capitale, oltre che per ragioni professionali, partecipato a numerosi congressi, convegni e assemblee locali.

Per inciso la mia "maleducazione" era pura ironia: non ritengo affatto di essere stato maleducato - anche se allo stesso tempo non faccio della buona o cattiva educazione un feticcio, ma mi affido più che altro alla mia abitudine direi istintiva di non essere mai sgarbato verso le "persone" e la loro sensibilità, specialmente se si tratta di persone in condizione di minorità o di debolezza.

Inoltre, mi sembra di aver sufficientemente "salvato" la figura specifica di Sandra, dicendo che probabilmente il mio discorso la faceva apparire come l'agnus dei, che prende su di sè peccati non suoi, o almeno non totalmente suoi.

Detto tutto questo, mi chiedo come mai sucecde che da un lato si parla spesso, in questo nostro paese, di fenomeni spiacevoli e spesso scandalosi, in generale, ma si diventa improvvisamnete garantisti e perdonisti non appena si entra in casi concreti, e si fanno nomi e cognomi.
Il calcio è preda dei miliardari ed è dominato dai maneggioni? Oh yes.
Ma guai a dire che l'Inter di Moratti è uno scandalo, e guai a indicare uno o l'altro dei procuratori come protagonisti di malefatte, per non parlare di questo o quel giocatore. La vicenda di Zeman insegna.
La politica vede il distacco dei leder e dei parlamentari dal paese reale, dai problemi, la casta, l'incompetenza, etc? Oho yes.
Ma guai a ricercare in un singolo - specialmente se del proprio partito o corrente, o se è un amico, un compaesano - tracce di quei comportamenti che si condannano sul piano generale: allora scatta l'ipotesi di uno sfogo personale, di livore dovuto a chissà che, di ignoranza...
Parafrasando: giacobini nel creare teorie generali, gesuiti nell'applicarle ai casi concreti.

Rispondendo nel merito.
Se per un singolo individuo è impossibile seguire e interagire con tutte le sedi di discussione, questo vale anche per noi, implumi e sdruciti cittadini: dovremmo inseguire i nostri "eletti" in giro per convegni e seminari?
Ma lasciamostare i paradossi che pure servono per verificare la validità di un concetto.

Quello che si chiede - o almeno, io nel mio microcosmo mentale chiedo - non è che una Sandra o un D'Alema legga quello che scrivo, ma che io possa leggere quello che ha da dire Sandra o il grande Max su i temi che trattiamo.
Sto dicendo che quello che conta non è la ricezione passiva - nostra o loro - di qualche pensiero o affermazione, ma il famoso "dialogo".
Quello che avviene nei comizi, nei convegni e nei seminari è una cosa diversa, e la conosciamo già: cosa diversa, con scopi diversi e linguaggi diversi.
Io francamente non sopporto più - da tampo tempo, non è cosa recente - l'abilità, l'abitudine, il vizio, e perfino la necessità del politico di fare la sfinge parlante: fare il suo discorso e poi tacere, o stare in silenzio ad ascoltare, senza prendere posizione.
Qualcuno pensa che sia di grande interesse, una svolta "umana" vedere Occhetto che bacia la moglie, o D'Aema che cucina il risotto?
Quello che interessa è (sarebbe) conoscere le idee di un parlamentare sugli argomenti che si trattano in una conversazione, in un qualunque dopo cena, o in questo forum. Conoscere, dialogare, rispondere, come si usa tra persone normali.
Il fatto è che il parlamentare - o il notabile di partito, piccolo o grande - non è del tutto una persona normale, nel senso che non si sente e non è libero di esprimere le proprie idee a tutto campo, e in contesti in cui non sa con precisione chi siano i propri interlocutori.
Ciò non significa che non crede in quello che dice, anzi: crede, o meglio pensa, esattamente quello che dice, solo che sta attento a dire quello che le ragioni di opportunità e di partito suggeriscono.
Il politico è un politico sempre, come gli assicuratori raccontati da qualche umorista inglese, i quali si portano i contratti da firmare anche al funerale del loro migliore amico.
Dico questo non per ilalzione, ma per esprienza: dei convegni e seminari, infatti, ho conosciuto non solo i tempi regolamentari, ma anche quelli supplementari e gli spogliatoi: non c'è verso di far dire ad un politico qualcosa di veramente libero e interessante sul piano "culturale" generale. Anche davanti ad un caffè, o sotto l'ombrello durante un nubifragio, le sue esternazioni somigliano sempre ad un "comunicato stampa".
Parlo di quelli bravi e navigati, naturalmente. Quelli avventizi e meno bravi studiano da bravi.

Tutto ciò, fatta salva la Sandra Zampa, che non può fare da puntaspilli solo perché ha avuto l'idea di iscriversi a questo forum.
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Re: Commissione di vigilanza RAI - lotta giusta o tra bande?

Messaggioda pinopic1 il 16/11/2008, 17:19

franz ha scritto:Non so di quale sistema stai parlando. Forse il francese?
Ci sono anche sistemi in cui il Governo non deve avere la fiducia del Parlamento (un caso non da poco lo vediamo ora con le elezioni USA e Obama) perché viene eletto in modo diretto o indiretto, comunque slegato dalla elezione del legislativo.
Cio' non toglie che in ogni sistema ci sia un efficace contrappeso dei poteri.

Da noi no, perché vige una regola fondamentale: chi ha il potere non lo molla. Nemmeno una briciola. A nessuno.

Ciao,
Franz


Sì, parlavo del sistema francese. Ma non per dire che in tutti i sistemi esiste la fiducia del Parlamento. Nei sistemi presidenziali in genere non serve la fiducia del Parlamento perché il Presidente l'ha già avuta direttamente dagli elettori. In Francia infatti non serve al Presidente la fiducia, ma al Primo Ministro, e quindi al governo, da lui nominato.
Questo è uno strumento di controllo in mano al Parlamento. In generale nei sistemi Presidenziali c'è una più netta separazione tra potere esecutivo e potere legislativo. Il Presidente governa più liberamente ma non fa le leggi e non può essere neanche sicuro che sia la sua maggioranza a farle.

Negli USA le camere si rinnovano parzialmente o totalmente ogni due anni. Obama non sa se fra due anni avrà ancora la maggioranza in Parlamento. Bush in questo momento non ha la maggioranza. Anche Clinton ha governato alcuni anni senza la sua maggioranza.
Seguendo la politica americana abbiamo visto pure che il presidente non è eletto direttamente dal popolo, ma dai grandi elettori. Il vincitore può non essere il più votato dal popolo, quindi può non essere espressione della maggioranza dei cittadini.
Sappiamo anche che il parlamento dispone di parecchi strumenti di controllo che arrivano fino all'impeachment, parola giustamente intraducibile in italiano. Inoltre molte funzioni di governo appartengono ei singoli stati e non a presidente e aprlamanto federale.
Contrariamente a quello che si pensa i padri costituzionalisti americani si sono preoccupati di non concentrare troppi poteri in una persona e di non rischiare una dittatura assembleare della maggioranza.


In Italia c'è una coerente costituzione parlamentare, dove nessun Presidente del Consiglio potrebbe essere sicuro di avere sempre la maggioranza. Questo notevole controllo rende possibile l'uso dello strumento del decreto; il voto di fiducia deve servire a verificare l'esistenza di una maggioranza (che può cambiare senza che ciò costituisca un ribaltone) non a baipassare il parlamento. Il Presidente del Consiglio dei ministri si chiama così e non Primo Ministro proprio perché non è un Primo Ministro ma colui che presiede il Consiglio dei ministri e i ministri hanno pari dignità compreso chi ne presiede il Consiglio.
Tutto questo può non piacere, ma ha una sua logica e una sua coerenza se preso tutto insieme.
Invece lo abbiamo virtualmente cambiato. Abbiamo creato la figura del Premier, abbiamo introdotto elementi di presidenzialismo, senza i contrappesi di un sistema presidenziale. Abbiamo fatto di peggio: abbiamo inventato il presidente eletto insieme alla sua maggioranza. Con lo strumento della fiducia abbiamo esautorato il parlamento che non ha neanche più il potere legislativo (le leggi si fanno a casa del presidente) e quanto ai poteri di controllo non esistono perché non erano necessari in un sistema fortemente parlamentare, anzi erano impliciti poiché praticamente era il parlamento che governava.
La fiducia, da strumento a disposizione del Parlamento si è trasformato nell'arma che uccide il Parlamento.
Ultima modifica di pinopic1 il 16/11/2008, 17:30, modificato 4 volte in totale.
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Re: Commissione di vigilanza RAI - lotta giusta o tra bande?

Messaggioda graziellaperego il 16/11/2008, 17:22

Condivido quanto scritto da borginolivorno
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Re: Commissione di vigilanza RAI - lotta giusta o tra bande?

Messaggioda pinopic1 il 16/11/2008, 17:50

pierodm ha scritto:Nel caso in oggetto, tuttavia, il problema non è solo il suo imperfettissimo funzionamento, ma la sua stessa "ragione sociale", che non si capisce bene quale sia, o - se si capisce - è francamente assurda, in quanto certifica e materializza un potere che la politica esercita direttamente sulla comunicazione, intrecciato con quello altrettanto esplicito manifestato nelle nomine dei vertici dell'azienda. Un guazzabuglio che la metà basterebbe.
E' logico, per altro, che tutti abbiano interesse a mettere le mani nel guazzabuglio: innanzi tutto perchè una nomina è sempre una nomina, e poi perché vale pur sempre il principio del massimo controllo del territorio - vale a dire che ogni nomina, anche quella del presidente della cooperativa dei baristi parlamentari, merita di essere presa sul serio, ossia di non essere lasciata ai concorrenti.
Nell'era berlusconiana, poi, la commissione ha un sano valore "industriale", dato che è pur sempre un terminale sensibile nel campo della concorrenza, e un'integrazione del potere dell'oligopolio televisivo.

Sto dicendo, in sostanza, che la commissione di vigilanza vale poco in se stessa, ma per qual poco vale soprattutto per Berlusconi, perché il nostro premier sa bene come utilizzarla.
Il centro-sinistra, invece, non ha fatto niente in materia televisiva nemmeno con il potere di governo, quando avrebbe potuto fare assai di più che semplicemente "vigilare".

Per quanto riguarda lo "sgarbo" fatto dalla maggioranza, con il colpo di mano di Villari, mi meraviglio della meraviglia: stiamo scoprendo adesso che questa maggioranza non rispetta le regole?
Ma diciamo meglio, riprendendo proprio le parole di Pino - la vera colpa che abbiamo è l'essere riusciti a rimanere inermi, nudi e senza speranza a furia di cedimenti e timidezze: stiamo scoprendo adesso l'immensa stupidaggine di un cambiamento in senso maggioritario, senza aver adeguato il sistema con i dovuti pesi e contrappesi?


Esattamente. Una commissione superflua in un paese normale. O quantomeno sarebbe una commissione "precauzionale". In un paese normale i vertici dell'azienda verrebbero scelti con criteri aziendali e non lottizzatori. E soprattutto non potrebbero essere sospettati di fare gli interessi del loro referente politico non in quanto (o non soltanto) referente politico ma in quanto padrone della concorrenza.

Lottizzazione: aveva senso la lottizzazione, anche se pratica poco edificante, nella prima repubblica, che non era bipolare ma multipolare, per cui le maggioranze che potevano di volta in volta materializzarsi non rispecchiavano necessariamente gli schieramenti parlamentari. Senza contare che anche questi ultimi non erano affatto granitici.
Oggi non si fa altro che replicare la situazione esistente a livello di governo-opposizione per cui sembra anche inutile che ci siano commissioni di controllo e garanzia con la presenza della minoranza che è destinata a rimanere minoranza in qualsiasi circostanza. Ecco perché in questi casi è importante la figura del Presidente e che il Presidente sia dell'opposizione e di sicura fede oppositoria.
In una commissione della prima repubblica il presidente sarebbe stato semplicemente un coordinatore o il verbalizzatore, in questa speriamo passeggera seconda, acquista un ruolo che può essere decisivo.

Io non sto scoprendo adesso l'immensa stupidaggine di un cambiamento in senso maggioritario, senza aver adeguato il sistema con i dovuti pesi e contrappesi. Lo dico e l'ho scritto in centinaia di post fin dall'inizio della seconda cosiddetta repubblica, in tempi in cui era difficile trovare qualcuno che avesse qualche dubbio sulla bellezza di quanto andavamo combinando per facilitare Berlusconi.

Scusa Ranvit: non avevo capito il tuo intervento; tic redevo in disaccordo con la frase in corsivo.
Ultima modifica di pinopic1 il 16/11/2008, 18:01, modificato 1 volta in totale.
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Re: Commissione di vigilanza RAI - lotta giusta o tra bande?

Messaggioda ranvit il 16/11/2008, 18:01

Devo ancora una volta sottoscrivere quanto dice pierodm a proposito della partecipazione dell'On. Zampa.

Credo che saremmo tutti felici se altri parlamentari partecipassero al ns forum e, pur nella limitatezza del loro tempo, dialogassero un po' con noi.

Nello specifico, dopo aver fatte mie le parole di pierodm, devo anche aggiungere che i toni degli interventi dell'On Zampa sono molto simili a quelli usati sul sito ufficiale del Pd : puntigliosa cassa di risonanza delle decisioni del vertice (che è la ragione per cui mi sono rifiutato di iscrivermi e di partecipare a quel sito, a quei circoli e a quel partito).
Insomma, ignorare in toto quello che noi diciamo per affermare solo le verità calate dall'alto, non è che mi sembra una grande "partecipazione" (E va anche detto che tali verità sono altalenanti e perdenti).

Vittorio
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Re: Commissione di vigilanza RAI - lotta giusta o tra bande?

Messaggioda borghinolivorno il 16/11/2008, 18:35

Pietro1 ha scritto:Non è da ora che il presidente della commissione di vigilanza spetta alla minoranza, ma in Italia, con questo governo, si sta andando a finire peggio dei paesi più totalitaristi del mondo. La prima cosa che bisogna fare è trovare i due traditori e il loro mandante e buttarli fuori dal partito. Una volta il titolo di Senatore significava ONORE, e quindi , se il sen. Villari vuole tener conto di questo, DEVE dimettersi.
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primo buon principio dei riformisti è quello di moderare termini e minacce......questi sono toni da KGB e da Comintern (o da Inquisizione se si preferisce) che non ci portano da punte parti...in quanto alla disciplina di partito cerchiamo di farne una virtu' ma non di invocarla quando siamo sul baratro o sui cocci di bottiglia degli errori accumulati...ci puo' consolare, ma ci porta da poche parti.
E'' evidente che nel PD ci sono diverse opinioni sulla Commissione (e dai giorni che hanno preceduto l'indicazione x Orlando da parte dei nostri alleati/non alleati (ditemelo voi) dell'Italia dei Valori) come ci sono diversissime opinioni sul sistema radiotelevisivo pubblico e privato (cose di cui sarebbe bene discutere in pubblico e non tramite riunione carbonare o messaggi nei voti segreti o affidandosi ai profeti di turno).

Per tornare ad una tiratina di orecchi che mi sarei preso....perchè il giudice costituzionale del Popolo della Liberta' era ineleggibile? ( che è cosa diversa dall'essere assolutamente inopportuna la sua nomina)...e perchè Orlando è un semplice amministratore locale che non puo' presiedere la commissione? (che è cosa diversa dall'essere a questo punto assolutamente inopportuno persistere in questa candidatura evidentemente più per motivi oggettivi che soggettivi).
Che guaio confondere l'oggettività della politica con la soggettività dei politici!

In quanto al "traditore" villari vorrei sommessamente ricordare che allo stato è vero che puo' dimettersi, ma che è stato eletto ad una carica istituzionale e ha pure la responsabilità di conduzione di un organismo parlamentare molto delicato.
Una volta dimessosi (spontaneamente evidentemente) a che punto ci ritroveremo...con altri 2 anni di vuoto nel controllo della TV pubblica, in mezzo agli applausi del cavaliere e dei liberi professionisti della TV di Stato? oppure consentiremo di azzerare gli orologi ad una leadership sempre più confusa ed incerta che teme addirittura il nemico interno e le manovre di palazzo.
Le battute sulla sua contiguità a De Gregorio di Villari sarà meglio risparmiarcele.....attendendo gli eventi ovviamente...ma il mondo è un po' più complicato rispetto alla semplificazione "o siamo di qua, o stiamo di la'" come ci ha insegnato il secolo breve e come ci ha insegnato la sua fine.

(attendo tuoni e fulmini) - paolo borghi livorno
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Re: Commissione di vigilanza RAI - lotta giusta o tra bande?

Messaggioda pinopic1 il 16/11/2008, 22:59

borghinolivorno ha scritto:Per tornare ad una tiratina di orecchi che mi sarei preso....perchè il giudice costituzionale del Popolo della Liberta' era ineleggibile?
paolo borghi livorno


E' vero che in Italia ormai tutto è possibile e ci siamo largamente assuefatti alle cose più pazzesche. Ma Pecorella è uno degli avvocati difensori del cosiddetto premier. Lo è anche in un processo in corso per sospendere il quale è stata fatta una apposita legge che potrebbe essere oggetto di pronunciamento da parte della Corte Costituzionale.
Ma non c'è problema. Anzi si potrebbe anche pensare di trasferire la sede della Corte a Palazzo Grazioli (nelle cantine) così si perde meno tempo, e il tempo si sa è denaro.
Come presidente della commissione di vigilanza avrei visto bene Fedele Confalonieri che almeno lui di televisione se ne intende e anche con questa soluzione eviteremmo di perdere tempo e denaro.

Scusa: ma riformista è sinonimo di moderato? No, lo dico perché sento il bisogno di aggiornarmi sul nuovo lessico politico postmoderno berlusconidipendente. Io purtroppo sono rimasto al tempo di Salvemini (Giustizia e Libertà) che definiva quello di Giolitti "il ministero della malavita".
E ho anche il limite di usare l'espressione "trasformista" ma mi rendo conto che da riformista devo evitare questi eccessi verbali.
Grazie per averci fatto notare questo pericolo che corriamo noi riformisti se non misuriamo le parole; si rischia di non apparire moderati.
Pensa se fossimo stati conservatori.
Che carino Villari però...
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Re: Commissione di vigilanza RAI - lotta giusta o tra bande?

Messaggioda Paolo65 il 17/11/2008, 10:24

Da questa vicenda emergono le seguenti riflessioni:

1.è scontro politico tra forze politiche che hanno poco da dire se non lottare per il potere
1bis.la DX è cinica oltre misura ma riesce sempre mediaticamente a mettere sotto scacco il PD
2.Veltroni non è un leader capace di mettere ordine dentro casa sua,sempre più delegittimato
3.il PD è ormai succube dell'IDV perchè al contrario su Orlando non si sarebbero fatte queste barricate
4.delle istituzioni non gliene importa a nessuno, al contrario Villari sarebbe invitato a rimanere dov'è visto che è un membro dell'opposizione come prevede la prassi politica.

Paolo
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