da pierodm il 16/11/2008, 15:39
Franz.
Il mio non era uno sfogo: se mai mi lasciassi andare ad uno sfogo, uno vero, dovrei contemporaneamente dare le dimissioni dal forum, prima di esserne gentilmente estromesso per aver violato tutte le regole del bon ton - non il bon ton formale, ma quello sostanziale.
La mia era una pacatissima e serena analisi di quelli che mi risultano essere fatti, in base ad un'esperienza che credo non piccolissima, visto che ho frequentato da iscritto (non mi do le arie dicendo "militato") sezioni del PCI prima e del PDS poi, e da nativo e cittadino della Capitale, oltre che per ragioni professionali, partecipato a numerosi congressi, convegni e assemblee locali.
Per inciso la mia "maleducazione" era pura ironia: non ritengo affatto di essere stato maleducato - anche se allo stesso tempo non faccio della buona o cattiva educazione un feticcio, ma mi affido più che altro alla mia abitudine direi istintiva di non essere mai sgarbato verso le "persone" e la loro sensibilità, specialmente se si tratta di persone in condizione di minorità o di debolezza.
Inoltre, mi sembra di aver sufficientemente "salvato" la figura specifica di Sandra, dicendo che probabilmente il mio discorso la faceva apparire come l'agnus dei, che prende su di sè peccati non suoi, o almeno non totalmente suoi.
Detto tutto questo, mi chiedo come mai sucecde che da un lato si parla spesso, in questo nostro paese, di fenomeni spiacevoli e spesso scandalosi, in generale, ma si diventa improvvisamnete garantisti e perdonisti non appena si entra in casi concreti, e si fanno nomi e cognomi.
Il calcio è preda dei miliardari ed è dominato dai maneggioni? Oh yes.
Ma guai a dire che l'Inter di Moratti è uno scandalo, e guai a indicare uno o l'altro dei procuratori come protagonisti di malefatte, per non parlare di questo o quel giocatore. La vicenda di Zeman insegna.
La politica vede il distacco dei leder e dei parlamentari dal paese reale, dai problemi, la casta, l'incompetenza, etc? Oho yes.
Ma guai a ricercare in un singolo - specialmente se del proprio partito o corrente, o se è un amico, un compaesano - tracce di quei comportamenti che si condannano sul piano generale: allora scatta l'ipotesi di uno sfogo personale, di livore dovuto a chissà che, di ignoranza...
Parafrasando: giacobini nel creare teorie generali, gesuiti nell'applicarle ai casi concreti.
Rispondendo nel merito.
Se per un singolo individuo è impossibile seguire e interagire con tutte le sedi di discussione, questo vale anche per noi, implumi e sdruciti cittadini: dovremmo inseguire i nostri "eletti" in giro per convegni e seminari?
Ma lasciamostare i paradossi che pure servono per verificare la validità di un concetto.
Quello che si chiede - o almeno, io nel mio microcosmo mentale chiedo - non è che una Sandra o un D'Alema legga quello che scrivo, ma che io possa leggere quello che ha da dire Sandra o il grande Max su i temi che trattiamo.
Sto dicendo che quello che conta non è la ricezione passiva - nostra o loro - di qualche pensiero o affermazione, ma il famoso "dialogo".
Quello che avviene nei comizi, nei convegni e nei seminari è una cosa diversa, e la conosciamo già: cosa diversa, con scopi diversi e linguaggi diversi.
Io francamente non sopporto più - da tampo tempo, non è cosa recente - l'abilità, l'abitudine, il vizio, e perfino la necessità del politico di fare la sfinge parlante: fare il suo discorso e poi tacere, o stare in silenzio ad ascoltare, senza prendere posizione.
Qualcuno pensa che sia di grande interesse, una svolta "umana" vedere Occhetto che bacia la moglie, o D'Aema che cucina il risotto?
Quello che interessa è (sarebbe) conoscere le idee di un parlamentare sugli argomenti che si trattano in una conversazione, in un qualunque dopo cena, o in questo forum. Conoscere, dialogare, rispondere, come si usa tra persone normali.
Il fatto è che il parlamentare - o il notabile di partito, piccolo o grande - non è del tutto una persona normale, nel senso che non si sente e non è libero di esprimere le proprie idee a tutto campo, e in contesti in cui non sa con precisione chi siano i propri interlocutori.
Ciò non significa che non crede in quello che dice, anzi: crede, o meglio pensa, esattamente quello che dice, solo che sta attento a dire quello che le ragioni di opportunità e di partito suggeriscono.
Il politico è un politico sempre, come gli assicuratori raccontati da qualche umorista inglese, i quali si portano i contratti da firmare anche al funerale del loro migliore amico.
Dico questo non per ilalzione, ma per esprienza: dei convegni e seminari, infatti, ho conosciuto non solo i tempi regolamentari, ma anche quelli supplementari e gli spogliatoi: non c'è verso di far dire ad un politico qualcosa di veramente libero e interessante sul piano "culturale" generale. Anche davanti ad un caffè, o sotto l'ombrello durante un nubifragio, le sue esternazioni somigliano sempre ad un "comunicato stampa".
Parlo di quelli bravi e navigati, naturalmente. Quelli avventizi e meno bravi studiano da bravi.
Tutto ciò, fatta salva la Sandra Zampa, che non può fare da puntaspilli solo perché ha avuto l'idea di iscriversi a questo forum.