Scandalo Lega, Bossi si dimette
scoperta cartella intestata a "The family"
Prime rivelazioni sui documenti rinvenuti nell'ufficio dell'ex tesoriere della Lega. La drammatica decisione del segretario nel corso del consiglio federale del partito convocata per nominare il nuovo tesoriere destinato a sostituire l'indagato Belsito. Il partito affidato a un triumvirato di reggenti, il Senatur nominato presidente
MILANO- Umberto Bossi si è dimesso. La decisione è arrivata nel corso del consiglio federale della Lega che avrebbe dovuto decidere la nomina di un nuovo tesoriere al posto di Francesco Belsito, costretto a lasciare dalle inchieste sull'utilizzo improprio dei rimoborsi elettorali da parte del Carroccio. Le dimissioni sono state definite "irrevocabili" e l'orientamento del partito sarebbe quello di sostituire il leader con un triumvirato di reggenti composto da Roberto Calderoli, Roberto Maroni e Manuela Dal Lago che dovrebbe restare in carica fino alla convocazione del prossimo congresso.
"Mi dimetto per il bene del movimento e dei militanti. La priorità è il bene della Lega e continuare la battaglia", ha detto Bossi al consiglio federale secondo quanto riferito su Radio Padania da Matteo Salvini al termine della riunione. Bossi sarebbe stato quindi nominato presidente della Lega, riferisce ancora Salvini, "da un consiglio federale commosso. Nessuno ha chiesto le dimissioni di Bossi, lui è arrivato già convinto, con una scelta decisa e sofferta".
La drammatica decisione del leader giunge sulla scia di un stillicidio di nuove rivelazioni su quanto accertato dalle tre procure che indagano sui conti della Lega. La magistratura di Napoli, ad esempio, ha scoperto che nella cassaforte di Belsito sequestrata ieri a Montecitorio c'era anche una cartella con l'intestazione "The family'. L'ipotesi degli investigatori è che i documenti siano relativi alle
elargizioni ai familiari di Bossi. Gli atti sono all'esame dei pubblici ministeri di Napoli, Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e John Henry Woodcock. Trovato anche un carnet di assegni che reca la scritta "Umberto Bossi". Il libretto sarebbe stato rilasciato dalla sede genovese della banca Aletti dove sono versati i contributi elettorali della Lega. Gli inquirenti ritengono che dal conto, gestito dal tesoriere finito sotto inchiesta, provengano le somme destinate a spese personali di familiari di Bossi. Nella cassaforte sono state inoltre trovate ricevute che documenterebbero spese affrontate per le esigenze di vario genere di familiari del leader del Carroccio.
La notizia, insieme alle altre in arrivo dalla procura di Milano 1, ha dato il colpo di grazia alla leadership sempre più in bilico del Senatur, piombando su un partito già alle prese con lo schock delle prime rivelazioni sul contenuto delle inchieste giudiziarie. Nella sede del partito sono presenti oltre a Bossi, Maroni, Calderoli, Mauro, Belsito e Castelli. All'esterno si è radunata invece una piccola folla che con grida e striscioni vuole espirimere solidarietà al leader. Una volta appresa la notizia delle dimissioni la gente ha fatto irruzione nel cortile della sede urlando cori a sostegno del leader: "Bossi non mollare", "Bossi-Bossi" e ancora "Butta fuori i traditori".
"La Lega non ha bisogno di rottamazione ma di congressi, il nostro futuro dipende da cosa facciamo, se passa il messaggio che vogliamo cambiare i cittadini ci seguono", aveva spiegato oggi prima del clamoroso annuncio il sindaco di Verona Flavio Tosi, uno degli esponenti del Carroccio più critici nei confronti dell'attuale dirigenza. "Anche se non sarà più segretario - aveva aggiunto - Bossi avrà comunque sempre un ruolo nel partito". "Su Belsito che aveva la responsabilità di decidere - ha detto ancora Tosi - ha sbagliato evidentemente a non decidere. Questo non perché Belsito sia colpevole, ma perché quando chi ha il ruolo di gestire i soldi riceve accuse di questo genere non può restare al suo posto. Anche il sospetto in queste situazioni basta. Se Belsito uscirà pulito è meglio, se andasse diversamente allora bisogna anche andare a vedere chi lo ha portato nel movimento e chi si è assunto la responsabilità di dargli quel ruolo".
(05 aprile 2012) www.repubblica.it