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Bossi si dimette

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Bossi si dimette

Messaggioda franz il 05/04/2012, 17:31

Scandalo Lega, Bossi si dimette
scoperta cartella intestata a "The family"
Prime rivelazioni sui documenti rinvenuti nell'ufficio dell'ex tesoriere della Lega. La drammatica decisione del segretario nel corso del consiglio federale del partito convocata per nominare il nuovo tesoriere destinato a sostituire l'indagato Belsito. Il partito affidato a un triumvirato di reggenti, il Senatur nominato presidente

MILANO- Umberto Bossi si è dimesso. La decisione è arrivata nel corso del consiglio federale della Lega che avrebbe dovuto decidere la nomina di un nuovo tesoriere al posto di Francesco Belsito, costretto a lasciare dalle inchieste sull'utilizzo improprio dei rimoborsi elettorali da parte del Carroccio. Le dimissioni sono state definite "irrevocabili" e l'orientamento del partito sarebbe quello di sostituire il leader con un triumvirato di reggenti composto da Roberto Calderoli, Roberto Maroni e Manuela Dal Lago che dovrebbe restare in carica fino alla convocazione del prossimo congresso.

"Mi dimetto per il bene del movimento e dei militanti. La priorità è il bene della Lega e continuare la battaglia", ha detto Bossi al consiglio federale secondo quanto riferito su Radio Padania da Matteo Salvini al termine della riunione. Bossi sarebbe stato quindi nominato presidente della Lega, riferisce ancora Salvini, "da un consiglio federale commosso. Nessuno ha chiesto le dimissioni di Bossi, lui è arrivato già convinto, con una scelta decisa e sofferta".

La drammatica decisione del leader giunge sulla scia di un stillicidio di nuove rivelazioni su quanto accertato dalle tre procure che indagano sui conti della Lega. La magistratura di Napoli, ad esempio, ha scoperto che nella cassaforte di Belsito sequestrata ieri a Montecitorio c'era anche una cartella con l'intestazione "The family'. L'ipotesi degli investigatori è che i documenti siano relativi alle
elargizioni ai familiari di Bossi. Gli atti sono all'esame dei pubblici ministeri di Napoli, Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e John Henry Woodcock. Trovato anche un carnet di assegni che reca la scritta "Umberto Bossi". Il libretto sarebbe stato rilasciato dalla sede genovese della banca Aletti dove sono versati i contributi elettorali della Lega. Gli inquirenti ritengono che dal conto, gestito dal tesoriere finito sotto inchiesta, provengano le somme destinate a spese personali di familiari di Bossi. Nella cassaforte sono state inoltre trovate ricevute che documenterebbero spese affrontate per le esigenze di vario genere di familiari del leader del Carroccio.

La notizia, insieme alle altre in arrivo dalla procura di Milano 1, ha dato il colpo di grazia alla leadership sempre più in bilico del Senatur, piombando su un partito già alle prese con lo schock delle prime rivelazioni sul contenuto delle inchieste giudiziarie. Nella sede del partito sono presenti oltre a Bossi, Maroni, Calderoli, Mauro, Belsito e Castelli. All'esterno si è radunata invece una piccola folla che con grida e striscioni vuole espirimere solidarietà al leader. Una volta appresa la notizia delle dimissioni la gente ha fatto irruzione nel cortile della sede urlando cori a sostegno del leader: "Bossi non mollare", "Bossi-Bossi" e ancora "Butta fuori i traditori".

"La Lega non ha bisogno di rottamazione ma di congressi, il nostro futuro dipende da cosa facciamo, se passa il messaggio che vogliamo cambiare i cittadini ci seguono", aveva spiegato oggi prima del clamoroso annuncio il sindaco di Verona Flavio Tosi, uno degli esponenti del Carroccio più critici nei confronti dell'attuale dirigenza. "Anche se non sarà più segretario - aveva aggiunto - Bossi avrà comunque sempre un ruolo nel partito". "Su Belsito che aveva la responsabilità di decidere - ha detto ancora Tosi - ha sbagliato evidentemente a non decidere. Questo non perché Belsito sia colpevole, ma perché quando chi ha il ruolo di gestire i soldi riceve accuse di questo genere non può restare al suo posto. Anche il sospetto in queste situazioni basta. Se Belsito uscirà pulito è meglio, se andasse diversamente allora bisogna anche andare a vedere chi lo ha portato nel movimento e chi si è assunto la responsabilità di dargli quel ruolo".

(05 aprile 2012) www.repubblica.it
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Re: Bossi si dimette

Messaggioda pianogrande il 05/04/2012, 18:11

Nella politica italiana sta succedendo quello che spesso succede nei paesi massacrati dalla colonizzazione o da una dittatura.
Quando la potenza dominatrice se ne va, lascia un paese perso, nel caos, assolutamente impreparato a rinnovarsi.
Il lato positivo è che le cricche del malaffare cominciano a sfasciarsi.
Il lato negativo è che non sappiamo da chi verranno rimpiazzate.

Con il preavviso di burrasca della margherita prima e col terremoto della lega poi, il processo di sfaldamento è ormai in corso.
Non so se la cittadinanza e qualche forza politica un po' meno marcia delle altre saranno in grado di mettere il becco in questa che è, comunque, una rivoluzione.

Quanto rischio c'è di avere un altro berlusconismo invece che una classe politica più pulita?
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Re: Bossi si dimette

Messaggioda franz il 05/04/2012, 21:01

pianogrande ha scritto:Quanto rischio c'è di avere un altro berlusconismo invece che una classe politica più pulita?

Gli italiani dimenticano in fretta.
Detto questo, tu come la vedi?
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Re: Bossi si dimette

Messaggioda pianogrande il 05/04/2012, 23:59

Più o meno la vedo così Franz
Il terrore del ghe pensi mi non mi abbandona.
Lo stesso governo tecnico ed il suo successo non costituiscono un fatto incoraggiante.
Almeno sul lungo periodo.
Certificato che l'attuale classe politica è troppo impegnata a farsi gli affari propri invece che a governare il paese, non la vedo tanto rosea.
Dicevo, tempo fa, che anche ai ladri conviene avere delle istituzioni e delle attività che funzionino.
Non si può solo spremere il limone.
Alla fine non rimane niente da rubare e nessuno a cui rubare.
Se tutte le rendite diventano parassitarie e/o di posizione, saremo tutti poveri.

Certo che una attività di base ed una produzione di ricchezza incomprimibile continueranno ad esistere per motivi di sopravvivenza.
A quel punto, però, la gente sarà diventata piuttosto cattiva.
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Re: Bossi si dimette

Messaggioda Iafran il 06/04/2012, 0:06

Che qualche "politico" si dimetta per aver bleffato ai suoi elettori (e ai cittadini italiani) dovrebbe essere un'ovvietà in Europa ... se ci fa discutere vuol dire che non siamo nemmeno in grado di valutare lo "spread di democrazia" esistente fra la nostra Italia e gli altri Stati della UE.
Io ci dormirò sopra stanotte e aspetto che prima o poi "adda passà a nuttata", che venga veramente l'alba dei valori democratici tramite una seria classe politica (senza "mezze calzette") al Parlamento e al Governo.
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Re: Bossi si dimette

Messaggioda franz il 06/04/2012, 8:38

Fa specie che sia Berlusconi che Bossi alla fine siano inciampati (ognuno a modo suo) sulla famiglia.
Berlusconi con la storia delle minorenni, ruby compresa, del sesso come malattia, con anche l'appello della moglie e poi il divorzio. Bossi con il familismo. L'aver portato dentro il movimento politico i figli (il famoso trota) è stata la sua rovina. E lo ammette.


Il Po mormorava

L’indomito guerriero si è lasciato irretire dal clan familiare. Il capo carismatico di un movimento nato nella lotta alla corruzione di «Roma ladrona» si è inabissato nei gorghi di una cricca familista vorace e spregiudicata.

A Umberto Bossi che cade in una brutta storia di soldi inghiottiti dal «cerchio magico» va però riconosciuta la grandezza di un leader che ha imposto nell’agenda politica nazionale la «questione settentrionale ». E ha interpretato i sentimenti di un popolo che non aveva rappresentanza politica. Ora di quella grande rivoluzione resta solo il guscio voto. Ma l’establishment non deve illudersi nella fine ingloriosa di un outsider valoroso che seppe farsi politico accorto: quella frattura tra il Nord e il Palazzo non si è ricomposta. E non sarà una miserabile vicenda di fondi stornati a cancellare una storia iniziata nelle periferie del sistema e sul cui futuro nessuno avrebbe scommesso un soldo.

Bossi ce l’aveva fatta da solo, ma termina la sua carriera di leader indiscusso prigioniero di un partito diventato proiezione di un capo circondato da figure mediocri ai quali chiedeva fiducia incondizionata e protezione psicologica. Gli ultimi anni di leadership erano diventati un tormento: l’insulto e il gestaccio al posto dell’argomento, il figlio onnipresente al posto di una classe dirigente, l’imitazione stanca del machismo come surrogato di un’energia perduta, il tatticismo politico esasperato al posto di una strategia politica.

Bossi era il leader dell’unico partito «vero» della Seconda Repubblica. Ma il popolano prigioniero della sua paranoia politica, sempre più ossessionato dal «complotto» mano a mano che la sua leadership si indeboliva, ha perso sempre più contatto con il mondo vasto dei ceti produttivi del Nord che nella Lega avevano visto uno sfogo e una scommessa. Bossi si rinchiudeva nel suo recinto sacro. Riceveva l’omaggio devoto del popolo che si riuniva sui pratoni di Pontida, si commuoveva per l’ampolla alle fonti magiche del Po, urlava «secessione» per sentirsi più forte. Ma, fuori della cerchia militante, chi aveva creduto nella rivolta fiscale, nella libertà dalle pastoie burocratiche e stataliste, nell’affrancamento del Nord non si fidava più già da tempo del miracolo leghista.

Bossi aveva tutti contro, ma ha contribuito a scardinare la Prima Repubblica, portando istanze nuove dove prima il Nord era solo un’espressione geografica. Ha fatto della sua Lega quel che voleva: partito di lotta ma anche di governo, orgoglioso della sua rozzezza ma anche capace di padroneggiare con maestria i virtuosismi tatticisti della politica romana. La forza di Bossi è stata straordinaria. La malattia non lo ha sconfitto. Ma qualcosa si era rotto nel meccanismo delicatissimo di un partito abituato a muoversi sui ritmi imposti dal suo leader. E stavolta il leader non ce l’ha fatta, si è asserragliato nel suo bunker familiare. Nel bunker dove è finita la sua avventura politica.

Pierluigi Battista http://www.corriere.it


I retroscena di un addio. Lo strazio di Bossi: ai ragazzi dovevo preferire la Lega
«Mi avete preso per i fondelli ma l'errore è mio:mettere i figli in politica»

Auto in leasing e «normali affitti» per le case: così il leader spiegava quella vita sopra le righe

E la base attacca il "giuda" Maroni MILANO - «Mi avete preso per il culo. Ma la cazzata piu grande l'ho fatta io, tutta da solo: non avrei dovuto far entrare i ragazzi in politica». Nel giorno dell'amarezza più straziante, Umberto Bossi racconta a un amico la sua ultima serata da segretario federale della Lega. Un lungo, doloroso redde rationem con la famiglia: «Qualcuno me lo aveva anche detto: "Umberto, devi scegliere tra la Lega e i figli". Lo sapevo anch'io, avrei dovuto scegliere la Lega. I figli potevano fare qualcosa d'altro». Nel pomeriggio di mercoledì, infatti, Bossi ha abbandonato via Bellerio mentre la segreteria politica del movimento era ancora in corso. Le evidenze di quello che non aveva mai voluto vedere gli sono state rivelate in un'epifania progressiva di fatti, circostanze ed eventi che fino a quel momento aveva sempre, letteralmente, ignorato. I macchinoni dei figli Renzo e Riccardo? Dei leasing. Gli appartamenti di Renzo? Normali affitti. D'altronde, un consigliere regionale guadagna mica male. Tutto poteva pensare Umberto Bossi nella sua vita di ventura, tranne che a far tremare dalle fondamenta la sua costruzione sarebbero stati i figli. La famiglia. C'è chi parla di responsabilità oggettive: «Non passa per una volpe? E come mai non si è accorto di nulla?». Ma qui, appunto, a far scricchiolare l'edificio è stato il più insidioso dei cavalli di Troia. I figli. La famiglia. Strozza la gola il pensare che, ancora pochi mesi fa, nell'infuriare dello scontro tra «cerchio magico» e «barbari sognanti», il capo padano preso in contropiede dal conflitto sottovalutato dichiarasse che «Renzo è l'unico di cui mi fido».

Tutto nasce nella notte nevosa tra il 10 e l'11 marzo 2004, quando il cuore di Umberto Bossi impazzisce. Manuela Marrone, la moglie, si ritrova a fare cupe riflessioni sul futuro: il marito è tra la vita e la morte, lei ha tre figli da crescere e la sua naturale diffidenza la porta a non fidarsi di nessuno. A partire da quei colonnelli che vede pronti a impadronirsi del movimento da lei stessa fondato vent'anni prima. Nelle primissime ore, c'è spazio soltanto per l'amica Rosi Mauro e per Luciano Bresciani, il cardiologo convertito da Bossi alla Padania, oggi assessore lombardo alla sanità. La prima decisione è subito presa: bisogna andarsene dall'ospedale di Varese. Nessuno deve parlare a nome suo, nessuno deve nemmeno essere in grado di fare scommesse sulla sua salute. Nella paranoia di quelle ore concitate, si teme addirittura che qualcuno possa approfittare della situazione per togliere Bossi di mezzo. E così il leader semicosciente si volatilizza nella notte in direzione della svizzera Sion con gran rabbia del governatore lombardo Roberto Formigoni. È più o meno in quei giorni che nasce il «cerchio magico», quel cordone che renda Bossi, paradosso tra i paradossi, sempre più inaccessibile. I suoi ordini vanno filtrati, le informazioni che riceve, selezionate. È lì che nasce il soprannome di Manuela Marrone, il «vero capo». Che trasmette i suoi ordini attraverso «la Nera», la «badante» Rosi Mauro.

Le dimissioni di Bossi, base leghista sotto-choc Ma quel che fa precipitare la situazione è l'ingresso sulla scena politica di Renzo. Ancora nel settembre 2009, Umberto Bossi racconta ai giornalisti dei figli, della sua preoccupazione che, per la loro giovinezza e inesperienza, possano essere utilizzati contro di lui e soprattutto contro la Lega: «Renzo deve andare via. Deve studiare all'estero. Voi non lo lascereste in pace». Che cosa poi accada non è dato sapere. Fatto sta che in gennaio, Renzo è candidato in Regione. La stretta su Bossi diventa, se possibile, ancora più severa. La realtà deve essere ancora più filtrata. Perché il perno di tutto è proprio Renzo. Giuste le ipotesi dei magistrati, sono gli «amici» di Renzo, quelli che ogni giorno ne magnificano al padre le doti, a trarre i benefici economici dal sistema. Ma perché il gioco regga, il papà non deve sapere. Meno contatti ha, meglio è. E così la maggior parte dei suoi appuntamenti pubblici scompare dalla Padania e dal web della Lega, i giornalisti vengono tenuti il più lontano possibile e lo stesso vale per i dirigenti del movimento. Bossi ama trascorrere le nottate libere al bar Bellevue di Laveno? Sul posto vengono organizzati turni di guardia. E se arrivano importuni, siano essi giornalisti oppure dirigenti che attendono da settimane di parlare con il «Capo», scatta l'allarme e arrivano i rinforzi per «proteggere» il leader. Il «cerchio» è chiuso.

Marco Cremonesi www.corriere.it
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Re: Bossi si dimette

Messaggioda soloo42001 il 06/04/2012, 9:54

Adesso vedremo la gara a chi si dimostrera piu` magnanimo verso lo sconfitto Bossi.
Gia` tentano di farlo passare per una vittima.
Della malattia, della famiglia, dei colleghi di partito.

Mi permetto di ricordare su Bossi:
- ha sdoganato il razzismo in Italia
- ha drenato energie politiche per quasi 30 anni dietro un sogno anticostituzionale, la secessione
- ha portato in Italia, non che non ci fisse gia` una predisposizione atavica, una mentalita` gretta, ignorante, miope e provinciale
- ha appoggiato per 20 anni Berlusconi e i suoi disegno di uso privato della cosa pubblica

Potrei continuare ore a scriverne.

Dopo la "malattia", si e` circondato di figuri loschi.
Ha "sistemato" tutti i famigli in posizioni chiave.

Per quello che mi riguarda l'Italia dovrebbe far guerra alla Svizzera per averlo rimesso in piedi nel 2004.

Vittima una cippa.
Avversario degno un par de palle.

E` stato un mascalzone profittatore.
Come tanti, purtroppo, in Italia.

Saluti.


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Re: Bossi si dimette

Messaggioda flaviomob il 06/04/2012, 11:13

Bisogna ricordare le frasi urlate dalla lega sulle tv private "Arabi di merda" e altre allo stesso livello o peggio. E gli incendi ai campi rom. Il signor Calderoli che ora fa parte del triumvirato post bossiano è accusato di truffa aggravata ai danni dello stato.
Negli anni ottanta ricordo ancora manifesti deliranti: MEDICI LOMBARDI NEGLI OSPEDALI LOMBARDI. Poi Bossi va a farsi curare in Svizzera! :lol:


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Re: Bossi si dimette

Messaggioda pianogrande il 06/04/2012, 11:45

Dimesso?
Mah!
Da segretario a presidente e tutto il resto come prima (il tesoriere è una figura del tutto marginale a livello politico).
Uno che si dimette se ne deve andare a casa.
Finché Bossi avrà il biglietto di ingresso in Via Bellerio e nelle riunioni varie, mah!
Qualcuno parla addirittura di addio a Bossi.
Più ci penso più tutto mi appare come l'ennesima presa per il c..... del popolo leghista che comprende anche brave persone convinte che il loro partito stia lì a lottare contro la corruzione di romaladrona.
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Re: Bossi si dimette

Messaggioda flaviomob il 06/04/2012, 12:17

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