da pierodm il 16/11/2008, 2:30
Stordito dall'ebrezza del dialogo tra Sandra e Pag, mi sono lasciato distrarre dal tema.
Vorrei dire a Pino che la questione mi ricorda la famosa "commissione delle pastarelle", come chiamavamo quella piccola istituzione vigente in caserma al tempo del mio servizio militare: una specie di commissione interna, che avrebbe dovuto decidere in merito alla vita della truppa, gloriosa tappa della democrazia nel mondo in divisa.
In sostanza l'unico potere che aveva - consultivo, sia chiaro - era di decidere se la domenica si preferivano le paste alla crema o una fettina di torta.
Definirla una presa per il culo era ovviamente il minimo, tanto che non ci prendevamo nemmeno il disturbo di definirla: ci limitavamo a riderci sopra.
Ora, la domanda è: senza quella commissione la vita in caserma sarebbe stata migliore?
Certamente no, così come la qualità, o "l'equilibrio politico" della televisione non sarebbero migliori senza la commissione di vigilanza.
Ho la sensazione che siamo ridotti davvero male, se discutiamo di un'istituzione mettendola in rapporto all'extrema ratio della sua ipotetica scomparsa, invece che al progetto di un suo funzionamento ottimale: una stranezza che si potrebbe estendere all'intero parlamento, alla polizia, alla politica estera, alla burocrazia, che sarebbero esentati da qualunque critica in quanto per tutte queste istituzioni scatterebbe la domanda "sarebbe meglio che non ci fossero?".
Nel caso in oggetto, tuttavia, il problema non è solo il suo imperfettissimo funzionamento, ma la sua stessa "ragione sociale", che non si capisce bene quale sia, o - se si capisce - è francamente assurda, in quanto certifica e materializza un potere che la politica esercita direttamente sulla comunicazione, intrecciato con quello altrettanto esplicito manifestato nelle nomine dei vertici dell'azienda. Un guazzabuglio che la metà basterebbe.
E' logico, per altro, che tutti abbiano interesse a mettere le mani nel guazzabuglio: innanzi tutto perchè una nomina è sempre una nomina, e poi perché vale pur sempre il principio del massimo controllo del territorio - vale a dire che ogni nomina, anche quella del presidente della cooperativa dei baristi parlamentari, merita di essere presa sul serio, ossia di non essere lasciata ai concorrenti.
Nell'era berlusconiana, poi, la commissione ha un sano valore "industriale", dato che è pur sempre un terminale sensibile nel campo della concorrenza, e un'integrazione del potere dell'oligopolio televisivo.
Sto dicendo, in sostanza, che la commissione di vigilanza vale poco in se stessa, ma per qual poco vale soprattutto per Berlusconi, perché il nostro premier sa bene come utilizzarla.
Il centro-sinistra, invece, non ha fatto niente in materia televisiva nemmeno con il potere di governo, quando avrebbe potuto fare assai di più che semplicemente "vigilare".
Per quanto riguarda lo "sgarbo" fatto dalla maggioranza, con il colpo di mano di Villari, mi meraviglio della meraviglia: stiamo scoprendo adesso che questa maggioranza non rispetta le regole?
Ma diciamo meglio, riprendendo proprio le parole di Pino - la vera colpa che abbiamo è l'essere riusciti a rimanere inermi, nudi e senza speranza a furia di cedimenti e timidezze: stiamo scoprendo adesso l'immensa stupidaggine di un cambiamento in senso maggioritario, senza aver adeguato il sistema con i dovuti pesi e contrappesi?