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Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda flaviomob il 26/03/2012, 20:46

franz ha scritto:
paesi con produttività diversa possono sostenere welfare differenti.


Ciò non giustifica, da noi, un peso fiscale spropositato sulle spalle del lavoro dipendente (e anche dei precari, ora) che non porta un welfare adeguato alle trattenute subite. Inoltre il costo della vita è molto diverso tra Italia e paesi come Germania e Danimarca. Da noi un welfare solido si potrebbe costruire con una spesa inferiore, invece si favoriscono i grandi patrimoni improduttivi, l'evasione, il nero e le mafie.

E di precariato si muore.

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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda franz il 26/03/2012, 21:15

flaviomob ha scritto:Ciò non giustifica un peso fiscale spropositato sulle spalle del lavoro dipendente (e anche dei precari, ora) che non porta un welfare adeguato alle trattenute subite. Inoltre il costo della vita è molto diverso tra Italia e paesi come Germania e Danimarca.

Vero, ma il peso fiscale (eccessivo) è dato da spese eccessive e questo dipende da 20 o 30 anni di scelte passate (debito incluso, che costa un'ottantina di miliardi di interessi ogni anno) non da questo governo.

Il costo della vita è una cosa complessa da calcolare (paniere etc) ed ho l'impressione che si ritenga istintivamente Germania e Danimarca piu' care dell'Italia. O è il contrario. Comunque vada, se il potere d'acquisto è diverso non è per la sfiga di montezuna ma per ben precise scelte di politica fiscale, per il livello di produttività e varie altre cose che non sono decise da Dio ma dall'uomo.

I calcoli si possono fare e mi dicono per esempio che fatto 100 il livello dei prezzi di N.Y. Francoforte è 98, Copenhagen 118 e Roma è 93 (arrotondando per risparmiarvi i decimali).
Ma sul livello dei salari, Se N.Y. è 100, Francoforte è 90, Copenhaghen 135 e Roma 53.
Combinando i due abbiamo che mettendo a 100 il potere di acquisto di N.Y. allora Francoforte è 92, Copenhaghen è 114 e Roma 57. In pratica un lavoratore della danimarca a parità di salario puo' comprare quasi il doppio dei beni e servizi italiani. Ma questo è legato alla produttività, che consente un buon potere d'acquisto. Ma anche il cittadino tedesco, svizzero, australiano e americano se la cava meglio. Parigi invece viene dopo Milano (ma si sa che in francia le tasse sono ancora piu' alte che in Italia).
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda soloo42001 il 27/03/2012, 9:41

Ma questo è legato alla produttività, che consente un buon potere d'acquisto.



Bisogna capirsi quando si parla di "produttivita`".

Perche` detto alla Brunetta/Sacconi significa che i lavoratori italiani non lavorano come i pari colleghi tedeschi.

Io, che giro abitualmente per l'Europa, non vedo praticamente differenze di approccio fra gli italiani e i tedeschi o gli scandinavi.

Anzi.

I nordeuropei sono abituati alle 17 a metter giu` la penna e via al pub e poi a casa.

Culturalmente, invece, c'e` una migliore organizzazione del lavoro.
Piu` ordinato, razionale, efficiente.
Ma non deriva da norme o sindacati piu` "buoni", ma da una diversa mentalita` comune.

Il che, di riflesso, porta anche a decisioni strategiche piu` lungimiranti, efficienti, intelligenti.
Siano esse politiche, sindacali o imprenditoriali.

Per cui in VW e` considerato normale lavorare per anni meno per lavorare tutti, perche` mentre cio` avviene e` normale che l'azienda attui una serie di misure strategiche per produrre nuovi modelli piu` appetibili sul mercato.

L'esatto opposto dell'approccio italiano, dove l'imprenditore (vedi Marchionne) ti dice: "tu intanto vedi di produrre di piu` e di costare meno, poi vediamo se riesco a non delocalizzare".

Concludendo, dovendo motivare l'arretratezza del sistema italiano, ci andrei piano a buttarla sul piano della "produttivita`".

Altrimenti fra 30 anni siamo ancora qua a discutere se il congedo di paternita` obbligatorio di 3 giorni produrra` o meno un cambio di approccio culturale alle cure parentali.

Ciao.

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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda pianogrande il 27/03/2012, 10:02

Questo tantissimi si dimenticano di dirlo.
Con le dovute eccezioni, l'imprenditore italiano ha, normalmente, la gretta mentalità di spremere il limone più possibile e finché si può.
Non rispetto della sicurezza, evasione fiscale, inquinamento, pressione continua sui diritti e sul salario dei dipendenti.

Da questa politica (da sempre, nei fatti, sopportata se non appoggiata da qualsiasi governo sinistra compresa) si vorrebbe scaturissero dipendenti che mettano il bene comune davanti alla difesa di quel poco che gli resta di salario e di diritti.

In un mondo di furbi governato da furbi, questa è la furbata estrema.

Cornuti, mazziati e disprezzati.

E' ora di finirla.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda soloo42001 il 27/03/2012, 10:48

E' ora di finirla.


L'ora e` gia` passata.
Nel senso che e` finita.

Uno degli argomenti di Fornero a report era che se il Paese andava fallito era peggio per tutti.
Anche peggio del disastro degli esodati, del taglio delle pensioni e di quello che si apprestano a forzare per la riforma del lavoro.

Ebbene.

A un lavoratore che:
1. e` senza lavoro
2. e` senza futuro
3. andra` in pensione forse a 67 anni
4. i cui figli non hanno futuro
5. che non riesce a tirare avanti la famiglia
6. che capisce benissimo COME si e` arrivati al disastro (a forza di furberie)

A uno cosi`, e ce ne sono milioni e milioni, se gli dici che bisogna tagliare ancora perche`
senno' il Paese fallisce, ti risponde bellamente: "che fallisca, che me ne frega, peggio di cosi` io non posso stare".

In breve, avendo milioni e milioni di persone in Italia che gia` vivono in "stile greco", non puoi usare come argomento lo spauracchio della Grecia.

E poi chiedergli pure il voto.
Ecco perche` abbiamo il 40% di gente che non vuole saperne di votare.

E auguriamoci che non nascano derive violente.
Perche` gli ingredienti ci sono tutti:
- arroganza del potere e del governo
- insipienza, vilta`, inania e miopia delle forze politiche
- superficiale minimizzazione, quando non dileggio e derisione, delle situazioni di indigenza di milioni

Il caso dei 350000 "esodati", che non si e` voluto affrontare al momento giusto, ovvero in approvazione
della riforma a dicembre, e` esemplare.

E` un governo che va per le spicce con i piu` deboli.
"'Ndo cojo cojo e a chi tocca nun se 'ngrunga".
Tradotto: "Dove colpisco colpisco, e a chi tocca non si arrabbi".

E` un governo di arroganti (ma ben educati) che pensano di avere a che fare con studentelli alla disperata ricerca del voto sul libretto universitario.
Invece hanno a che fare con milioni di persone che stanno precipitando nella miseria.
E non lo capiscono.
E pretendono pure dai partiti appoggio cieco, "perche` non si devono distribuire caramelle"...

Bah.

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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda Stefano'62 il 27/03/2012, 12:02

soloo42001 ha scritto:
A uno cosi`, e ce ne sono milioni e milioni, se gli dici che bisogna tagliare ancora perche`
senno' il Paese fallisce, ti risponde bellamente: "che fallisca, che me ne frega, peggio di cosi` io non posso stare".

L'avete capito o no ????
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda franz il 27/03/2012, 12:25

pianogrande ha scritto:Questo tantissimi si dimenticano di dirlo.
Con le dovute eccezioni, l'imprenditore italiano ha, normalmente, la gretta mentalità di spremere il limone più possibile e finché si può.

A me pare che questa mentalità sia universale in Italia, politici compresi (e il limone siamo noi).
Ma anche tanti dipendenti, soprattutto pubblici, che se per contratto hanno diritto ad un certo numero di giorni di assenza pagata, quel diritto si trasforma nel dovere di prenderli tutti. Per non perderli. Stessa logica dello spremere il limone. Universale.

Venedo alla produttività, essa si calcola in modo molto semplice, dividendo il valore aggiunto per il numero di lavoratori ed è matematicamente certo che:
1) altri hanno una produttività superiore, cosa che giustifica stipendi piu' alti
2) la nostra non solo é bassa ma è ferma, non cresce. Mentre continua a crescere quella degli altri.

Per il resto, cari amico, non so cosa dirvi. Leggo molta retorica, distribuita a larghe bracciate. Magari avvincente per il popolino ma improduttiva. Con la retorica un paese non cresce. Magari ci vivono giornalisti, politici e sindacalisti, ma qualcuno deve pur lavorare sodo per far tirare il carro. Occorre lavorare di piu', non di meno.
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda Stefano'62 il 27/03/2012, 12:40

No Franz,la vera retorica è quella di chi se ne strafotte degli ultimi e poi viene a nascondersi dietro il lebero mercato e l'incapacità degli ultimi.
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda chango il 27/03/2012, 13:01

franz ha scritto:
pianogrande ha scritto:Questo tantissimi si dimenticano di dirlo.
Con le dovute eccezioni, l'imprenditore italiano ha, normalmente, la gretta mentalità di spremere il limone più possibile e finché si può.

A me pare che questa mentalità sia universale in Italia, politici compresi (e il limone siamo noi).
Ma anche tanti dipendenti, soprattutto pubblici, che se per contratto hanno diritto ad un certo numero di giorni di assenza pagata, quel diritto si trasforma nel dovere di prenderli tutti. Per non perderli. Stessa logica dello spremere il limone. Universale.

Venedo alla produttività, essa si calcola in modo molto semplice, dividendo il valore aggiunto per il numero di lavoratori ed è matematicamente certo che:
1) altri hanno una produttività superiore, cosa che giustifica stipendi piu' alti
2) la nostra non solo é bassa ma è ferma, non cresce. Mentre continua a crescere quella degli altri.

Per il resto, cari amico, non so cosa dirvi. Leggo molta retorica, distribuita a larghe bracciate. Magari avvincente per il popolino ma improduttiva. Con la retorica un paese non cresce. Magari ci vivono giornalisti, politici e sindacalisti, ma qualcuno deve pur lavorare sodo per far tirare il carro. Occorre lavorare di piu', non di meno.


in Italia, prima della crisi, si lavorava di più (numero di ore per addetto) che in Francia e Germania, però gli stipendi erano più bassi.
In Italia bisogna lavorare meglio non di più. ma questo è duro da capire.

la produttività dipende tantissimo dagli investimenti pubblici e soprattutto privati. questi ultimi in Italia si sono fortemente ridotti e, ti prevengo, la pressione fiscale non c'entra nulla.
se si parla di produttività non si può in nessun caso non prendre in cosiderazione il comportamento e il ruolo delle imprese. e non certo come le povere vittime del cattivone di turno (Stato, CGIL, Montezuma...), ma come i soggetti che portano le principali responsabilità della caduta della produttività italiana.
chango
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Re: Riforma del lavoro. Tutti d'accordo tranne la CGIL

Messaggioda franz il 27/03/2012, 13:24

chango ha scritto:in Italia, prima della crisi, si lavorava di più (numero di ore per addetto) che in Francia e Germania, però gli stipendi erano più bassi.
In Italia bisogna lavorare meglio non di più. ma questo è duro da capire.

la produttività dipende tantissimo dagli investimenti pubblici e soprattutto privati. questi ultimi in Italia si sono fortemente ridotti e, ti prevengo, la pressione fiscale non c'entra nulla.
se si parla di produttività non si può in nessun caso non prendre in cosiderazione il comportamento e il ruolo delle imprese. e non certo come le povere vittime del cattivone di turno (Stato, CGIL, Montezuma...), ma come i soggetti che portano le principali responsabilità della caduta della produttività italiana.

La produttività oraria è inquinata dal sommerso, che da noi è il doppio della germania.
Il numero di ore non c'entra un tubo perché se uno è veramente produttivo fa in 2 ore quello che l'improduttivo fa in 27.
La pressione fiscale c'entra eccome, perché se gli utili aziendali in Italia sono (tar)tassati al 60% ed in germania al 20% è evidente che il poco che rimane, dove la pressione fiscale sugli utili è piu'alta, toglie risorse agli investimenti produttivi.
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