Da Parigi Bersani e Hollande lanciano
il manifesto dell'Europa progressista
Il leader a Parigi alla Convention sulla Rinascita dell'Europa. "Verso una nuova stagione della storia e della politica". "Questo non è più il tempo dell'attesa. Questo è il nostro tempo. I conservatori, in fondo, la loro chance l'hanno avuta". "Il trattato 'fiscal compact' non è sufficiente per affrontare la crisi"
PARIGI - Rilancia il sogno di un'Europa progressista il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. "Serve un'Europa politica", dice da Parigi, dove è intervenuto alla convention sulla Rinascita dell'Europa, organizzata dalla Fondazione dei progressisti europei per sostenere la candidatura di François Hollande alla presidenza francese.
"Oggi, qui a Parigi, i progressisti Europei mostrano la volontà che li unisce: aprire una nuova stagione della storia e della politica per l'Europa. Questa oggi è la nostra ambizione". Bersani ha presentato con Hollande e il socialista tedesco Sigmar Gabriel il manifesto dei progressisti europei. "Non dobbiamo avere più timidezze - ha detto - . Vorrei dirlo con chiarezza: per noi, per le forze democratiche, progressiste e socialiste, questo non è più il tempo dell'attesa. Questo è il nostro tempo. I conservatori, in fondo, la loro chance l'hanno avuta. Loro hanno guidato a lungo le sorti dell'Europa: in Francia e in Germania. In italia e altrove. Hanno seminato le loro idee e i loro valori. Ma la raccolta si è rivelata disastrosa".
Poi Bersani interviene anche sul nuovo trattato intergovernativo sulla disciplina di bilancio, il 'fiscal compact', firmato da 35 paesi e ora in attesa di ratifica. "Non basta, non è sufficiente" senza l'aggiunta di iniziative per la crescita che permettano di uscire dalla crisi e di non aggravare la recessione", dice il segretario del Pd. Sulla richiesta
agli elettori di dargli il mandato per riaprire il negoziato sul 'fiscal compact' Hollande ha basato in gran parte la proposta di politica europea del suo programma.
Quella dei conservatori, ha detto Bersani, è stata "una politica del tutto inadeguata ad affrontare l'emergenza economica e "sociale della crisi", nella quale "si è continuato a difendere una linea perdente, coltivando l'idea che tutte le colpe fossero dei singoli paesi, del loro debito e dei loro disavanzi. Sì, c'è un problema di disciplina dei bilanci - ha ammesso il segretario del Pd -, ma non è lì l'origine della crisi. Gran parte dei problemi di bilancio è piuttosto una conseguenza della crisi, che nasce da squilibri macroeconomici e sociali, da debolezza della domanda, dalle disastrose distorsioni della finanza".
Per Bersani, "i progressisti europei devono alzare la voce e dire che gli squilibri di oggi sono l'esito di un impianto istituzionale europeo troppo debole, di scelte di politica economica radicalmente sbagliate, di una resa agli interessi della finanza, di un'austerità cieca. I danni sono sotto i nostri occhi: sì - ha concluso il segretario del Pd, con una frase che non era prevista nel testo scritto del suo discorso -, quel trattato non basta, non è sufficiente".
Proprio ieri quindici parlamentari del Pd hanno detto 'No' alla svolta socialista di Bersani e all'appoggio a Hollande, firmando un lungo manifesto pubblicato su Il Foglio.
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