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Obama day

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Re: Obama Presidente

Messaggioda mauri il 06/11/2008, 15:14

pinopic1 ha scritto:Almeno quei nobili sceglievano l'ex bracconiere per contrastare i bracconieri. Noi scegliamo il bracconiere perché siamo un pò tutti bracconieri e con un bracconiere al posto del guardiacaccia ci sentiamo più rassicurati.
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quindi pensi che siamo noi bracconieri a scegliere il guardiacaccia tra i bracconieri migliori ma noi non siamo i nobili, ma allora chi sono i nobili?
conviene scoprire chi ha scelto il bracconiere migliore...
un pensiero mi è venuto leggendo un articolo che parlava di i "poteri occulti" che ora hanno altri interessi e tali interessi manovrano qualsiasi presidente bianconero chessia e lasciano alle persone l'illusione del cambiamento...
fantapolitica? tutto è possibile o era nulla è impossibile...

> certo. Anche Al Capone veniva dal nulla, ma non e' diventato presidente degli Stati Uniti... :( pagheca

se al capone viveva in italia sarebbe diventato presidente
buon pomeriggio, mauri
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Re: Obama Presidente

Messaggioda pianogrande il 06/11/2008, 17:22

pagheca ha scritto:non e' questo il punto: un paese non e' il suo presidente, ma il suo elettorato.

Ma il punto e' proprio questo. Gli americani non hanno votato in massa solo un nero. Soprattutto hanno preferito una persona con un aria simpatica e umana (se poi lo sia non ne ho idea), con un aspetto da persona normale ed educata, a un veterano del Vietnam che rappresenta il vecchio cliche' dell'americano di provincia. Questo fa sperare che qualcosa stia maturando di nuovo in quel Paese, chissa', forse proprio a causa del momento di crisi profonda.

Non posso che augurare lo stesso cammino al nostro sciagurato Paese.

pagheca


Nel nostro sciagurato paese, nuovo fa rima con diverso e fa paura.
Fotti il sistema. Studia.
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Romano Prodi: Obama, "una svolta necessaria"

Messaggioda annalu il 06/11/2008, 20:31

Stati Uniti del mondo
di Antonio Carlucci
Una svolta necessaria. Non solo per l’America. Per tutte le relazioni internazionali. Ma attenzione: non si vedrà subito il cambiamento. Colloquio con Romano Prodi

Immagine
È un cambiamento epocale... Queste le parole che l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi usa per definire la vittoria di Obama. Prodi è a New York per mettere a punto il lavoro di analisi e di proposte operative che il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki- Moon gli ha chiesto di avanzare sulle sette missioni di peace keeping in Africa.

Presidente Prodi, che vuol dire l'ingresso alla Casa Bianca del nero Barack Obama?
«Tutto quello che è accaduto in otto anni di presidenza di George W. Bush, dalla guerra alla crisi economica, è stato assorbito profondamente dagli americani e ha prodotto il desiderio di cambiamento che si è espresso con la candidatura e la campagna vincente del nero Obama».

Perché usa l'aggettivo epocale?
«Perché solo un paio di anni fa era assolutamente impossibile immaginare che un nero sarebbe diventato il candidato del Partito democratico alla Casa Bianca e che poi avrebbe vinto. Pensiamo a quante poche chances venivano date a Obama ancora18 mesi fa, quando dichiarò che avrebbe corso per la nomination del suo partito».

Considera questa svolta epocale per il solo dato razziale?
«Non è un dato da poco: sono passati pochi anni da quando i neri erano presi a bastonate dai bianchi solo per il colore della loro pelle o c'erano gli autobus sui quali non potevano salire perché riservati ai bianchi. In ogni caso, è epocale perché mi auguro che sia sepolta la visione unipolare che gli Stati Uniti hanno offerto al mondo negli ultimi otto anni, decidendo sempre da soli che cosa era giusto e che cosa non lo era. Quella scelta ha portato divisioni, fratture, incomprensioni. Me lo ricordo ancora il vertice del G8 del 2004 a Sea Island, in Georgia, con il presidente russo Vladimir Putin che gridava shut up, stai zitto, a Bush che cercava di spiegare come la guerra in Iraq fosse una missione da cui gli Usa non si potevano sottrarre e che avrebbe migliorato il mondo. Bene, forse ora torniamo a una fase dove le relazioni tra gli Stati devono seguire un percorso diverso».

Il repubblicano John McCain ha perso perché arrivava dopo otto anni di presidenza del repubblicano Gorge W. Bush?
«La domenica prima delle elezioni, in uno dei dibattiti televisivi del mattino, il conduttore ha chiuso la trasmissione dicendo che McCain stava correndo bene la sua gara. Ma doveva farlo avendo attaccati ai piedi 200 libbre di piombo rispetto al candidato democratico che non aveva pesi».

Lei ritiene che Obama invertirà la rotta di 180 gradi rispetto a Bush?
«Vedremo, anche perché di politica estera ha parlato abbastanza poco e non in modo dettagliato. Per esempio, sull'Iraq ha detto che vuole uscire da quel paese, ma da vincitore. Mi dicono comunque che Obama si è circondato di consiglieri di politica estera la cui cultura non è di sicuro fondata sull'unilateralismo».

Nella storia americana Obama è stato l'unico candidato alla Casa Bianca che in campagna elettorale ha fatto un tour politico in Europa. Non dimostra un modo diverso di vedere il mondo?
«Lo è. Ma non dimentichiamo mai un fatto: gli Stati Uniti, quale che sia il presidente che occupa la Casa Bianca, sono e resteranno il paese più potente del mondo. Ma in questi anni c'è stato un cambiamento, la crescita di altre potenze, per esempio la Russia e la Cina, con le quali il neopresidente americano dovrà confrontarsi».

E l'Europa?
«Certo, anche con l'Europa. Il presidente Bush ha preferito al rapporto con l'Unione europea quello con i singoli paesi del continente. Vedremo che cosa accadrà adesso, a cominciare da come i singoli paesi europei sceglieranno di rapportarsi con la nuova amministrazione di Washington. Io però mi chiedo se l'Europa, che negli ultimi dieci anni ha fatto passi da gigante, sia pronta a un rapporto nuovo con gli Stati Uniti, se le nostre istituzioni e strutture siano in grado di costruire qualcosa di nuovo. Purtroppo il Trattato di Lisbona non è stato ancora approvato (è stato l'ultimo tentativo di riformare le istituzioni europee dopo il no di Francia e Olanda.

L'Italia ha da guadagnare da un presidente come Obama?
«Dipende dalla politica che il governo italiano farà. In ogni caso il mondo ha da guadagnare e mi auguro che l'Italia guadagni insieme al resto del mondo».

Che giudizio si è fatto di Obama vedendo la campagna elettorale?
«Mi hanno impressionato la sua forza e la sua calma. E il modo con cui è stata al suo fianco la famiglia e di come lui ha voluto la famiglia accanto a sé. Con discrezione e senza esibizioni».

Che idea si è fatto della campagna elettorale?
«Non c'è alcun dubbio che la novità prorompente è stato l'utilizzo di Internet come strumento di organizzazione della politica oltre che di propaganda. La Rete si è unita senza problemi alla televisione ed è stata un mezzo decisivo. Ma c'è un dato in più che va sottolineato ed è la partecipazione che c'è stata alla campagna e l'impegno personale a fare sì che della competizione si parlasse in ogni luogo. Mi è capitato che amici americani abbiano rinviato un appuntamento perché per il weekend avevano deciso di tornare in Pennsylvania a parlare con i loro amici, sapendo che quello era uno degli Stati in bilico tra i due candidati».

Obama si è mostrato tendenzialmente protezionista in economia. Che ne pensa?
«Anche Bill Clinton in campagna elettorale fece lo stesso. Poi il libero commercio e la globalizzazione hanno contrassegnato la sua presidenza. Ma non ci sono alternative. Chi vuole può anche chiudersi dentro la propria casa e rinunciare al free trade, ma bisogna sapere che rinuncia a una parte della ricchezza per il proprio Paese».

Obama diventa presidente nel pieno della più difficile crisi finanziaria dopo quella del 1929 con molti paesi in recessione. Quanto tempo per vedere i cambiamenti?
«Non facciamoci illusioni, ci vorranno mesi per vedere i primi risultati del lavoro del nuovo presidente»

(06 novembre 2008)
Da Espresso.it
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Re: Obama Presidente

Messaggioda soniadf il 07/11/2008, 3:04

Si, loro possono. La faccia “abbronzata” di Obama irrompe come un soffio d’aria fresca, a smorzare il lezzo che si leva dai sepolcri imbiancati di Wall street e dai corridoi teocon di Washington.
L’ultima lezione appresa da una nazione che non ha eguali nella sua capacità di cambiar pelle (mai espressione fu più consona) è che la libertà del mercato produce far west economico, se non c’è un governo economico e politico a tutela del sistema e delle sue componenti più deboli.
Un’intera ideologia a supporto del business e delle leggi del profitto, della deregulation e della finanziarizzazione si è infranta sull’ennesimo gioco di prestigio degli investimenti improduttivi, che possono sì creare profitti, ma non creano ricchezza.
La grande massa di americani che ha votato per Obama è ormai pronta a non qualificare più le persone, come hanno fatto per decenni, con la loro capacità di guadagno.
Si, perché un mondo dominato dall’avidità, dalla volgarità e dalla mediocrità non può essere che un mondo feroce.
Ora che l’America sembra uscirne, si fa ancora più straziante lo spettacolo della nostra palude malmostosa, dove l’unica cosa che si muove sono gli schizzi di fango spruzzati a caso dagli scarponi di un primo ministro che si muove nelle istituzioni come se fosse nel tinello di casa sua, tra i suoi discutibili amici.
Ora che anche Bush è caduto, siamo il solo paese occidentale che ha gli affari al potere, l’impunità come regola istituzionale, nessun programma anticrisi.
Bush è stato per otto anni l’emblema dell’uomo mediocre, assurto a un ruolo più grande di lui, prigioniero e ostaggio di altri interessi. Ma l’America sa cambiare: ha sconfitto il razzismo, il maccartismo, il gangsterismo, prima o poi sconfiggerà la pena di morte e la ghettizzazione, forse introdurrà persino una quota di sanità e scuola pubblica.
E l’Italia? Mi viene sempre in mente la moglie di uno dei membri della scorta di Falcone, quando, in chiesa, davanti al feretro di suo marito, leggeva un foglietto pretesco sulla speranza, sul cambiamento, e poi, scoppiata a piangere, smise di leggere e gridò disperata: “Ma loro non cambiano, loro non cambiano…”. Da noi, la mafia prospera da più di un secolo, e continua a crescere, indistruttibile come la rassegnazione degli italiani alla volgarità e alla mediocrità.
Lo stesso Saviano ha confessato di essersi addolorato quando tutti abbiamo potuto constatare che l’unico moto di ribellione verso la camorra è stato attuato da un gruppo di extracomunitari esasperati.
Forse, non abbiamo ancora toccato il fondo. Ma ci siamo talmente vicini che anche al barzellettiere di Palazzo Chigi dovrebbero venire le vertigini.
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Re: Obama Presidente

Messaggioda franz il 07/11/2008, 10:08

soniadf ha scritto:Ma l’America sa cambiare: ha sconfitto il razzismo, il maccartismo, il gangsterismo, prima o poi sconfiggerà la pena di morte e la ghettizzazione, forse introdurrà persino una quota di sanità e scuola pubblica.

Non dovrei stupire nessuno (forse solo pochissimi) ma per la spesa sanitaria pubblica, gli USA spendono piu' dell'Italia in proporzione al PIL anche se di poco (7.0% in USA, 6.9% in ITA). [Fonte OECD Health Data 2008]
Lo stesso vale per l'educazione pubblica ma qui il divario è enorme (USA= 9.4%, ITA=6.7%) [Fonte Education at a Glance 2008].
Stesso discorso anche sulla lotta alla povertà, dove non ho ancora trovato dati comparativi OECD ma dove dallo studio Caritas sappiamo che in Italia i poveri sono il 13% della popolazione e le politiche (praticamente inesistenti) di aiuto riescono ad avere successo (far uscire il soggetto dalla condizione di povertà) solo per il 4% dei casi. Per contro la percentuale di famiglie povere in Usa è passata dall'11,9 per cento del 1992 all'8,6 per cento del 2000 (fonte lavoce.info) e le politiche di sostegno e sussidiamento individuale hanno un successo del 50% (dato del tutto simile lo riscontriamo in europa, dove esistono forme di reddito minimo).
In Italia è difficile calcolare la spesa assistenziale dai dati di contabilità nazionale, in quanto essa è parziamente mischiata a quella previdenziale (pensioni minime) ma vedendo i risultati sono sicuro che gli USA spendono piu' e meglio di noi.

Riassumendo, penso che noi conosciamo forse abbastanza bene questo nostro e maltrattato paese ma non conosciamo affatto (poi sarebbe interessante cercare di capire perché) la situazione sociale amercana, di cui abbiamo sporadiche visioni spot, condite da scarne notizie stereotipate che lo vedrebbero come paese in cui il privato impera ed il pubblico languae mentre da noi grazie ad un forte sostengo pubblico le cosa andrebbero meglio.

Invece scopriamo che la spesa pubblica USA [chiarisco ora] nei principali comparti strategici (scuola e sanità) è superiore alla nostra.
Quanto alla qualità la valutazione è soggettiva tuttavia non assistiamo a invasioni di americani che vengono qui a farsi curare ed a studiare; caso mai succede l'opposto.

Considerato che oltre che al razzismo gli americani hanno anche sostanzialmente sconfitto la mafia, a noi non rimane che contemplare il nostro razzismo emergente, la mafia dilagante, il lavoro nero in crescita tumultuosa (ITA=26~27% del PIL, USA=9~10%) econvenire con Troisi che forse ..... non ci resta che piangere.

Ciao,
Franz
Ultima modifica di franz il 07/11/2008, 18:40, modificato 1 volta in totale.
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Re: Obama Presidente

Messaggioda ranvit il 07/11/2008, 18:15

Per quello che si sa fin'ora del pensiero politico di Obama, a me sta bene anzi benissimo.
Mi meraviglio invece molto dell'entusiasmo di tanti ns amici di centrosinistra, in particolare quelli piu' di sinistra. Sembra quasi che Obama sia uno dei loro. In realtà che io sappia è per la pena di morte, vuole ritirare i soldati in Irak ma triplicare gli effettivi in Afganistan; da buon americano farà la voce grossa e non solo quella quando ci sarà da difendere gli interessi Usa nel mondo, in particolare nell'approvvigionamento del petrolio. Etc etc

Vedremo. Ma come è già accaduto con Lula e Zapatero grande entusiasmo all'inizio, poi lo si butta nel dimenticatoio o peggio lo si avverserà furiosamente quando farà scelte , necessariamente io dico, non amate dai ns "sinistri".

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Messaggioda Robyn il 07/11/2008, 19:25

Che Obama abbia vinto è un fatto positivo.Berlusconi non è stato molto intelligente nel dire che Obama è un bel moro.Quelli di colore sono persone che hanno sofferto,che hanno ricevuto atti di discriminazione ,cioè sono molto prevenuti.Che si festeggi bene,ma bisogna considerare che ormai avere un presidente di colore è un fatto più che normale ormai da molto tempo.Non ho mai tifato alle primarie per l'uno o per l'altro canditato e cioè Illary e Obama.Li ho sempre considerati alla pari
Ciao Robyn
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Re: Obama Presidente

Messaggioda Paolo65 il 08/11/2008, 13:58

L'Iran ha già fatto sapere a Obama che sta sulla cattiva strada.

Sono convinto che anche Obama non esclude l'opzione militare(come ogni presidente americano) contro l'Iran in caso proseguisse nel nucleare.

Sono sucuro che molti a SX pensano ad un Obama in versione pacifista....e come al solito verranno delusi.

Paolo
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Re: Obama Presidente

Messaggioda franz il 08/11/2008, 15:00

Paolo65 ha scritto:Sono sucuro che molti a SX pensano ad un Obama in versione pacifista....e come al solito verranno delusi.
Paolo

Concordo, considerando che spesso tra repubblicani e democratici questi ultimi hanno fatto grandi casini a livello internazionale, piu' dei primi (che è tutto dire).
Ricordo solo Kennedy (baia dei porci, crisi dei missili cubani e guerra del vietnam) e Carter (con la lunga crisi con l'Iran, culminata con una fallimentare bliz militare).
Quanto a Clinton che invece se ne stava calmo e tranquillo a cercare di risolvere i suoi problemi interni, fu tirato per la giacca e costretto dalla comunità internazionale ad intervenire in Somalia (un disastro) e dall'Europa ad intervenire militarmente in Jugoslavia contro la Serbia.

Ciao,
Franz
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Re: Obama Presidente

Messaggioda franz il 08/11/2008, 15:23

L'INTERVISTA. Montezemolo: che lezione, merito e coraggio hanno vinto
"Obama non è stato cooptato dai vertici del partito, ha combattuto e vinto"

"L'Italia è un paese bloccato
apriamoci ai giovani o non si cresce"

dal nostro inviato MARIO CALABRESI

CHICAGO - "La vittoria di Barack Obama è la dimostrazione che la mobilità sociale e il riconoscimento del merito sono i motori della democrazia e dello sviluppo. E' questa la grande lezione che un Paese bloccato dal corporativismo e dalla mancanza di ricambio, come l'Italia, dovrebbe imparare". Luca Cordero di Montezemolo è stato a Chicago alla vigilia delle elezioni presidenziali e poi si è spostato a New York per seguire i risultati. Il trionfo del giovane senatore nero, lo stile di McCain nella sconfitta e l'energia che si sente in America in questi giorni lo hanno profondamente colpito: "Ho studiato a Columbia University e frequento gli Stati Uniti da molto tempo ma non avevo mai visto una passione di questa intensità: speranza, orgoglio e voglia di cambiamento. L'America ha rialzato la testa ed è tornata a parlare al mondo".

E cosa ci dice?
"Che i Paesi capaci di premiare il merito e dare opportunità ai giovani sono vincenti. La società italiana deve aprirsi, deve sbloccarsi, creare meccanismi che permettano di farlo".

Ma proprio il meccanismo della selezione da noi appare bloccato.
"Obama è l'esempio più brillante di come dovrebbe funzionare la selezione della classe dirigente: non è stato cooptato dai vertici del Partito democratico, ma ha fatto una battaglia a viso aperto e ha sfidato Hillary Clinton. E' stato possibile però perché c'è una politica dove funzionano veri meccanismi di selezione e promozione e in cui l'elettorato ha la reale possibilità di premiare il coraggio e le capacità".

E di eleggere presidente il figlio di uno studente keniota.
"E' il trionfo del merito e della mobilità sociale e onestamente scatta l'invidia di chi vive in un Paese bloccato. Colpisce anche la partecipazione straordinaria dei giovani e il trionfo di internet in queste elezioni: Obama ha trasmesso alle nuove generazioni l'idea che ci sia la possibilità di un futuro; che impegno, determinazione e creatività vengono premiate, che si può scommettere sui propri sogni. Da noi i giovani si sentono sempre più esclusi da una politica che coltiva il privilegio e si preoccupa di conservare il proprio orticello. Non è obbligatorio che i giovani non credano nella politica ma non è neanche obbligatorio che nella società si diffonda il cinismo e l'antipolitica. Spetta alla politica sapersi rinnovare e aprirsi per evitare che restino solo disillusione e qualunquismo".

I ragazzi italiani una reazione ce l'hanno: sono nelle piazze.
"Bisogna riflettere sul fatto che migliaia di giovani scendono in strada spaventati dalla precarietà: lo fanno perché hanno paura di un Paese in cui manca l'investimento su di loro, in cui non c'è nessuna sensazione di futuro, dove non gli viene data la possibilità di mostrare la loro capacità e i loro meriti".

Lei sa che si sta dibattendo molto sull'elezione di Obama in tutto il mondo
"Sì, ma solo in Italia c'è una rincorsa provinciale ad appropriarsene, cosa che non accade in nessuna altro Paese. Questo chiacchiericcio continuo per assegnare Obama al proprio schieramento o al proprio partito mette un po' di depressione. Dovremmo cercare di uscire da quella logica e riflettere invece sul messaggio che viene da una nazione che ha rialzato la testa ed è stata capace di cambiare direzione di marcia. Che ha mostrato di essere unita: i discorsi di John McCain e di Obama dimostrano che negli Stati Uniti è forte il senso dello Stato e del bene comune nell'interesse del Paese".

Dopo una settimana di colloqui e incontri americani cosa le sembra che l'America voglia da Obama?
"Si chiede ad Obama di cambiare e innovare ma rassicurando, senza salti nel buio. Gli si chiede di restituire orgoglio al Paese e di prendere decisioni importanti. Il senso di panico delle scorse settimane sta passando e ho trovato molte persone che si sono sentire rassicurate dalla sua capacità di aver costruito una campagna elettorale perfetta e di aver scelto i collaboratori e i consiglieri giusti. Cose che fanno molto ben sperare".

Ma l'economia peggiora ogni giorno, non solo Wall Street ma anche i consumi.
"Fino ad oggi, se si esclude l'intervento sui tassi di interesse il soccorso alle banche, non si è vista nessuna scelta strategica e di questo c'è bisogno: di decisioni e di indicare una direzione. Oggi nel mondo c'è il quaranta per cento di liquidità in meno, questa è una cosa con cui bisogna fare i conti subito. Non è necessario solo un piano economico, ma anche una nuova politica energetica e sanitaria".

Pensa che i crolli degli indici di Borsa indichino una sfiducia in Obama?
"No, nella situazione economica generale. Il mondo dell'economia lo vede positivamente perché ha dimostrato di avere metodo e strategia, perché ha messo insieme una grande squadra di consiglieri e perché è un decision maker".

Davvero nessuna preoccupazione?

"A destare allarme sono le dichiarazioni e la tradizione della sinistra democratica, c'è la speranza che lui resista alle pressioni che verranno dalla sua maggioranza ma Obama ha rassicurato mostrando le persone che ha scelto di avere intorno, basti pensare a Rubin, Volker e a Warren Buffet. Il messaggio più forte ora lo manderà con la nomina del segretario al Tesoro e del consigliere economico della Casa Bianca. Una cosa fondamentale però l'ha già fatta: ha restituito l'orgoglio all'America".

(8 novembre 2008)
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