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"Forse non ho avuto la sobrietà necessaria", ha ammesso il viceministro, precisando il senso della sua frase pronunciata in occasione di un convegno. "La situazione - ha aggiunto Martone - è già così difficile e l'unico modo per affrontarla è rimboccarsi le mani: prima ci si laurea, prima si entra nel mercato del lavoro". "Sto - ha detto ancora - con tutti i giovani che, facendo sacrifici, cercano di laurearsi il prima possibile e si impegnano per dare il proprio contributo nell'interesse del Paese". Le polemiche suscitate da questa generalizzazione, che ha urtato la sensibilità di molti, ha costretto Martone a chiarire ulteriormente: "Non pensavo di suscitare tali reazioni - ha dovuto precisare - ma, visto il dibattito, ci tengo a chiarire che, con la mia dichiarazione di oggi, non mi riferivo a tutti quei ragazzi che per necessità, per problemi di famiglia o di salute o perché devono lavorare per pagarsi gli studi, sono costretti a laurearsi fuori corso. Mi rivolgo piuttosto a tutti quegli studenti che, pur vivendo a casa con i genitori e non avendo avuto particolari problemi, si laureano comodamente dopo i 28 anni".
"Dieci anni per una laurea quinquennale sono troppi. Soprattutto per un Paese come il nostro nel quale il terzo debito pubblico del mondo si sta mangiando il futuro di intere generazioni- ha spiegato Martone, chiamato a giustificare l'uso del termine 'sfigato' - ce lo dicono tutte le statistiche: ci laureiamo troppo tardi e iniziamo a cercare lavoro troppo tardi. Mentre, se vogliamo avere il futuro che ci meritiamo e contribuire al rilancio del nostro Paese, è ora che anche i giovani cambino il passo prendendo esempio da tutti quegli studenti che con sacrificio si impegnano ogni giorno per laurearsi il prima possibile, magari con il massimo dei voti. Per il resto, prometto in futuro di essere più sobrio ma sempre sincero"
franz ha scritto:Gli "sfigati" sarebebro il 23% del totale dei laureati.
Ora, indipendnetemente da chi me lo dica, dal cognome della persona e da quello del parde, santo cielo c'è ragione!
Dottorando a 23 anni, ricercatore di ruolo e avvocato a 26, professore associato a 27, infine - con pochi precedenti - professore ordinario a 29.
franz ha scritto:Capisco che uno che ha una carriera cosi' fulminante possa stare antipatico e sulle palle a molti .... "sfigati e non",e scatenare la classica ricerca del pelo nell'uovo, in cui i giornalisti e blogger sono tanto bravi, tuttavia non mi pare che cotanta attività di ricerca e scavo abbia poi portato a scoperte clamorose...
trilogy ha scritto:Nulla di clamoroso infatti, anzi ordinaria amministrazione.
Però, forse, invece d'interrogarci sulla data di laurea degli sfigati sarebbe più utile per il paese domandarsi perchè le carriere fulminati di questi giovani geni sono praticamente sempre all'interno della burocrazia pubblica, e quasi mai nelle aziende private? Evidentemente la pubblica amministrazione in Italia è l'unica in grado di individuare e valorizzare i talenti.
a questo punto, l'altro aspetto meritevole di una riflessione è : "come mai nonostante questa capacità della Pubblica Amministrazione di attrarre le intelligenze migliori di questo paese i risultati in termini di politiche e servizi sono così scadenti?
lucameni ha scritto:Ma andando appunto sul concreto, al di là del personaggio che ha espresso giudizi così disinvolti e sbrigativi, questo signore ha fatto un quadro realistico di com'è l'Università italiana? Ubiversità che - continuo a dire - vive gravi problemi.
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