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Speciale lavoro e crescita

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Speciale lavoro e crescita

Messaggioda franz il 22/01/2012, 16:48

Monti: «Ora è il momento del mercato del lavoro: nessun tabù sull'art 18»
«Il decreto sulla concorrenza e le infrastrutture è strettamente legato a quello della riforma del mercato del lavoro»

Il presidente del Consiglio, Mario Monti, nella trasmissione condotta da Lucia Annunziata su Rai3Il presidente del Consiglio, Mario Monti, nella trasmissione condotta da Lucia Annunziata su Rai3

MILANO - «Legame stretto tra il decreto sulla concorrenza e sulla riforma del mercato del lavoro. L'Italia sta sul mercato internazionale per la capacità di collocare i propri prodotti sui mercati internazionali. Ma molte cose dipendono dalla produttività totale dei fattori, come le infrastrutture, i costi delle materie prime, il costo del lavoro, il fardello della burocrazia», ha spiegato il premier a «In mezz'ora» di Lucia Annunziata. «I prossimi obiettivi del governo sono una semplificazione della burocrazia, con una maggiore attenzione alle nuove generazioni», ha rincarato il professore. Sull'articolo 18 Monti ha precisato: «Sono contrario ai tabù, da parte di entrambi gli schieramenti. Deve esserci una trattativa aperta, senza contrapposizioni ideologiche». Non ha escluso «l'idea di un contratto di ingresso che permette per i primi tre anni di licenziare, che è un possibile punto di arrivo, ma dipenderà dal confronto che si svolgerà con le parti sociali».

LA RISPOSTA ALLA LEGA - In un insolito format di un'ora per la trasmissione di Lucia Annunziata il premier Monti ha esordito parlando anche del principale partito di opposizione al suo governo: «C'è un seme di populismo in Italia. Nel caso della Lega c'è un'evoluzione recente che ha portato questo partito a essere opposto al governo che presiedo. Ma molte cose che stiamo facendo rispondono alle istanze originarie della Lega, come quelle di dare impulso alle piccole imprese, alle liberalizzazioni, ad un maggiore concorrenza». «Le corporazioni, facendo attività di lobby, fanno male anche ai loro figli», ha poi aggiunto difendendo le scelte attuate nel decreto liberalizzazioni appena licenziato dal consiglio dei ministri.

L'ENERGIA E I TRASPORTI - «Lo scorporo tra Snam Rete Gas e Eni (tra operatore e gestore di rete) sta avvenendo con un parziale "posticipazione" degli effetti del decreto, perchè si tratta di società che hanno i loro azionisti, ma la volontà del governo sono chiare e vanno nella direzione dello scorporo», ha detto Monti chiarendo gli interventi del decreto in tema di energia. Sulla rete ferroviaria è stato caustico: «Non facciamoci prendere da un istinto perfezionista e liberalizzatorio dell'Europa, perché in questo tema siamo più avanti di altri paesi e finiremmo soltanto per favorire operatori stranieri. Invece ci affidiamo a un'authority per i trasporti per capire meglio dove intervenire».

LE BANCHE
- In un contributo video l'avvocato Vassalle, esperto di diritto bancario, l'ha accusato «di dittatura finanziaria, di aver favorito le banche soprattutto in tema di commissioni legate alla tracciabilità del contante scesa alla soglia di mille euro, penalizzando i cittadini». Il premier ha replicato che se non avesse introdotto quelle misure il suo governo sarebbe stato accusato di favorire le mafie e l'evasione fiscale. Sull'accusa proveniente da più parti di rappresentare i poteri forti, Monti - non senza una punta di amarezza - ha spiegato che «un ministro come Passera ha lasciato incarichi di prestigio per venire su una "barchetta" come questa, mettendosi al servizio del paese». E ancora: «Mi disturba profondamente questa concezione nebulosa del conflitto di interesse. Se qualcuno dei miei ministri porta un conflitto di interesse sarò io a chiedergli di dimettersi».

Redazione Online www.corriere.it
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Monti: "Sul lavoro riforme strutturali"

Messaggioda franz il 23/01/2012, 18:49

IL VERTICE
Monti: "Sul lavoro riforme strutturali"
Cassa integrazione ridotta al minimo

Incontro interlocutorio, ma sui 5 indirizzi del piano del governo arriva la bocciatura della Cgil: "Linee guida non condivise, aspettiamo i contenuti". Modifica drastica del sistema degli ammortizzatori: solo Cig ordinaria, poi indennizzi ai licenziati. "Ignorato" l'Articolo 18

ROMA - Alla riforma del lavoro servono "soluzioni strutturali" e la discussione non può essere limitata alla questione dell'Articolo 18. Era stata questa la premessa di Mario Monti all'incontro sulla riforma del lavoro con le parti sociali, che si è svolto stamattina a Palazzo Chigi. Ma l'Articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ufficialmente "ignorato", è stato comunque il convitato di pietra di un vertice al termine del quale, per il premier, al prima delusione è arrivata dalle parole di Susanna Camusso: "Quelle presentate dal governo - ha detto il segretario della Cgil - non sono linee guida su cui si può sviluppare il confronto: vuol dire che non sono state condivise".

Con il sottosegretario alla presidenza, Antonio Catricalà, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero e il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, al tavolo hanno partecipato Cgil, Cisl, Uil e Ugl (con i segretari generali Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Giovanni Centrella), mentre a rappresentare Confindustria è stato il presidente, Emma Marcegaglia e per Rete Imprese Italia il presidente di turno, Marco Venturi. Presenti anche le delegazioni di Abi e Ania. Monti e la Fornero hanno detto che il governo non procederà con un decreto legge, ma che comunque i tempi del confronto devono essere brevi per arrivare a un testo (più o meno) condiviso entro "tre, quattro settimane".

Le linee guida del piano. Cinque i capitoli in cui si divide il piano presentato dal governo: tipologie contrattuali; formazione e apprendistato; flessibilità; ammortizzatori sociali e servizi per il lavoro. Verranno istituiti altrettanti gruppi di discussione "informatici", un nuovo approccio alla trattativa in cui gli input verranno forniti dal governo per poi lasciare risposte, suggerimenti, indicazioni e critiche alle parti sociali. "E' una riforma ambiziosa, ma non c'è alcuna pretesa di farla senza un largo consenso", ha assicurato il ministro Fornero.

Stretta sulla Cig. Nel dettaglio, il documento del governo prevede una revisione drastica del sistema della cassa integrazione con una stretta sull'attuale durata e la sostanziale limitazione alla cassa ordinaria (52 settimane). L'uso della cig sarà quindi limitatissimo e in sostanza ridotto ai casi in cui si possa riprendere il lavoro rapidamente. Tutti gli altri ammortizzatori, a quel punto, riguarderebbero il sostegno al lavoratore in seguito al licenziamento e nei fatti si tratterebbe di indennità risarcitorie.

Sostegno al reddito dei licenziati
- Il ministro Passera ha spiegato che, con l'obiettivo di "rendere il Paese attraente per gli investitori esteri", per il sistema degli ammortizzatori sociali si intende adottare "un sistema integrato su due pilastri" e dunque cassa integrazione per le riduzioni temporanee di attività e sostegno al reddito per chi ha perso il lavoro. Si sta ragionando sullo schema del reddito minimo, ha spiegato Passera, ma le risorse necessarie sarebbero al momento "non individuabili". Da qui l'ipotesi di inserirlo comunque nella riforma prevedendo però "una applicazione dilazionata".

Lavoro flessibile più caro. Un altro punto riguarda il lavoro flessibile che dovrà costare di più, mentre la conversione da contratto a tempo determinato a indeterminato sarà favorita con la graduazione degli sgravi contributivi anche in rapporto alla formazione svolta.

Contratto e ciclo di vita. Il documento prevede poi una tutela del lavoro "modellato sul ciclo di vita delle persone"; un contratto, in sostanza, che evolva con l'età dei lavoratori. A questi dunque saranno legati i futuri interventi innovativi. Il ministro Elsa Fornero ha detto che si valuterà se l'obiettivo è raggiungibile attraverso il modello del "contratto unico" con tutele alleggerite nella fase di ingresso nel mondo del lavoro.

Fornero: "Si parte col piede giusto"
- Alla fine, il ministro Fornero ha annunciato che non avrebbe consegnato il documento del governo: "Lo riguardo un po' - ha detto - , ci lavorerò ancora, tengo conto delle cose che mi avete detto, formulerò alcune ipotesi sui cinque punti e nel giro di una settimana ci rivedremo". Il giudizio sull'incontro, intanto, è positivo: "Siamo partiti col piede giusto", ha detto rimarcando l'apertura al dialogo da parte dei sindacati.

Le reazioni: gelo Cgil - La bocciatura della Cgil arriva subito: "Non c'e stata nessuna condivisione delle proposte che il ministro ha illustrato - dice Susanna Camusso all'uscita dall'incontro - . Per questo aspettiamo l'agenda dei tavoli. Per noi si parte dall'agenda e non da contenuti già predeterminati". Per quanto riguarda la riforma della Cig, Camusso afferma che "le parti sociali al tavolo sono tutte d'accordo sul fatto che non si può superare la cassa integrazione straordinaria". Per Camusso, comunque, si è trattato di unincontro propedeutico ad attivare un confronto di merito, dunque, "utile" soprattutto a chiarire al governo che il mercato del lavoro "è una materia complessa", da gestire "con attenzione". "E credo che il messaggio sia arrivato chiaro", dice Camusso.

La Uil: "Disponibili a discutere" - "Abbiamo dato la nostra disponibilità a discutere", ha detto alla fine Luigi Angeletti leader della Uil. L'unico modo per uscire dalla crisi "è creare buoni posti di lavoro", ha aggiunto Angeletti, e per farlo non si può discutere solo di mercato di lavoro. "Per noi è decisivo che il confronto si svolga anche sui temi delle liberalizzazioni, delle politiche fiscali e degli investimenti. Siamo ottimisti - ha concluso Angeletti -. Ci accingiamo a fare questo lavoro per salvare il Paese".

La Cisl: no a forzature
- Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, ritiene che il governo non debba procedere con forzature perché va fatto tutto per salvaguardare la coesione sociale. Tra le eventuali forzature ci sarebbe un eventuale colpo di mano sull'Articolo 18: "Focalizzare sull'articolo 18 tutti i mali della produttività e del lavoro - dice Bonanni - ci sembra un colpo alle persone, è irriverente e anche sbagliato perché distrae dalle cose davvero da fare. E se qualcuno pensa di risolvere queste carenze con l'articolo 18 sbaglia di grosso". Un messaggio rivolto soprattutto a Confindustria.

Ugl: anche riforma fiscale - Secondo Giovanni Centrella, segretario dell'Ugl, "la discussione dovrebbe partire dal documento di Cgil, Cisl e Uil condiviso dall'Ugl", mentre "accanto a quella del lavoro non possono mancare una riforma fiscale e stimoli agli investimenti, altrimenti questo tavolo non produrrà gli effetti sperati". A proposito dell'Articolo 18, Centrella ha detto che il governo dovrebbe cercare invece di accelerare il reintegro dei lavoratori licenziati, oggi affidato ai tempi lunghissimi della giustizia ordinaria.

Marcegaglia: "Più flessibilità in uscita" - Emma Marcegaglia, parlando di una "buona" riunione, sollecita infatti il governo a fare "attenzione a ridurre le forme di flessibilità in linea con l'Europa", mentre il problema, dice la presidente di Confindustria, "non è la flessibilità in entrata", che in Italia è minore che in Germania, ma quella in uscita. "Ma siamo pronti a combattere gli abusi". Sugli ammortizzatori sociali, Marcegaglia concorsa sul fatto che, dovendo "fronteggiare una grande crisi", per ora è meglio "non procedere a grandi cambiamenti". Anche Venturi, presidente di Rete imprese, ritiene che si debba affrontare il tema della maggiore flessibilità in uscita, ma occorre anche affrontare temi quali la riduzione del costo del lavoro e la lotta al sommerso.

http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... -28609336/
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La flex senza security

Messaggioda flaviomob il 24/01/2012, 12:11

La flex senza security
di CARLO CLERICETTI


Altro che articolo 18. Il documento letto ai rappresentanti delle parti sociali 1 dal ministro Elsa Fornero fa intuire che l'intenzione del governo sarebbe di agire ben più pesantemente sull'organizzazione del mercato del lavoro. Dopo tutti i discorsi sulla flexsecurity, la flessibilità anche nei licenziamenti ma compensata da una rete di sicurezza per chi perde il posto, l'esordio di ieri propone di realizzare subito la prima parte, mentre la seconda sarebbe rinviata a tempi indefiniti.

Il documento, dopo la riunione, è stato "degradato" ad appunto di lavoro del ministro, perché i sindacati non hanno gradito il metodo proposto, per la verità senza precedenti. Il documento è stato solo letto dal ministro, ma non consegnato alle parti sociali, perché, ha spiegato, l'intenzione è di avviare un dibattito per via telematica. Una procedura seguita in altri paesi europei, ma per l'Italia una novità assoluta. Ma non è stato tanto quello il problema sollevato dai sindacati, quanto il fatto di voler iniziare una trattativa sulla base di un documento già strutturato, che - osservano - dovrebbe essere piuttosto un punto di arrivo. "Per noi ha detto Susanna Camusso - si parte dall'agenda e non dai contenuti già predeterminati".

Ma tra i contenuti enunciati dal ministro soprattutto uno ha provocato reazioni negative: la proposta di abolire la cassa integrazione straordinaria (Cigs). "Tutte le parti sociali hanno detto che questa cosa non è fattibile", ha specificato Camusso calcando la voce sul "tutti". E infatti anche la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha osservato che "Non si può toccare ora la cassa integrazione, perché il 2012 sarà un anno di forti ristrutturazioni".

Per capire l'importanza di questo punto bisogna ricordare a che serve la Cigs. Le aziende che vogliono ridurre l'impiego di manodopera possono ricorrere alla cassa integrazione ordinaria se ritengono che le difficoltà siano superabili e limitate nel tempo, come una diminuzione degli ordini causata da un rallentamento dell'economia o la necessità di procedere a rstrutturazioni. Se invece ritengono di avere di fronte un problema strutturale - mutamento del mercato, perdita di competitività - ricorrono alla Cigs, che è in pratica un quasi-licenziamento. In altre parole, la Cig prefigura un ritorno in azienda in tempi definiti, mentre la Cigs - pur non recidendo del tutto il legame con il lavoratore - significa che questo rientro sarà molto difficile, ancora possibile se l'azienda riuscirà a superare i suoi problemi, ma non probabile.

La Cigs dura 18 mesi, durante i quali si percepisce l'80 % della retribuzione, ma con il limite massimo di 800 euro al mese. Finito questo periodo si entra "in mobilità": le speranze di riprendere il lavoro precedente sono ormai svanite e c'è un altro periodo di tempo - in linea di massima un altro anno - per trovarne un altro, con un'indennità ancora più ridotta.

La Cigs serve all'azienda, perché dal momento in cui i lavoratori vengono presi in carico da questo istituto non ne sostiene più il costo; e serve ai dipendenti perché non restano disoccupati da un giorno all'altro. In Italia questo è praticamente l'unico ammortizzatore sociale, visto che l'indennità di disoccupazione è praticamente inesistente.

Nel documento letto dal ministro si parla di sostituire la Cigs con "indennità risarcitorie": significa che ai licenziati verrebbe data una certa somma , presumibilmente alcuni mesi di stipendio. Un bel misero paracadute, tenuto conto delle difficoltà di trovare un nuovo lavoro e che le retribuzioni italiane sono per lo più basse. L'intenzione sarebbe poi di offrire un "sostegno al reddito" a chi ha perso il lavoro, cioè di garantirgi un sussidio di disoccupazione che gli permetta di sopravvivere: ma le risorse che sarebbero necessarie per finanziarlo al momento "non sono individuabili". Quindi questa misura sarebbe inserita nella riforma ma prevedendo "un'applicazione dilazionata". Detto in chiaro: intanto stabiliamo che si licenzia; per la sopravvivenza di chi perde il lavoro si vedrà.

Quali sarebbero state le conseguenze se queste nuove norme fossero state in vigore dall'inizio del 2011? Semplice: avremmo 340.000 disoccupati in più, considerando i 190.000 lavoratori in Cigs e i 150.000 che usufruiscono della cosiddetta "cassa in deroga". Il numero complessivo sarebbe balzato da 2.142.000 a quasi due milioni e mezzo e il tasso di disoccupazione sarebbe aumentato di quasi il 16%, arrivando a sfiorare quasi il 10% (9,965) della forza lavoro, mentre adesso (dati di dicembre) si attesta all'8,6%.

(24 gennaio 2012)
Repubblica

-

imho, meglio votare a questo punto...


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Speciale lavoro e crescita

Messaggioda franz il 24/01/2012, 12:29

La Cigs dura 18 mesi, durante i quali si percepisce l'80 % della retribuzione, ma con il limite massimo di 800 euro al mese. Finito questo periodo si entra "in mobilità": le speranze di riprendere il lavoro precedente sono ormai svanite e c'è un altro periodo di tempo - in linea di massima un altro anno - per trovarne un altro, con un'indennità ancora più ridotta.

La Cigs serve all'azienda, perché dal momento in cui i lavoratori vengono presi in carico da questo istituto non ne sostiene più il costo; e serve ai dipendenti perché non restano disoccupati da un giorno all'altro. In Italia questo è praticamente l'unico ammortizzatore sociale, visto che l'indennità di disoccupazione è praticamente inesistente.

Se ho capito bene rimarrebbe solo la cassa integrazione ordinaria, perché è quella che dura massimo un anno e scatta i previsione di crisi di mercato o ristrutturazioni che possono rientrare in breve (entro l'anno, quindi). Da notare che questa cassa integrazione è pagata interamente dalle aziende. Quella speciale invece è pagata in parte dalle aziende ed in parte dai lavoratori mentre quella in deroga è pagata dalla fiscalità generale. Su quella in deroga c'è stata una elevatissima spesa pubblica, da parte del governo Berlusconi, che infatti è andato in rosso con le conseguenze che sappiamo non tanto per salvare banche (non ne avevamo da salvare) ma ampliando la cassa integrazione in deroga.
Secondo me il governo non dovrebbe entrare nel merito della cassa integrazione ordinaria e straordinaria, visto che il loro costo è interamente finanziato dal mondo del lavoro (aziende e lavoratori) ma dovrebbe concentrarsi a trovare una soluzione per quella in deroga, che grava su casse statali che sono messe come sappiamo.
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Re: Speciale lavoro e crescita

Messaggioda Robyn il 24/01/2012, 12:40

La riforma è semplice
I contratti a termine costano di più
Per i nuovi assunti l'art 18 esteso a tutti tranne i casi di giustificato motivo oggettivo
La Cig estesa a tutti per i casi temporanei di crisi
Quando si perde il lavoro interviene il sostegno al reddito per l'80% e per
un determinato periodo di tempo "in cui deve esserci la formazione"
per ex due anni finanziato obbligatoriamente sotto forma di assicurazione da aziende e lavoratori
Esiste poi il reddito minimo che deve essere finanziato dalla fiscalità
generale perchè rientra nel capitolo "assistenza" e si riceve se a seguito
di perdita del lavoro"determinato o indeterminato"
ed esaurite le protezioni non si è trovato il lavoro
E' una riforma di tipo europeo come in Francia e in
Gran Bretagna e le resistenze del sindacato non hanno senso perchè
non si può continuare difendere solo una parte dei lavoratori
ciao robyn
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Re: Speciale lavoro e crescita

Messaggioda trilogy il 24/01/2012, 16:39

Imprese, una su tre è fallita per i pagamenti in ritardo
Dal 2008 al 2011 sono quasi 40 mila le aziende che hanno chiuso i battenti

Secondo gli ultimi dati registrati dalla CGIA di Mestre nel 2011 un’azienda su tre è fallita a causa dei ritardi nei pagamenti.
Su 111.615 imprenditori italiani che hanno portato i libri contabili in Tribunale, circa 3.600 (pari al 31% del totale) lo hanno fatto a causa dell’impossibilità di incassare in tempi ragionevoli le proprie spettanze.

“Indubbiamente anche la crisi economica ha contribuito ad aggravare questa situazione – ha spiegato la CGIA - . Infatti, il trend dei ritardi avvenuto in Italia in questi ultimi 4 anni è quasi raddoppiato (+97,5 %).
Se, infatti, nel 2008 la media era di 27 giorni, l’anno scorso gli imprenditori italiani sono stati pagati mediamente con 53 giorni di ritardo. Se poi teniamo conto che i tempi medi effettivi di pagamento che si registrano in Italia sono i più elevati d’Europa (180 giorni se il committente è la Pubblica amministrazione, 103 giorni se il committente è un’azienda privata), la situazione che si è sviluppata in questi ultimi ani è drammatica: tra il 2008 ed il 2011 hanno fallito oltre 39.500 aziende”.

“Pur riconoscendo che questo Governo ha iniziato con il piede giusto – commenta Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – è necessario che recepisca quanto prima la Direttiva europea contro il ritardo nei pagamenti.La mancanza di liquidità sta facendo crescere il numero degli ‘sfiduciati’, ovvero di quegli imprenditori che hanno deciso, nonostante i grossi problemi che si sono accumulati in questi ultimi anni, di non ricorrere all’aiuto di una banca. E’ un segnale preoccupante che rischia di indurre molte aziende a rivolgersi a forme illegali di accesso al credito, con il pericolo che ciò dia luogo ad un aumento dell’usura e del numero di infiltrazioni malavitose nel nostro sistema economico”.
Tra le Regioni, la Lombardia è quella ad aver subito il numero più elevato di fallimenti, sia in termini assoluti, sia quando si prende in considerazione l’incidenza ogni 10.000 imprese attive.
L’anno scorso 2.613 imprenditori lombardi hanno portato i libri in Tribunale: praticamente ci sono stati 31,5 fallimenti ogni 10.000 aziende attive.

fonte: http://www.leggioggi.it/2012/01/24/impr ... n-ritardo/
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Re: Speciale lavoro e crescita

Messaggioda franz il 24/01/2012, 17:11

trilogy ha scritto:Secondo gli ultimi dati registrati dalla CGIA di Mestre nel 2011 un’azienda su tre è fallita a causa dei ritardi nei pagamenti.
Su 111.615 imprenditori italiani che hanno portato i libri contabili in Tribunale, circa 3.600 (pari al 31% del totale) lo hanno fatto a causa dell’impossibilità di incassare in tempi ragionevoli le proprie spettanze.

C'è un numero sbagliato da qualche parte.
Controllando il documento orginario http://www.leggioggi.it/wp-content/uplo ... mestre.pdf appare che i fallimenti non sono stati 111.615 ma 11.615 (errore del giornalista di leggioggi.it)
Cosa che non cambia la gravità del fenomeno.

Basterebbe compensare dare ed avere, in modo che l'azienda non debba pagare imposte e contributi mentre è in attesa di rimborsi dallo stato. Questo sarebbe un primo passo, fattibile in pochi mesi con buona volontà.
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Redditi, l'Ocse: L'Italia è sempre più divisa

Messaggioda franz il 24/01/2012, 18:16

ISTAT
Redditi, l'Ocse: "L'Italia è sempre più divisa
investire sui singoli contro le disuguaglianze"

Presentato il rapporto "Divided we stand: Why inequality keeps rising". Negli ultimi 30 anni i ricchi sono diventati sempre più ricchi. Il ministro Fornero: "La riforma del mercato del lavoro si baserà sull'equità". E ai precari dell'Istat dice: "Ci stanno a cuore tutti i lavoratori nella vostra situazione" di ROSARIA AMATO

ROMA - È sull'equità che si baserà la riforma del lavoro, così come l'equità tra generazioni è stato il principio guida della riforma sulle pensioni. Ad assicurarlo il ministro del Lavoro Elsa Fornero, intervenuta all'Istat per la presentazione del rapporto dell'Ocse: "Divided we stand: Why Inequality Keeps Rising" (sempre più divisi: perché le diseguaglianze continuano a crescere).

"Si è parlato di me come del killer delle pensioni di anzianità - ha polemizzato il ministro - eppure proprio il nostro unico premio Nobel per l'economia, Franco Modigliani, definiva le pensioni di anzianità un furto ai danni dei lavoratori". E l'equità, ha assicurato Fornero, sarà anche la direttrice sulla quale si muoverà la riforma del lavoro che, ha ribadito, sarà concertata con le parti sociali, smentendo le indiscrezioni sull'intento di abrogare la Cassa Integrazione.

L'equità deve essere una priorità in un Paese dove - come emerge dal rapporto Ocse, presentato da Stefano Scarpetta. vicedirettore per la sezione Occupazione, lavoro e affari sociali dell'organizzazione con sede a Parigi - la diseguaglianza è aumentata negli ultimi 30 anni molto più che in altri Paesi occidentali.

Nel 2008, il reddito medio del 10% più ricco degli italiani era di 49.300 euro, dieci volte superiore al reddito medio del 10% più povero. Ancora, l'1% più ricco degli italiani ha visto la proporzione del proprio reddito aumentare dal 7% del reddito totale negli anni '80 a quasi il 10% nel 2008. E la porzione di reddito detenuta dallo 0,1% della popolazione super-ricca è aumentata dall'1,8% al 2,6% nel 2004.

In definitiva, i ricchi sono diventati molto più ricchi (anche perché, ricorda l'Ocse, le aliquote marginali d'imposta sui redditi più alti si sono quasi dimezzate, passando dal 72% del 1981 al 43% nel 2010), i poveri sono rimasti poveri e il divario si è accresciuto, anche perché la redistribuzione attraverso i servizi pubblici è diminuita.

E se la diseguaglianza in Italia è cresciuta negli ultimi 30 anni proprio come nei tre quarti dei Paesi dell'Ocse, è da addebitare in buona parte anche al mercato del lavoro, ha sottolineato il ministro Fornero, un mercato del lavoro "che esclude anziché includere, segmenta, tratta in maniera differenziata, scarica i lavoratori, perché anche quando è necessario fare aggiustamenti e ristrutturazioni, i costi si scaricano solo sui più deboli, i giovani, le donne, i lavoratori con più di 50 anni".

"Sono stata molto colpita - ha osservato ancora il ministro - dal fatto che un lavoratore che abbia più di 50 anni sia considerato perso per il mercato del lavoro. Prima la soluzione era la previdenza, che con la pensione anticipata faceva da grande ammortizzatore sociale. Adesso non può più essere così".

Altro obiettivo fondamentale: combattere l'eccessiva precarietà. Ai precari dell'Istat, che hanno chiesto insistemente un colloquio con il ministro, senza ottenerlo, Elsa Fornero ha assicurato che "i precari di tutto il Paese ci stanno a cuore". E allora, per combattere la precarietà, "individuiamo un percorso che tagli i contratti che non servono, senza per questo arrivare necessariamente al mercato unico", ha ribadito il ministro.

Ancora, altro intervento necessario l'eliminazione delle finte partite Iva: "Ne abbiamo 8 milioni. Servono tutte, o sotto si nascondono realtà occupazione che vorremmo invece vedere alzate di qualità?". Anche perché dalla precarietà non nasce nuova occupazione.

Un dato che emerge chiaramente proprio dal rapporto dell'Ocse: infatti le riforme dirette ad accrescere la flessibilità forse in un primo tempo "hanno contribuito a creare un maggior numero di posti di lavoro, ma hanno anche aggravato il divario tra i redditi", dal momento che "gran parte dei posti di lavoro creati consisteva in occupazioni part-time o scarsamente remunerate". Che con la crisi sono state le prime ad essere tagliate.

Altro effetto della crisi a danno dell'equità, rileva il rapporto Ocse, è stato l'indebolimento delle politiche sociali: "L'accresciuta disparità delle retribuzioni ha fatto sì che un maggior numero di persone ha dovuto attingere ai sistemi di protezione sociale per mantenere lo stesso livello di vita. Il volume netto della redistribuzione mediante le politiche di sostegno del reddito è in effetti aumentato. Tuttavia, tali politiche non sono state in grado di ridurre la disuguaglianza tra i redditi come in passato, a causa dell'aumento di persone che hanno avuto bisogno dei sussidi".

Qual è allora la strada maestra per ridurre le disuguaglianze? Per l'Ocse passa attraverso la riqualificazione dell'occupazione, l'investimento in capitale umano "sin dalla prima infanzia": "Il miglioramento delle competenze è l'unica misura in grado di ridurre la dispersione dei redditi da lavoro ed aumentare i tassi di occupazione". Quindi servizi sociali, sì, ma orientati soprattutto "a offrire servizi pubblici gratuiti e di qualità elevata in ambiti quali l'istruzione, la sanità e l'assistenza alla famiglia".

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Re: Speciale lavoro e crescita

Messaggioda Robyn il 25/01/2012, 10:59

Finanziare le protezioni con un'assicurazione obbligatoria pagata da lavoratori e datori di lavoro e il reddito minimo vitale con la fiscalità generale permette di accumulare grandi risparmi durante i periodi in cui non c'è crisi,che possono essere utilizzati durante i periodi di crisi,sono cioè misure anticicliche.Per quel che riguarda i risparmi che provengono dalla riforma della previdenza servono per finanziare gli asili nido,gli assegni familiari,l'edilizia pubblica cioè il welfare ciao robyn
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Re: Speciale lavoro e crescita

Messaggioda franz il 25/01/2012, 12:07

Robyn ha scritto:Finanziare le protezioni con un'assicurazione obbligatoria pagata da lavoratori e datori di lavoro e il reddito minimo vitale con la fiscalità generale permette di accumulare grandi risparmi durante i periodi in cui non c'è crisi,che possono essere utilizzati durante i periodi di crisi,sono cioè misure anticicliche.Per quel che riguarda i risparmi che provengono dalla riforma della previdenza servono per finanziare gli asili nido,gli assegni familiari,l'edilizia pubblica cioè il welfare ciao robyn

Perfettamente d'accordo, una volta tanto ;)
Naturalmente il finanziamento è possibile solo con guadagni significativi di produttività nel settore privato e con l'eliminazione di sprechi, burocrazia e spesa clientelare nel settore pubblico, con conseguente calo della pressione fiscale legata a questi risparmi. Una parte di questi risparmi puo' essere convetita nella spesa sociale che dici.
Mi pare che con Monti siamo sulla buona strada, se i cammionisti non la bloccano :(
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