In tempi di tragedia della Costa e di scontri sulle liberalizzazioni non può non passare in secondo piano una tripletta di notizie. Nell’ordine: cambia il vertice dell’Anm, il sindacato dei magistrati. L’Anm espelle Alfonso Papa. Il sindaco di Napoli De Magistris finisce sotto processo a Roma. È un caso che tutto accada nello stesso giorno, ma un filo lega i tre fatti e segna un’epoca. Vediamo perché.
La guida dell’Anm. Lasciano figure storiche di Magistratura democratica come il segretario Giuseppe Cascini, pm a Roma, e Nello Rossi, procuratore aggiunto della Capitale. Per anni, ogni due o tre sabati, li ho incontrati al sesto piano di piazza Cavour, nel “palazzaccio”, dove facevano argine nel difendere le toghe dagli attacchi della destra politica (e non solo). Ma dopo otto anni, per il codice interno, non possono più candidarsi.
C’è però chi potrebbe ancora farlo, ma ha deciso di farsi da parte. È Luca Palamara, il presidente dell’Anm, la toga che negli ultimi tre anni ha legato la sua immagine a un contrasto duro al governo Berlusconi. Sono ormai settimane che Palamara dice a chi glielo chiede “non mi ricandido”. Il perché sta in due ragioni. Palamara, anche lui pm a Roma, non si è risparmiato, ha subito attacchi da chi lo avrebbe voluto ancora più polemico, paziente ha spiegato che alla prepotenza distruttiva di Berlusconi verso le istituzioni non era opportuno rispondere con eguale estremismo. Un atteggiamento risultato vincente. Se la blocca processi, le intercettazioni, i processi brevi e lunghi sono stati fermati, lo si deve anche a Palamara. Vedremo, a metà febbraio, chi raccoglierà la sua pesante eredità.
Questa Anm si avvia a uscire di scena dopo aver preso un’ultima decisione pesante e importante: l’espulsione di Alfonso Papa, l’ex magistrato ed ex sottosegretario alla Giustizia per cui la Camera ha autorizzato l’arresto, negandolo poi sia per Milanese che per Cosentino, malgrado su entrambi pendessero accuse più gravi (e qui dovremmo scrivere più di un blog per ragionare sul perché…). Va da sé che la permanenza di Papa nell’Anm, di cui pure è stato dirigente a Napoli, non era possibile. Ma la decisione della giunta Palamara, come quella dei probiviri della stessa Anm nei confronti dell’ex capo degli ispettori di via Arenula Arcibaldo Miller, non può passare inosservata. Essa testimonia un cambio di passo, il segnale che le ambiguità non sono più consentite.
Giusto mentre la giunta era riunita, intorno alle 13, ecco la notizia su De Magistris. L’avvenuto rinvio a giudizio per aver gestito con
evidenti smagliature i tabulati telefonici dei parlamentari nell’inchiesta Why not. L
’ex pm contesta la decisione, ma nel crinale delicato dei rapporti tra magistratura e politica, e nel rispetto delle regole su come comportarsi nei confronti dei parlamentari, De Magistris non sembra avere tutte le carte a posto. Lo dirà il processo, ma un punto va sottolineato: la decisione del gip di Roma dimostra che la magistratura non ha i paraocchi, come la destra ha sempre sostenuto e vorrebbe far credere, ma anzi è pronta ad affrontare un processo impopolare come quello all’attuale sindaco di Napoli, se in ballo c’è il rispetto delle regole.
Liana Milella
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“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)