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La scomposizione

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: La scomposizione

Messaggioda flaviomob il 12/01/2012, 16:52

Le pensioni dopo 15 anni di lavoro non sono insostenibili. Lo è il sistema retributivo in generale, per cui chi ha versato 100 può ricevere in cambio 200 o 300. Insisto a sostenere che in un paese liberale chi vuole andare in pensione a 40 anni può farlo, a patto che per il resto della sua vita (calcolata sull'aspettativa media) non riceva un centesimo in più di quello che ha versato. Se campa con 40 euro al mese, buon per lui... :lol:

Sicuramente i sindacati del pubblico impiego non si sono stracciati le vesti per le baby pensioni e per le aberrazioni che hanno provocato. Sicuramente anche i fantastiliardi di evasione ed elusione fiscale, oltre al sistema mafioso di tangenti e concussioni hanno contribuito. Senza ombra di dubbio è colpa della sinistra. Che governa la penisola, ininterrottamente, dal parricidio compiuto da Bruto (antenato diretto, pare, di D'Alema) in poi... :lol:


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Re: La scomposizione

Messaggioda franz il 12/01/2012, 17:18

flaviomob ha scritto:Le pensioni dopo 15 anni di lavoro non sono insostenibili

Vedi che ora tutti sono d'accordo?
Negli anni 80 no.
Ma anche dopo, nel 1995, il contributivo valeva solo per pochi.
Più o meno come adesso che si propone che la flexsecurity valga solo per i nuovi assunti.
E se nel 1997 si proponeva di abolire le pensioni di anzianità (come è stato fatto ora, finalmente) tu sai benissimo chi diceva di no.
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Re: La scomposizione

Messaggioda flaviomob il 13/01/2012, 0:00

La CISL, il principale sindacato dei dipendenti pubblici, per esempio?
Ah, i centristi! :mrgreen:


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Re: La scomposizione

Messaggioda franz il 13/01/2012, 9:30

flaviomob ha scritto:La CISL, il principale sindacato dei dipendenti pubblici, per esempio?
Ah, i centristi! :mrgreen:

Tutti, direi. Ma la CGIL fu la piu' forte di tutti a dire NO, anche perché quando la CGIL dice NO ad un governo di CS, è NO.
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Re: La scomposizione

Messaggioda annalu il 13/01/2012, 12:48

franz ha scritto:
pianogrande ha scritto:Il piccolo negoziante ha una via per sopravvivere.
Quella della qualità.[...]

Segnalo anche che molti grandi centri commerciali contengono piccoli negozi o catene di piccoli negozi. Come a dire che se la montagna non va a maometto ...
Sicuramente i piccoli negozi devono specializzarsi e vcino a me c'è una panetteria-pasticceria con un tea-room annesso, veramente ottima e ... aperta la domenica mattina :-)

Devo confessare che la questione "orari dei negozi" mi sorprende sempre di più, e non riesco a trovare risposta ai miei interrogativi. Secondo la mia esperienza, almeno a Roma gli orari dei negozi sono già liberi: è un'eccezione romana, oppure è così anche altrove?
Parlo dell'esperienza quotidiana nella zona dove abito: zona residenziale semicentrale, ben servita dai mezzi pubblici, con molti residenti anziani benestanti, via via sostituiti da uffici e simili. Dunque: nel raggio di meno di mezzo chilometro da casa, ben tre supermercati aperti con orario continuato e differenziati per qualità e prezzi, ed un mercato rionale coperto di alta qualità, aperto solo la mattina. Poi, scomparsi progressivamente la maggior parte dei "negozietti", rimangono ben vivi e vitali i negozi specializzati: da un panettiere ed un macellaio di alto livello che mantengono un orario "classico" (chiuso a pranzo e la sera dopo le 8) ad un fruttivendolo aperto con orario continuato ed un altro aperto di recente da cinesi ad orario continuato fino alle 10 di sera; un negozio di casalinghi fornitissimo con orario continuato, ma anche un negozietto di articoli vari (accessori per calzoleria, ganci di ogni genere etc.) che da una cinquantina d'anni continua coi suoi orari classici. Sempre con orari "classici" (ma alcuni, pochi, aperti anche a pranzo), negozi di abbigliamento ed altro.
E questo è solo un piccolo esempio di quartiere: l'unico problema per gli acquirenti è ricordarsi degli orari dei diversi negozi per regolarsi nel fare la spesa! Nelle zone in cui abitano i miei figli, dalle tipologie diverse dalle mie (più periferiche ed abitate da famiglie giovani) la situazione è analoga, per cui mi sembra di poter generalizzare.
Quindi mi chiedo: gli orari da liberalizzare, quali sarebbero? O Roma vive in una situazione particolare in quanto zona turistica? Perché non mi sembra che la liberalizzazione costringa nessuno a tenere aperto, se non lo trova conveniente.
Una piccola aggiunta: a circa 6 km da casa, un enorme centro commerciale: all'interno, accanto ai grandi supermercati ed alle grandi catene di distribuzione (Ikea compresa) aperti anche la domenica con orario continuato sino alle 10 di sera, ci sono anche piccoli negozi con orario "normale": eppure sopravvivono tutti.
Mi spiegate in cosa "la liberalizzazione degli orari di apertura" potrebbe cambiare le cose?
Grazie.

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Re: La scomposizione

Messaggioda franz il 13/01/2012, 13:03

In effetti anche a me risulta che in Italia gli orari siano già abbastanza liberi ma non so se la normativa è nazionale oppure locale (come mi pare sarebbe anche ovvio, visto che Livigno non è Enna). Per quanto riguarda Varese per esempo la situazione degli orari di apertura, infrasettimanale e festivi è ampiamente piu' libera del vicino Ct. Ticino. Non so nemmeno io in cosa consisterebbe una ulteriore liberalizzazione degli orari e non conosco le decisioni contenute nel decreto "Salva-Italia".
Questa discussione è nata attorno al testo postato da Flavio sui presunti disastri a Lisbona e di quello si discute.

Cerco di informarmi e vi faccio sapere.

Ecco:
http://www.ilsole24ore.com/art/economia ... fromSearch

Scatta lunedì 2 gennaio la liberalizzazione degli orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali della Capitale. Da domani, negozi, bar e ristoranti della Capitale, infatti, non dovranno rispettare più alcun limite di orario di apertura e di chiusura. Recependo il decreto legge di manovra del luglio scorso, l'Assessorato alle Attività Produttive di Roma Capitale ha diramato una circolare al Comando di Polizia Municipale, ai Presidenti e ai Direttori dei Municipi relativa alla liberalizzazione degli orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali.

Nessuna limitazione sulla chiusura domenicale e festiva
Nella delibera, si legge che «gli esercizi commerciali, comprese le attività di somministrazione di alimenti e bevande, a partire da domani potranno operare, come prevede la legge, senza limitazioni su orari di apertura e chiusura, chiusura domenicale e festiva, nonchè sulla mezza giornata di chiusura infrasettimanale». L'assessore alle Attività Produttive, Davide Bordoni, ha riferito di aver chiesto alla Polizia locale di Roma Capitale di effettuare controlli sul territorio, evidenziando le criticità che eventualmente dovessero emergere in alcune zone. Con lo stesso obiettivo, a gennaio l'assessore convocherà «una riunione con le associazioni di categoria e le rappresentanze sindacali per discutere insieme le nuove regole e trovare elementi di sintesi».

Saldi anticipati al 5 gennaio

Il Campidoglio ha anche reso che Roma Capitale ha recepito la modifica della legge regionale 33/99 che anticipa l'inizio dei saldi al 5 gennaio. «La Regione Lazio - si legge - ha infatti adeguato la normativa a quanto deliberato in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome dove si é stabilito di individuare una data omogenea, su tutto il territorio nazionale, per l'inizio delle vendite di fine stagione. Per i saldi invernali è stato definito il primo giorno feriale antecedente l'Epifania che corrisponde, per il 2012, a giovedì 5 gennaio».



Ne parlavo alcuni giorni fa con un amico che ha un negozio in Lombardia. La completa liberalizzazione, come questa, era stata fatta già anni fa. Non si ricordava quando. Poi c'era stata una "marcia indetro", come capita a volte, soprattutto in Italia. Ora si assiste quindi ad un ripristino di cose già a suo tempo definite e decise.
Morale: «Fa e disfà l’è tutt un lavurà»
Ultima modifica di franz il 13/01/2012, 13:09, modificato 1 volta in totale.
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Re: La scomposizione

Messaggioda pianogrande il 13/01/2012, 13:05

Annalu.
Per me, si tratta della assurda pretesa di non avere libertà di orario per avere meno concorrenza.
Insomma.
La libertà di orario viene vista come una sorta di concorrenza sleale.
Quando io sono chiuso, tutti sono chiusi, non perdo clienti.
Siamo sulla stessa lunghezza d'onda delle tariffe minime per le professioni protette.
Tutti fanno pagare come me, nessuno mi frega i clienti abbassando le tariffe e/o costringendomi ad abbassare anche le mie.

Mi sembra di capire che gli orari vengano regolati localmente (almeno finora).
Fotti il sistema. Studia.
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Re: La scomposizione

Messaggioda franz il 13/01/2012, 13:18

pianogrande ha scritto:Annalu.
Per me, si tratta della assurda pretesa di non avere libertà di orario per avere meno concorrenza.
Insomma.
La libertà di orario viene vista come una sorta di concorrenza sleale.
Quando io sono chiuso, tutti sono chiusi, non perdo clienti.
Siamo sulla stessa lunghezza d'onda delle tariffe minime per le professioni protette.
Tutti fanno pagare come me, nessuno mi frega i clienti abbassando le tariffe e/o costringendomi ad abbassare anche le mie.

Mi sembra di capire che gli orari vengano regolati localmente (almeno finora).

Vero, credo tu abbia azzeccato.
Con lo stesso criterio ricordo che i negozietti di cui tanto si parla e si cucinano testi intrisi di romanticismo erano protetti dalla competizione (negli anni 60) tramite il divieto di apertura di due esercizi con la stessa licenza (latterie, panetteria, macelleria, fruttivendolo, bar, salumeria) a meno di una certa distanza in metri. Inoltre in città non era possibile vendere piu' cose contemporaneamete (pane e latte, per esempio). Altro caso che ricordo era quello delle carni. La macelleria normale non poteve vendere carne di cavallo e viceversa. Sono i periodi in cui se volevi una macchina straniera (una Ford, una VW, una Citroen, una Honda) c'erano dei contingenti all'importazione da rispettare e quindi si comprava per forza Fiat, Alfa, lancia, Autobianchi. Erano di moda i contratti di esclusiva per cui se volevi una certa marca, uno solo la vendeva. Se il negozio non chiudeva all'ora indicata, erano multe salate.

Non so chi possa dire "bei tempi" :lol:
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Re: La scomposizione

Messaggioda ranvit il 13/01/2012, 13:50

Anche a Salerno è come a Roma....almeno sulla base di quanto dice annalu...rispetto al passato va abbastanza bene per l'acquirente. Ma questo non significa che posso trovare tutto a qualsiasi orario e la domenica o giorni festivi.
Dice bene pianogrande ed ecco cosa ci si guadagna: liberalizzando tutto (giorni e orari e saldi) la concorrenza aumenta notevolmente e quindi i prezzi tenderanno a diminuire. Un'altra conseguenza sarà che chi si era fatto un bel bunker assicurandosi una certa libertà di "fregare l'acquirente" o si adegua o fallisce lasciando spazio ad altri esercenti meno avidi, piu' professionali e piu' corretti.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: La scomposizione

Messaggioda franz il 13/01/2012, 14:21

ranvit ha scritto:Un'altra conseguenza sarà che chi si era fatto un bel bunker assicurandosi una certa libertà di "fregare l'acquirente" o si adegua o fallisce lasciando spazio ad altri esercenti meno avidi, piu' professionali e piu' corretti.

Correttto. I ricordi che postavo prima possono essere ampliati col fatto che se un cliente non si trovava bene con l'unico pasticcere, panettiere, verduraio o macellaio della zona, era costretto a fare chilometri (a piedi, come si conveniva negli anni '60) per trovarne un altro. Questo era perfettamente in linea con i concetti fascio-catto-socialisti di allora (protettivi verso le categorie di riferimento) e quando la morsa si è allentata togliendo buona parte di questi vincoli, è stata data loro una certa libertà di movimento evasiva. Come a dire io ti raddoppio i concorrenti ma se tu evadi - risparmiando il 50% - io faro' fatica a beccarti. Quindi provaci pure e poi chiuderenmoun occhio tra un condono e l'altro.
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