Non c'è solo il debito, però...
http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... bruxelles/Perché Monti è corso a Bruxellesdi Leonardo Becchetti, da repubblica.itIn Italia continuiamo a beccarci come i capponi di Renzo ignorando che, oltre i lodevoli sforzi di tutti, il nostro destino si gioca tra l’inettitudine tedesca e le strategie degli speculatori.
E’ da qualche mese che insistiamo sul fatto che la crisi si gioca su tre piani (finanza internazionale, Europa e Italia). In Italia il dibattito è stato sinora tutto schiacciato sul primo piano. Ma quasi tutti i progressi che potevamo fare in termini di gestione di finanza pubblica sono stati fatti e adesso, cogliendo l’occasione del viaggio di Monti in Europa, non resta che lavorare sugli altri due piani. Si rischia altrimenti di scivolare in un circolo vizioso. Facciamo sacrifici, l’economia ristagna ed entriamo in recessione, lo spread non scende, facciamo altri sacrifici, la recessione peggiora e così via. Con il governo Monti e un avanzo primario quasi al 5 percento, e una condizione di sostenibilità del debito che consente ulteriori margini di manovra nonostante la previsione di un calo del PIL dell’1,6 percento il discorso che la colpa è dell’Italia non regge più.
In realtà c’è qualcosa che non va sui mercati finanziari che impedisce la soluzione del problema. Proviamo a spiegarlo.
Chi opera tutti i giorni sui mercati del debito sa benissimo che da qualche tempo le maggiori banche d’affari (non solo americane, purtroppo anche alcune nordeuropee) hanno assunto un atteggiamento molto aggressivo sui titoli di stato italiani. Hanno venduto quelli in portafoglio, e questo è del tutto legittimo, facendo calare i prezzo ed aumentare lo spread. Non si sono limitate però a questo. Con una strategia ancora più aggressiva riescono a condizionare il prezzo dei titoli con ancora meno risorse operando sul mercato dei cds sui titoli di stato. Lì non c’è bisogno di acquistare e vendere l’intero ammontare e si gioca con molte meno risorse solo sui premi. Ed è possibile comprare l’assicurazione sui nostri titoli anche senza averli. Giocando sui cds ed aumentando la domanda fanno salire lo spread tra cds sui titoli italiani e titoli tedeschi e questo spread condiziona quello ben noto sul mercato sottostante. Si tratta di una precisa strategia di attacco.
Non è un caso che lo spread in questi ultimi tempi sia peggiorato costantemente nel pomeriggio in occasione dell’apertura dei mercati d‘oltreoceano. Poiché il mercato dei cds è un mercato del tutto opaco (i prezzi sono decisi da quattro o cinque grandissime banche) è difficile rispondere con armi convenzionali contro un attacco che ha risorse quasi illimitate fornite ai “salvati” dalle stesse banche centrali. Non c’è niente di cui stupirsi perché nella storia della finanza molte volte abbiamo assistito ad attacchi speculativi. Quello che è stupido è rispondere ad armi nucleari con qualche baionetta. Se la pressione al ribasso sui nostri titoli fosse generata (come sarebbe giusto che fosse) soltanto dalla vendita di investitori stranieri che hanno i titoli in portafoglio essa si esaurirebbe progressivamente. Se continuiamo a consentire a chi non ha i titoli di puntare al ribasso con risorse pressochè illimitate rischia di non esaurirsi mai.
Avere il privilegio di essere valuta di riserva è nell’economia globale un vantaggio formidabile perché consente di poter finanziare il proprio debito a tassi più bassi. Far fuori l’euro nella battaglia per la valuta di riserva in pieno svolgimento (i cinesi e giapponesi hanno appena deciso di fare a meno del dollaro nelle loro transazioni commerciali) fa comodo a molti. L’attacco agli spread corrisponde ad una moderna strategia di divide et impera. Lo spread è il cavallo di Troia che può far saltare l’euro proprio perché crea un cuneo tra paesi forti e paesi deboli dando l’illusione ai primi di poter fare a meno dei secondi.
Quello che è certo è che ciò che chiamiamo mercato e pensiamo dia oracoli saggi cui dobbiamo sottostare è qualcosa di molto diverso ma noi siamo masochisti ed innamorati, continuiamo a comportarci come quella moglie che picchiata dal marito razionalizza e pensa che in fondo sia colpa sua. Niente complotti ma interessi forti e mercati tutt’altro che perfetti ci stanno portando dove non vorremmo.
Pensare di poter risolvere la situazione solo facendo i bravi ragazzi a casa nostra può non bastare. La BCE è l’unica che sta tentando di rispondere anch’essa con armi non convenzionali ma in modo ancora troppo prudente. Il rubinetto del credito facile alle banche con durata a tre anni ha consentito alle stesse di porre in atto operazioni di finanziamento e acquisto di titoli di stato alla stessa scadenza con guadagno quasi sicuro (carry trade) e infatti su quella scadenza i rendimenti sono scesi. Ma sulle scadenze più lunghe sinora non si è riuscito a risolvere il problema e i depositi di liquidità delle banche presso la BCE sono ai massimi storici perchè le banche ridepositano gran parte dei soldi presso la BCE stessa.
Per affrontare un’offensiva speculativa di questo genere c’è bisogno di svegliarsi, capire la situazione e mettere in atto interventi molto più drastici. Bisogna regolamentare il mercato dei cds sui titoli di stato e penalizzare con una drastica tassa sulle transazioni (o addirittura proibire) l’uso speculativo dei derivati non di copertura, ovvero
l’acquisto di cds per chi non ha il titolo di stato sottostante. Bisogna inoltre far aumentare progressivamente la quota di debito posseduta dai cittadini italiani (esistono varie possibilità a questo proposito). E la BCE dovrebbe intervenire penalizzando la giacenza della liquidità bancaria presso di sè portando a zero o a livelli negativi il tasso adesso pari allo 0,25%.
A casa nostra dobbiamo agire sulle sacche di spreco che possono portare altre risorse (crediti dello stato nel settore delle concessioni del gioco d’azzardo, riduzione spese della difesa, lotta all’evasione) ma utilizzare le nuove risorse non per aumentare un avanzo primario già consistente ma per ridurre le tasse sul lavoro e sui redditi in modo da restituire soldi nelle tasche degli italiani e cercare di contrastare la recessione.
(8 gennaio 2012)