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MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda chango il 04/12/2011, 20:55

franz ha scritto:
chango ha scritto:quel tipo di formazione si presuppone che la dia l'azienda che assume.

Nel modello arcaico e primitivo (che forse è ancora oggi in Italia) si'.
Ma in europa girano strane idee da alcuni decenni, sulla formazione professionale.
http://www.bbt.admin.ch/themen/berufsbi ... ml?lang=it
Qui un elenco completo http://www.bbt.admin.ch/bvz/berufe/index.html?lang=it dive (udite udite) trovate anche
Pulitore di edifici/ Pulitrice di edifici http://www.bbt.admin.ch/bvz/grundbildun ... 46&lang=it
Pulitore di edifici con diploma federale/ Pulitrice di edifici con diploma federale http://www.bbt.admin.ch/bvz/hbb/index.h ... 14&lang=it

Naturalmente questi diplomati non li puoi pagare 4 soldi ...


allora all'imprenditore medio italiano non interessano.
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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda franz il 04/12/2011, 21:19

chango ha scritto:allora all'imprenditore medio italiano non interessano.

Ed è questa la rivoluzione da fare nella formazione, per uomini e donne. Altro che welfare. Istruzione e formazione.
Era d'accordo anche Luigi Berlinguer, tanti anni fa (era il 1996 ma mi sembra un secolo, quando ne parlavamo via e-mail) anzi lui ne fece una battaglia. Solitaria, vedo, nella sinistra. Appunto per questo, ... "sinistra solitaria".
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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda flaviomob il 05/12/2011, 1:39

Proviamo a fare qualche caso concreto. Non sono esempi teorici, sono persone reali.
A. ha 60 anni, è analfabeta, ha iniziato a lavorare a 16 anni e ha sempre fatto l'operaia. Sposata con tre figli, ha chiesto la separazione dal marito - alcolista e disoccupato - quando questi si è presentato in casa con una pistola. Si è dovuta sobbarcare le rate di diverse auto acquistate dal marito e pagate con assegni a firma falsa (quella di lei) perché obbligata a farlo dalla legge fino all'effettivo divorzio (quindi dopo molti anni) nonostante fosse in cassa integrazione, con tre figli piccoli a carico. Quindi si vede sottrarre per molti anni un quinto dello stipendio. Viene reintegrata al lavoro perché, nonostante soffra di diabete, non si assenta praticamente mai dalla fabbrica, dove fa pesanti turni. La figlia inizia a lavorare a 14 anni a 500 euro al mese (in parte in nero) per una "padroncina" che confeziona capi per conto della Levi's che però, un anno dopo, trasferirà baracca e burattini in Tunisia dove il costo del lavoro è inferiore. Il figlio inizierà a lavorare come muratore a 16 anni. Nessuno dei figli termina gli studi superiori.

E. ha 47 anni, un figlio disabile, laureata in informatica lavora come analista programmatrice. La sua ambizione sarebbe stata quella di una donna in carriera, come riferisce lei stessa, se non fosse stata "bloccata" perché per poter badare al figlio in carrozzina termina di lavorare alle 15.30 (al mattino il figlio va a scuola, frequenta la III del liceo psicopedagogico, mentre il primo pomeriggio sta con i nonni materni). Ad agosto alla nonna materna viene diagnosticato un tumore al seno in fase avanzata, mentre l'altra nonna ha una malattia terminale che la blocca da più di un anno. Ora che i nonni del ragazzo non sono più in grado di occuparsi di lui e necessitano a loro volta di essere accuditi, E. è costretta a licenziarsi dal lavoro perché non ha alternative nell'assistenza al figlio, alla madre e alla suocera.

M., 39 anni lavora come avvocato nella sede milanese di uno studio legale di alto livello, Clifford Chance. Finisce abitualmente di lavorare alle 22.30 ma talvolta si ferma in ufficio anche oltre. Il suo team è interamente composto di donne, di età vicina alla sua. Solo lei e la sua responsabile sono sposate ma non hanno figli. Le altre sono single senza figli. Lavora quasi tutti i sabati e in alcuni casi anche i giorni festivi.

Potrei continuare parlando di una madre che lavorava come hostess in Alitalia ed è rimasta a casa quando al figlio undicenne (ora ha compiuto la maggiore età) è stato diagnosticato un esordio di schizofrenia. Dopo sette anni la madre ha sviluppato una sindrome depressiva e per il figlio, che manifesta episodi di comportamenti violenti, non si trova un centro dove possa permanere (la psichiatria è in forte crisi, in Lombardia). Di tante madri di disabili che lasciano il lavoro o che si barcamenano come possono, magari sole e senza altro supporto economico. Ma anche di madri benestanti ed istruite, con più figli, che scelgono il part time e che sanno per questo di precludersi ogni possibilità di carriera, nonostante capacità superiori a molti colleghi maschi. Di una quantità impressionante di ore di lavoro domestico e di accudimento non riconosciute (e tantomeno retribuite!) da nessuno, anzi talvolta "pretese" dal marito e dai familiari con sottili giochi psicologici, che inducono al senso di colpa e di inadeguatezza. Di figli, genitori e suoceri di cui prendersi cura nel tempo libero, con uno stress che aumenta esponenzialmente se intervengono, appunto, patologie gravi e invalidanti. Col sacrificio di dover rinunciare alla propria indipendenza economica, alla gratificazione della propria attività lavorativa perché costrette talvolta a dover scegliere tra questo e il prendersi cura dell'altro.
Probabilmente, le stesse condizioni si saranno verificate per milioni di donne che in passato non hanno avuto la possibilità di studiare. Molte famiglie italiane pensavano che "non stesse bene" che le figlie femmine studiassero troppo e comunque se le possibilità economiche costringevano, ad una scelta, erano quasi sempre i figli maschi ad essere "privilegiati" in questo. Ma le discriminazioni proseguono imperterrite: oggi che abbiamo generazioni di donne più preparate e qualificate dei maschi, la scelta su chi si debba sacrificare per i familiari da accudire è quasi sempre a senso unico.
Oppure rinunciare a generare una nuova vita, fermarsi al presente, perdere ogni prospettiva.


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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda franz il 05/12/2011, 9:01

Per tutti i casi citati, tanne il primo,tra le donne che lavorano troviamo donne che hanno studiato.
Quindi fanno parte di quel 47% di donne che lavora (sul 100% che in teoria potrebbe), a loro volta circa la metà delle donne che hanno studiato (52-53% che ha proseguito e terminato studi superiori). Ora per questi casi, soprattutto per quelli che hanno figli con problemi di handicap, è chiaro che la presenza di strutture sociali degne di questo nome, sarebbe indispensabile. Ma è questa la casistica che oggi tiene cosi' tante donne lontane dal mondo del lavoro? I casi sono reali e eclatanti ma il grosso del problema è dato dal primo caso (che pur non avendo studiato, lavora) e dai quei casi che, non lavorano perché non hanno studiato. Dobbiamo infatti comprendere che di lavori dequalificati in una società moderna ce se sono sempre meno e subiscono la "concorrenza" di molti emigrati (badanti comprese). Ed è chiaro che per quel 50% che non lavora (anzi, 53%, contro il 30% degli uomini) piu' che il welfare a mancare è una adeguata formazione professionale. E va notato che oggi chi è qualificato e si ferma per 10 anni, fa comunque fatica a rientrare se non si riqualifica con dei corsi di formazione ed aggiuna le sua conscenze. Il problema è che tra quel 53% di donne e 30% di uomini che sono "inoccupati", non tutti sono disoccupati. Molti rinunciano alla ricerca del lavoro ... o lavorano in nero. Ammettiamo di avere come obbiettivo la Svezia (tasso di occupazione maschile 78.13% e femminile 73.2%). Questi tassi non sono dovuti al welfare ma all'istruzione, e ci' al fatto che sia per maschi che per fermmien, l'80% consegue studi superiori. A sua volta questo tasso di istruzione consente una elevata produttività e permette di finanziare un welfare generoso (ma che oggi costa meno allo stato svedese di quanto costi allo stato italiano). Il welfare è il risultato, non il motore. Probabilmente qualcuno pensa che si possa prendere un paese disastrato come il nostro, dove il 50% dell'intera poplazione lavorativa non ha proseguito gli studi superiori, ed applicare un welfare svedese per ottenere risultati svedesi. Nulla di piu' errato. Il motore dello sviluppo e dell'occupazione è lo studio, l'istruzione, la formazione professionale. Attività anche questa principamente demandata allo stato e che produrrà risultati gradualmente da qui a 40 anni, se cambiamo rotta oggi. Succede invece, come sappiamo, che tendono a scappare all'estero proprio quelli che hanno studiato (40'000 giovani ogni anno) mentre arrivano masse di disperati dal sud del mondo per raccogliere pomodori, lavorare in fabbrica e fare le badanti. Sicuramente un welfare migliore è possibile e doveroso ma non risolve i problemi italiani. Tra l'altro va finanziato rinunciando ad altre spese (come le pensioni di anzianità). Per fortuna che finalmente qualcuno pare intenzionato a intrapprendere questa strada. Vedremo se l'italia fascio-corporativa-ignorante lo permetterà.
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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda trilogy il 05/12/2011, 11:04

flaviomob ha scritto: ...Ma anche di madri benestanti ed istruite, con più figli, che scelgono il part time e che sanno per questo di precludersi ogni possibilità di carriera, nonostante capacità superiori a molti colleghi maschi....


Di esempi se ne possono fare tantissimi, anche di scelte in direzione opposta. Ma in buona parte sono scelte consapevoli.
Non si può dare per scontato che la carriera lavorativa sia la cosa più importante di tutto il resto.
In genere chi raggiunge alti livelli di responsabilità, nel settore privato, ha messo in secondo piano tutto il resto.
Nel pubblico è un po' diverso :mrgreen:
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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda flaviomob il 05/12/2011, 11:45

La tua tesi, franz, è indimostrabile.
Ovvero, in Svezia esistono sia alti livelli di istruzione che un welfare universale efficace e consolidato. Non puoi analizzare un singolo aspetto senza tener conto dell'altro.
A titolo di esempio: una ragazza italiana neodiplomata in forti difficoltà economiche e in un periodo di crisi come questo può essere impossibilitata a continuare gli studi se non trova un lavoro part time per mantenersi che le permetta anche di frequentare i corsi universitari, di studiare. Magari deve anche pagarsi un affitto, in condivisione, in una città universitaria.

In Svezia esiste una forte politica di incentivo allo studio (sì, è proprio il welfare...) per cui se studi lo stato ti dà aiuti consistenti per il vitto, l'alloggio e se non erro le tasse universitarie sono praticamente assenti.
Poi, tanto per gradire, "dopo", al momento di formare una famiglia, ci sono asili che fanno orario... dalle 6.30 alle 20. E un congedo di maternità a stipendio pieno per 18 mesi... Ah, poi contributi statali fino al compimento del sedicesimo anno di vita del figlio... (e te credo che riesci a pagarti l'asilo privato! ma in ogni caso, ci sono molti più posti in quelli pubblici)

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLi ... iew=Libero


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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda franz il 05/12/2011, 12:12

flaviomob ha scritto:La tua tesi, franz, è indimostrabile.
Ovvero, in Svezia esistono sia alti livelli di istruzione che un welfare universale efficace e consolidato. Non puoi analizzare un singolo aspetto senza tener conto dell'altro.

Esiste anche e soprattutto, ma si tende a dimenticarlo, una produttività procapite doppia rispetto all'Italia. Cioe' ogni lavoratore o lavoratrice svedese produce il doppio (circa) di valore aggiunto rispetto ai lavoratori ed alle lavoratrici italiane. Chiaro, secondo me, che formazione ed istruzione producono alti rediti e alto valore aggiunto, il che permette un buon welfare.
Che poi l'istruzione faccia parte del welfare state sono pochi ad affermarlo. Normalmente del welfare state fa parte assistenza, previdenza, sanità, politiche della casa e per la famiglia, ammortizzatori sociali. A meno che non si voglia dire che tutto è welfare, direi che lo studio non ne fa parte (e non è detto che sia un'attività prettamente pubblica, soprattutto per i percorsi post-obbligatori di cui si parla) ma che è oggi l'attività principale per promuovere il futuro di una nazione.
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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda trilogy il 05/12/2011, 15:43

Ho preso un pezzo dal Il Piccolo di oggi 5.12.2011
C'è un confronto con Serbia e Slovenia, che non sono la Svezia.

Scienziati: tante donne, stranieri agguerriti:
dietro le quinte del bando europeo “Trans2care”: 15 candidati, la metà sloveni, non italiani i vincitori

[..] A Triste per due posti si sono iscritti in 15 e qui arrivano le sorprese. Ben 10 erano donne. La metà erano sloveni. Vincitori: una ricercatrice serba di 35 anni che a Triesste aveva fatto il dottorato, ma che per rispondere al progetto ha abbandonato un’azienda in Spagna dove già lavorava e un ventinovenne sloveno laureato a Lubiana, che a Triste aveva fatto uno stage “ anche il primo degli esclusi era straniero” [..]

[..] Come mai? “ I candidati locali giocavano in casa, hanno dimostrato meno motivazione, gli stranieri sono più sostenuti dalla necessità di costruirsi competenze, sono più privi di appoggi familiari, più obbligati a essere eccellenti, e decisamente più in cerca di mobilità. Quanto agli sloveni, hanno ancora un’arma in più: sono tutti bilingui, i nostri ragazzi no”. E le donne? Più istruite. E di nuovo la Slovenia batte l’Italia “ Secondo i dati Eurostat del 2010 – dice Passamonti -, relativi ai tassi di istruzione universitaria nell’età 30-34 anni in Italia le donne laureate sono il 24,2% in Slovenia il 44%. [..]
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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda flaviomob il 06/12/2011, 6:21

Incentivare lo studio fa parte del welfare eccome, se lo Stato mi fornisce i sussidi per pagarmi vitto e alloggio mentre sono all'università, come avviene in Svezia (e in GB fino a qualche anno fa, ora non so).

Riguardo all'istruzione femminile, c'è un altro dato, poco noto, che viene messo scientificamente in relazione con essa: è la riduzione della mortalità infantile. Ma per favorire istruzione e lavoro femminile va riconosciuto il ruolo che giocano le dinamiche familiari, sia nella famiglia d'origine che in quella che la donna costituirà col partner. Una donna istruita e autonoma economicamente ha molto più potere e questo ai maschietti non piace tanto, soprattutto nei paesi più retrogradi...


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Re: MENO TASSE PER LE DONNE: INEFFICACE E INGIUSTO

Messaggioda franz il 06/12/2011, 8:58

flaviomob ha scritto:Incentivare lo studio fa parte del welfare eccome, se lo Stato mi fornisce i sussidi per pagarmi vitto e alloggio mentre sono all'università, come avviene in Svezia (e in GB fino a qualche anno fa, ora non so).

Quando sono sussidi a chi ha un reddito insufficente fa parte del welfare (e credo avvenga ovunqe, tranne da noi) ma dovrebbe essere chiaro che in paesi agiati come la svezia chi ha un reddito insufficente è una parte decisamente ridotta della popolazione mentre qui stiamo, doveroso ricordarlo, parlando di un 50% di donne (e percentuale simile di maschi) che non prosegue gli studi dopo la scuola dell'obbligo (e molte non finiscono neppure le medie) e quindi di una parte importantissima del paese (metà della popolazione attiva), destinate quindi in gran parte alla dipendenza economica da chi ha reddito, inoccupazione, disoccupazione, lavori di bassa qualifica, sottopagati e spesso in nero.
Ritengo che sia il caso di concentrarsi sul grosso del problema, pur senza negare che anche i casi particolari vanno affrontati.
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