trilogy ha scritto:In sostanza sarebbe sufficente un asta di titoli pubblici con una domanda pari, ad esempio, al 90% dell'offerta per scatenare il putiferio.
Può succedere, ma non è né certo né l'unico sviluppo possibile.
E' più vero per la speculazione in borsa: si comprano azioni in salita di una società, si mantengono finché crescono, ma si vendono appena cominciano a scendere, anche mezz'ora dopo l'acquisto. E se le quantità sono consistenti, si crea l'effetto valanga: altri vendono per il timore di non sapere qualcosa su quelle azioni.
Per i titoli di stato è meno vero. Si partecipa ad un'asta sulla base di analisi un po' più certe sulla affidabilità dello Stato venditore, soprattutto da parte degli investitori istituzionali.
E non è certo che gli investitori abbandonano le aste successive se ad un'asta non si vende tutto. Dipende dall'affidabilità dello Stato, dalle decisioni che prende per garantire il rimborso.
E poi si può sempre fare qualcosa per non spaventare i mercati: mettere in vendita un importo inferiore (come nell'asta di oggi) o non venderne affatto per una volta, se i flussi di cassa lo consentono (così s'incomincia a ridurre il debito).
Diciamo che credere una cosa o l'altra nelle condizioni più estreme (vendere sempre e bene o non vendere affatto) è un po' essere ottimisti o catastrofisti.
Sarei curioso di sapere che cosa è successo con i titoli di Stato greci nelle ultime aste, per avere più elementi.
Ripeto: non vedo oggi segnali molto negativi per l'Italia. Vedremo con la prossima vendita di fine mese dei bot a sei mesi.
Ne vedo di negativi, invece, per come si sta profilando un eventuale nuovo governo a guida Monti, per quello che ho sentito a Piazza Pulita su La7. Questo sì che mi fa pensar male, ma sulla lunga distanza (4 mesi, diciamo).