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Abbiamo perso la capacità di progettare il futuro

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: Abbiamo perso la capacità di progettare il futuro

Messaggioda trilogy il 07/10/2011, 14:32

franz ha scritto:Immaginare (scenari) e progettare (prodotti) sono due cose (due abilità) diverse.
la seconda è molto piu' dificile, perché passano alla stora solo quelli che hanno avuro succeso concreto.
Molti scenari immaginifici (interessanti) sono sfociati in grandi flop (prodotti).
Molti prodotti sono diventati "mitici" anche senza una particolare visione del futuro.


Si sono due abilità differenti, non ti so dire se è più facile la prima o la seconda, mi vengono in mente esempi che supportano entrambe le ipotesi. E' possibile che ci siano prodotti "mitici" privi di una particolare visione del futuro. In genere accade quando la "visione del futuro" racchiusa in quel prodotto la vede una particolare categoria di utenti che la diffonde poi nella società. In genere però dietro le aziende che hanno successo nel lungo periodo c'è una visione che le distingue dalla massa. Oggi i partiti sembrano tutti uguali, non è un caso.

franz ha scritto:Solo si viveva nel posto giusto, nel momento giusto, avendo studiato nelle università giuste.


Verissimo, la creazione di un ambiente favorevole all'innovazione è una cosa che si può costruire. Ci sono paesi che investono moltissimo tempo e denaro nella creazione e nel mantenimento di un ambiente giusto. Poi ci possono essere successi e fallimenti, il futuro resta in buona parte imprevedibile, le variabili che entrano in gioco sono molte.

Per capire la differenza tra le azioni di un leader che ha una visione chiara di dove andare e il burocrate che non ce l’ha prendiamo il tema della precarizzazione del lavoro tirato in ballo da cardif che mi sembra molto appropriato.

In sintesi: In Italia c’era una situazione di eccessiva rigidità del mercato del lavoro, non più sostenibile nelle mutate condizioni concorrenziali in cui le imprese si trovavano ad operare.
Che cosa hanno fatto? Hanno introdotto i contratti di lavoro parasubordinato lasciando praticamente invariato tutto il resto. I sindacalisti e i politici hanno scelto di salvaguardare le garanzie e i privilegi di cui loro e i loro iscritti godevano, scaricando tutto il costo su quelli che nel mercato del lavoro dovevano entrare. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Hanno alimentato una società ineguale con effetti di lungo periodo che sono perversi per tutti. Questa è la conseguenza di una classe di nani politico–sindacali incapaci di pensare e progettare un futuro.

Davanti allo stesso problema come si sarebbe comportata una classe di veri leader politico-sindacali con una visione ed una volontà di costruire un futuro. Si sarebbero detti: C’è un problema di flessibilità del lavoro, come lo affrontiamo? Che società, vogliamo tra 20 anni in Italia? Una società profondamente diseguale, dove una minoranza di giovani lavoratori si dovrà fare carico di tutto il costo dell’aggiustamento per pagare i nostri privilegi, o vogliamo una società solidale, che offra pari opportunità a tutti e ripartisca il costo dell’aggiustamento tra tutti?

Le soluzioni ad uno stesso problema spesso sono molteplici, se hai una visione di cosa vuoi costruire nel complesso, puoi discriminare tra una e l’altra. Se non ce l’hai ogni soluzione è apparentemente buona

[..]L’anno passato sono entrato in un Apple Store in una città di provincia americana. Tra i commessi con la solita maglietta blu ce n’era uno non vedente, con il bastone dalla punta bianca. Quel ragazzo spiegava i comandi vocali di alcune app dell’iPad. [..] ;)
http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/ ... tp/423694/
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Re: Abbiamo perso la capacità di progettare il futuro

Messaggioda franz il 08/10/2011, 17:18

E' chiaro che tutti auspicano una società migliore, solo che ci sono a grandi linee due filoni ideali principali sul metodo per raggiungere questa condizione migliore.
La prima è di tipo progettuale attivo (appunto, progettare il futuro, a tavolino) ed ha avuto i suoi eccessi (ed il suo fallimento) nelle economie pianificate. Qui inquadro le tesi storiciste e marxiste.
La seconda è di tipo casuale, a piccoli passi, per prove ed errori, come individuiato da Popper in "Miseria dello storicismo".
Per quanto riguarda l'impressione che visionari come Jobs e Gates abbiano modificato il futuro io qui aprirei un altro punto di discussione. Perché a me pare chiaro che in realtà siamo noi ad essere portati a vedere un piano ovunque, anche dove non c'è. E che sia un piano divino (come nella Creazione o nel progetto intelligente) o che sia un modello economico, alla base c'è il nostro modo di vedere la realtà, non tanto la realtà stessa.

Io non credo che un visionario crei il futuro tramite un piano. Prendiamo proprio il campo della tecnologia, che ha cambiato radicalmente la nostra vita da una sessantina di anni (auto, radio, tv informatica, rete, comunicazioni).
C'è un progetto? Non direi.
Per prima cosa alla base di tutto c'è per forza la ricerca. Senza ricerca scientifica non si fa nulla. E la ricerca puo' essere indirizzata ma il risultato della ricerca no. Gran parte delle scoperte avviene in modo anche casuale. Studio una cosa e noto un effetto secondario, un problema non considerato. Da quel ramo nascono per caso scoperte notevoli. Per seconda occorre un sistema industriale che sappia trasformare la scuianza in tecnologia. È quello che mancava nelle economie pianificate, perché ogni scoperta non rientrava nel piano e tutte le imprese erano impagnate a seguire un piano deciso anni prima. Infatti per esempio possiamo osservare il diverso effetto sulla nazione del progetto Apollo in USA (ricadute notevoli per centinania di brevetti, dalla medicina alla tecnologia) e del progetto sovietico di conquista dello spazio (nullo). Risultato è che chi aveva un piano ed una visione, non combinava nulla.
Come terza occorre un imprenditore, che partendo dalla esistenza di una nuova opportunità tecnologica, inventa un prodotto ed è capace di spingerlo e farlo crescere. Qui se uno ha inventato le cassette a nastro che tanto si usavano negli anni 70 ed 80, non è perché avesse una "visione del futuro". Sapeva che era possibile memorizzare informazioni su un nastro magnetico e sapeva che c'era necessità nel mercato di poter registrare per riascoltare. Cosi' sono nate le cassette prima ed i VHS poi. Ma non tutti i prodotti poi bucano il futoro (vedere per esempio il flop del Betamax, che pure era un prodotto qualitativamente superiore). Ricapitolando, la scienza scopre il Laser, la tecnologia lo rende praticabile a costi ragionevoli, qualcuno lo usa per registrare e leggere i CD. E qui scatta la quarta fase, che il mercato, l'accettazione dei consumatori. Questa lista di flop tecnologici http://daily.wired.it/news/tech/epic-fa ... ennio.html sta a dimostrare che non tutti i prodotti sono di successo e che il pubblico spesso punisce (ignorando) alcuni prodotti che sembrano promettenti. Anzi prima del test con il mercato, è praticamente impossibile sapere se un prodotto avrà successo. In sintesi qui non si vede nessun progetto, nessuna progettazione del futuro. Solo l'uso illuminato delle scoperte scientifiche e tecnologiche (innovazione) nella immissione sul mercato di nuovi prodotti. Poi magari uno la vsione ce l'ha ma questa non è l'unica fonte di successo (o non si capirebbero i flop che anche apple e microsoft hanno conosciuto).

Nel campo politico (come vogliamo l'italia tra 20 anni) le cose cambiano un po' ma invece di migliorare rischiano di peggiorare, visto che i politici tendono ad avere una visione di corto periodo (legislatura) e quindi premiano i risultati a breve. Difficilmente un politico tende ad impostare riforme che daranno frutti tra 20 anni, perché per prima cosa i frutti saranno raccolti da altri. In secondo luogo non è detto che la soluzione trovata oggi (e valida oggi) sarà valida anche domani. Ed infine, ancora piu' importante, non è detto che la soluzione che sarà oggettivamente valida tra 20 anni, sia accettata (democraticamente) oggi dal popolo. Anzi, piu' un politico (ed un artista) ha una visione lontana, meno sarà apprezzato dal popolo oggi (a meno che anche il popolo sia capace di visioni di lungo periodo, cosa assai rara).
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Re: Abbiamo perso la capacità di progettare il futuro

Messaggioda trilogy il 09/10/2011, 16:32

franz ha scritto:E' chiaro che tutti auspicano una società migliore, solo che ci sono a grandi linee due filoni ideali principali sul metodo per raggiungere questa condizione migliore.
La prima è di tipo progettuale attivo (appunto, progettare il futuro, a tavolino) ed ha avuto i suoi eccessi (ed il suo fallimento) nelle economie pianificate. Qui inquadro le tesi storiciste e marxiste.
La seconda è di tipo casuale, a piccoli passi, per prove ed errori, come individuiato da Popper in "Miseria dello storicismo".


Si a parole tutti auspicano una società migliore, ma quello che conta poi è la coerenza tra enunciati e comportamenti. In Italia di questa coerenza non c’è traccia, per questo la classe “dirigente” (politica, sindacale, imprenditoriale) ha perso ogni credibilità. Vogliamo un paese all’avanguardia nel turismo? Questo è incompatibile con trasporti locali che fanno schifo, abusivismo edilizio di massa, condoni edilizi ecc.. Vogliamo essere il paese leader nell’alimentare di qualità? Questo è incompatibile con le discariche abusive, l’ambiente degradato ecc. Vogliamo far rientrare i ricercatori? Questo è incompatibile con prospettive di carriera inesistenti, e un settore industriale di piccole imprese a bassa tecnologia (qui è il gatto che si morde la coda) I soldi per il rientro dei ricercatori sono sprecati se non si cambia il contesto lavorativo. Tra l’altro il problema italiano della migrazione intellettuale non è ristretto solo ai ricercatori, ma in generale ai giovani ad alta scolarità.

L’errore dei regimi comunisti è l’idea che concentrando le informazioni in un luogo si possa ottenere automaticamente un maggior grado di prevedibilità del futuro e quindi pianificare tutto. Individuare i problemi da risolvere e anche le soluzioni pratiche da dare. Un’idea catastrofica perché ammazza l’innovazione. Progettare il futuro in una società democratica è definire un quadro di riferimento generale che permetta poi di scegliere tra quello che soddisfa l’obiettivo generale e quello che non lo fa. Avere una mappa di dove si vuole andare e adottare e sostenere soluzioni coerenti con l’obiettivo. L’Italia non ha nessuna mappa ed è in balia degli eventi e delle decisioni altrui. Questa mappa se è esplicita consente anche ai cittadini se lo vogliono, di partecipare in modo consapevole all'obiettivo generale e di valutare la coerenza della politica.
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Re: Abbiamo perso la capacità di progettare il futuro

Messaggioda trilogy il 09/10/2011, 17:47

franz ha scritto:
Per prima cosa alla base di tutto c'è per forza la ricerca. Senza ricerca scientifica non si fa nulla. E la ricerca puo' essere indirizzata ma il risultato della ricerca no. Gran parte delle scoperte avviene in modo anche casuale. Studio una cosa e noto un effetto secondario, un problema non considerato. Da quel ramo nascono per caso scoperte notevoli. Per seconda occorre un sistema industriale che sappia trasformare la scuianza in tecnologia. È quello che mancava nelle economie pianificate, perché ogni scoperta non rientrava nel piano e tutte le imprese erano impagnate a seguire un piano deciso anni prima. Infatti per esempio possiamo osservare il diverso effetto sulla nazione del progetto Apollo in USA (ricadute notevoli per centinania di brevetti, dalla medicina alla tecnologia) e del progetto sovietico di conquista dello spazio (nullo). Risultato è che chi aveva un piano ed una visione, non combinava nulla.


Certo occorre un ambiente favorevole all’innovazione. In Italia manca per vari motivi, politici e ideologici. Per varie ragioni comunisti e cattolici hanno sempre vissuto la scienza e la tecnologia con una certa diffidenza, mentre la destra e la sinistra in Italia non hanno mai compreso a fondo che conoscenza e innovazione sono tra loro intimamente legate ma richiedono competenze differenti.
gli Americani il loro piano a lungo termine lo hanno e lo aggiornano periodicamente. Mantenere la superiorità tecnologica e militare sul resto del mondo è parte integrante della loro politica, e le loro azioni sono coerenti con questo obiettivo. Investono enormi risorse in ricerca e tecnologia, hanno una politica ad hoc per attrarre i migliori talenti da tutto il mondo, un sistema di venture capital che sostiene le imprese più innovative. Centri di ricerca e agenzie federali pubblicano costantemente rapporti sui progressi degli altri paesi in aree della conoscenza promettenti e tecnologie critiche, e quando individuano carenze, stimolano investimenti, proposte di legge ecc.

franz ha scritto: Come terza occorre un imprenditore, che partendo dalla esistenza di una nuova opportunità tecnologica, inventa un prodotto ed è capace di spingerlo e farlo crescere. Qui se uno ha inventato le cassette a nastro che tanto si usavano negli anni 70 ed 80, non è perché avesse una "visione del futuro". Sapeva che era possibile memorizzare informazioni su un nastro magnetico e sapeva che c'era necessità nel mercato di poter registrare per riascoltare. Cosi' sono nate le cassette prima ed i VHS poi. Ma non tutti i prodotti poi bucano il futoro (vedere per esempio il flop del Betamax, che pure era un prodotto qualitativamente superiore). Ricapitolando, la scienza scopre il Laser, la tecnologia lo rende praticabile a costi ragionevoli, qualcuno lo usa per registrare e leggere i CD. E qui scatta la quarta fase, che il mercato, l'accettazione dei consumatori. Questa lista di flop tecnologici http://daily.wired.it/news/tech/epic-fa ... ennio.html sta a dimostrare che non tutti i prodotti sono di successo e che il pubblico spesso punisce (ignorando) alcuni prodotti che sembrano promettenti. Anzi prima del test con il mercato, è praticamente impossibile sapere se un prodotto avrà successo. In sintesi qui non si vede nessun progetto, nessuna progettazione del futuro. Solo l'uso illuminato delle scoperte scientifiche e tecnologiche (innovazione) nella immissione sul mercato di nuovi prodotti. Poi magari uno la vsione ce l'ha ma questa non è l'unica fonte di successo (o non si capirebbero i flop che anche apple e microsoft hanno conosciuto).


i motivi dei fallimenti di alcuni prodotti possono essere tanti. Vista, credo centri poco con il futuro ma è stato veramente un fallimento?
Microsoft ha messo in commercio un prodotto costoso progettato in modo pessimo di cui nessuno sentiva l’esigenza. Però ha guadagnato un sacco di soldi vendendo prima la ciofeca e costringendo poi tutti a comprarsi windows 7. Ha guadagnato 2 volte.
il successo dell’ Iphone invece è interessante perché ci sono due visioni del futuro e la soluzione trasforma una minaccia in una opportunità. Mi spiego.
Da una parte ci sono le case discografiche che vedono lo scarico dei files musicali da internet solo come una minaccia alla loro sopravvivenza, e vogliono mandare in galera chiunque lo faccia.
Dall’altra c’è la Apple che vede in questo fenomeno una opportunità di business. Crea l’iphone e in accordo con le case discografiche fa scaricare i files musicali ad un prezzo contenuto.


franz ha scritto: Nel campo politico (come vogliamo l'italia tra 20 anni) le cose cambiano un po' ma invece di migliorare rischiano di peggiorare, visto che i politici tendono ad avere una visione di corto periodo (legislatura) e quindi premiano i risultati a breve. Difficilmente un politico tende ad impostare riforme che daranno frutti tra 20 anni, perché per prima cosa i frutti saranno raccolti da altri. In secondo luogo non è detto che la soluzione trovata oggi (e valida oggi) sarà valida anche domani. Ed infine, ancora piu' importante, non è detto che la soluzione che sarà oggettivamente valida tra 20 anni, sia accettata (democraticamente) oggi dal popolo. Anzi, piu' un politico (ed un artista) ha una visione lontana, meno sarà apprezzato dal popolo oggi (a meno che anche il popolo sia capace di visioni di lungo periodo, cosa assai rara).


In parte è vero a volte è una scusa. Noi abbiamo una costituzione che è stata scritta oltre 60 anni fa e per buona parte è anche un progetto per il futuro e ha retto tutti questi anni. Le famiglie investono soldi per far studiare i loro figli sperando per loro in un futuro migliore, si indebitano per 20 anni per comprare una casa. La gente comune ha i suoi progetti a lungo termine, solo la politica non li ha più. Poi una visione di lungo periodo si costruisce giorno per giorno con piccoli passi, provvedimenti quotidiani, aggiustamenti progressivi. Qui che si può misurare la coerenza e la capacità di un politico. Quando Scilipoti e cicchitto parlano di condono fiscale hai un provvedimento di breve periodo che però ti fornisce subito l’idea di che genere di futuro che vogliono costruire.
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Re: Abbiamo perso la capacità di progettare il futuro

Messaggioda trilogy il 10/10/2011, 15:04

Se Steve fosse nato in provincia di Napoli :oops:
http://antoniomenna.wordpress.com/2011/ ... di-napoli/

Steve Jobs è cresciuto a Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California. Qui, con il suo amico Steve Wozniak, fonda la Apple Computer, il primo aprile del 1976. Per finanziarsi, Jobs vende il suo pulmino Volkswagen, e Wozniak la propria calcolatrice. La prima sede della nuova società fu il garage dei genitori: qui lavorarono al loro primo computer, l’Apple I. Ne vendono qualcuno, sulla carta, solo sulla base dell’idea, ai membri dell’Homebrew Computer Club. Con l’impegno d’acquisto, ottengono credito dai fornitori e assemblano i computer, che consegnano in tempo. Successivamente portano l’idea ad un industriale, Mike Markkula, che versa, senza garanzie, nelle casse della società la somma di 250.000 dollari, ottenendo in cambio un terzo di Apple. Con quei soldi Jobs e Wozniak lanciano il prodotto. Le vendite toccano il milione di dollari. Quattro anni dopo, la Apple si quota in Borsa.

Mettiamo che Steve Jobs sia nato in provincia di Napoli. Si chiama Stefano Lavori. Non va all’università, è uno smanettone. Ha un amico che si chiama Stefano Vozzini. Sono due appassionati di tecnologia, qualcuno li chiama ricchioni perchè stanno sempre insieme. I due hanno una idea. Un computer innovativo. Ma non hanno i soldi per comprare i pezzi e assemblarlo. Si mettono nel garage e pensano a come fare. Stefano Lavori dice: proviamo a venderli senza averli ancora prodotti. Con quegli ordini compriamo i pezzi.

Mettono un annuncio, attaccano i volantini, cercano acquirenti. Nessuno si fa vivo. Bussano alle imprese: “volete sperimentare un nuovo computer?”. Qualcuno è interessato: “portamelo, ti pago a novanta giorni”. “Veramente non ce l’abbiamo ancora, avremmo bisogno di un vostro ordine scritto”. Gli fanno un ordine su carta non intestata. Non si può mai sapere. Con quell’ordine, i due vanno a comprare i pezzi, voglio darli come garanzia per avere credito. I negozianti li buttano fuori. “Senza soldi non si cantano messe”. Che fare? Vendiamoci il motorino. Con quei soldi riescono ad assemblare il primo computer, fanno una sola consegna, guadagnano qualcosa. Ne fanno un altro. La cosa sembra andare.

Ma per decollare ci vuole un capitale maggiore. “Chiediamo un prestito”. Vanno in banca. “Mandatemi i vostri genitori, non facciamo credito a chi non ha niente”, gli dice il direttore della filiale. I due tornano nel garage. Come fare? Mentre ci pensano bussano alla porta. Sono i vigili urbani. “Ci hanno detto che qui state facendo un’attività commerciale. Possiamo vedere i documenti?”. “Che documenti? Stiamo solo sperimentando”. “Ci risulta che avete venduto dei computer”.

I vigili sono stati chiamati da un negozio che sta di fronte. I ragazzi non hanno documenti, il garage non è a norma, non c’è impianto elettrico salvavita, non ci sono bagni, l’attività non ha partita Iva. Il verbale è salato. Ma se tirano fuori qualche soldo di mazzetta, si appara tutto. Gli danno il primo guadagno e apparano.

Ma il giorno dopo arriva la Finanza. Devono apparare pure la Finanza. E poi l’ispettorato del Lavoro. E l’ufficio Igiene. Il gruzzolo iniziale è volato via. Se ne sono andati i primi guadagni. Intanto l’idea sta lì. I primi acquirenti chiamano entusiasti, il computer va alla grande. Bisogna farne altri, a qualunque costo. Ma dove prendere i soldi?

Ci sono i fondi europei, gli incentivi all’autoimpresa. C’è un commercialista a Napoli che sa fare benissimo queste pratiche. “State a posto, avete una idea bellissima. Sicuro possiamo avere un finanziamento a fondo perduto almeno di 100mila euro”. I due ragazzi pensano che è fatta. “Ma i soldi vi arrivano a rendicontazione, dovete prima sostenere le spese. Attrezzate il laboratorio, partire con le attività, e poi avrete i rimborsi. E comunque solo per fare la domanda dobbiamo aprire la partita Iva, registrare lo statuto dal notaio, aprire le posizioni previdenziali, aprire una pratica dal fiscalista, i libri contabili da vidimare, un conto corrente bancario, che a voi non aprono, lo dovete intestare a un vostro genitore. Mettetelo in società con voi. Poi qualcosa per la pratica, il mio onorario. E poi ci vuole qualcosa di soldi per oliare il meccanismo alla regione. C’è un amico a cui dobbiamo fare un regalo sennò il finanziamento ve lo scordate”. “Ma noi questi soldi non ce li abbiamo”. “Nemmeno qualcosa per la pratica? E dove vi avviate?”.

I due ragazzi decidono di chiedere aiuto ai genitori. Vendono l’altro motorino, una collezione di fumetti. Mettono insieme qualcosa. Fanno i documenti, hanno partita iva, posizione Inps, libri contabili, conto corrente bancario. Sono una società. Hanno costi fissi. Il commercialista da pagare. La sede sociale è nel garage, non è a norma, se arrivano di nuovo i vigili, o la finanza, o l’Inps, o l’ispettorato del lavoro, o l’ufficio tecnico del Comune, o i vigili sanitari, sono altri soldi. Evitano di mettere l’insegna fuori della porta per non dare nell’occhio. All’interno del garage lavorano duro: assemblano i computer con pezzi di fortuna, un po’ comprati usati un po’ a credito. Fanno dieci computer nuovi, riescono a venderli. La cosa sembra poter andare.

Ma un giorno bussano al garage. E’ la camorra. Sappiamo che state guadagnando, dovete fare un regalo ai ragazzi che stanno in galera. “Come sarebbe?”. “Pagate, è meglio per voi”.

Se pagano, finiscono i soldi e chiudono. Se non pagano, gli fanno saltare in aria il garage. Se vanno alla polizia e li denunciano, se ne devono solo andare perchè hanno finito di campare. Se non li denunciano e scoprono la cosa, vanno in galera pure loro.

Pagano. Ma non hanno più i soldi per continuare le attività. Il finanziamento dalla Regione non arriva, i libri contabili costano, bisogna versare l’Iva, pagare le tasse su quello che hanno venduto, il commercialista preme, i pezzi sono finiti, assemblare computer in questo modo diventa impossibile, il padre di Stefano Lavori lo prende da parte e gli dice “guagliò, libera questo garage, ci fittiamo i posti auto, che è meglio”.

I due ragazzi si guardano e decidono di chiudere il loro sogno nel cassetto. Diventano garagisti.

La Apple in provincia di Napoli non sarebbe nata, perchè saremo pure affamati e folli, ma se nasci nel posto sbagliato rimani con la fame e la pazzia, e niente più.
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Re: Abbiamo perso la capacità di progettare il futuro

Messaggioda franz il 10/10/2011, 19:03

La Apple in provincia di Napoli non sarebbe nata, perchè saremo pure affamati e folli, ma se nasci nel posto sbagliato rimani con la fame e la pazzia, e niente più.

Solo in provincia di Napoli?
Altrove se non viene la camorra o altre sigle, viene lo Stato e si porta via il 50% dei guadagni (che forse è piu' di quanto fa la camorra). Con quel prelievo le attività vanno a rilento e non si riesce mai ad investire abbastanza per altri macchinari. Poi appena un lavoratore ha un po' di esperienza e guadagna bene, se ne va in pensione a 60 anni e lo perdi. Le scuole non formano personale qualificato ed il poco che c'è se ne va all'estero. Allora tanto vale, se nasci nel posto sbaglioato, trasferirsi in quello giusto.


PS: dopo aver risposto qui ho anche visto un servizio al TG3 su questo articolo bloggato da Napoli.
Constato di non essere l'unico ad aver concluso che il problema non è solo Napoli ma è tutta l'Italia.
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Re: Abbiamo perso la capacità di progettare il futuro

Messaggioda franz il 12/10/2011, 16:58

Francamente tutto questo clamore per Steve Jobs lo trovo, ora a freddo, poco comprensibile.
Soprattutto dopo aver appreso la notizie della morte di Wilson Greatbatch, tutto sommato nell'indifferenza generale, rispetto a Jobs. Credo che praticamente nessuno sappia chi sia (nemmeno, io, prima di sentirlo alla radio) eppure è una persona che ha letteralmente salvato la vita a milioni di persone. Provate a googolarlo e poi chiediamoci come mai nessuna veglia per lui.
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Re: Abbiamo perso la capacità di progettare il futuro

Messaggioda trilogy il 16/10/2011, 20:02

da La Repubblica di oggi:

[..]"non si interessa il futuro, ci prendiamo il presente": è lo striscione dei "neri", ma il corteo si ribella [..]
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