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Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda Robyn il 03/10/2011, 21:03

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Nessuno è contro la ricerca casomai è più interessante una ricerca che abbia un'etica ciao robyn
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda flaviomob il 04/10/2011, 0:32

Il problema non è il contratto a tempo determinato (o l'articolo 18, come contrappeso) in se', ma il tipo di welfare che mette toppa su toppa, all'italiana. Oltre alla solita illegalità diffusa.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10 ... io/161860/
...
In Spagna sostanzialmente c’è o il contratto a tempo determinato o a quello indeterminato. C’è più flessibilità in uscita, ma c’è il sussidio di disoccupazione, perché c’è un welfare per tutti, come in Francia, in Inghilterra e in Germania. Ma da noi non c’è. In Spagna non esiste lo scandalo tutto italiano dei 500.000 stage, non ci sono nove milioni di partite Iva, non esiste l’associazione in impresa e il lavoro nero è duramente punito, quando viene scoperto. ...

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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda lucameni il 04/10/2011, 0:41

Personalmente ho sempre pensato che l'articolo 18 non dovesse essere tabù.
Ma il problema - temo - è che coloro che lo vogliono eliminare, non lo pensano come un Ichino (in questo caso credo gli si possa dare ragione) ma semmai come strumento per precarizzare ancor di più.
Una maggiore flessibilità in uscita penso sarebbe accettata da molti se vi fosse un sistema di protezione sociale efficiente.
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda cardif il 04/10/2011, 1:08

franz ha scritto:Tu il pane, se lo trovi a 2 euro al kg o al 5 euro, quale compri, se la qualità è uguale? Non dirmi che compri quello che costa meno! Cavoli, hai la forma mentis dell'imprenditore. Complimenti! ;)

Forse non mi sono spiegato bene?
Certo che se un imprenditore può farlo legalmente, assume a progetto anzicché a tempo indeterminato se gli è più conveniente (anche se poi lo fanno spesso illegalmente, ricorrendo a contratti a progetto per lavori che non ne hanno le caratteristiche).
Ma la legalità l'ha stabilita la politica. Se la stabilisse l'imprenditore sarebbe ancora peggio.
Certo che compro il pane a 2 euro invece che a 5, a parità di qualità: scelgo in base a quello che mi offre il mercato. Ma se il prezzo del pane fosse stabilito per legge, e la legge la facessero i panettieri, il pane arriverebbe a costare 100 euro, forse.
Qualunque imprenditore, oggi, ha convenienza a trasferire la produzione all'estero, dove può pagare di meno la mano d'opera (oltre ai vantaggi fiscali e semplicità burocratiche). Visto che è così, accettiamo che ciò avvenga lasciando libero l'imprenditore? Certamente.
La politica deve fare qualcosa? Secondo me sì (altrimenti che ci sta a fare?). Solo che non penso che quello che c'è da fare lo possa fare solo l'imprenditore, perché farebbe solo quello che gli è più conveniente.
Sono contrario all'imprenditore che stabilisce le regole sul lavoro: stabilirebbe un massimo di 12 mensilità di 500 euro ciascuna, il minimo di contributi per pensione e tfr, il minimo di protezione contro gli incidenti sul lavoro, ecc. Altrimenti va all'estero.
Così come sono contrario che sia l'operaio a stabilire le regole, se è per questo: immagino che stabilirebbe un minimo di 14 mensilità di 2.500 euro ciascuna, il massimo di contributi per pensione e tfr, il massimo di protezione contro gli incidenti sul lavoro, ecc. A prescindere dalla convenienza del datore di lavoro (che perciò andrebbe lo stesso all'estero).
Qualora non fossi riuscito ancora a spiegarmi, riuscirò a fare di meglio? Forse no.
Ma mo' mi so' capito bene?
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io speriamo che me la cavo

Messaggioda franz il 04/10/2011, 8:22

lucameni ha scritto:Una maggiore flessibilità in uscita penso sarebbe accettata da molti se vi fosse un sistema di protezione sociale efficiente.

Lo vado ripetendo in rete dal 1996, e cioè da quando sono ... connesso ad Internet.
Ma ricordo sempre di chiarire che un un sistema di protezione sociale efficiente costa e qualcuno deve pagarlo. Che siano tasse o contributi, sono soldi che qualcuno guadagna e vengono messi da parte per quello scopo (protezione sociale). Ed il problema dell'Italia è che già si preleva troppo dai redditi e/o dai salari. Come dicevo, il 50% nell'industria ... è veramente tanto. Un sistema di protezione sociale puo' costare, a seconda della congiuntura economica, un ulteriore 3-6% di prelievo e le buste paga diventerebebro ancora piu' leggere. Volerebbero.

Da qui è chiaro cio' che già la Commissione Onofri (istituita dal primo governo Prodi) ebbe a dire: gli ammortizzatori sociali possono scaturire da un riordino generale del welfare e del suo costo sulla contribuzione. La spessa del welfare è fortemente sbilanciata verso la previdenza e sono carenti i comparti dell'assistenza, degli ammortizzatori sociali, le politiche per l'abitazione e la famiglia. Quindi è sulla previdenza che occorre intervenire.

Detto in parole povere, basta pensioni di anzianità, diverso calcolo della pensione (retributivo per tutti) ed innalzamento dell'età di pensionamento di vecchiaia. Ed anche un diverso modo di finanziare il sistema sanitario (allora la Commissione Onofri propose di studiare il sistema olandese). Ma come sapete la sinistra sindacale e radicale disssero di no. Fine della fase riformista dell'Ulivo e, un anno dopo, anche del governo Prodi.

Vedi, Lucameni, se nel 1997 avessero fatto cio' che Onofri proponeva, oggi - 14 anni dopo - non saremmo qui, con uno debito che sfiora i 2000 miliardi, con spread sui titoli tedeschi cosi' alto e con contratti assucurativi a difesa delle possibilità di fallimento del paese che indicano di fatto che quell'evento ha il 34% di probabilità di succedere. Non siamo al 92% della grecia (fallimento ormai certo, si tratta di capire solo quando avverrà) ma siamo alla frutta e le azioni da intrapprendere non sono piu' quelle del 1997. Oggi dobbiamo fare le stesse cose che sta facendo la grecia. Licenziare centinaia di migliaia di impiegati statali, privatizzare il privatizzabile, RAI compresa (come ha voluto il popolo con referendum 16 anni fa) e modificare radicalmente il sistema pensionistico, tagliando le pensioni in essere che superano una certa cifra (mettere un tetto massimo uguale per tutti) per poter diminuire da subito, e fortemente, il prelievo di contributi in busta, dare salari piu' elelvati (quindi maggiori consumi) e piu' risorse alle imprese.

Cosi' il fallimento lo evitiamo. Prima pero' c'è un ostacolo. Il governo piu' incapace, icompetente ed inefficace della storia delle Repubblica. Eppure non vedo il popolo in strada a chiedere che se ne vada a casa, come hanno fatto a Parma.

Probabilmente il popolo è ancorato alla speranza di farcela senza sacrifici (che li facciano gli altri!) e confida nel noto motto "io, speriamo che me la cavo".
Ultima modifica di franz il 04/10/2011, 8:35, modificato 1 volta in totale.
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda franz il 04/10/2011, 8:32

cardif ha scritto:Ma la legalità l'ha stabilita la politica. Se la stabilisse l'imprenditore sarebbe ancora peggio.

No, già dai tempi di Ford l'impreditore ha capito che se non paga bene i suoi operai, ben difficilmente compreranno i beni che lui produce. Questo banale concetto lo hanno capito gli imprenditori già all'inizio del secolo scorso.
Quindi l'interesse dell'impresa è pagare chi lavora in funzione della produttività (non di meno, non di piu').
Hai ragione a dire che la situazione attuale l'ha stabilita la politica ma su pressione di chi?
Il fatto che ci siano decine di contratti precari è il contrappeso al fatto che permane l'inamovibilità dei contratti a tempi indeterminato. E questa cosa è voluta dai lavoratori e dai loro sindacati. Perché il cuneo fiscale è cosi' alto (50% tra contributi e prelievi vari, infortuni, maternità, etc)? Perché 1/3 della spesa previdenziale è dovuta alle pensioni di anzianità.-E chi non vuole che siano abolite? Gli imprenditori? Non direi proprio. Sono i sindacati, la sinistra radicale e la destra corporativa. Insomma tutti quelli che ammiccano hanno paura di perdere voti o tessere. E stanno portando l'Italia dritta verso il fallimento.
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda flaviomob il 04/10/2011, 13:49

No, già dai tempi di Ford l'impreditore ha capito che se non paga bene i suoi operai, ben difficilmente compreranno i beni che lui produce. Questo banale concetto lo hanno capito gli imprenditori già all'inizio del secolo scorso.


Purtroppo la storia ci insegna che non esistono assunti o concetti appresi per sempre, come se l'evoluzione dell'economia e della politica fossero processi lineari (più passa il tempo, più si progredisce).
Esistono anche delle fasi regressive, delle crisi culturali, in cui si torna indietro, si peggiora, si compromette ciò che si è conquistato.
Ford, per dire, non avrebbe mai delocalizzato. Oggi non solo non si vogliono pagare bene gli operai (vedi Marchionne), si vogliono licenziare del tutto per aprire fabbriche dove il costo del lavoro corrisponde a qualche decimo del nostro. E le conseguenze si vedono: la nostra è una crisi di sistema.

Per quanto riguarda le proposte formulate dalla commissione Onofri: forse un punto strategico che non si è tenuto a sufficienza in considerazione riguarda la comunicazione. Una riforma di tale portata avrebbe dovuto essere preparata con una forte comunicazione verso i cittadini, la base, i contribuenti, gli elettori, per definire meglio i vantaggi che avrebbe portato.


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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda franz il 04/10/2011, 14:12

flaviomob ha scritto:Ford, per dire, non avrebbe mai delocalizzato.

Vero ma non poteva nemmeno farlo. Non c'erano le condizioni tecnologiche per farlo. Non poteva nememno concepire di poterlo fare. Non possiamo quindi oggettivamente chiederci se Ford avrebbe delocalizzato, cosi' come non possiamo chiederci se Magellano avrebbe usato o no l'aereo durante le sue esplorazioni.
flaviomob ha scritto:Per quanto riguarda le proposte formulate dalla commissione Onofri: forse un punto strategico che non si è tenuto a sufficienza in considerazione riguarda la comunicazione. Una riforma di tale portata avrebbe dovuto essere preparata con una forte comunicazione verso i cittadini, la base, i contribuenti, gli elettori, per definire meglio i vantaggi che avrebbe portato.

Anche questo è vero ma la prassi istituzionale vuole che certe cose siano discusse prima nei piani alti, invitando le "parti sociali", altrimenti loro si incazzano o come minimo se la prendono appena capiscono che qualcuno sta cercando di scalvalcarli e non interpellarli prima di tutti gli altri. Prodi, come sempre molto corretto, lo fece. E chi di dovere disse NO. A questo punto era troppo tardi fare una battaglia nel paese. Sarebbe saltato il governo, anche se poi la cosa accadde l'anno dopo.
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda lodes il 04/10/2011, 15:37

Quoto per intero Franz. Aggiungo solo che non si tratta solo di un problema di comunicazione. Ciò che produsse la commissione Onofri aveva bisogno di forte assunzione politica da parte di una coalizione che, a parole, volela trasformare il paese. Per i motivi detti da Franz si era distanti mille miglia da una vera volontà riformatrice. D'altro canto come può una coalizione di c.s. essere riformista se è composta da partiti che hanno riferimenti culturali e politici all'antagonismo/lotta di classe come leva della storia? Purtroppo la prospettiva è che nulla è cambiato: chi ha ascoltato Vendola domenica a Piazza Navona può ben capire.
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Messaggioda cardif il 04/10/2011, 16:05

Il punto saliente della proposta Onofri era che le pensioni fossero legate ai contributi effettivamente versati.
E questo è stato fatto con la legge 8 agosto 1995, n. 335 (riforma Dini).
Solo chi aveva quasi 20 anni di contributi nel 1996 oggi va in pensione col sistema retributivo; chi non ne aveva nemmeno 14 (la stragrande maggioranza) va già ora, e andrà in futuro, col sistema retributivo. Cioè con la pensione calcolata in base ai contributi versati.
E questo già comporta che se uno lavora un minor numero di anni ha una pensione ridotta, il che già spingerà a lavorare per più anni.
Una riduzione di spesa può essere fatta tagliando le pensioni d'oro, piuttosto. Ma questo governo non ha voluto. Forse un altro? Chissà.
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