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Il nostro zapatero (scarparo) della valle.

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Il nostro zapatero (scarparo) Della valle.

Messaggioda franz il 01/10/2011, 13:58

chango ha scritto:quanto proposta da confindustria e indisutriali può essere riassunto in "i sacrfici devono farli altre categorie".

Ok, tutto sommato è il motivo conduttore di tutti (sindacati e sinistra radicale compresi) ma immagina se ora, nella situazione in cui siamo i sacrifici li debbano fare gli industriali. Credi che possano? Credi che abbiano risorse, rispetto agli industriali tedeschi, svedesi, inglesi, per sobbarcarsi l'onere della crescita e del risanamento? E questo in un paese che spende decine di miliardi per le pensioni di anzianità e interessi del debito pubblico? Io non credo. Penso che la sinistra sindacal-radicale non abbia ancora capito che l'unica salvezza dell'Italia (e dei lavoratori) sta nelle liberalizzazioni, nelle privatizzazioni, nell'abolizione delle pensioni di anzianità, in una forte riduzione della spesa fascio-clientelar-parassitaria-socialisteggiante che dia finalmente spazio alla spesa educativa per l'istruzione, la formazione professionale e la ricerca.
Quello che non si è capito è che con l'attuale globalizzazione, che in pochi secondi muove capitali e in pochi mesi muove aziende, la ricreazione è finita. E se non si reagisce in fretta, la montagne deldebito pubblico puo' crollare e sommergere qualsiasi velleitarismo.
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) Della valle.

Messaggioda lucameni il 01/10/2011, 15:13

Innanzitutto diffido di categorie che vogliano sostituirsi alla politica, al momento inesistente, quali siano, sindacati e/o industriali e/o magistrati.
Il detto "portare acqua al proprio mulino" è sempre valido, ma la politica dovrebbe essere quanto meno sintesi virtuosa di diversi interessi e bisogni.
Ad oggi le scelte si fanno o si dicono di fare in base al Pil come unico indicatore e già qui ci sarebbe molto da discutere. Ma non è l'argomento anche se ha attinenza visto che viene tirato fuori in ogni dove, a mio avviso spesso a sproposito.
In merito alle privatizzazioni in linea di principio sono d'accordo, non fosse altro che non mi sono mai considerato di sinistra (attualmente però pare sia diventato collettivista radicale a mia insaputa) ma vista l'esperienza di questi anni che è stata tale da spesso di avvantaggiare non la collettività, come dovrebbe essere, ma pochi papaveri, su questo sarei meno teorico e direi di valutare costi benefici.
Se la privatizzazione diventa qualcosa di ideologico, a prescindere, temo si continuerà nell'attuale andazzo, dove quel poco che è stato fatto ha avuto risultati a dir poco pietosi. A meno che non sia considerato virtuoso, appunto a prescindere.
In relazione alle opere pubbliche - tema che sto studiando da anni sia per motivi personali che professionali - vorrei capire.
Se si tratterà di opere utili con un indotto autentico (manuntenzioni e opere per ovviare al dissesto idrogeologico mai?), tali da non cementificare senza se e senza (i dati della cementificazione in Italia sono a dir poco drammatici), ben vengano.
Se si tratterà di opere fatte a prescindere, solo per imbastire contratti pubblici senza alcun controllo (metodo Bertolaso e poi Moretti), tanto che già si continua a pretendere affidamenti diretti, con l'attuale struttura contrattuale che amplifica a dismisura costi poi imputati all'erario e non alle imprese, allora è legittimo ed anche doveroso opporsi. Con buona pace di confindustria ad oggi salvatrice della patria.
Diciamo che faccio mia la frase di Domenico Finiguerra: "Se crolla il tetto del tuo garage, non ti compri una Ferrari, ti sistemi il tetto e ti tieni la Punto".
E' che proprio non capisco come si possa uscire da questa situazione proseguendo in comportamenti che - ad avviso di noi cavernicoli estremisti di sinistra a nostra insaputa - hanno contribuito al degrado economico, finanziario e morale del nostro paese.
Ovviamente, può essere facile, a fronte di queste mie obiezioni, imputarci la volontà di non intrapendere investimenti.
Non è così, si chiede semplicemente di operare - in certe circostanze - altre scelte, diverse da quelle poste in essere in questi anni.
La cosa è considerata espressione di estremismo ideologico, velletaria e infantile?
Vabbè pazienza, molti di noi non si stracceranno le vesti.
Ultima modifica di lucameni il 01/10/2011, 15:37, modificato 1 volta in totale.
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) Della valle.

Messaggioda pianogrande il 01/10/2011, 15:21

Effettivamente, tutti (imprenditori in testa) vogliono i soldi da uno stato che non ne ha.
Adesso, gli imprenditori vogliono liberalizzazioni e lotta alla evasione fiscale.
Quale sia più ipocrita e non rispondente ai reali atteggiamenti di queste due richieste è difficile dire.
Mi suona quasi come se le liberalizzazioni le chiedessero i farmacisti o i tassisti o i notai o le banche o le assicurazioni o gli avvocati o i petrolieri o altre categorie, evidentemente, non imprenditoriali.

Qui si continua a prendere in giro la gente.

Anche io voglio vedere se Della Valle dirà qualcosa di concreto (se ha qualcosa di concreto da dire) al di là delle dichiarazioni di principio per le quali già deteniamo il record della galassia con il nostro Walterino.

MI fa, comunque, piacere che abbia arricciato il nasino il ministro Romano.
Ha accusato Della Valle di antipolitica.
Come se lui avesse qualcosa a che fare con la politica (quella vera).
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) Della valle.

Messaggioda lucameni il 01/10/2011, 15:28

Si ma privatizzazioni e liberalizzazioni ritengo non siano affatto esercizio di un capitalismo senza regole od oppressivo.
Anzi magari avvenissero innazitutto per certe categorie professionali che detengono degli insensati monopoli. Ma appunto si parla mica di liberalizzare certe professioni? Non mi pare.
Noi purtroppo parliamo sempre del "se" e mai del "come".
Invece in Italia ci fregano sul "come" spacciando che l'opposizione a certe scelte sia soltanto sul "se".
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) Della valle.

Messaggioda chango il 01/10/2011, 15:45

franz ha scritto:
chango ha scritto:quanto proposta da confindustria e indisutriali può essere riassunto in "i sacrfici devono farli altre categorie".

Ok, tutto sommato è il motivo conduttore di tutti (sindacati e sinistra radicale compresi) ma immagina se ora, nella situazione in cui siamo i sacrifici li debbano fare gli industriali. Credi che possano? Credi che abbiano risorse, rispetto agli industriali tedeschi, svedesi, inglesi, per sobbarcarsi l'onere della crescita e del risanamento? E questo in un paese che spende decine di miliardi per le pensioni di anzianità e interessi del debito pubblico? Io non credo. Penso che la sinistra sindacal-radicale non abbia ancora capito che l'unica salvezza dell'Italia (e dei lavoratori) sta nelle liberalizzazioni, nelle privatizzazioni, nell'abolizione delle pensioni di anzianità, in una forte riduzione della spesa fascio-clientelar-parassitaria-socialisteggiante che dia finalmente spazio alla spesa educativa per l'istruzione, la formazione professionale e la ricerca.
Quello che non si è capito è che con l'attuale globalizzazione, che in pochi secondi muove capitali e in pochi mesi muove aziende, la ricreazione è finita. E se non si reagisce in fretta, la montagne deldebito pubblico puo' crollare e sommergere qualsiasi velleitarismo.


rimane da capire perchè quando si parla di liberalizzazioni e di apertura del mercato non si faccia riferminto esplicito ad assicurazioni e servizi bancari. forse perchè ABI e ANIA sono tra gli estensori del documento?

perchè quando si parla di pensioni, non si affronta anche il tema del diverso peso contribuitvo che le varie tipologie contrattuali hanno?
i contributi degli autonomi ( e ancor più quelli dei liberi professionisti) sono più bassi delle aliquote del lavoratore dipendente.perchè oltre ad intervenire sull'età di pensionamento, non si propone un aliquota contributiva unica indipendentmente dalla tipologia contrattuale?
le basse pensioni dei giovani non sono solo determinate dal sistema contributivo, ma anche da una carriera lavoraiva frammentata e passatta prevalentemente con forme contrattuali a bassa aliquota contributiva.
in questo caso la semplificazione non piace alle imprese?

rimane da capire perchè la ricreazione finisce sempre per alcuni (gli stessi), mentre altri possono sempre avere i classici "ancora cinque minuti..."
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) Della valle.

Messaggioda franz il 01/10/2011, 15:51

lucameni ha scritto: Ma appunto si parla mica di liberalizzare certe professioni? Non mi pare.

Io ho letto il doc che ho linkato. Tu non lo so.

Liberalizzazioni e semplificazioni: le cose da fare subito
1. Liberalizzare trasporti e servizi pubblici locali
- Istituire l’Autorità dei trasporti e accorpare le competenze regolatorie in materia di
risorse idriche e rifiuti in capo ad un'unica Autorità.
- Rafforzare il ruolo dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, attribuendole
poteri vincolanti di verifica degli orientamenti di liberalizzazione definiti dagli enti locali.
2. Liberalizzare le attività economiche
- Affermare il principio di libera concorrenza nell’art. 41 Cost.
- Indicare espressamente le restrizioni – statali e regionali – oggetto di abrogazione ed
eliminare le eccezioni al principio della libera iniziativa economica, fatti salvi i motivi
imperativi di interesse generale previsti dall’ordinamento comunitario.
3. Liberalizzare i servizi professionali
- Vietare la fissazione di tariffe (fisse o minime) e prevedere l’obbligo di presentare un
preventivo scritto al cliente.
- Sottrarre i controlli sulla pubblicità agli ordini e affermare la competenza esclusiva
dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
- Prevedere espressamente la possibilità di costituire società di capitali, anche con soci di
mero investimento, ferma restando la personalità della prestazione intellettuale.
- Attribuire al Governo una delega legislativa a riformare gli ordini professionali per:
- ridurne il numero e rafforzarne i compiti di garanzia di qualità dell’offerta, evitando
qualsiasi influenza sui comportamenti economici degli iscritti;
- consentire limiti al numero di persone titolate a esercitare una professione solo per
motivi di ordine pubblico, pubblica incolumità, sanità pubblica, pubblica sicurezza;
- ridurre le riserve legali di attività, limitandole ai soli casi in cui siano strettamente
necessarie per la tutela di interessi costituzionalmente garantiti.
4. Assicurare regole omogenee per le attività di impresa su tutto il territorio nazionale
- Riformare l’art. 117 Cost. per riportare alla competenza esclusiva dello Stato che
richiedono una disciplina unitaria, tra le quali l’energia, le grandi reti e infrastrutture.
5. Puntare su poteri e meccanismi sostitutivi per superare veti e inerzie
- Consentire a soggetti diversi da quelli delegati per legge di adottare atti normativi o
amministrativi generali in caso di mancata attuazione di misure previste a livello
normativo.
- Consentire a uffici diversi o a livelli di governo superiori di sostituirsi alle amministrazioni
inerti e portare a termine i procedimenti amministrativi.
6. Implementare le misure già adottate
- Attribuire a un Ministro o altra autorità il compito di verificare lo stato di attuazione delle
semplificazioni, intervenire per accelerare l’approvazione dei provvedimenti necessari e
proporre, quando serva, integrazioni e correttivi.
- Approvare rapidamente tutti i provvedimenti attuativi delle semplificazioni già adottate.
7. Completare le semplificazioni amministrative e normative
- Rafforzare la trasparenza dei procedimenti amministrativi, prevedendo l’obbligo per tutte
le PA di pubblicare sul sito Internet l’elenco dei propri procedimenti, indicando termini e
documenti previsti (anche se richiesti da provvedimenti pubblicati in GU) e “sanzionare”
le PA inadempienti.
- Rafforzare le semplificazioni amministrative su permessi di costruire, razionalizzazione e
riduzione dei controlli; autorizzazione paesaggistica; SCIA.
- Migliorare il processo di produzione normativa attraverso la previsione del divieto di
introdurre oneri non compensati dalla cancellazione di quelli esistenti (cd. one in one out)
e di gold plating nell’attuazione delle direttive UE.
- Proseguire con le semplificazioni normative per ridurre gli oneri previsti dalle norme
vigenti (es. ambiente, fisco, edilizia, urbanistica).
- Favorire rapidamente l’operatività delle Agenzie delle imprese e rafforzarne il ruolo.
8. Semplificare il dialogo tra imprese e PA
- Favorire il ricorso alle nuove tecnologie, incentivando l’utilizzo degli strumenti diversi da
quelli cartacei, che andranno gradualmente sostituiti con flussi elettronici strutturati ed
elaborabili basati su uno standard comune per la rappresentazione delle informazioni.
9. Accelerare i tempi della giustizia civile
- Dare rapida attuazione alla delega per la revisione delle circoscrizioni giudiziarie per
migliorare l’efficienza degli uffici e consentire la specializzazione dei magistrati.
- Puntare sulla mediazione quale strumento di deflazione del contenzioso.
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) Della valle.

Messaggioda trilogy il 01/10/2011, 16:35

Io penso che tutto può essere migliorato, compreso il documento di confindustria & C.
Però bisogna fare attenzione a non cadere nell’errore di buttare il bambino con l’acqua sporca. Sosteniamo quello che è condivisibile, sul resto si discuta. Ci sono proposte utili, soprattutto comincia ad emergere anche qui da noi la consapevolezza, già vista tra gl’imprenditori americani e francesi, che il modello economico di tagliare le tasse ai ricchi non produce sviluppo, ma distruzione dei servizi collettivi, debito privato nelle classi più povere e crisi per tutti. E’ una svolta importante che ad esempio l’ex ministro Martino ancora non ha compreso.

L’altro aspetto importante è che si è compresa la necessità di redistribuire il carico fiscale tra i redditi e patrimoni. Questo è un passaggio fondamentale, in particolare in Italia, dove la situazione economico patrimoniale dell’ultima generazione e mezzo è pesantemente penalizzata. Per lo stesso motivo sulle pensioni, l’aumento dell’età pensionabile è un passaggio da fare perché il costo dell’aggiustamento è stato tutto sull’ultima generazione e mezzo. Con il decreto sull’adeguamento alle aspettative di vita, dal primo gennaio 2010 le redntie pensionistiche sono state tagliate di circa l’8,5% e per 100.000 euro di contributi maturati si è scesi, per un lavoratore che andrà in pensione a 65 anni da 6136 euro a 5620 euro lordi l’anno. Per i fondi pensione i tassi di conversione sono anche peggiori.
Il ricalcolo viene fatto ogni tre anni, il prossimo entrerà in vigore nel gennaio 2013. Nei prossimi anni chiunque governerà si troverà il sistema pensionistico in equilibrio, ma milioni di italiani sotto la soglia di povertà.
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) Della valle.

Messaggioda lucameni il 01/10/2011, 17:11

ecco ad esempio la Scia è un vero disastro, perfettamente coerente con quanto scrivevo prima e usata impropriamente per incentivare la distruzione del nostro patrimonio paesaggistico.
Ad oggi è stata fortunatamente ridimensionata e -teoricamente- ricondotta in termini più accettabili, ma per quanto?
Poi non so se si capisce quello di cui si parla.
E' anche vero che i professori dicono di sapere tutto, però....

Mi chiedo, le liberalizzazioni delle professioni sono realmente nella testa dei cosiddetti liberalizzatori?
Basti vedere chi ha fatto le barricate in merito e poi si dice liberista senza se e senza ma.
Perchè qua tutti si dicono liberali e liberisti, dove ognuno ha in testa liberalizzazioni incompatibili le une con le altre.
Però a loro si potrebbe replicare appunto: "tu non so".


Le semplificazioni.
Anche Brunetta ha pensato di semplificare (poi chi lavora nella P.A. magari avrebbe da dire qualcosa su quanto previsto, sul relativo fumo e nulla esistente in termini di organizzazione). Tipo eliminare il certificato antimafia, che pure è facilmente aggirato.
Tant'è anche questa è una semplificazione decisamente discutibile.
Chi mette paletti - ad esempio - è un conservatore estremista di sinistra?
Basta intendersi.

Questi sono manifesti molto generici, che buttano là delle affermazioni che quanto meno dovrebbero essere spiegate nel dettaglio. Altrimenti non ha alcun senso discutere.
Temo semmai che servano non come autentico programma ma come artificioso strumento per dividere presunti riformisti (che poi magari sono più conservatori di quanto si possa pensare nel difendere l'indifendibile, vuoi per ignoranza, vuoi per sicumera, vuoi per presunzione di avere la verità in tasca, vuoi per meri interessi che non hanno riguardo al bene della collettività), e presunti estremisti radicali conservatori (che poi magari non sono affatto così conservatori, non fosse altro che vorrebbero un cambio di rotta in merito a tante iniziative in questi anni spacciate per moderne ed invece strumento di mero arricchimento per vecchie e nuove caste)
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) Della valle.

Messaggioda franz il 01/10/2011, 18:23

lucameni ha scritto:Mi chiedo, le liberalizzazioni delle professioni sono realmente nella testa dei cosiddetti liberalizzatori?

E come fai a saperlo? Nessuno puo' entrare nelle loro, nella mia e nella tua testa. Per fortuna. ;)
Io dico che se un partito ha le liberalizzazioni nel programma io lo posso votare.
E penso che se in una futura coalizione ci fossero ANCHE Bersani e Bassanini, che le liberalizzazioni e le semplificazioni hanno dimostrato di volerle e di saperle fare, ancora meglio.
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Re: Il nostro zapatero (scarparo) Della valle.

Messaggioda ranvit il 01/10/2011, 18:24

http://it.wikipedia.org/wiki/Estrema_destra

Con estrema destra (a volte destra radicale) si intende la posizione di un soggetto, gruppo, movimento o partito politico che si caratterizza per una interpretazione radicale e massimalista delle posizioni tipiche della destra, quali ad esempio conservatorismo e nazionalismo.

In Europa un movimento di estrema destra può appartenere allo spettro politico parlamentare oppure rimanerne al di fuori (destra extraparlamentare). I movimenti di estrema destra in alcune zone del continente europeo ed americano possono essere di ispirazione neofascista, o appoggiare il neonazismo.

Definizione
La definizione non rigorosa di estrema destra, marcatamente variabile anche a seconda dell'area geopolitica, rende oggetto di dibattito la dimensione ed il numero di movimenti e partiti classificabili in questo modo. Molti di questi inoltre rifiutano tale qualifica giudicandola pregiudizievole o denigratoria. L'aggettivo «estrema» sembra richiamare in effetti estremismo, mentre certi movimenti respingono questo appellativo considerandolo come un'etichetta arbitraria loro assegnata dagli avversari politici per oscurarne le concrete proposte politiche.[1]

La larga maggioranza di questi movimenti cavalca sentimenti di opposizione all'immigrazione, considerandola uno strumento delle classi liberiste per introdurre nuovo capitale umano sul territorio. Agli occhi dei seguaci di questi movimenti ciò non solo sottrarrebbe posti di lavoro, ma diminuirebbe a livello nazionale lo stipendio medio di tutta la popolazione; altro motivo di opposizione è il degrado sociale e la delinquenza generata dai migranti; la maggioranza dei movimenti di estrema destra esistenti non ha mai sostenuto posizioni razziste o le sostiene nei suoi programmi, ma in Germania sono ancora presenti alcune forme di neonazismo razzista.

Gli aspetti ideologici su cui si fondano portano a volte al rifiuto parziale dei valori democratici (come, per esempio, il parlamentarismo), considerati corrotti e inadeguati, spesso soggetti all'ingerenza di poteri extranazionali come l'UE, le Nazioni Unite e le lobby di potere presenti sul territorio nazionale. Essi infatti prediligono forme di partecipazione più dirette, come lo Stato organico[2][3], che sarebbero capaci di integrare il volere popolare ad un forte potere centrale. Tali movimenti, in nome del bene comune, si oppongono a qualsiasi forma di società segreta, da quelle Massoniche a quelle legate alla delinquenza organizzata, che in nome di interessi privati, derogasse da questo principio. Dichiaratamente antisionista, alcune frange minoritarie dell'estrema destra hanno riproposto, a più riprese, le teorie del complotto massone-giudaico pansionista che vede come protagonisti numerosi personaggi dell'alta finanza, stranamente tutti appartenenti al mondo ebraico.

Alcuni movimenti affermano che il termine «estrema destra» sia molto ambiguo ed è utilizzato dai commentatori politici e dai partiti maggioritari per classificare un gran numero di formazioni politiche che ben poco hanno in comune, si collocano in posizioni contrapposte rispetto a certi argomenti e provengono da storie politiche diverse od opposte (ad esempio, guardando all'estrema destra francese, si può notare come, a fronte di una maggioranza di partiti nati dal collaborazionismo con il Nazional Socialismo, esistano (rari) movimenti che hanno avuto origine all'interno della resistenza francese, come ad esempio i realisti della Confraternita di Notre Dame del Colonnello Rémy.

Viceversa alcuni movimenti, pur rifacentisi al fascismo, si collocano a sinistra, ad esempio la Sinistra nazionale, e Socialismo Nazionale. Quest'ultimo seppur non si dichiari esplicitamente di sinistra, respinge con sdegno anche l'ipotesi di classificarsi come movimento politico di destra.
Non esiste una definizione unanime, quindi si ritrovano sotto questo appellativo sia sostenitori di regimi totalitari che alcuni parlamentari, sia movimenti rivoluzionari che controrivoluzionari.
Alcuni movimenti di estrema destra, soprattutto tedeschi, rivelano comunque in modo chiaro il loro legame con il neonazismo attraverso un ricco apparato simbolico ed espliciti riferimenti al regime del Terzo Reich.



Estrema sinistra
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Con estrema sinistra si intende la posizione di un soggetto, gruppo, movimento o partito politico che si caratterizza per una interpretazione radicale e massimalista delle posizioni tipiche della sinistra, come progressismo, socialismo e comunismo. Un movimento di estrema sinistra può appartenere allo spettro politico parlamentare oppure rimanerne al di fuori (Sinistra extraparlamentare). Movimenti di ispirazione marxista si identificano spesso con questa definizione.

Può assumere diverso significato a secondo del luogo in cui viene usato. In Italia l'uso riguarda l'identificazione di movimenti del recente passato che si trovavano a sinistra del Partito Comunista Italiano (come i gruppi della sinistra extraparlamentare). Nel gergo politico odierno con estrema sinistra viene talvolta identificata quell'area politica parlamentare composta dai partiti che si richiamano al marxismo, come il Partito della Rifondazione Comunista e il Partito dei Comunisti Italiani (per questi due partiti la terminologia è stata oggetto di battaglia linguistica da parte dell'ex-segretario del PRC ed ex-presidente della Camera dei deputati Fausto Bertinotti che non ha mai nascosto di preferirle la definizione di Sinistra radicale)[senza fonte].

Oggi con estrema sinistra si indicano perlopiù le aree della sinistra antagonista, l'attivismo politico dei Centri sociali e le soggettività comuniste fuoriuscite dal PRC come Sinistra Critica, il Partito Comunista dei Lavoratori, Partito di Alternativa Comunista e il movimento Comunisti - Sinistra Popolare. In Francia vengono indicate con tale termine i partiti politici a sinistra del Partito Comunista Francese (PCF), fra cui i principali sono Lutte Ouvriere, (LO), e Ligue Communiste Révolutionnaire (LCR). La definizione di "estrema sinistra" è comunque generica e include tutte le posizioni più radicali.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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