da pierodm il 22/10/2008, 18:43
Scrive Paolo65:
" Il PD non è nè di centro nè di sinistra ma è un luogo ampio dove convivono valori ed ideali di CS,per cui è ovvio che su certi temi la discussione sarà inevitabile. Dovrebbero farsi largo anche idee liberali(io spero anche sprazzi di liberisismo)ma in generale gli elettori non devono identificare il PD con qualcosa di troppo specifico,ma come ho già detto come un ampia zona di valori che vanno dal centro alla sinistra,rivedendo talvolta anche gli stessi valori. "
Io non dubito che Paolo, mentre scrive, sappia a che cosa si riferisce e quali siano grosso modo i valori, sia quelli esistenti sia quelli rivedibili.
Anche io, mentre leggo, mi faccio inevitabilmente un'idea, e temo che le nostre due linee di pensiero sul merito non coincidano.
Per esempio, a me sembra che idee liberali - nei limiti in cui si è liberali in Italia - si siano fatte largo abbastanza, sia nela sinistra, da lungo tempo, sia (perfino) tra i centristi popolari e cattodemocratici.
Diciamo che, se in Italia c'è traccia significativa di liberalismo, si trova nel centro-sinistra.
Purtroppo, lo stesso vale per il liberismo: dico "purtroppo" non tanto per il liberismo in sé, che in dosi controllate è benefico, ma perché nel nostro scombiccherato sistema il liberismo viene inteso in modi distorti e irrealistici - o forse fin troppo "realistici".
Quanto all'idea che gli elettori "non debbano identificare etc...", sono anni che questo avviene, prima di tutto con il PDS, poi con tutte le sue successive modificazioni: una volta messo in archivio il vecchio PCI - già di suo ricco di variegate interpretazioni - dalla confluenza nell'Ulivo in poi ogni elettore della sinistra ha avuto la propria personale idea di che cosa fosse il partito per il quale stava votando, indipendentemente dalle raffigurazioni che il caleidoscopio di congressi e dirigenti si affannava a fornire di settimana in settimana.
Comunque, a parte tutto questo, io ho sempre avuto un certo sospetto verso ciò che viene presentato o immaginato come uno "spazio aperto" alle sperimentazioni e ai contributi "in libertà".
Intendiamoci, credo profondamente sia nell'apertura mentale, sia nella libertà d'idee ed espressiva, ma non ci credo quando questi valori diventano programmatici e, diciamo così, istituzionalizzati.
Mi spiego meglio.
Lo spazio politico è per sua natura "aperto" ai contributi e alle trasformazioni, che provengono non solo dalle persone, ma anche dalle cose, dagli avvenimenti e dai diversi fenomeni sociali.
Il ruolo - la ragione fondante - di un partito, però, è quello di dare un alveo e un indirizzo, vale a dire un fattore di volontarietà organizzata e consapevole basata su alcune scelte di fondo, oltre che una serie di meccanismi attraverso i quali i contributi e le trasformazioni non cadano a pioggia sul partito stesso, ma prendano una forma e un significato non casuale.
Per ciò che riguarda il PD specificamente, io credo che l'idea di Veltroni fosse infatti proprio quella che ho appena detto: solo che l'alveo e l'indirizzo non gli sono venuti bene, perché il materiale con il quale ha pensato di costruirli era un materiale eterogeneo e friabile.
Succede così quello che succede spesso, quando le cose non tornano: sguazzando nell'acqua con il naso a galla, si dice che si aveva proprio voglia di fare un bagno.