Bè io al tempo ero un convinto sostenitore di Martinazzoli, proprio nel non volere un bipolarismo incentrato da Occhetto e Berlusconi.
La cosiddetta "non scelta" di Martinazzoli, come la vissi io, era una precisa scelta, ovvero il rifiuto di un bipolarismo fondato da due coalizioni che non ritenevo(amo) adeguate.
A volte la storia dà ragione più degli esiti delle elezioni.
Ma il non ritenere votabili due coalizioni non vuol dire non auspicare un bipolarismo. Dipende semplicemente "quale" bipolarismo.
Mi pare ovvio che non ci sia un dogma di bipolarismo o bipartitismo, tanto più se per assurdo si presentassero solo maoisti da un lato o fascisti dall'altro. Sarebbe plausibile un'altra offerta politica, che non è incompatibile col "bipolarismo" che risulta dalle elezioni e non certo dalla presentazione delle liste.
Ci mancherebbe altro che ci fosse un veto per proporsi alle elezioni.
Anche nella patria del bipartitismo, la GB, non si presentano solo laburisti e conservatori. E difatti....
Quindi secondo me Martinazzoli e molti dei suoi (elettori compresi) avevano visto bene la piega infelice che prendeva il cosiddetto bipolarismo italiano, granitico senza alcuna logica, diventato dogma al di là dei contenuti e dei personaggi proposti.
Come dire: ben venga un bipolarismo che sia semplificazione e strumento di decisione per i cittadini elettori, ma non pensiamo che questo sia comunque positivo a prescindere da chi si presenta. E che voglia dire veto a coloro che vogliano proporre coalizioni alternative a quelle che presumibilmente, prima delle elezioni, possono sembrare maggioritarie.
Questione di pura democrazia che non può essere sacrificata per inseguire dogmi inventati dal Parisi di turno.
Questo inciso perchè da sempre a Martinazzoli viene rimproverata la "non scelta". Ma non tanto sulla base di quello che effettivamente era l'Italia del 1994 e il tentativo - fallito - di non regalare tutti gli elettori non di sinistra a Berlusconi, ma semmai per quella sorta di dogma sopra citato.
Martinazzoli tentò di mettere una pezza ad una situazione che già allora molti di noi avevamo capito essere drammatica, e che paradosslmente, spacciando come normale e positivo l'impegno di Berlusconi in politica (si veda l'ineffabile Rovati), fu resa cronica da una mal compresa concezione di bipolarismo. Più strumentale al potere di pochi che logica e positiva per il paese e per la libera scelta degli elettori, costretti perennemente a turarsi il naso.