pinopic1 ha scritto:Controlla bene i dati per chi ha investito in fondi comuni 15 anni fa. Quelli reali. Prendi un campione di fondi più popolari e guarda quanto valevano 15 anni fa.
Anche per le azioni dovresti fare la stessa operazione. I titoli che trovi negli indici oggi non sono esattamente gli stessi di 15 anni fa. I risparmiatori per lo più investono in pochi titoli "famosi", non nell'indice.
Le statistiche sia per i fondi che per le azioni includono anche ciò a cui il piccolo risparmiatore è estraneo.
Beh, l'offerta internazionale di azioni, obbligazioni, fondi è enorme. Si tratta di decine di migliaia di asset e ci sono indici riassuntivi delle performances a livello nazionale, continentale, settoriale. Per ogni fondo esistono benchmarks di riferimento. Non escludo che chi ha fatto scelte sbagliate si sia trovato male. Ma se la somma degli asset di una certa regione o nazione ha un trend decennale del 9% vuol dire che altri si sono trovati anche meglio. Chi possiede fondi ben bilanciati, oppure ha un portafoglio ben costruito e diversificato si avvicina al bencmark generale. Chi possiede un titolo solo (Parmalat o Leeman) è chiaro che ha avuto grossi problemi. Ma ha sbagliato. Per quanto riguarda la performance globale degli ultimi 15 anni del mercato borsistico italiano ad oggi (crolli del 2000-2001 ed odierni compresi) si tratta di un +96% il che si trasforma in un +6.4% annuale, decisamente superiore all'inflazione. Dati rilevati da http://www.msci.com
La serie che li si trova inizia dal 1969 e quindi posso anche calcolare il rendimento medio solo in 39 anni, non 40. Li siamo sul 20% all'anno ... ma sappiamo che l'inflazione negli anni 70 ed 80 era molto alta. Infatti cento lire del 1969 lasciate a se stesse (sotto il materasso) oggi varrebbero il 93.77% in meno (prativamente sono sparite al ritmo medio del 2.4% all'anno) mentre investite in borsa oggi varrebbero (crolli compresi) 901 lire (+801%, pari al 20.54% annuo). Queste sono le medie. Sicuramente ci sono stati singoli rendimenti inferiori ma anche migliori.
pinopic1 ha scritto:Prima mi ero dimenticato dei mutui: le rate aumentano o diminuiscono?
Cosa spende Bush per tamponare? 700 milioni di dollari? Intanto deve essere uno sprovveduto visto che non c'è niente da preoccuparrsi... E poi, questa crisi non è nata per i subprime, ovvero i mutui concessi a clienti a rischio solvibilità?
Ma con 700 milioni di dollari quante case popolari potevano costruire per i clienti a rischio solvibilità? Così non infestavano il mondo intero? Troppo socialista?
I subprime non c'entrano con il rischio solvibilità ma con un altro rischio. I subprime americani, come mi hanno spiegato, contengono ipoteche rilasciate oltre l'80% del valore dell'immobile, anche 100% e superiore. Non necessariamente a persone insolventi. Rilasciate contando in un futuri incrementi del valore degli immobili, si sono rivelate carta straccia quando il valore degli immobili è sceso. Qui l'errore è quello di aver violato le regole cautelative che vedono in ogni impresa il capitale di terzi non superare il 50% del capitale totale. Una azienda indebitata oltre il 50% deve risanarsi o viene fatta fallire prima che il debito arrivi al 100%. Lo stesso vale per un privato che si indebita per comprarsi la casa. Il problema è che gli artefici delle finanze creative nelle banche americane hanno nascosto questi titoli subprime in tanti prodotti strutturati, resi appetibili con alti rendimenti, che altre banche hanno comprato. L'altro problema è che le ipoteche americane sono strutturate in modo diverso dalle nostra. L'ipoteca è intestata alla casa, non al debitore. Egli quindi quando il prezzo degli immobili cala non fa altro che rendere le chiavi alla banca (c'è una espressione americana a proposito che non ricordo con esattezza ma che pala di chiavi tintinnanti nelle buste postali) e va a prendersi un'altra casa a minor prezzo. Alla banca, se aveva finanziato la casa al 100%, rimane ben poco, perché perde l'introito e si ritrova in mano una casa che vale meno di quanto previsto. Il rischio improvviso che 5 milioni di americani, coinvolti in case finanziate a livello subprime, possano rendere le case per disfarsi di un mutuo costoso ha fatto implodere il mercato anche dei "prime".
pinopic1 ha scritto:Rimango dell'idea che conviene investire nel raccolto delle patate e le banche dovrebbero finanziare chi coltiva le patate. Vanno bene anche i derivati: patatine fritte e purè di patate.
Lo so che dirai che il raccolto può andare a male: ma almeno si tratta di evento naturale non di una truffa.
In un mercato libero ognuno investe dove vuole. Chi vuole investire in patate lo fa. Chi vuole investiore in fondi (etici o non etici) azioni, obbligazioni, oro, materie prime, idem. Ognuno lecitamente investe dove ha una previsione di guadagnarci. A parte i musulmani e certi cattolici integralisti, non esistono obiezioni morali degne di rilievo contro l'idea che i soldi possano fare soldi.
Il raccolto puo' andare a male, puo' essere rubato, i granai possono bruciare, puoi vendere il raccolto ed il compratore non ti paga (truffa). Qualsiasi attività umana connessa alla produzione, al commercio, all'accumulo di soldi, beni, saperi implica un rischio. Rischio di furto, di perdita del valore anche fino al 100%, rischio di truffa da parte di altri esseri umani. Solo chi non ha nulla non rischia nulla, a parte la vita. La nostra è una società ricca (di beni, saperi, accumuli monetari) e come tale rischia molto. La nostra è una società ricca anche perché non investe solo in patate ma in tantissime altre cose.
Il rischio va gestito. Con regole, trasparenza, controlli efficaci. Le crisi hanno il pregio di mostrarci dove il rischio è stato gestito male, dove i controlli non sono stati fatti o non sono efficaci.
Ciao,
Franz