da borghinolivorno il 05/10/2008, 8:30
Radical Walter
Fonte Colloquio con Walter Veltroni di Marco Damilano - L'Espresso
Stiamo assistendo al fallimento storico della destra... Nella stanza da segretario del Partito democratico Walter Veltroni tiene accesa la tv sulla Cnn: trasmette un discorso di Barack Obama sulla crisi di Wall Street. "La destra ha creato una condizione sociale difficile per i ceti medio bassi e un mercato finanziario senza controlli. Se gli americani sceglieranno Obama sarà un cambiamento radicale". Sul tavolo la copia de 'L'espresso' di due settimane fa con il titolo 'Processo al Pd'. Al leader non è piaciuto, si capisce. "Lasciamoci alle spalle la depressione, siamo in una fase nuova", assicura.
Anche in piena crisi Berlusconi mantiene livelli record di popolarità. È un paradosso?
"È fisiologico. In nessun paese al mondo chi vince le elezioni va in crisi quattro mesi dopo. Solo la nostra infantile fretta ci fa pensare il contrario. La crisi c'è, non è solo italiana. E può portare alla recessione: perdita dei posti di lavoro, chiusura delle aziende. Il governo ha fatto i fuochi d'artificio, sembrava Piedigrotta. Però ora si può guardare la situazione per quello che è davvero. Aumento delle tasse, altro che riduzione. Niente finanziamenti per le infrastrutture. Nessun intervento su salari e pensioni. Sulla scuola operazioni di puro taglio. Tasso di disoccupazione in aumento, consumi in discesa. Cresce un forte disagio sociale. Tra poco la gente si chiederà cosa ha fatto Berlusconi in Italia per andare contro il ciclo".
E voi siete pronti a intercettare il disagio? A giudicare dai sondaggi si direbbe di no.
"I sondaggi ci danno di nuovo in crescita, ma il punto è che serve tempo. Bisogna avere il fiato giusto, non pensare che sia la corsa dei cento metri. In Austria i socialdemocratici hanno perso il 6 per cento, è questo il momento storico che stiamo vivendo in Europa. In Italia, però, per la prima volta c'è un partito riformista più grande della somma dei partiti che lo costituivano. Si può ripartire da qui. Costruire un'alternativa di governo che per essere credibile dovrà essere di innovazione e riprendere il filo di quello che abbiamo fatto in questi mesi. Il 13 aprile i voti li abbiamo presi per i contenuti e i linguaggi nuovi che ci hanno ispirato dal discorso del Lingotto. Sia chiaro, nessuno ce li ha regalati".
I notabili del partito le chiesero di candidarsi per evitare il disastro.
"Mi avevano chiamato perché sapevano che non era facile vincere, altrimenti non si sarebbero rivolti a me, la metta pure così. Io ho trovato due partiti la cui somma faceva 22 per cento e siamo arrivati al 34. Non c'è dubbio, dopo le elezioni la spinta si è rallentata. Ora ci sono state le feste, la summer school, ci saranno le primarie dei giovani, la manifestazione, la conferenza programmatica. Da qui si può ripartire, se si ha la voglia di farlo. La nostra gente ha voglia di questo. Non di vecchi riti e vecchie dinamiche".
Intanto è lei il primo a tornare all'antico. Ha predicato la fine dell'anti-berlusconismo. E ora, invece, paragona Berlusconi a Putin.
"Nessuna discontinuità. Ho sempre detto che l'Italia attraversa una grave crisi democratica e che va cercata una convergenza con l'avversario per fare le riforme. Grazie alla nostra scelta di correre da soli alle elezioni si è raggiunto l'obiettivo storico di avere un Parlamento di tipo europeo. A fronte di questa apertura Berlusconi ha cominciato con una sarabanda di leggi fatte nel suo unico interesse e con un'offensiva di attacchi all'opposizione, ai sindacati, al Parlamento. È lui che è tornato al passato".
Lei andrà in piazza al Circo Massimo, dove la Cgil portò tre milioni di persone. Vuole giocare a fare il Cofferati, l'uomo del no?
"Siamo impazziti? Ci si indigna per una manifestazione? L'ha fatta anche Berlusconi, contro il primo governo Prodi che portò l'Italia nell'euro. Dietro il palco c'era scritto: 'Contro il regime, per la libertà'. Confermo: sono interessato a riscrivere le regole del gioco. Se arriverà un provvedimento che riduce il numero dei parlamentari, voteremo sì, non siamo sull'Aventino. Ma il Pd è insieme radicalità e riformismo. Non è la versione moderata, inciucista della tradizione democratica. È un partito che quando vengono violate le regole del gioco si alza in piedi. Non con lo spirito di Flores d'Arcais o della Guzzanti, che portano voti alla destra, ma con quello di un grande partito di alternativa di governo".
Pensa di rispolverare il fronte delle opposizioni, da Casini a Vendola? Sembra l'Unione...
"Non penso di tornare alla vecchia formula. Il Pd vive se coltiva l'innovazione, non la conservazione, il ritorno all'indietro. Prodi era un uomo dell'innovazione, ha fatto miracoli, ma aveva in maggioranza perfino quelli che trattavano con le Farc".
Arriva la riforma della giustizia. Il Pd appoggerà il referendum di Di Pietro sul lodo Alfano?
"Berlusconi vuole fare una riforma contro la giustizia, per riportarla sotto il controllo della politica. Noi convocheremo gli stati generali della giustizia: magistrati, avvocati, forze dell'ordine. E non appoggeremo il referendum: non è uno strumento utile".
La prossima partita sarà il presidenzialismo. Per Massimo D'Alema se ne può discutere. E per lei?
"Se in astratto mi chiede se il presidenzialismo mi inquieta, la mia risposta è no. Ma se la domanda è se in questo momento in Italia è giusto passare a un sistema presidenziale, rispondo ancora no. Le istituzioni sono figlie della cultura del tempo e in Italia, in questo momento, è necessario rafforzare le istituzioni di controllo".
La presidenza della Repubblica è tra queste?
"Oggi al Quirinale c'è Giorgio Napolitano, in precedenza ci sono stati Carlo Azeglio Ciampi, Oscar Luigi Scalfaro, persone che hanno fatto il bene del Paese. È un luogo dove devono esserci figure che garantiscano la Costituzione, conoscano le regole del gioco, rispettino le opinioni di tutti, accettino il dissenso. Tutto ciò che Berlusconi non è. Ho visto che oggi Bossi ha detto che per lui Berlusconi al Quirinale andrebbe bene. Per me no: non va bene. Per fortuna il problema non si pone: fino al 2013 al Quirinale ci sarà Napolitano, una garanzia per tutti".
Nel 2009 si vota per le elezioni europee e amministrative. È in gioco la leadership?
"Tre milioni e mezzo di persone mi hanno scelto perché sono un dirigente che pensa che la vita sia più ricca della politica, un antidoto al male che vedo in tanta parte della politica italiana: un morboso attaccamento alla dimensione del potere. Non me ne importa assolutamente nulla di quelli che fanno i conti sulle percentuali, sui risultati di questa o di quella elezione".
Però il Pd continua a essere una Babele. In Emilia i delegati disertano l'assemblea regionale che deve eleggere la direzione, in Campania, ad Acerra si parla di soldi in cambio di tessere. Dov'è Veltroni? Perché non interviene?
"Il segretario è intervenuto in tante circostanze, senza clamore. Fa notizia Acerra, ma non che per la prima volta in Campania un partito sta facendo un tesseramento come andrebbe fatto, con garanzie e controlli. Perché non fa la stessa domanda a Berlusconi? Per la destra si dà per scontato che non esista vita democratica. Sì, è vero, ad Acerra c'è stato un problema, come può esserci da altre parti, e dove ci sono interveniamo. E vedremo alla manifestazione se il Pd esiste o non esiste".
Che il Pd non esiste ancora lo dicono tanti sindaci, da Cacciari a Chiamparino. E infuria lo scontro tra le fazioni.
"In alcune situazioni locali il Pd non assomiglia ancora al Pd che vorrei. Ci sono zone in cui il Pd funziona, cresce. In altre, per esempio nel Mezzogiorno, bisogna imprimere un cambiamento più forte di gruppi dirigenti, immettere nuove energie. Come il sindaco di Gela Rosario Crocetta che ha annunciato la sua adesione".
Ha promesso che ci sarebbero state le primarie per scegliere dirigenti e candidati. Invece a Firenze per fare il sindaco corrono in quattro, a Bologna non si faranno. Primarie intermittenti?
"Abbiamo un regolamento che stabilisce le primarie per i nuovi eletti e per i sindaci in carica se viene richiesto da una quota definita degli organismi. Regole e intelligenza politica debbono sposarsi".
Si sarebbe evitata questa guerra sotterranea con un congresso?
"Ci ho riflettuto, ma pensi a cosa sarebbe successo se ora invece di fare l'opposizione avessimo fatto il congresso. Saremmo in mezzo alle discussioni interne. Per il vecchio approccio politico il partito è il luogo dove si discute, si litiga e ci si divide. Per me è uno strumento utile ai cittadini. Oppure diventa un pezzo della casta".
C'è una condizione per cui le diverrebbe insopportabile restare segretario?
"Se non potessi continuare a fare il Pd per cui sono stato eletto da tre milioni e mezzo di persone. Ma il problema non si pone".
Insomma, non vuole scappare al Polo Nord.
"È un viaggio che spero di fare. L'atteggiamento snob nei confronti del dramma dell'ambiente è qualcosa che i nostri figli non ci perdoneranno. Si fa ironia, come sull'Africa, Obama, il Pd. L'ironia è sempre rispetto alle cose nuove. Ma quando si farà la storia di questi anni si vedrà chi ha fatto le cose nuove. E chi ha tenuto il freno a mano alzato".