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D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia

Messaggioda cardif il 01/02/2011, 14:08

Se ho capito bene, la buona proposta di Amato sarebbe quella far pagare 30.000 euro a 20 milioni di italiani, magari in due anni; ottenere così 600 mild di euro, cioè un terzo del debito che così scenderebbe a circa l'80% del pil. E questa sarebbe una tassa data dai più ricchi. Bella aritmentica, ma è di fantasia.
Questo è il mio conto.
Il debito pubblico dello stato oggi è circa pari a 1.870 mld; aggiungendoci altri circa 60 mld di indebitamento degli enti Regione e comune, il debito pro capite è pari a 32.167 euro per ciascuno dei 60 milioni di italiani.
Del debito pubblico, i titoli (tipo BOT, BTP e CCT) in circolazione ammontano a 1.473 mld di euro, di cui circa 600 mld sono debito verso l'estero e 873 mld sono debito con i risparmiatori italiani. La maggior parte dei titoli sono BTP per 907 mld di euro.
Agli investitori privati stranieri non si può chiedere di prestare soldi a tasso zero. Nemmeno Tremonti l'ha fatto con le banche: il tasso dei Tremonti bond è del 7,5%.
Restano gli italiani, che dovrebbero prestare a tasso 0% i 600 mld necessari.
Nel 2008 i contribuenti sono stati 41,66 milioni, ma a pagare le tasse sono stati 30,5 milioni.
La metà dei contribuenti, cioè 20,8 milioni, non supera il reddito di 15.000 euro e a questi non si può chiedere niente.
Circa 38 milioni (il 91%) non supera 35.000 euro di imponibile
Sono 17,2 (38-20,8) milioni gli italiani con reddito tra 15.000 e 35.000 euro, che diventano da 11.000 a 27.000 euro netti circa. Ipotizzando una tassa media di 2.000 euro, si otterrebbero circa 34 mld.
Restano circa 16,8 milioni di italiani con reddito compreso tra 35.000 e 100.000, che diventano da 27.000 a 68.000 netti. Ipotizzando una tassa media di 10.000 euro, si otterrebbero 168 mld.
Restano circa 400 mila contribuenti (meno dell'1%) con reddito superiore a 100.000 euro di imponibile.
E restano (600-34-168) 368 mld da reperire. La media sarebbe di circa 1 milione di euro a testa.
Se si ripartiscono, diventano: 250 mila contribuenti dovrebbero pagare 40 mila euro a testa di tasse; altri 100 mila un milione; i restanti 50 mila 5 milioni a testa. E' ipotizzabile?
E' strano come si fanno i conti, a volte.
Dati i numeri, la riduzione del debito non può che essere graduale e non in uno o due anni.
Una via è quella di convincere a pagere le tasse. L'evasione ha avuto un balzo negli ultimi due anni: 9,1 mld e 45,2 ml. Non molto rispetto al debito, il 3%. Ma è comunque qualcosa.
L'altra è la riduzione della spesa pubblica, che è cresciuta del 4,6% dal nov 2009 al nov 2010.

Se invece poi si volesse far cassa con titoli da dare solo agli italiani, si dovrebbero chiedere agli italiani 1.200 mld di euro (600 mld di titoli venduti all'estero più 600 mld per abbassare il debito pubblico). Ripartiti, darebbero numeri doppi di quelli indicati prima. Ce li hanni questi soldi gli italiani?

La sinistra che ha la tendenza a mettere tasse è quella di Amato che vorrebbe tassare come sopra, ma non si farà.
Come non si è fatta la storiella propagandata da Berlusconi in campagna elettorale. Lui voleva ridurle, è vero, ma solo a chi guadagnava più di 65.000 euro l'anno, abbassando l'aliquota massima al 33%.
La destra ha già aumentato le tasse indirette (trasporti, autostrade, asili comunali, tarsu, tiket, ecc ecc).
Ora, se passa il federalismo comunale, la destra introdurrà l'imu al posto dell'ici che aveva tolto. E non so se colpirà tutti o solo i più possidenti, com'era l'ici.

fonti:
http://www.corriere.it/economia/11_genn ... aabc.shtml
http://www.corriere.it/economia/10_febb ... aabe.shtml
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Econo ... 47983.html
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... 4011.shtml
Ma mo' mi so' capito bene?
cardif
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Re: D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia

Messaggioda trilogy il 01/02/2011, 15:07

Senza risalire ai tempi "dell'oro alla patria"; è da 30 anni o dalla manovra Amato "lacrime e sangue", alle privatizzazioni, ecc ecc. che salviamo la patria e il risultato è che siamo al 120% di debito sul PIL con una pressione fiscale tra le più alte dell' OCSE. Per quanto mi riguarda sono già abbastanza impegnato a salvare me stesso dai vari salvatori della patria, e non sono disponibile a cacciare 1 solo centesimo aggiuntivo, sarebbe come buttare i soldi nel cesso per la trentesima volta in trenta anni.
saluti
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Re: D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia

Messaggioda flaviomob il 01/02/2011, 23:14

Forse hai ragione. Ma ora davanti all'Italia si apre davvero il baratro. Io sarei disposto a prendere BOT a tasso zero se di fronte avessi un governo di centrosinistra serio che si impegna a salvare le nuove generazioni da un debito fuori controllo, con rigore ma soprattutto equità sociale, rilanciando scuola, università e mondo del sociale.


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Re: D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia

Messaggioda ranvit il 04/02/2011, 9:30

Bene!

http://www.corriere.it/politica/11_febb ... aabc.shtml

L'OPPOSIZIONE
Il Pd e la «santa alleanza»
«Con Udc e Fli vinciamo»
Nel progetto c’è Vendola ma non Di Pietro. D’accordo Veltroni



E ora che Silvio Berlusconi per l’ennesima volta ce l’ha fatta, il Partito democratico si interroga sulla propria strategia. Che fare? Andare avanti così o cambiare linea? «Innanzitutto — osserva Beppe Fioroni — dovremmo smetterla di caricare di grandi significati politici i voti che vengono dati alla Camera, visto che il premier ha la maggioranza e che di fronte a tutte queste sconfitte parlamentari i nostri elettori si scoraggiano. Poi dovremmo smetterla di seguire pedissequamente il soviet supremo delle Procure» . Questo per l’oggi. Ma c’è il domani e la non ancora sopita speranza del Pd che si vada alle elezioni anticipate. Temute e demonizzate fino a un mesetto fa, ora le consultazioni sono diventate per i dirigenti del Partito democratico un oggetto del desiderio. Il cambio di passo nasce dai quasi quotidiani contatti con il terzo polo.
Negli ultimi tempi Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani si sono andati convincendo che la santa alleanza anti-Berlusconi non è più una chimera, né è soltanto lo spauracchio con cui fare pressioni sul presidente del Consiglio. Pier Ferdinando Casini questa volta ha lasciato aperta la porta e non ha detto di no all’ipotesi di andare assieme al Pd alle elezioni. È una strada percorribile, ha spiegato ai colleghi dell’Udc e agli ambasciatori del Partito democratico. Raccontano che la svolta del leader centrista sia nata dopo che, con l’esplodere del caso Ruby, la Conferenza episcopale ha cambiato atteggiamento su Berlusconi. Ora il primo obiettivo di Casini è quello di fare fuori— politicamente, s’intende— il Cavaliere. E se per questo bisogna imbarcarsi in un’avventura con il centrosinistra, il numero uno dell’Udc è disposto a farlo. «Vi avevo detto che piano piano Casini si sarebbe convinto» , è il ritornello che in questi giorni un Massimo D’Alema soddisfatto ripete nelle sue conversazioni con deputati e senatori del Pd. E Gianfranco Fini? Potrebbe mai l’ex leader di Alleanza nazionale finire in uno schieramento di questo tipo? Al Partito democratico sono convinti di sì: il presidente della Camera non si staccherà da Casini, farà quello che fa lui. Dunque la sortita di D’Alema, che ha rilanciato l’intesa con il terzo polo in un’intervista a Repubblica la settimana scorsa, non era un’uscita estemporanea. Era il frutto dei contatti che si sono intensificati in questi ultimi tempi. Da questa alleanza resterebbe fuori il solo Di Pietro: «C’è il rischio che prenda più voti, ma non è un problema» , ha spiegato il presidente del Copasir. Non è un problema perché nei due sondaggi commissionati di recente dal Partito democratico uno schieramento che va da Fini a Vendola, passando per Bersani e Casini, avrebbe ottime probabilità di successo sulla coalizione formata da Pdl e Lega.


Insomma, al Pd sono assolutamente sicuri che con la santa alleanza la vittoria sarebbe scontata. Tant’è vero che anche gli esponenti della minoranza interna, i cosiddetti Modem di Walter Veltroni, Paolo Gentiloni e Beppe Fioroni hanno deciso di non mettere i bastoni tra le ruote alla maggioranza. Pure loro sono pronti a giocare la partita politica secondo questo schema. «Del resto — spiegava l’altro giorno Gentiloni a un compagno di corrente— se andassimo alle elezioni con questa formazione Berlusconi perderebbe di sicuro. Ed è per questo motivo che lui non vuole assolutamente il voto anticipato. E per la stessa ragione non lo vuole più nemmeno la Lega» .

Maria Teresa Meli
04 febbraio 2011
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia

Messaggioda ranvit il 04/02/2011, 9:30

Bene!

http://www.corriere.it/politica/11_febb ... aabc.shtml

L'OPPOSIZIONE
Il Pd e la «santa alleanza»
«Con Udc e Fli vinciamo»
Nel progetto c’è Vendola ma non Di Pietro. D’accordo Veltroni



E ora che Silvio Berlusconi per l’ennesima volta ce l’ha fatta, il Partito democratico si interroga sulla propria strategia. Che fare? Andare avanti così o cambiare linea? «Innanzitutto — osserva Beppe Fioroni — dovremmo smetterla di caricare di grandi significati politici i voti che vengono dati alla Camera, visto che il premier ha la maggioranza e che di fronte a tutte queste sconfitte parlamentari i nostri elettori si scoraggiano. Poi dovremmo smetterla di seguire pedissequamente il soviet supremo delle Procure» . Questo per l’oggi. Ma c’è il domani e la non ancora sopita speranza del Pd che si vada alle elezioni anticipate. Temute e demonizzate fino a un mesetto fa, ora le consultazioni sono diventate per i dirigenti del Partito democratico un oggetto del desiderio. Il cambio di passo nasce dai quasi quotidiani contatti con il terzo polo.
Negli ultimi tempi Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani si sono andati convincendo che la santa alleanza anti-Berlusconi non è più una chimera, né è soltanto lo spauracchio con cui fare pressioni sul presidente del Consiglio. Pier Ferdinando Casini questa volta ha lasciato aperta la porta e non ha detto di no all’ipotesi di andare assieme al Pd alle elezioni. È una strada percorribile, ha spiegato ai colleghi dell’Udc e agli ambasciatori del Partito democratico. Raccontano che la svolta del leader centrista sia nata dopo che, con l’esplodere del caso Ruby, la Conferenza episcopale ha cambiato atteggiamento su Berlusconi. Ora il primo obiettivo di Casini è quello di fare fuori— politicamente, s’intende— il Cavaliere. E se per questo bisogna imbarcarsi in un’avventura con il centrosinistra, il numero uno dell’Udc è disposto a farlo. «Vi avevo detto che piano piano Casini si sarebbe convinto» , è il ritornello che in questi giorni un Massimo D’Alema soddisfatto ripete nelle sue conversazioni con deputati e senatori del Pd. E Gianfranco Fini? Potrebbe mai l’ex leader di Alleanza nazionale finire in uno schieramento di questo tipo? Al Partito democratico sono convinti di sì: il presidente della Camera non si staccherà da Casini, farà quello che fa lui. Dunque la sortita di D’Alema, che ha rilanciato l’intesa con il terzo polo in un’intervista a Repubblica la settimana scorsa, non era un’uscita estemporanea. Era il frutto dei contatti che si sono intensificati in questi ultimi tempi. Da questa alleanza resterebbe fuori il solo Di Pietro: «C’è il rischio che prenda più voti, ma non è un problema» , ha spiegato il presidente del Copasir. Non è un problema perché nei due sondaggi commissionati di recente dal Partito democratico uno schieramento che va da Fini a Vendola, passando per Bersani e Casini, avrebbe ottime probabilità di successo sulla coalizione formata da Pdl e Lega.


Insomma, al Pd sono assolutamente sicuri che con la santa alleanza la vittoria sarebbe scontata. Tant’è vero che anche gli esponenti della minoranza interna, i cosiddetti Modem di Walter Veltroni, Paolo Gentiloni e Beppe Fioroni hanno deciso di non mettere i bastoni tra le ruote alla maggioranza. Pure loro sono pronti a giocare la partita politica secondo questo schema. «Del resto — spiegava l’altro giorno Gentiloni a un compagno di corrente— se andassimo alle elezioni con questa formazione Berlusconi perderebbe di sicuro. Ed è per questo motivo che lui non vuole assolutamente il voto anticipato. E per la stessa ragione non lo vuole più nemmeno la Lega» .

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Re: D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia

Messaggioda flaviomob il 04/02/2011, 23:18

L'ultima volta che D'Alema era tanto sicuro di vincere, si prese la batosta vendoliana delle primarie in Puglia... tocchiamo ferro, ragazzi! :lol:


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