da pierodm il 05/01/2011, 1:37
Conservare l'industria automobilistica italiana .... carina come idea.
A me sembra che, per come si prospettano le cose, si tratta di elemosina, ed elargita per di più con grande malagrazia: come quella che avrebbe una multinazionale verso un paese del terzo mondo che osasse fare i capricci di fronte alla "generosa offerta".
Molto è stato scritto, nel breve volgere di questi due anni di crisi, sulla mutazione socio-economica dell'occidente, sugli effetti della globalizzazione del capitale, sull'ineluttabilità del degrado del lavoro, etc: io non ho nulla da aggiungere a ciò che dicono coloro che vedono in tutto questo un arretramento della nostra civiltà socio-politica, anche perché la mia testimonianza è quella di un profano di scienze economiche, mentre i commentatori di cui parlo sono innegabilmente qualificati ed esperti.
Quello che mi fa meraviglia, e diciamo pure un certo raccapriccio, è vedere che ci sono sindacati e correnti di pensiero del centro-sinistra che accettano questa condizione di sudditanza, di elemosina, di ricatto - in parte già operante, in parte prossima ventura - non tanto con una forma di "virtuosa rassegnazione", quanto con la tristissima pretesa di illuminare tutto ciò con una luce rosea e ottimistica.
La Fiom non si rassegna, ma il principale rimprovero che si può avanzare è quello dell'inutilità di questa resistenza: in questa vicenda non c'è la presenza del governo, non c'è il sostegno del PD, non esiste una discussione pubblica seria e articolata, non c'è l'appoggio dei lavoratori dipendenti di altri settori economici in questa situazione di precariato generalizzato, non esiste più l'unità sindacale.
Fare i conti soltanto con la vicenda Fiat - benché sia assai discutibile di per sé - fa perdere di vista che si tratta di un sintomo che dovrebbe preannunciare scenari piuttosto grigi per l'intera condizione economica e sociale italiana.
Essere soddisfatti dell'inutilità della resistenza Fiom, o salutarne l'isolamento o la sconfitta con qualche brindisi, è da incoscienti e da autolesionisti - a meno di non appartenere alla ristretta categoria di coloro che traggono comunque profitti anche in situazioni di degrado sociale, come appunto avviene nelle repubbliche delle banane.