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Il declino dell’Italia lo rafforza

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Il declino dell’Italia lo rafforza

Messaggioda gabriele il 05/12/2010, 11:43

Il declino dell’Italia lo rafforza
Articolo di Società cultura e religione, pubblicato venerdì 26 novembre 2010 in Svezia.

[Svenska Dagbladet]

POTERE MEDIATICO. Malgrado la frivolezza, le bugie e una retorica piena di pregiudizi contro le donne, Silvio Berlusconi è rimasto agganciato al potere. Kristina Kappelin cerca la spiegazione di questo paradosso nel lento crollo della repubblica italiana.

Negli ultimi 20 anni la politica italiana si è differenziata dalle principali tendenze europee. All’inizio degli anni ’90, dopo il collasso dell’intero sistema partitico tradizionale, il grande partito democristiano scomparve da un giorno all’altro e i comunisti si trasformarono in socialdemocratici.

Allo stesso tempo, l’Italia moderata trovava un nuovo leader politico nel sospetto magnate dei media Silvio Berlusconi. Contrariamente a quanto prevedevano i più, almeno fuori dall’Italia, non si è trattato di una breve parentesi: 16 anni dopo il primo trionfo domina ancora la politica italiana, anche se il suo tragitto sembra adesso avvicinarsi al termine.

Con il libro ”Berlusconi, l’italiano” la giornalista Kristina Kappelin, residente in Italia, fornisce un ritratto accurato ma accessibile a tutti del fenomeno Berlusconi. Secondo Kappelin, lo si può comprendere solo alla luce delle peculiarità tipiche della società italiana, tra cui la storica diffidenza verso lo stato, l’influenza delle istituzioni cattoliche, un sistema di parentela clientelistico e paragonabile ai clan, e una diffusa ammirazione per chi è ingegnoso, furbo, indipendente ed ha successo. Alcune di queste caratteristiche, come la chiesa e la famiglia, si sono oggi indebolite, mentre altre, come l’avversione per lo stato e per la tradizionale politica partitica, si sono invece intensificate.

Berlusconi ha fatto vibrare tutte queste corde. Kappelin dimostra in modo convincente come inizialmente si presentasse come antipolitico, imprenditore indipendente e di successo, cioè una persona esterna a tutta quella politica sporca e proprio per questo “perseguitato” da pubblici ministeri, giudici e dal vecchio establishment di sinistra.

A prima vista Berlusconi appare senza dubbio come un populista classico, cui però si deve aggiungere la sua influenza nel mondo mediatico. Lo straordinario potere di Berlusconi non deriva dai pilastri classici come l’esercito, la polizia o il mondo della finanza, ma da un’eccezionale influenza sui media italiani – soprattutto sulla televisione, ma anche su stampa, radio ed editoria.

Kappelin mostra come Berlusconi abbia usato il suo strapotere mediatico con l’obiettivo di costruire un nuovo linguaggio politico, i cui elementi principali sono la superficialità, le bugie e la volgare mercificazione, oltre ad una retorica piena di pregiudizi nei confronti di donne, immigrati e avversari politici.

Nonostante le sue continue gaffe, Berlusconi non solo rimane al potere ma mantiene anche la sua popolarità.

È proprio questo il paradosso abilmente svelato da Kappelin: attraverso il controllo dei media, Berlusconi ha potuto criticare e ridicolizzare le istituzioni di cui molti italiani, nella loro vita di tutti i giorni, diffidano profondamente: autorità locali incompetenti, giudici politicizzati, politici corrotti. Ha rivolto la critica al clientelismo e alla corruzione contro i suoi critici ed i suoi antagonisti, facendo calare le ombre del passato sull’opposizione di sinistra – nonostante l’assoluta evidenza del fatto che lui sia il politico italiano più compromesso di tutti.

Questa operazione machiavellica non sarebbe ovviamente stata possibile senza il potere mediatico di Berlusconi, ma non sarebbe riuscita nemmeno senza che nei primi anni ’90 ci fosse quel tracollo morale del sistema partitico affermatosi dopo la seconda guerra mondiale.
Se interpreto Kappelin correttamente, Berlusconi si potrebbe comprendere solo alla luce del lungo crollo della repubblica italiana. I suoi successi sono prima di tutto la conseguenza della sua abilità nel presentarsi come salvatore di istituzioni civili come la famiglia, l’imprenditorialità, la chiesa e l’ordine morale. In realtà ha danneggiato gravemente la situazione italiana, inasprito la crisi politica e morale e reso l’Italia una zavorra per l’UE.

Il brillante ritratto della Kappelin è equilibrato e informativo, e fa sperare in un futuro migliore per un paese che è forse il più affascinante d’Europa.

[Articolo originale "Stärkt av Italiens förfall" di Lennart Berntson]

http://italiadallestero.info/archives/10512
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Re: Il declino dell’Italia lo rafforza

Messaggioda flaviomob il 05/12/2010, 19:49

Anche qui, non sono d'accordo su una delle premesse: non è vero che il PCI si è trasformato in un partito socialdemocratico. Il PCI già da tempo si avviava ad essere un partito più riformista che massimalista, praticamente solo nel nome manteneva il legame con il passato filosovietico che lo caratterizzò nel primo dopoguerra. Il crollo del muro, però, lo costrinse ad attraversare in fretta il guado ma non lo portò autenticamente ad uno sbocco socialdemocratico, piuttosto ad un avvicinamento ad una parte del cattolicesimo riformista progressista e tutto si può dire tranne che il risultato, il PD, sia un approdo coerente con la tradizione socialdemocratica o laburista del resto d'Europa... in realtà è un contenitore dall'identità ancora poco definita.


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Re: Il declino dell’Italia lo rafforza

Messaggioda Iafran il 06/12/2010, 11:18

gabriele ha scritto:Lo straordinario potere di Berlusconi non deriva dai pilastri classici come l’esercito, la polizia o il mondo della finanza, ma da un’eccezionale influenza sui media italiani – soprattutto sulla televisione, ma anche su stampa, radio ed editoria.

Questi "pilastri classici" si adoperano con una popolazione temprata e "irriducibile", con quella italiana è bastata qualche telenovela e ... assecondarla nella fede che ha verso "il santo che bussa alla porta" e nella voglia di volare con le ali dell'opportunismo.
Si spiega così "il paradosso svelato da Kappelin" (Ha rivolto la critica al clientelismo e alla corruzione contro i suoi critici ed i suoi antagonisti, facendo calare le ombre del passato sull’opposizione di sinistra – nonostante l’assoluta evidenza del fatto che lui sia il politico italiano più compromesso di tutti.)
Quindi, nessuna "dote" del pifferaio per essere seguito da siffatti "topi".
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Re: Il declino dell’Italia lo rafforza

Messaggioda flaviomob il 06/12/2010, 11:23

Assange braccato, i media raccontano la nuova guerra fredda. L’Italia sorvola concentrandosi sul gossip


Assange braccato, i media raccontano la nuova guerra fredda. L’Italia sorvola concentrandosi sul gossip Mentre Assange e i suoi sono ormai braccati in mezzo mondo, sono state bloccate le donazioni attraverso Paypal (unico mezzo di sostentamento del gruppo di Wikileaks) e il sito è continuamente sotto attacco legale e informatico, continua il rilascio dei documento della diplomazia Usa. Perché sono i media che hanno ottenuto da Wikileaks i file a dettare l’agenda delle uscite quotidiane dei documenti. Media di “peso”. Tradizionali. New York Times, Guardian, Le Monde, El Pais e Spiegel. Che attraverso un’analisi giornalistica (si parla di decine e decine di cronisti specializzati impegnati nell’analisi dei documenti) ogni giorno riscrivono pezzetti di storia della diplomazia (e non solo di quella) degli ultimi anni.

Il Guardian pubblica per esempio una inquietante vicenda che coinvolge il leader libico Gheddafi che lo scorso anno, per ripicca contro l’Onu che non gli aveva concesso di piazzare la sua tenda a New York, il colonnello diede ordine di lasciare oltre 5 kg di uranio altamente arricchito in balia di «potenziali ladri e terroristi» nei pressi della centrale nucleare libica che si trova a 14 km da Tripoli. Solo dopo 20 giorni di angoscia Washington e Mosca riuscirono a scongiurare un incidente nucleare con effetti devastanti su tutto l’arco del Mediterraneo. Poi il dossier Yemen, pubblicato dal New York Times: il territorio dello Yemen è un «regno» per le operazioni antiterrorismo condotte in modo unilaterale dagli Stati Uniti. «Noi – spiega in un cable il presidente yemenita Ali Abdullah Saleh – continuiamo a dire che le bombe sono nostre, non vostre».

E poi ancora, rivelazioni confermano che già dal 2002 nel mondo si combatte una vera e propria guerra informatica a colpi di hacker assunti e schierati da eserciti contrapposti, con Pechino e Teheran come protagonisti, l’India che arranca per le «discussioni interne al governo» e gli Stati Uniti impegnati a rafforzare le proprie agenzie ma in grave ritardo. Centinaia gli attacchi registrati dal 2002 ad oggi, contro i sistemi informatici di organizzazioni governative e impianti militari. Decine gli hacker assunti a tempo pieno. La nuova faccia della guerra fredda?

Intanto in Italia si concentra tutta l’attenzione dei media su quello che viene definito “gossip” e non si guarda oltre la propria provincialissima visione del mondo nella quale le uniche cose importanti su cui focalizzare l’attenzione sono le feste del premier e il suo stato di salute. Si conferma così lo stato, anche a livello di credibilità e peso internazionale, dell’Italia. La provincia dell’Impero. Un impero che non è quello del nostro principale alleato, gli Usa, ma della Russia autoritaria e, come la definiscono sempre i diplomatici statunitensi, “mafiosa”. Per paradosso potremmo quasi dire che stiamo per uscire dal club Nato senza saperlo.

“Diplomatici Usa – si legge in uno dei tanti report ripresi in Italia e provenienti dall’ambasciata Usa a Mosca – riferiscono che la stretta amicizia personale tra il primo ministro italiano Silvio Berlusconi e il leader russo Vladimir Putin è una parte chiave delle relazioni tra i due paesi”. Lo sanno pure i sassi in Italia. Ma qui si concentra l’attenzione. Mentre si sorvola, o si pone in secondo piano, la “ciccia”.

“I legami economici, specialmente contratti di gas di lungo termine, sono un pilastro delle relazioni Russia-Italia, e interessano le politiche dell’Italia verso la Russia. Eni e Gazprom hanno impegni di fornitura fino al 2035, e un accordo congiunto per il gasdotto South Stream. Il rappresentante dell’Eni a Mosca è spesso chiamato il ‘secondo ambasciatore’ d’Italia in Russia”. Questo emerge da un report. La “ciccia”, appunto. Argomento centrale ma che sembra interessare meno ai media nazionali del Belpaese che continuano ad insistere sui lussi e le feste e le vacanze da sogno con l’amico Vlad.

Forse perché l’Eni continua ad essere uno dei principali inserzionisti in Italia? Forse perché non c’è partito politico in questo Paese che intrattenga rapporti “cordiali” con il gigante energetico nazionale?

Ma continuiamo. “La Russia riceve benefici economici significativi dall’Italia, ottenendo accesso alle sue attrezzature e alla sua tecnologia, al suo mercato stabile per il gas e il petrolio, e i suoi beni di consumo tanto desiderati. In cambio, la Russia offre all’Italia un sostegno per l’accesso alle forniture di gas e ai mercati centro-asiatici. Le società italiane hanno cercato di investire nel settore dell’aviazione e della generazione di elettricita’ della Russia, sebbene la crisi economica abbia fermato questi sfrozi”. Uno status che, “ha un prezzo”. Nel testo di uno dei documenti dell’ambasciata Usa in Russia si parla in particolare un diplomatico italiano, secondo il quale “i legami economici del paese sono sufficientemente forti da influire sulla posizione politica dell’Italia verso la Russia”. Secondo il diplomatico citato nel dispaccio, “leader, politici e imprenditori sono sempre ‘cauti’ nell’approccio con la Russia, in quanto l’Italia esporta in quel paese oltre 10 miliardi di euro in merci ogni anno, per lo più prodotti da piccole e medie imprese… il governo italiano conosce i difetti del governo russo, ma non può permettersi di essere troppo dura nelle critiche”.

Critiche? L’amico Vlad di critiche da parte del governo italiano non ne ha mai avute.

http://www.gliitaliani.it/2010/12/assan ... ul-gossip/

http://informarexresistere.fr/assange-b ... ossip.html


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