Penso che la Fiat come tutti utilizzi il metodo di chiedere 100 per ottenere 10.
Lo fanno i sindacati, lo fanno le industrie, fose lo fanno anche le diplomazie, in certi casi.
Se poi le distanze sono troppo grandi allora si rompe per un po'.
Poi qualcuno ricuce e ci si incontra a metà strada.
È un classico gioco delle parti che non dovrebbe scandalizzare nessuno.
Franz
Telefonata Marchionne-Marcegaglia
Un vertice a New York su MirafioriConfindustria tenta di ricucire i rapporti tra Corso Marconi e i sindacati. La presidente dell'Associazione industriali vuole evitare che la rottura sul futuro dello stabilimento automobilistico torinese abbia come conseguenza la scomparsa del contratto nazionale dei metalmeccanicidi Paolo Griseri
Telefonata Marchionne-Marcegaglia Un vertice a New York su Mirafiori Marchionne e Marcegaglia
TORINO - Confindustria tenta di ricucire i rapporti tra Fiat e sindacati. Emma Marcegaglia e Sergio Marchionne si sono telefonati ieri pomeriggio. Il tentativo di viale dell'Astronomia è quello di evitare che la rottura sul contratto di Mirafiori abbia come conseguenza la scomparsa del contratto nazionale dei metalmeccanici. Questione che ha tenuto banco per tutta l'estate negli uffici dell'associazione degli industriali. Anche il contratto nazionale separato - quello che nel 2009 non venne sottoscritto dalla Fiom - non era sufficiente a Marchionne. In agosto e settembre gli sherpa avevano provato a introdurre deroghe al contratto del 2009 che consentissero di far rientrare anche le regole per governare le newco, le nuove società di Pomigliano e Torino. Ma venerdì alle 13 la delegazione del Lingotto ha fatto sapere che tutti gli sforzi di Confidustria erano stati vani e che dunque il contratto per Mirafiori sarebbe stato scritto fuori da ogni regola preesistente. Su questo punto anche Fim e Uilm hanno dissentito e la Fiat ha rotto la trattativa.
Ora si tratta di rimettere insieme i cocci. La telefonata tra Marcegaglia e Marchionne coincide con un'opera diplomatica che coinvolgerebbe i sindacati. L'interesse di Confidustria è di sondare la disponibilità delle Confederazioni, in particolare di Bonanni e Angeletti. Più complesso il rapporto con la Cgil. Tant'è vero che che ieri in Corso d'Italia non erano giunti segnali da Confindustria: "L'unica cosa chiara - dice il segretario generale, Camusso - è che la Fiat non intende applicare i contratti nazionali".
I tempi cominciano a stringere. Marcegaglia e Marchionne si sono dati appuntamento venerdì a New York e sarà quello il momento per capire se il lavoro diplomatico di questi giorni ha dato i suoi frutti. Se si attenderà fino ad allora, l'eventuale accordo verrà firmato a fabbrica chiusa. Il lavoro a Mirafiori riprende domani (dopo un periodo di cassa integrazione) e cesserà venerdì per una lunga pausa natalizia. Non ci sarebbe dunque il tempo non solo per tenere le assemblee in fabbrica (questione sulla quale ieri hanno continuato a litigare Fiom da una parte e Fim e Uilm dall'altra), ma nemmeno per svolgere il referendum sull'accordo, auspicato dallo stesso Marchionne.
A rendere complesse le mosse diplomatiche di queste ore ci sono anche significative divergenze che separano Fim e Uilm dal Fismic, il sindacato di matrice aziendalista che ha sposato fin da subito l'idea di uscire dal contratto nazionale e da Confindustria. Cosi se ieri il segretario generale della Fim, Farina, si augurava "una rapida conclusione della trattativa con un accordo che stia all'interno del sistema di regole vigente", Di Maulo, numero uno del Fismic, replicava che "non ci sono più margini per trattare. La trattativa si è chiusa alle 13 di venerdì. Ora c'è solo spazio per un accordo che dà fastidio alle burocrazie sindacali e confindustriali perché ne mette in discussione i privilegi di casta"
(05 dicembre 2010)
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“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
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