La concorrenza per funzionare ha bisogno di regole chiare e uguali per tutti, e tali regole devono essere rigorosamente rispettate. Va aggiunto che almeno in Italia, ma non solo, la confusione è abbastanza comprensibile. L'esistenza di potenti personaggi che puntualmente piegano la legge ai propri interessi e poi si dicono a favore di concorrenza e libero mercato non può che generare confusione tra gli osservatori meno preparati. Da Vendola, così come da qualunque politico di rilevo nazionale, però ci aspetta un po' di più.
Quella che l'autore chiama con prosopopea "confusione" è in realtà nient'altro che la politica: ossia la realtà, o meglio, un giudizio sulla realtà, che non è fatta di teorizzazioni ma di comportamenti e soggetti concreti - questo, a prescindere dal fatto che anche la teoria non è per niente così univoca e dogmaticamente indiscutibile come implica l'autore.
Per esempio, il problema nasce perché è molto complicato fare e conservare "regole chiare e uguali per tutti", e farle "rigorosamente rispettare".
Inoltre risulta piuttosto difficile che regole uguali in un mondo diseguale producano una situazione bonariamente accettabile da chi ci rimette.
I richiami alla ''etica della respondsabilità'' o cose del genere che ogni tanto affiorano appaiono quindi terribilmente fuori posto e generano confusione. Inoltre, per essere un po' brutali, puzzano proprio tanto di demagogia inconcludente e a buon mercato. Non è certo predicando la bontà che si risolvono i problemi di crescita dell'economia italiana.
Viene da pensare, leggendo queste parole, che la confusione che l'autore ama ipotizzare nelle menti altrui, in realtà alberghi nella sua: l'etica della responsabilità consisterebbe, secondo lui, nel "predicare la bontà"...
Ma va be'.