annalu ha scritto:Quanto l'economia viene studiata da un punto di vista scientifico, come per ogni altro campo, prima di cominciare ad operare bisogna cercare di individuare un "modello" che raccolga in una descrizione unitaria tutto ciò che conosciamo al presente sull'argomento, e ad ogni dato nuovo o incongruente, dobbiamo essere in grado di "disegnare" un nuovo modello, sul quale basarsi per orientarci nelle azioni future.
Per te non è così?
Si, puo' essere anche cosi'.
Se il modello descrittivo che uso per capire la realtà è diventato insoddisfacente allora devo costruirne uno migliore. Che sia il modello dell'atmosfera per le previsioni meteo o che sia il modello che mi descrive i comportamenti degli attori economici in determinate situazioni, si parla comunque di modelli descrittivi in grado di fare previsioni piu' o meno affidabili. In questo caso "nuovo modello" significa un nuovo strumento di lettura della realtà capace, se si inseriscono i dati, di fare previsioni piu' affidabili, piu' aderenti alla realtà (che possiamo verificare dopo un po') . Quando pero' in politica si parla di "nuovo modello di sviluppo" non si parla di questo. Si intende il modello come un qualche cosa che se cambiato (come se fosse intercambiabile) modifica la realtà stessa. C'è in effetti la mentalità (che mi sembra tipica dell'idealismo, di progettare ex novo una società, partendo da un "modello". Come un cartamodello o dallo stampo di una pressa. Una cosa che (mi pare) nella scienza non c'è. Di solito mi pare che tutti lavorino sulla realtà per modificarla e sui modelli per capirla. Un volta che hai un modello (e quello piu' preciso si chiama "legge", come f=ma o E=mc2) sai dove intervenire per ottenere la modifica di un valore. Sai che se intervenendo in qualche modo su a ottieni un cambiamento di F. Non cambi modello o legge. Lo usi. E si riesce bene se il modello è sufficentemente preciso.
Franz