Per come si è messa questa discussione, meriterebbe un forum tutto suo - e non è un caso che, infatti, ci si ritorni spesso sopra a questi argomenti.
Personalmente sono un avversario della prima ora della prospettiva bipolarista, per ragioni ripetute fin troppe volte e quindi condivido pienamente ciò che dice Luca nel merito.
Un bipolarismo che non ha risolto nessuno dei problemi politici che c'erano, ma in compenso ne ha creati di nuovi, dovuti soprattutto al fatto che un sistema bipolare non rispecchia la situazione socio-politica che sta alla base di ogni sistema elettorale: da qui ogni forzatura e ogni paradosso, dei quali parla Luca.
Tuttavia questi eventi - e anche queste forzature - hanno avuto l'effetto collaterale di mettere in evidenza l'ambiguità direi quasi "genetica" del centrismo italiano, e la sua dipendenza pressoché assoluta dalla natura e dalla posizione di ciò che sta alla sua destra e alla sua sinistra.
Io non credo che sia un granché utile inseguire tutte le giravolte fatte dai diversi esponenti della diaspora democristiana.
A me preme assai di più guardare a ciò che avviene nell'ecosistema popolare e sociale da cui trae origine la nomenklatura della diaspora: è qui che si misura la rappresentanza di un partito, e l'eventuale pretestuosità delle sue peregrinazioni.
Per quanto è a mia conoscenza diretta, ho sempre avuto l'idea che l'elettorato centrista (intendo DC e pentapartito) fosse costituito da una minoranza "popolare", ragionevolmente laica e dotata di un virtuoso senso delle istituzioni e della "decenza civile", e da una maggioranza piuttosto magmatica di tipo andreottiano, doroteo e sbardelliano che era politicamente e culturalmene assai più vicino alla destra di quanto non fosse disposto ad ammettere - la destra a sua volta molto italiana, ossia per metà ex fascista, per metà mezza monarchica, comunque più clericale che non cristiana, e non certo la destra liberaldemocratica di tipo "europeo".
Una maggioranza per molti versi qualunquista, che identificava la propria "moderazione" con questo qualunquismo.
Nel momento di una forzatura bipolare c'è stato sicuramente un periodo di disorientamento, ma a mano a mano la realtà sopra detta è venuta fuori: la maggioranza sbardelliana con Berlusconi, la minoranza dall'altra parte.
Il problema nasce dal fatto che l'adesione al berlusconismo della parte doroteo-sbardelliana dell'elettorato era scontata, e per così dire naturale, mentre dall'altra parte ha pesato e pesa tuttora il fattore K, che però - passata l'era della guerra fredda - si manifesta in tutta la sua capziosità, e mette in luce più le deficienze del centrsmo exDC che quelle della sinistra.
Assistiamo quindi allo scenario un po' surreale di cosiddetti "moderati" i quali sono costretti a penose contorsioni per giustificare la propria adesione ad un berlusconismo che di moderato non ha nulla, e che è spesso indecente ed eversivo, mentre la parte "popolare" mostra scontentezze e obiezioni verso la sinistra che non si riesce a capire in che cosa consistano e che di conseguenza sembrano prodotte soprattutto da una sindrome pregressa, da una coazione a ripetere vecchie formule, che già nel periodo d'oro erano alquanto discutibili sul piano etico e sociale.
Il bipolarismo costringe ad una scelta tra coalizioni forzate e innaturali, ma il vero problema sta nel fatto che c'è una maggioranza di elettorato che trova in questa forzatura una specie di legittimazione al peggio, verso il quale è naturalmente portata e che per lungo tempo era stata arginata, sublimata, assorbita dal polmone democristiano e pentapartitico.
In subordine, ciò significa porsi una domanda: una volta caduto Berlusconi, che fine faranno i milioni di voti che gli sono appartenuti? Ossia che fine farà quella maggioranza "moderata" che è stata capace di digerire Andreotti e Sbardella, e poi Berlusconi, Dell'Utri, Previti e Gasparri?
Il problema italiano era e rimane sempre questo, che fin dai tempi del mio liceo ci descriveva un professore di filosofia di fede liberale: non c'è una destra liberal-democratica, non solo e non tanto nella "classe dirigente", ma nell'elettorato.
Quindi, vorrei dire ad alcuni, che pure mi sembrano dotati di buone intenzioni: non sarebbe in caso che facciate pace con la realtà e smetteste di considerare la sinistra il problema con il quale avete a che fare?