In buona sintesi, un sindaco che oggi riuscisse a gestire bene il grande problema dei rifiuti e quello del traffico, farebbe una buona amministrazione e, realitvamente alla realtà italiana, una buona politica.
Da queste parti, infatti, c'è un gran via-vai tra le varie nicchie amministrative cittadine e regionali e l'azienda romana dell'immondizia, che si sta per questo dimostrando una vera fucina di dirigenti e di statisti. E di carriere.
Comunque - a parte questi aspetti spiacevolmente concreti del nostro sistema - inutile insistere ad infinitum sulla desiderabilità di una buona amministrazione, che è cosa ovvia.
Il punto da approfondire sarebbe se e quanto un buon amministratore è idenficabile automaticamente come buon politico.
Se la politica consiste, per definizione, nel fare bene le stesse cose che fa un sindaco, allora il problema non si pone.
Se la soluzione del dilemma deve passare per un localismo federalista tale per cui un sindaco è, in quanto tale, depositario e responsabile della "politica" del suo staterello, il problema si pone in maniera diversa: è possibile che Milano e Genova abbiano amministrazioni diverse, ma è altrettanto possibile che Milano e Genova abbiano un assetto politico e un programma politico diverso? Ritorniamo al tempo delle Repubbliche marinare?