Il sig. La russa, con la scusa di rendere omaggio ai caduti, nei fatti cerca di riscrivere la storia.
Forse può essere utile ricordare la politica della Repubblica di Salo':
da:
http://www.romacivica.net/ANPIROMA/FASC ... ismo18.htm(..)La neonata Repubblica di Salò non è più tenera del fascismo con gli ebrei, anzi. La Carta di Verona del 14 novembre 1943 - il manifesto politico della Rsi - risolve il problema degli ebrei italiani nel capitolo settimo, affermando che tutti i membri della razza ebraica sono "stranieri e parte di una nazione nemica". L’Ordine di Polizia numero 5, emanato il 30 novembre 1943 e trasmesso il giorno seguente alla radio, annuncia che tutti gli ebrei saranno inviati ai campi di concentramento, fatta eccezione per quelli gravemente malati o di età superiore ai settant’anni. Tutte le proprietà ebraiche nella Repubblica di Salò saranno sequestrate e assegnate alle vittime dei bombardamenti alleati. Una legge del 4 gennaio 1944 trasforma i sequestri in confische (alla data di Liberazione il numero dei decreti di confisca sarà di circa 8mila; la Rsi si approprierà di terreni, fabbricati, aziende, titoli, mobili, preziosi, merci di famiglie ebraiche pari a oltre 2 miliardi di lire).
Già il 1° dicembre le autorità italiane cominciano ad arrestare gli ebrei e a internarli in campi provinciali; alla fine di quel mese iniziano a trasferirli nel campo nazionale di Fossoli, nel comune di Carpi, in provincia di Modena. Nella "caccia agli ebrei", i più accaniti sono i fascisti delle bande autonome, la banda Carità a Firenze, la banda Kock a Roma e poi a Milano, la legione Muti, e la Guardia nazionale repubblicana, le Brigate Nere, le SS italiane. Ma si macchiano di complicità con i nazisti pure le prefetture, la polizia e i carabinieri (alcune prefetture e comandi – scrive De Felice – ci mettono "uno zelo veramente incredibile, fatto al tempo stesso di fanatismo, di sete di violenza, di rapacità"). E’ un fatto ormai accertato che i 4210 ebrei deportati dopo l’Ordine n. 5, siano stati arrestati quasi tutti dalle autorità italiane. Una "caccia" che durerà fino alla fine: il 25 aprile del 45, un gruppo di militi fascisti in fuga verso la Francia, si ferma a Cuneo per prelevare sei ebrei stranieri e li uccide, gettando i loro corpi sotto un ponte.
L’8 febbraio del 1944 il campo di Fossoli passa sotto il comando tedesco e il comandante italiano del campo, che pure aveva assicurato più volte che non avrebbe mai consegnato i suoi prigionieri ai nazisti, all’atto pratico non mantiene le sue promesse. A Fossoli si realizza – come ha scritto Sarfatti – "la saldatura tra le politiche antiebraiche italiane e tedesca". Dal campo modenese, infatti, gli ebrei catturati dalle autorità italiane vengono inviati nei lager dell’Europa orientale. E che in quei luoghi gli ebrei non vadano in gita ma vengano uccisi, Mussolini lo sa almeno dal febbraio del ‘43, quando aveva ricevuto un rapporto segreto di Ciano sulle deportazioni e le "esecuzioni in massa degli ebrei" in Germania.
Il 15 marzo del ’44 Mussolini compie un ulteriore grave passo: istituisce un Ufficio per la razza, alle dipendenze della Presidenza del Consiglio, e vi pone a capo il super-razzista Giovanni Preziosi che sostiene apertamente che il "primo compito" della Rsi è "quello di eliminare gli ebrei". Preziosi si adopera per inviare nei campi di concentramento non solo gli ebrei puri, ma anche i cittadini di "origine mista", e per confiscare i beni anche degli ebrei "arianizzati".
Prima dell’arrivo delle forze alleate, gli ebrei vengono trasferiti nel campo di Bolzano-Gries, luogo noto per le torture e gli assassinii. Dalla Risiera di San Sabba a Trieste un numero alto di ebrei viene indirizzato a morte sicura e lo stesso destino incontrano 1805 ebrei di Rodi e Kos. Le SS e la milizia fascista catturano e giustiziano sommariamente più di duecento ebrei (77 vengono fucilati alle Fosse Ardeatine, il 24 marzo, insieme a molti partigiani). In questo sono aiutati da due collaboratori ebrei - a Roma e Trieste - che identificano i correligionari e li consegnano ai loro carnefici.
Per fortuna la persecuzione degli ebrei trova scarso consenso nel popolo italiano, salvo poche eccezioni; molti, pur consci del pericolo cui si espongono, salvano la vita a ebrei italiani e stranieri, nascondendoli nelle loro case; i partigiani accompagnano alla frontiera svizzera vecchi e bambini, e li mettono in salvo. Tra tutti, spiccano gli atti di eroismo di Giorgio Perlasca e del questore di Fiume Giovanni Palatucci (poi morto a Dachau). Anche la Chiesa Cattolica interviene in modo deciso. Molti ebrei trovano rifugio e salvezza nei monasteri o nelle parrocchie (solo a Roma il Vaticano aiuta oltre 4 mila ebrei). (..)