Quale può essere l'unità di misura per quantificare l'allargamento dello stato, o un suo eventuale strabordare dai canoni?
C'è più stato in Svezia, in Italia, in Svizzera o in Irlanda? Negli USA o in Cina, paese che detiene una quota sempre crescente del debito americano? E dove non c'è lo stato, chi comanda? Chi, sulle transazioni internazionali, sul turbocapitalismo, sulla finanza impazzita degli algoritmi di computer sparsi per il mondo che in pochi decimi di secondo decidono automaticamente su quali mercati intervenire, spazzando via piccole ricchezze faticosamente cumulate in anni di lavoro?
E perché mai si dovrebbe valutare uno stato dalla sua larghezza piuttosto che dalla sua efficacia, dalla trasparenza, dagli indici di corruzione, dalla percentuale di promesse mantenute dalla classe politica, dal divario tra i redditi, dalla percentuale di povertà, dalla distribuzione del benessere, dall'accesso democratico ai mezzi di comunicazione che costruiscono il consenso, dall'equilibrio dei mezzi delle forze politiche in campo prima di ogni elezione, dalla scuola, dalla sanità, dal sostegno ai disoccupati?