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Sempre più difficile fare impresa in Italia

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Sempre più difficile fare impresa in Italia

Messaggioda franz il 04/11/2010, 14:38

Sempre più difficile fare impresa in Italia, tra gli stati Ue fa peggio solo la Grecia
di Attilio Geroni 4 novembre 2010

Fare impresa in Italia è (un pochino) più difficile che fare impresa in Cina. Parola di Banca mondiale, che nell'ultimo rapporto Doing Business confina il nostro paese all'80esimo posto della classifica internazionale. Penultimo tra gli stati membri della Ue, davanti solo alla Grecia, appena meglio dell'Albania e in arretramento di quattro posizioni rispetto all'anno scorso. Lontana perfino dall'apparente mediocrità del Ruanda (58° ma con tanta buona volontà perché l'anno scorso era 70°) e della Bulgaria, stabile al 51°.

Ma che cosa significa poter fare impresa secondo i canoni dell'International finance corporation (Ifc), il braccio della World Bank che opera col settore privato ed è autore del rapporto? E perché l'Italia è messa così male, a distanza preoccupante anche dai concorrenti diretti come Germania e Francia, rispettivamente al 22° e al 26° posto, per non parlare del plotone di testa formato da Singapore, Hong Kong e Nuova Zelanda?

In un contesto internazionale, aprire, gestire e chiudere un'attività economica nel nostro paese richiede ancora lo sforzo di chi cammina controvento e fa lo slalom al tempo stesso, considerando che stiamo parlando della quinta economia manifatturiera al mondo e del secondo esportatore europeo.

In generale, gli elementi microeconomici esaminati dall'Ifc riguardano gli aspetti procedurali della creazione di un'impresa, con relativi costi d'avviamento e tempi; gli iter per l'ottenimento delle licenze edilizie; la facilità o meno di registrazione della proprietà; l'accesso al credito; le modalità per il pagamento delle imposte e la loro incidenza sul reddito prodotto; il rispetto dei contratti; la capacità di commerciare con l'estero; l'efficienza delle norme che regolano la cessazione di un'attività; la flessibilità del mercato del lavoro.

Nella media ponderata di questi fattori l'Italia non ha compiuto grandi progressi rispetto al rapporto precedente, anche se si è evitato il "microimmobilismo" grazie all'istituzione, nell'aprile scorso, del registro telematico delle imprese.

Colpa della crisi, si dirà, che ha scompaginato l'agenda delle priorità politiche. No. Per intere aree macroeconomiche, Europa dell'Est e Asia Centrale in testa, essa è stata l'occasione per accelerare quelle riforme capaci di rendere la vita meno dura soprattutto alle Pmi, le più esposte alla terribile mutazione genetica subìta dal collasso della finanza nel 2007-2008. «L'85% delle economie di questa zona, tra il 2009 e il 2010 ha realizzato almeno una delle riforme elencate nel rapporto», dice Sylvia Solf, coordinatrice dello studio. «Mentre alcuni paesi sono stati colpiti più duramente di altri dalla crisi – continua l'economista dell'Ifc – la difficoltà o la facilità di avviare e condurre un'attività economica, il rafforzamento della trasparenza e dei diritti di proprietà, il miglioramento dell'efficienza delle dispute commerciali o delle procedure d'insolvenza, possono influenzare il modo in cui le aziende reagiscono alla crisi e riescono a cogliere le nuove opportunità di crescita».

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Re: Sempre più difficile fare impresa in Italia

Messaggioda trilogy il 04/11/2010, 16:28

franz ha scritto:Fare impresa in Italia è (un pochino) più difficile che fare impresa in Cina. Parola di Banca mondiale, che nell'ultimo rapporto Doing Business confina il nostro paese all'80esimo posto della classifica internazionale. Penultimo tra gli stati membri della Ue, davanti solo alla Grecia, appena meglio dell'Albania e in arretramento di quattro posizioni rispetto all'anno scorso. Lontana perfino dall'apparente mediocrità del Ruanda (58° ma con tanta buona volontà perché l'anno scorso era 70°) e della Bulgaria, stabile al 51°.
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E' curioso che dalle statistiche su questo argomento sembra esserci un rapporto inverso tra imprenditorialità e semplicità di aprire un'impresa.

"L'incidenza degli imprenditori (tra i quali rientrano i lavoratori autonomi e i proprietari di
imprese) varia sensibilmente in Europa, passando dal 6% circa in Danimarca e in
Lussemburgo, al 13% in Spagna, al 15% in Portogallo per arrivare a superare il 18% in Grecia
e in Italia.
Negli Stati Uniti al contrario questo tasso supera di poco il 10%.22

[Libro Verde imprenditorialità in Europa]

C'è poi una enorme variabilità dei dati, ad esempio la tabella comparativa a pag. 19 della ricerca che si può scaricare al link sotto:
link: http://www.adapt.it/acm-on-line/Home/documento8620.html
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Re: Sempre più difficile fare impresa in Italia

Messaggioda franz il 04/11/2010, 17:33

trilogy ha scritto:E' curioso che dalle statistiche su questo argomento sembra esserci un rapporto inverso tra imprenditorialità e semplicità di aprire un'impresa.

Grazie del documento, che leggero' avidamente!
Azzardo due possibili spiegazioni. Italia e Grecia sono in testa sia nel numero di indipendenti sia nel numero di titolari d'impresa. Questo potrebbe essere un indicatore di quanto sia difficile trovare lavoro come dipendente fisso, a sua volta indicatore di un mercato del lavoro rigido (intendendo con rigidità un eccesso di barriere all'ingresso e/o all'uscita).
Giocoforza ci si butta verso la strada dell'autonomia e dell'automprneditorialità (che poi non è una strada facile ed è particolarmente ardua). Altro elemento puo' essere quello fiscale e contributivo. Soprattuto quest'ultimo. Se i contributi degli indipendenti sono la metà dei dipendenti ecco una forte spinta che crea un travaso di forza lavoro da un settore all'altro.
Il costo fiscale elevato pero' è anche segnale di eccesso di burocrazia e quindi di "non semplicità" nell'aprire un'impresa e soprattutto di farla crescere, rispettando i mille adempimenti.

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Re: Sempre più difficile fare impresa in Italia

Messaggioda trilogy il 04/11/2010, 22:43

franz ha scritto:Azzardo due possibili spiegazioni. Italia e Grecia sono in testa sia nel numero di indipendenti sia nel numero di titolari d'impresa. Questo potrebbe essere un indicatore di quanto sia difficile trovare lavoro come dipendente fisso, a sua volta indicatore di un mercato del lavoro rigido (intendendo con rigidità un eccesso di barriere all'ingresso e/o all'uscita).

Giocoforza ci si butta verso la strada dell'autonomia e dell'automprneditorialità (che poi non è una strada facile ed è particolarmente ardua). Altro elemento puo' essere quello fiscale e contributivo. Soprattuto quest'ultimo. Se i contributi degli indipendenti sono la metà dei dipendenti ecco una forte spinta che crea un travaso di forza lavoro da un settore all'altro.

Franz


Mi sembra convincente come spiegazione. Dal rapporto ISTAT 2008: Data la struttura del sistema produttivo italiano, caratterizzato come detto dalla presenza preponderante di micro imprese, un segmento di particolare interesse è quello delle imprese senza lavoratori dipendenti, il cui input di lavoro è costituito dai soli lavoratori indipendenti. Esse ammontano a circa 2 milioni e 954 mila (65,4 per cento del totale delle imprese attive) (Figura 2). Di queste, 2 milioni 523 mila hanno un solo indipendente
fonte: http://www.istat.it/salastampa/comunica ... 100603.pdf
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Re: Sempre più difficile fare impresa in Italia

Messaggioda franz il 05/11/2010, 9:34

trilogy ha scritto:Mi sembra convincente come spiegazione. Dal rapporto ISTAT 2008: Data la struttura del sistema produttivo italiano, caratterizzato come detto dalla presenza preponderante di micro imprese, un segmento di particolare interesse è quello delle imprese senza lavoratori dipendenti, il cui input di lavoro è costituito dai soli lavoratori indipendenti. Esse ammontano a circa 2 milioni e 954 mila (65,4 per cento del totale delle imprese attive) (Figura 2). Di queste, 2 milioni 523 mila hanno un solo indipendente

In effetti il 65% di aziende con un solo addetto, indipendnete, è parecchio. Mi aspetterei, osservando altre realtà, un po' meno della metà. Ma credo che ci stiamo allontanando dal tema, che riguarda la difficoltà di fare impresa in Italia.
In generale, gli elementi microeconomici esaminati dall'Ifc riguardano gli aspetti procedurali della creazione di un'impresa, con relativi costi d'avviamento e tempi; gli iter per l'ottenimento delle licenze edilizie; la facilità o meno di registrazione della proprietà; l'accesso al credito; le modalità per il pagamento delle imposte e la loro incidenza sul reddito prodotto; il rispetto dei contratti; la capacità di commerciare con l'estero; l'efficienza delle norme che regolano la cessazione di un'attività; la flessibilità del mercato del lavoro.

Noto una certa somiglianza tra questa elencazione ed altre che ho riportato. In fondo i punti critici sono sempre gli stessi. Probabilmente anche l'International finance corporation (Ifc) è una succursale della grande spectre della destra conservatrice americana o piu' probabilmente del pensiero liberale classico (che non necessariamente sono la stessa cosa). Comunque la si pensi, dove è piu' facile fare impresa ci dovrebbero essere piu' posti di lavoro, piu' opportunità, piu' fatturato, piu' crescita procapite, piu' sviluppo, piu' qualità della vita e possibilità di finanziare un buon welfare state, la ricerca e l'innovazione (anche se alcune di queste cose dipendono poi dalla qualità dei governi che ci meritiamo). Da noi il reddito procapite stagna da 10 anni, la produttività non cresce da 15. E le aziende se ne vanno, alla spicciolata. Da quella classifica sembrerebbe che se scappano in Bulgaria, non è solo per il costo del lavoro ma perché è sostanzialmene piu' sempice fare impresa (sono al 51° posto, noi all'80°).

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Re: Sempre più difficile fare impresa in Italia

Messaggioda trilogy il 05/11/2010, 17:18

Prendo solo alcuni paesi prima dell'Italia dove è più "semplice" secondo la ricerca fare business. Santa Lucia (27 punti avanti all'Italia) la conosciamo bene, è quella delle società offshore che acquistarono la famosa casa di Montecarlo. Le altre sono economie con un business simile. Questi sono dei modelli amministrativi verso i quali si deve muovere un paese moderno secondo la World Bank?

Santa Lucia 53
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Samoa 61
Antigua and Barbuda 64
Panama 72
St. Vincent and the Grenadines 75
Bahamas 77

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Re: Sempre più difficile fare impresa in Italia

Messaggioda franz il 05/11/2010, 17:37

trilogy ha scritto:Prendo solo alcuni paesi prima dell'Italia dove è più "semplice" secondo la ricerca fare business. Santa Lucia (27 punti avanti all'Italia) la conosciamo bene, è quella delle società offshore che acquistarono la famosa casa di Montecarlo. Le altre sono economie con un business simile. Questi sono dei modelli amministrativi verso i quali si deve muovere un paese moderno secondo la World Bank?

No, sono molto piu ambizioso: Germania e Francia, rispettivamente al 22° e al 26°
Perché ovviamente oltre alla graduatora bisogna guardare il PIL in assoluto e procapite.
Nel senso che bisogna guardare al nazioni che sono della nostra stazza ma molto piu' free.

Ciao,
Franz
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Re: Sempre più difficile fare impresa in Italia

Messaggioda trilogy il 05/11/2010, 23:28

franz ha scritto: Probabilmente anche l'International finance corporation (Ifc) è una succursale della grande spectre della destra conservatrice americana o piu' probabilmente del pensiero liberale classico (che non necessariamente sono la stessa cosa).
Franz


Il Presidente della WB è Robert Zoellick
http://en.wikipedia.org/wiki/Project_fo ... an_Century
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Re: Sempre più difficile fare impresa in Italia

Messaggioda franz il 06/11/2010, 9:18

trilogy ha scritto:Il Presidente della WB è Robert Zoellick
http://en.wikipedia.org/wiki/Project_fo ... an_Century

Accidenti! Pensavo fosse Fausto Bertinotti!
Franz
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Re: Sempre più difficile fare impresa in Italia

Messaggioda trilogy il 07/11/2010, 18:43

franz ha scritto:Accidenti! Pensavo fosse Fausto Bertinotti!
Franz


Sai che ho poca simpatia per quel personaggio, per me conservatorismo e comunismo sono due ideologie fallite.
Quello che volevo far notare è che dietro quei dati ci sono sempre le stesse fondazioni e persone.
Come si collegano ideologia, interessi e pagelle paese? Faccio un esempio.
La difesa della proprietà privata, la libertà nei movimenti di capitali, sono libertà importanti per il funzionamento del libero mercato e vengono promosse dalla WB. Fin qui nulla in contrario. Però quando con una mano convinci i governi poveri a liberalizzare la compravendita delle terre, e con l'altra finanzi hedge fund, (Altima One World Agriculture Development Fund) che fanno gli investimenti, mi pongo la domanda: ma quali interessi e quali libertà stanno difendendo?
Certo non tutto è così, fanno anche cose valide, anche perchè ormai sono costantemente sotto i riflettori internazionali. Però il problema dell'accaparramento delle terre in Africa e Asia rimane un grosso problema a livello internazionale e le pagelline dei conservatori non lo vedono, anzi lo agevolano.
ciao
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