La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Se il rigore tedesco segnerà la ripresa, Keynes è superato

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

La Germania alza le stime di crescita dall'1,4 al 3,4% nel 2

Messaggioda franz il 21/10/2010, 13:14

La Germania alza le stime di crescita dall'1,4 al 3,4% nel 2010. Berlino ride e l'euro vola

Balzo in avanti dell'euro, immediatamente dopo la diffusione delle nuove stime del governo tedesco sulla crescita del Pil, alzate per il 2010 dal precedente 1,4% al 3,4 per cento. Per il 2011 - secondo quanto comunicato dal governo tedesco - il Pil dovrebbe posizionarsi su un più modesto 1,8 per cento. La notizia dell'accelerazione dell'economia tedesca ha messo le ali all'euro, salito oltre quota 1,40 dollari, arrivando a 1,4019 da 1,3966 immediatamente prima e a 113,59 yen contro 113,29.

I listini europei, che avevano aperto in calo in scia alla debolezza dei mercati asiatici e in attesa di una lunga serie di trimestrali, hanno invertito portandosi in terreno positivo. A Piazza Affari l'indice FTSE IT All Share guadagna lo 0,25 per cento. Fanno meglio Parigi (+0,68%), Londra (+0,7%) e Francoforte (+0,43%) . A Milano corre Fiat (+3%) dopo i dati del terzo trimestre, superiori alle attese degli analisti.

La Borsa di Tokyo ha archiviato una seduta all'insegna dell'incertezza (-0,05%), caratterizzata da un tentativo di rimbalzo abortito nel finale. Market mover del periodo continua ad essere la debolezza del dollaro nei confronti dello yen, sebbene le dichiarazioni del segretario al Tesoro Usa, Tim Geithner, in un'intervista al Wall Street Journal, abbiano rilanciato un po' il biglietto verde e, di conseguenza, l'azionario nipponico. Le società votate all'export, come Sony e Kyocera , hanno riguadagnato terreno grazie all'indebolimento dello yen, ma senza mostrare un'inversione di trend.

Negativa anche la Borsa di Shanghai (-0,68%) dopo la diffusione dei dati macro che evidenziano nel terzo trimestre una crescita del Pil (Prodotto interno lordo) del 9,6% tendenziale, contro il +10,3% dei tre mesi precedenti. Il numero è comunque leggermente sopra le attese, fissate a +9,5 per cento. Sotto controllo l'inflazione del paese, che si attesta in settembre al 3,6%, in linea con le attese, contro il 3,5% di agosto. I dati confermano il quadro di una seconda economia globale forte ma lontana da ogni ipotesi di surriscaldamento. Tanto che gli operatori ritengono che, dopo il rialzo a sorpresa dei tassi di questa settimana, per ora altri interventi in questa direzione non ce ne saranno.

Appuntamenti di giornata

Sul fronte macro dall'Europa è arrivata la stima flash dell'indice Pmi composito calcolato da Markit per la zona euro che ha ottobre si è attestato a 53,4 punti, in calo da 54,1 in settembre e al di sotto delle stime di 53,6 punti. L'indice manifatturiero dell'eurozona é indicato a 54,1, in rialzo da 53,7 di settembre e superiore alle stime di consensus di 52,7, ma l'indice servizi é invece calato a 53,2 da 54,1 del mese precedente e contro una stima di 53,7. Per quanto riguarda la Francia si è confermato il rallentamento dell'economia. L'indice composito è scivolato a 55,3, ai minimi da settembre 2009, da 58,1 di settembre. Il dato conferma un'Europa a due velocità, dove la buona performance della Germania é stata compensata dal declino della Francia.

Sono attesi per il pomeriggio dagli Stati Uniti i dati sulle richieste di sussidi e l'indice della Fed di Philadelphia.

I titoli da tenere d'occhio
Osservato speciale dei mercati finanziari il titolo eBay che ieri ha riportato una trimestrale superiore alle attesa e nel pre-Borsa ha guadagato il 4 per cento. Si presentano oggi all'appuntamento con i conti American Express, AT&T Corp, Caterpillar, Xerox, GlaxoSmithKline, Nokia, Novartis.

Cambi
Dopo la chiusura in rialzo di Wall Street e le indicazioni del Beige Book della Fed di ieri l'euro ha recuperato terreno nei confronti del dollaro e questa mattina ha consolidato la posizione della vigilia oltre quota 1,39.

Si apre il G20
Potrebbero arrivare spunti per i mercati finanziari anche dal G20. Oggi, infatti, si aprono in Corea i lavori del G20 finanziario con la riunione dei viceministri finanziari e dei numeri due delle banche centrali delle prime venti economie mondiali. Intervenuto ieri da Seoul in qualità di presidente del Financial Stability Board, organismo incaricato dal G20 di proporre misure che riducano i rischi per le grandi banche - le cosiddette too big to fail - Mario Draghi ha spiegato che l'Fsb non si finalizzerà alcuna proposta finché le singole autorità nazionali non avrenno concordato le modalità di fallimento per gli istituti di credito di importanza sistemica
In sede G20, ha detto sempre ieri il governatore Bankitalia, verrà inoltre chiesto di eliminare, ove possibile, il requisito dell'approvazione di istituzioni o strumenti finanziari da parte di un'agenzia di rating.

www.ilsole24ore.com
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

SE LA LOCOMOTIVA VA NELLA DIREZIONE SBAGLIATA

Messaggioda franz il 22/10/2010, 13:27

Testo completo e grafici su http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001966.html

SE LA LOCOMOTIVA VA NELLA DIREZIONE SBAGLIATA*

di Sergio de Nardis 22.10.2010

L'avanzo della Germania è in gran parte verso la zona euro. E' stato originato da un boom di produttività specifico alla manifattura tedesca. Il riequilibrio avrebbe richiesto l'apprezzamento del cambio reale della Germania: è avvenuto il contrario. La governance europea comporta ora che l'aggiustamento spetti ai paesi partner, senza compiti per i tedeschi. Ciò provoca effetti depressivi e distorsioni per la zona euro. Le strategie per la crescita dovrebbero accantonare la retorica manifatturiera e rimettere all'ordine del giorno la questione dell'efficienza dei servizi.

Germania, modello da imitare? Il balzo che il paese si appresta a fare nel 2010, con il Pil oltre il +3 per cento contro l’1 per cento nel resto dell’eurozona e il successo delle sue produzioni nei mercati mondiali, sembrano non lasciare dubbi: si dovrebbe fare come i tedeschi. Eppure, per quanto ovvia possa apparire, è un'aspirazione che si fonda su una visione impropria della realtà. La Germania, con il suo ampio surplus (7 per cento del Pil nel 2002-09; di cui il 60 per cento nei confronti dell’Unione monetaria europea, (vedi figura 1), è oggi un generatore di tensioni nell’area euro e il suo modello trainato dall'export si espleta in parte a spese dei partner europei.

SHOCK ASIMMETRICO NELLA ZONA EURO
All’origine dell’avanzo commerciale della Germania c’è un fatto virtuoso: una straordinaria crescita della produttività che ha spinto imprese e prodotti a guadagnare quote di domanda internazionale. Tuttavia, il progresso tecnologico non è stato un fenomeno diffuso in quella economia. Ha riguardato solo la manifattura; è risultato del tutto assente negli altri settori, dove si addensano le produzioni non esposte alla competizione globale. Una simile divaricazione ha interessato gli altri sistemi europei, ma lo sbilanciamento nel loro caso è stato meno accentuato: in Germania, la produttività manifatturiera è salita, tra il 2002 e il 2007, del 19 per cento rispetto a quella stagnante degli altri settori; nell’eurozona tale divario è stato solo del 6 per cento (figura 2).

Questo squilibrio ha causato effetti destabilizzanti analoghi a quelli generatisi all’indomani dell’unificazione tedesca. Nei primi anni Novanta fu uno shock asimmetrico di domanda a far tremare lo Sme; negli anni Duemila è uno shock asimmetrico d’offerta a mettere in tensione l’area della moneta unica. Il mutamento dei prezzi relativi dei paesi europei, necessario per il riequilibrio macroeconomico, si determinò nel 1992 con una traumatica modifica dei rapporti di cambio e l’apprezzamento del marco. Oggi, con l’euro, il rafforzamento del cambio reale tedesco non può affidarsi alla stessa modalità: deve realizzarsi attraverso una maggiore inflazione in Germania rispetto ai partner dell’eurozona.

COSA DOVEVA SUCCEDERE E COSA È INVECE ACCADUTO

Il meccanismo di riequilibrio, in condizioni di normale funzionamento dell’economia, è insito negli stessi effetti del progresso tecnologico manifatturiero. La maggiore domanda a favore dei beni e del lavoro dell’industria dovrebbe condurre a corrispondenti aumenti salariali. Questi si diffonderebbero agli altri comparti che non hanno sperimentato rialzi di efficienza, determinando un’accelerazione delle dinamiche inflazionistiche rispetto a quelle dei partner: il rialzo delle retribuzioni, attivato dal settore beneficiario del boom di produttività, sarebbe il motore del riequilibrio complessivo.
Le cose, in Germania, sono andate in senso esattamente opposto. Il salario industriale, lungi dall’aumentare con la produttività, è bensì sceso: del 14,5 per cento in rapporto al valore del prodotto medio del lavoro tra il 2002 e il 2007 (figura 3). (1) In assenza della necessaria spinta, retribuzioni e prezzi tedeschi sono scesi del 10 per cento circa rispetto ai partner (figura 4) e l’equilibrio macroeconomico europeo si è progressivamente allontanato. L’aggiustamento avrebbe richiesto, tenuto conto dei divari settoriali di produttività, una dinamica dell’inflazione relativa tedesca quasi speculare a quella osservata. (2)

IMPULSI DEPRESSIVI E DISTORSIONI NELL’AREA EURO

Quanto avvenuto in Germania è il risultato di scelte politiche interne, espressione democratica delle preferenze degli attori sociali di quel paese. Tuttavia, in un’area pienamente integrata e senza tassi di cambio, queste scelte si scaricano sui vicini: si tratta di una questione di governance europea del tutto ignorata nella discussione comunitaria e dal nuovo Patto, attento solo al risanamento degli squilibri di segno negativo. Il mancato aggiustamento tedesco induce impulsi depressivi nell’eurozona e porta ad attribuire un’enfasi eccessiva, gravida di distorsioni, al ruolo della manifattura (e delle esportazioni) nella crescita.
In assenza di apprezzamento reale in Germania, l’onere del riequilibrio cade per intero sui paesi euro, chiamati a generare per loro conto il necessario differenziale inflazionistico, abbassando prezzi e salari sotto i livelli di quella economia. Ciò si traduce, senza movimenti in senso opposto nella cosiddetta locomotiva europea, in un impulso negativo sulla crescita dell’area. Al contempo, l’esigenza di correggere lo squilibrio con l’economia tedesca spinge i paesi euro a fare simmetricamente quel che è stato realizzato in Germania, emulandone l’espansione sbilanciata nella manifattura e trascurando la produttività negli altri settori. Èun’evoluzione quasi obbligata, ma non desiderabile. La gran parte della spesa dei cittadini europei non è in beni trasformati, ma si dirige (per circa il 60 per cento) in servizi, distribuzione e public utilities, a bassa efficienza e scarsamente sostituibili con importazioni. Da ciò derivano vincoli al potere d’acquisto dei consumatori, le cui spese, non a caso, hanno teso a stagnare nell’arco dell’esperienza euro. Se si mira a rilanciare il benessere dei cittadini del vecchio continente, restituendo per questa via motivazione e spinta all’integrazione europea, la trasposizione meccanica negli altri paesi del modello tedesco va, dunque, nell’opposta direzione. Le strategie per la crescita dovrebbero, invece, accantonare la retorica manifatturiera e tornare a mettere all’ordine del giorno la questione, da tempo abbandonata, dell’efficienza dei servizi.


* Le opinioni espresse in questo articolo sono personali e non coinvolgono l’Istituto di appartenenza.

(1) Nel 2008-09 si è verificata un’inversione di tendenza, ma è stato un fatto del tutto episodico legato alla contingenza della crisi (vedi figura 3).
(2) Una stima “retro-della-busta” indica che, a parità di condizioni, la dinamica dei prezzi tedeschi si sarebbe dovuta collocare, tra il 2002 e il 2009, di circa l’8 per cento sopra quella dell’area euro. Ciò può essere ottenuto dalla seguente relazione: inflazione tedesca - inflazione eurozona = variazione cambio nominale Germania/eurozona (pari a zero) + 0,60*[differenziale di produttività manifattura/altri settori in Germania (+19,3%) – differenziale di produttività manifattura/altri settori nell’eurozona (+5,7%)], dove 0,60 è il peso dei beni non manifatturieri nel paniere di spesa dei cittadini europei. Si suppone nella stima che i differenziali di produttività osservati in Euklems tra il 2002 e il 2007 (ultimo dato disponibile) non si siano modificati nel biennio 2008-09.


Mi pare che ci si arrampichi sui vetri pur di dimostrare che la strategia germanica (rigore e quindi ripresa) non sia OK.
Prodi, se ci sei batto un colpo, potresti spiegarci cosa significa, per te, la "retorica manifatturiera"? :D
La germania non è l'unica a mostrare quel problema. La Svizzera, con una moneta ancora tutta sua, esporta il 40% in tempi di crisi ed il 50% nei momenti buoni. Con innovazioni sia nel campo manifatturiero sia nei servizi.
E piu' del 50% proviene dall'area euro. Una cosa assolutamente normale, nell'area euro, tra vicini.
Mi pare assolutamente normale che i successi di chi riesce a fare innovazione sui prodotti, si scarichino su chi non riesce.
Chi non ci riesce deve rimboccarsi le maniche, ipotizzando che l'errore sia suo, non adducnendo a scusa che forse la direzione sbagliata è di chi ha successo.

Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Se il rigore tedesco segnerà la ripresa, Keynes è superato

Messaggioda franz il 24/10/2010, 17:52

Prodi, se ci sei batto un colpo ...



Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 24 Ottobre 2010

Nelle settimane che avevano preceduto le ferie estive si era creato un clima di crescente fiducia riguardo all’andamento dell’economia mondiale. Alcuni fragili segnali di ripresa erano stati ingranditi a dismisura fino a spingere non pochi affrettati (e forse interessati) osservatori ad affermare che ormai eravamo fuori dalla crisi.

Immagine

Tutte le ultime analisi, da quella del Fondo Monetario Internazionale alla Commissione Europea, da Prometeia al Centro Studi della Confindustria ci dicono invece che le cose si stanno aggiustando così lentamente che dovranno passare ancora molti anni prima che i nostri redditi ritornino ai livelli precedenti la crisi.

Gli errori finanziari e monetari che hanno prodotto il crollo economico non sono ancora stati aggiustati nella quasi totalità dei Paesi avanzati, mentre le economie dei Paesi in via di sviluppo, anche se crescono bene, non hanno ancora il peso sufficiente per ridare vigore a tutta l’economia mondiale.

Questo è il quadro generale, reso ancora più precario dalla mancanza di accordi a livello internazionale sia nei confronti delle politiche di bilancio, sia riguardo alle politiche monetarie. A questo proposito, infatti, se non siamo ancora arrivati ad aperte svalutazioni competitive, ci siamo molto vicini, La politica della moneta “facile” adottata dagli Stati Uniti è stata infatti così efficace da produrre in pochi mesi una svalutazione del dollaro nei confronti dell’Euro di quasi il 20%. Esportare per noi sarà più difficile, mentre proprio sulle esportazioni avevamo riposto le speranze più concrete per una ripresa della produzione.

L’ottimismo che si era diffuso prima dell’estate era da attribuirsi in parte alla ricostruzione delle scorte delle imprese, che erano state ovviamente portate a zero dopo lo scoppio della crisi, ma soprattutto ad un breve sussulto delle esportazioni, aiutate dalla caduta del cambio dell’Euro nei confronti del dollaro. La convalescenza sarà quindi lunga per tutta l’Europa, ma la navigazione italiana, nonostante i messaggi che vengono continuamente forniti, è stata più tempestosa rispetto agli altri grandi Paesi europei nel momento della caduta e rimane la più lenta anche oggi in questo periodo di faticosissima ripresa.

Messa a confronto con gli altri grandi Paesi europei l’Italia è arretrata più di Germania, Francia e Gran Bretagna nel 2009 e concluderà il 2010 rimanendo il fanalino di coda. Tutte le previsioni elencate in precedenza ci mettono infatti in ultima posizione anche per il prossimo anno, in cui non toccheremo nemmeno l’uno per cento di crescita. A partire dall’inizio della crisi il Pil italiano è caduto del 6,8%, a confronto di un calo del 5,3% della media della zona Euro.

La produzione industriale (che è il punto di forza della nostra economia) è ancora oggi del 16% inferiore al livello massimo precedente. I consumi sono stagnanti per effetto della caduta del potere d’acquisto delle famiglie dovuto soprattutto alla crisi del mercato del lavoro. Come scrive il rapporto Confindustria, gli occupati nei mesi di luglio e agosto sono scesi di ben 31mila unità rispetto al secondo trimestre e, se il tasso di disoccupazione migliora leggermente, è solo perché diminuisce la domanda di lavoro. In parole più semplici perché le persone hanno perso ogni fiducia sulla possibilità di trovare un’occupazione e hanno perciò smesso di cercarla. Non ci dobbiamo perciò stupire che la disoccupazione di lungo periodo (cioè quella che dura oltre l’anno) sia al livello massimo tra i Paesi europei e la disoccupazione giovanile continui a crescere. Un certo stupore nasce invece dal fatto che, nonostante questi dati, si continui a ripetere che la situazione italiana è relativamente migliore di quella degli altri Paesi.

Quest’ipotesi purtroppo irrealistica forse nasce dal fatto che, a differenza di altri, non abbiamo avuto rumorose crisi bancarie o, ancora più semplicemente, dal fatto che, finché la gente ci crede, è meglio distribuire ottimismo che pessimismo. È però doveroso ricordare che, senza un quadro realistico della situazione, è ben difficile adottare le misure di politica economica capaci di portarci almeno verso la crescita media dei nostri maggiori competitori europei.

Dato però che anche nelle situazioni più compromesse conviene sempre trovare ragioni di consolazione, non ci resta che guardare alla Spagna che per oltre dieci anni ha costruito il suo sviluppo su una crescita sconsiderata dell’attività edilizia e che, su queste fragili basi, pensava di potere stabilmente superare l’economia italiana, mentre ora, pur procedendo a passo di lumaca, la possiamo guardare con lo specchio retrovisore.
http://www.romanoprodi.it/articoli/ital ... _2182.html

“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Se il rigore tedesco segnerà la ripresa, Keynes è superato

Messaggioda ranvit il 25/10/2010, 9:33

Ecco, anche Prodi è uno che parla bene ma realizza male...è stato capace di perdere il vantaggio che aveva nei sondaggi in quattro e quattr'otto. Poi, una volta al governo, a conferma che non è un politico si è dato subito una botta sui coglioni colpendo fondamentalmente il proprio elettorato con una riforma fiscale punitiva dei soli lavoratori dipendenti a reddito medio-basso ed infine non riuscendo a gestire i compagni di viaggio dell'estrema sinistra (....certo davvero difficile da gestire. Meglio tenerli fuori...).

Nel merito del 3d posso solo dire che rigore tedesco e teoria keynesiana sono due strumenti che possono andar bene semmai in momenti e latitudini diverse.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Se il rigore tedesco segnerà la ripresa, Keynes è superato

Messaggioda Iafran il 25/10/2010, 12:26

ranvit ha scritto:Ecco, anche Prodi è uno che parla bene ma realizza male...

(Una precisazione per ranvit)
Non è andata proprio così. Qualcuno, dalle tue parole, potrebbe vederlo come uno dei "soliti noti della politica italiana" quando, invece, sono stati altri che lo hanno invitato ad assumersi delle responsabilità, però, senza pretese (l'ultima è fantascientifica: non considerare "suoi" elettori quelli che lo votavano, ma di lasciarli ai diretti interessati ... "per diritto di proprietà" o "per grazia ricevuta" - scuderia Fassino-Rutelli + Mastella + Dini etc.).
Mi sembra che sia stato solo usato dai nostri "onorevoli" rappresentanti, e, nello stesso tempo, combattuto e truffato dagli altri (i più "onorevoli" di tutti), che considerava solo degli avversari politici, al di sopra di qualsiasi illazione.

Concordo che non si è rivelato "politico" secondo i canoni tradizionali (che vanno per la maggiore in Italia) ... quelli, per intenderci, che poi non risolvono e non risolveranno mai i bisogni della popolazione!
Iafran
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 4269
Iscritto il: 02/03/2009, 12:46

Re: Se il rigore tedesco segnerà la ripresa, Keynes è superato

Messaggioda ranvit il 25/10/2010, 12:38

Il mio giudizio, per altro vecchio di due anni almeno, si riferisce al fatto che Prodi non ha le caratteristiche del politico-leader ma, come dici anche tu, di tecnico anche di alto spessore, prestato alla politica. Che poi gli sia stato chiesto o meno, non è rilevante ai fini del mio giudizio.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Se il rigore tedesco segnerà la ripresa, Keynes è superato

Messaggioda franz il 25/10/2010, 13:38

Iafran ha scritto:"per diritto di proprietà" o "per grazia ricevuta" - scuderia Fassino-Rutelli + Mastella + Dini etc.).

Dimentichi qualcuno tra gli "etc" ma li aveva già menzionati Ranvit. ;)
Proprio per questo poi si arrivo' all'esperimento della "corsa solitaria" del PD.

Per ranvit:
Nel merito del 3d posso solo dire che rigore tedesco e teoria keynesiana sono due strumenti che possono andar bene semmai in momenti e latitudini diverse.

puo' darsi ma se non abbiamo una razionalità d'uso, cosa proponi, la monetina?

Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Se il rigore tedesco segnerà la ripresa, Keynes è superato

Messaggioda ranvit il 25/10/2010, 15:48

Franz : puo' darsi ma se non abbiamo una razionalità d'uso, cosa proponi, la monetina?

La razionalità d'uso va rapportata alla reale situazione nel momento in cui si deve agire.
Per esempio, il rigore tedesco potrebbe andar bene quando non siamo in stagnazione. In quel caso infatti probabilmente il rigore spingerebbe verso la deflazione. Uso il condizionale perchè bisogna valutare tante altre cose, per esempio le vere cause della stagnazione.
All'epoca in cui la teoria keinesiana è stata utilizzata, ha funzionato. Non sappiamo cosa sarebbe accaduto se si fossse usata la mannaia alla tedesca.


Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Se il rigore tedesco segnerà la ripresa, Keynes è superato

Messaggioda franz il 25/10/2010, 20:13

ranvit ha scritto:All'epoca in cui la teoria keinesiana è stata utilizzata, ha funzionato. Non sappiamo cosa sarebbe accaduto se si fossse usata la mannaia alla tedesca.

Come puoi immaginare, gli esperti (gli economisti) non sono concordi. Chi dice una cosa, chi l'altra.
Qualcuno dice che non ha affatto funzionato. Ha solo fatto durare la crisi del '29 molto piu' a lungo.
E nella reazione economica OGGI al rigore tedesco (la ripartenza piu' rapida) si avrebbe una riconferma di questa tesi.
Nel senso che durante la grande depressione si poteva non saprre ma oggi lo sappiamo.
Inutile quindi drogare e sussidiare l'ecomomia, facendo deficit e debito. Che poi si pagano con le tasse.
Meglio il rigore subito. Questo mi pare il senso di questo thread.
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Se il rigore tedesco segnerà la ripresa, Keynes è superato

Messaggioda ranvit il 25/10/2010, 21:30

Ribadisco il mio pensiero : sono due teorie entrambe utili ma in condizioni diverse....tutto sta a non sbagliare il momento.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Precedente

Torna a Economia, Lavoro, Fiscalità, Previdenza

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite