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“Perchè l’Europa si schiera a destra”

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: “Perchè l’Europa si schiera a destra”

Messaggioda trilogy il 08/10/2010, 22:25

"nei suoi sforzi per migliorare l'ordine sociale l'uomo dovrà imparare che in esso, come in tutti i campi in cui prevale la complessità dell'organizzazione, non potrà mai acquisire una conoscenza totale che consenta il controllo su tutti gli eventi possibili" Hayek

vale anche per la destra europea.....
saluti ;)
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Re: “Perchè l’Europa si schiera a destra”

Messaggioda flaviomob il 08/10/2010, 23:37

Ecco, allora parliamo di politica e facciamo politica, senza definire le idee altrui 'lamentazioni'. Ovvio che le crisi e le 'oscillazioni' fanno parte del sistema, se ne discute per cercare di prevenirle, per mitigarne gli effetti od eventualmente per uscirne. Se l'economia di un paese entra in crisi significa che rischiano perdite anche gravi gli investitori di tutto il mondo che hanno rischiato i propri capitali in quel paese, non è un evento così indolore.


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Re: “Perchè l’Europa si schiera a destra”

Messaggioda trilogy il 10/10/2010, 19:17

flaviomob ha scritto: Ovvio che le crisi e le 'oscillazioni' fanno parte del sistema, se ne discute per cercare di prevenirle, per mitigarne gli effetti od eventualmente per uscirne. Se l'economia di un paese entra in crisi significa che rischiano perdite anche gravi gli investitori di tutto il mondo che hanno rischiato i propri capitali in quel paese, non è un evento così indolore.


Prendiamo due ideologie, quella dell’economia pianificata e quella neoliberista.

L’economia pianificata, che ha avuto la sua massima espressione nei regimi comunisti, sottintende l’idea che il governo o il partito, accentrando tutte le informazioni disponibili può fare le scelte più razionali e prendere le decisioni “migliori”. Questo idea è crollata per tanti motivi, ma uno dei motivi è che i legami tra sistemi sociali, economici e finanziari sono talmente complessi che l’aumento delle informazioni disponibili non aumenta di per se la capacità di previsione e di decisione. Il mercato delle valute è un esempio eloquente dove la grande disponibilità di informazioni non aumenta la prevedibilità. Le banche centrali dispongono di una enorme quantità di dati e informazioni, ma la loro capacità di prevedere l’andamento delle valute e influenzarle rimane estremamente limitata.

All’estremo opposto abbiamo i liberisti o neoliberisti. Alla base di questa ideologia in crisi c’è l’ipotesi che gli individui si comportino in modo razionale, e se i mercati sono efficienti, il sistema economico produce il massimo benessere senza bisogno di interventi esterni e si riaggiusta da solo. Quindi e sufficiente deregolamentare per ottenere sviluppo ed una corretta allocazione delle risorse. Questa ideologia ha generato due delle peggiori crisi del sistema capitalistico, quella del 1929 e quella iniziata nel 2007. Nel 2008 siamo probabilmente arrivati ad un passo dal punto di non ritorno.

La crisi l’hanno provocata attraverso due credenze:
Che la deregolamentazione dei mercati finanziari avrebbe prodotto maggiori investimenti e migliore gestione dei rischi dato che gli operatori sono “razionali”. I maggiori investimenti (finanziari) li abbiamo avuti tramite un uso crescente della leva finanziaria (debiti), e i rischi accumulatisi (crescenti) sono stati distribuiti nel sistema tramite prodotti derivati strutturati. Il meccanismo ha retto finchè non è cominciata la presa di coscienza (collettiva) che il rischio complessivo cumulato nel sistema era incalcolabile. Così i razionalissimi operatori economici si sono letteralmente e collettivamente “cacati sotto”, e al grido di: “si salvi chi può” sono affondati in un mare di carta straccia e di bonus.
Per salvare il sistema i rischi "irrazionali", assunti da questi operatori "razionali", sono stati trasferiti sui bilanci degli Stati.

La seconda idea che ha portato alla crisi è che trasferendo reddito dai salari ai profitti, e riducendo l’aliquota marginale d’ imposta per i più ricchi ci sarebbe stato più risparmio e più investimenti. E’ la politica che hanno condotto i governi europei e americani negli ultimi 20 anni. Il risultato è stato che la ricchezza è cresciuta, concentrandosi su un numero sempre più ristretto di famiglie, mentre i risparmi e gli investimenti sono evaporati per effetto della credenza numero uno. Per quanto riguarda le famiglie con i redditi medio-bassi, queste si sono indebitate in modo crescente per mantenere il tenore di vita precedente. Quando il credito si è bloccato per effetto della crisi finanziaria la domanda per consumi è crollata e sono rimasti solo i debiti da pagare.

Quindi, per prevenire nuove crisi e per uscire da quella attuale, bisogna in primo luogo correggere queste due politiche.


ciao
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Re: “Perchè l’Europa si schiera a destra”

Messaggioda franz il 11/10/2010, 7:42

trilogy ha scritto:All’estremo opposto abbiamo i liberisti o neoliberisti. Alla base di questa ideologia in crisi c’è l’ipotesi che gli individui si comportino in modo razionale, e se i mercati sono efficienti, il sistema economico produce il massimo benessere senza bisogno di interventi esterni e si riaggiusta da solo.

Non è esattamente cosi'. Non ho mai letto questa idea di individuo dotato di comportamento razionale. Anzi, i razionalisti si lamentano spesso dell'irrazionalità del comportameento umano. L'idea invece è che il perseguimento dell'interesse egoistico del singolo (che a volte puo' essere di competere e molto spesso di collaborare con altri) genera un effetto che a livello macroscopico (la famosa mano invisibile) produce il massimo benessere (quindi appare razionale). Questa (in "la ricchezza delle nazioni") è la tesi principale di Adam Smith, unita pero' all'altra, quella dei sentimenti morali che potete leggere nella scheda e negli approfondimenti.
In particolare:
Il principio di simpatia non viene abbandonato da Adam Smith nella redazione della Ricchezza delle nazioni, al contrario questo soggiace allo scambio e al mercato: il panettiere produce pane non per farne dono (benevolenza), ma per venderlo (perseguimento del proprio interesse). Tuttavia, il panettiere - pur mosso dal proprio interesse di vendere il prodotto del suo lavoro per ottenere altri beni o lavoro altrui - produce quel pane che anticipa essere desiderato, apprezzato, dal cliente. In altri termini, il panettiere cerca l'apprezzamento del suo cliente, senza il quale egli non potrà vendere il proprio pane non soddisfacendo così i propri interessi.
Gli individui, mossi dal principio di simpatia vanno alla ricerca dell'apprezzamento degli altri, ed iniziano a lavorare, a costruire e ad accumulare, favorendo di conseguenza la produzione economica.

Proabilmente chi lavora come dipendente non percepisce questo fattore ma chi lavora in proprio (ed ha un senso morale) si.

Venendo alle crisi citate, la tesi liberista è che in realtà alcuni mercati non siano per nulla liberi ed efficenti e questo vale sorattutto per il settore valutario (artificialmente pilotato dalle autorità monetarie nazionali, di nomina politica) e per quello immobiliare. Il fatto che l'autorità monetaria americana abbia tenuto basso il tasso di interese e spesso agisca sul valore del dollaro (stampando carta) oppure il fatto che politiche governative concedano milioni di mutui agevolati a tassi fuori da quelli di mercato crea bolle che prima o poi scoppiano.

Perfettamente d'accordo invece sulla seconda cosa che dici, con una rettifca: l'illusione era che abbassando le aliquote ci sarebbe stato un effetto positivo che avrebbe prodotto sviluppo e gettito fiscale abbastanza da compensare la diminuzione delle aliquote. Una sorta di effetto moltiplicatore come quello keynesiano ma altrettanto illusorio.
Ora lo sviluppo 'c'è stato (basta vedere i grafici della crescita) ma il gettito fiscale è rimasto sotto le aspettative.
L'errore dei neoliberisti reganiani è stato di diminuire le imposte ma non le spese, pensando che il nuovo gettito avrebbe compensato. Invece l'operazione giusta da fare è ridurre le spese (rigore) e solo dopo ridurre le imposte.
Tra l'altro riducendo sia spese che imposte l'effetto moltiplicativo sullo sviluppo è doppio, se non triplice.
1) riducendo le spese, lo stato libera fette di PIL a favore dei privati e della crescita.
2) questi privati pagano imposte per le attività che ora gestiscono loro, questo crea nuovo gettito.
3) la riduzione delle imposte dovuta alle minori spese ed alle maggiori entrate permette di innescare una spirale positiva.

I neo liberisti pensavano che 2) e 3) sarebbe stato abbastanza, e tralasciando 1) hanno generato debito che a sua volta ha creato nuove spese per interessi. Prodi ha fatto il percorso corretto, diminuendo le spese (compresa quella per interessi) per poter arrivare a diminuire le imposte, una vota ricuperato un debito a livelli gestibili. È stato fermato prima ma questa è altra storia.

Franz
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Re: “Perchè l’Europa si schiera a destra”

Messaggioda trilogy il 11/10/2010, 9:59

franz ha scritto:
trilogy ha scritto:All’estremo opposto abbiamo i liberisti o neoliberisti. Alla base di questa ideologia in crisi c’è l’ipotesi che gli individui si comportino in modo razionale, e se i mercati sono efficienti, il sistema economico produce il massimo benessere senza bisogno di interventi esterni e si riaggiusta da solo.

Non è esattamente cosi'. Non ho mai letto questa idea di individuo dotato di comportamento razionale.
Franz


Se i comportamenti economici degli individui non sono razionali, cioè non mirano a massimizzare il loro profitto, in condizioni di libera concorrenza, l'intero impianto ideologico crolla.

Alcuni riferimenti sull'argomento:
ciao
trilogy

Governance è il termine correntemente utilizzato nelle discipline economiche per
indicare le istituzioni (soggetti, regole, organizzazioni) che governano il funzionamento
dei mercati. Occuparsi di governance significa che si intende seguire un
approccio alternativo a quello della teoria economica tradizionale1, strettamente
connessa alla dottrina del liberismo economico; per la teoria tradizionale, il mercato
è infatti governato da “leggi naturali”, universalmente valide, in quanto determinate
dal comportamento razionale degli individui (Mas Colell, 1995), in particolare
:
la libera e spontanea interazione del comportamento razionale individuale (in
condizioni di concorrenza perfetta) darebbe luogo al miracolo della “mano invisibile”,
inteso come un automatico e ottimale equilibrio tra domanda e offerta;

• regole e interventi da parte del settore pubblico costituirebbero fattori di «disturbo
», potenzialmente nocivi all’operare spontaneo della mano invisibile.

fonte: http://www.cimea.it/files/fileusers/Ita ... rnance.pdf

“Con la frantumazione della filosofia morale in quattro branche distinte e autonome (la teologia naturale, l’etica, la giurisprudenza e l’economia politica), preconizzata da Francis Hutchenson e resa canonica dal suo ben più celebre allievo, Adam Smith, prende avvio la strana storia di un’affascinante scommessa intellettuale: la ricerca del senso e del fine del lavoro umano alla luce di una rinnovata ragion pura (la “razionalità economica”), indipendente dalle suggestioni evocate dall’antica condanna biblica, e di una pressante ragion pratica (“l’analisi sociale”) imposta dall’insorgere del capitalismo come modo di produzione storicamente determinato”.
si può trovare con google: Dispensa Macroeconomia 2009-10 - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PAVIA ...
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Re: “Perchè l’Europa si schiera a destra”

Messaggioda franz il 11/10/2010, 12:22

trilogy ha scritto:Se i comportamenti economici degli individui non sono razionali, cioè non mirano a massimizzare il loro profitto, in condizioni di libera concorrenza, l'intero impianto ideologico crolla.

Non credo, visto che << l'intero impianto ideologico>> liberista classico non si basa solo sulla massimizzazione individuale del profitto ma, almeno a sentire adam smith anche sulla teoria dei <<sentimenti morali>>. Che poi qualcuno se la sia dimenticata, è un altro paio di maniche. Anche la teoria di darwin si basava su due elementi (variabilità e selezione) e se poi qualcuno ha sottolineato soprattutto la seconda, è un problema suo, non di darwin. Tantissimi post darvinisti agli inizi del 1900 hanno sparato solenni cazzate deformando e banalizzando il suo pensiero e solo recentemente è stata separata la pula dal grano comprendendo la vastità e la complessità della sua teoria. Intanto direi che se intendiamo criticare una teoria, dovremmo farlo sulla base della teoria stessa, non delle banalizzazioni che gli avversari (ma anche liberisti in erba) hanno fatto. Per il pensiero liberale classico, non c'è solo questa fantomatica mano invisibile ad operare. Ma solo di questo si parla per confutarla.
Franz
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Re: “Perchè l’Europa si schiera a destra”

Messaggioda trilogy il 11/10/2010, 16:41

franz ha scritto:
trilogy ha scritto:Se i comportamenti economici degli individui non sono razionali, cioè non mirano a massimizzare il loro profitto, in condizioni di libera concorrenza, l'intero impianto ideologico crolla.

Non credo, visto che << l'intero impianto ideologico>> liberista classico non si basa solo sulla massimizzazione individuale del profitto ma, almeno a sentire adam smith anche sulla teoria dei <<sentimenti morali>>. Che poi qualcuno se la sia dimenticata, è un altro paio di maniche. Anche la teoria di darwin si basava su due elementi (variabilità e selezione) e se poi qualcuno ha sottolineato soprattutto la seconda, è un problema suo, non di darwin. Tantissimi post darvinisti agli inizi del 1900 hanno sparato solenni cazzate deformando e banalizzando il suo pensiero e solo recentemente è stata separata la pula dal grano comprendendo la vastità e la complessità della sua teoria. Intanto direi che se intendiamo criticare una teoria, dovremmo farlo sulla base della teoria stessa, non delle banalizzazioni che gli avversari (ma anche liberisti in erba) hanno fatto. Per il pensiero liberale classico, non c'è solo questa fantomatica mano invisibile ad operare. Ma solo di questo si parla per confutarla.
Franz


Scusa Franz, sarò cinico, ma personalmente di esempi concreti di questi sentimenti morali, ne vedo pochi nella storia economica concreta.

(Teoria dei sentimenti morali )
I ricchi non fanno altro che scegliere nella grande quantità quel che è più prezioso e gradevole. Consumano poco più dei poveri, e, a dispetto del loro naturale egoismo e della loro naturale rapacità, nonostante non pensino ad altro che alla propria convenienza, nonostante l'unico fine che si propongono dando lavoro a migliaia di persone sia la soddisfazione dei loro vani e insaziabili desideri, essi condividono con i poveri il prodotto di tutte le loro migliorie. Sono condotti da una mano invisibile a fare quasi la stessa distribuzione delle cose necessarie alla vita che sarebbe stata fatta se la terra fosse stata divisa in parti uguali tra tutti i suoi abitanti, e così, senza volerlo, senza saperlo, fanno progredire l'interesse della società, e offrono mezzi alla moltiplicazione della specie. Quando la Provvidenza divise la terra tra pochi proprietari, non dimenticò né abbandonò quelli che sembravano essere stati lasciati fuori dalla spartizione. »

Per il resto la teoria non l'ho modificata io, ma gli economisti, perchè il modello teorico nella realtà non è riproducibile, la concorrenza perfetta non esiste, le informazioni rimangono asimmetriche ecc.

Per me il problema centrale rimane l'idea, secondo cui, la ricerca egoistica del proprio interesse giova tendenzialmente all'interesse dell'intera società. Questo approccio falsa l'analisi sulle prospettive evolutive di un sistema economico. Nel caso degli eventi che hanno portato alla crisi dei mercati finanziari, i bankers (per dirlo alla Tremonti), hanno cercato correttamente di massimizzare i loro profitti e limitare i loro rischi. Ci sono riusciti, ma la somma di questi comportamenti individuali non ha prodotto un sistema che complessivamente massimizzava i profitti e minimizzava i rischi, ma l'esatto contrario. Di sentimenti morali in quell'ambiente è meglio non parlarne. Dobbiamo rimettere al centro dell'attenzione i comportamenti collettivi e gli aggregati se vogliamo migliorare la capacità di analisi e previsione.
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Re: “Perchè l’Europa si schiera a destra”

Messaggioda flaviomob il 11/10/2010, 17:29

Credere ai sentimenti morali di quegli ambienti significa essere più-che-utopisti, e molto oltre il concetto di 'velleitario' :lol:
Io dubito che ci si possa credere davvero... possono essere argomenti buoni per una pigra discussione su un forum, ma... no non ci credo.


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Re: “Perchè l’Europa si schiera a destra”

Messaggioda franz il 11/10/2010, 18:03

trilogy ha scritto:Scusa Franz, sarò cinico, ma personalmente di esempi concreti di questi sentimenti morali, ne vedo pochi nella storia economica concreta.
...
Per me il problema centrale rimane l'idea, secondo cui, la ricerca egoistica del proprio interesse giova tendenzialmente all'interesse dell'intera società. Questo approccio falsa l'analisi sulle prospettive evolutive di un sistema economico. Nel caso degli eventi che hanno portato alla crisi dei mercati finanziari, i bankers (per dirlo alla Tremonti), hanno cercato correttamente di massimizzare i loro profitti e limitare i loro rischi. Ci sono riusciti, ma la somma di questi comportamenti individuali non ha prodotto un sistema che complessivamente massimizzava i profitti e minimizzava i rischi, ma l'esatto contrario. Di sentimenti morali in quell'ambiente è meglio non parlarne. Dobbiamo rimettere al centro dell'attenzione i comportamenti collettivi e gli aggregati se vogliamo migliorare la capacità di analisi e previsione.

Rispondo anche a Flavio, che tutto sommato dice la stessa cosa "Credere ai sentimenti morali di quegli ambienti...".
La teoria di Smith non è applicata agli ambienti, ma agli individui. Sia quella della ricerca dell'interesse individuale, sia quella del sentimento morale. Poi, soprattutto in Italia, ci sono individui che di senso morale ne hanno poco.. Questo è vero. Ma non sono tutti come Berlusconi e compagnia. Non sono tutti evasori. E tra gli imprnedotori credo che la maggioranzna sia onesta e persegua il priprio interesse all'interno di binari etici diversi dal "fregare il prossimo".

La crisi dei mercati finanziari come sai è dovuta anche ad enormi errori di pianificazione statale, compiuti dal governo americano (democratici e repubblicani) e dalla loro banca nazionale. Nel campo finanziario non ci sono sentimenti morali ma prevale la commessa. Si scommette che un certo evento avviene o non avviene. Ma si puo' puntare (e quindi rischiare) solo se si trova una controparte che accetta la scommessa. Chi accetta fa il suo calcolo e rischua a sua volta. Se uno perde, l'altro ha vinto. Se poi qualcuno tramite malversazioni inganna l'altro facendogli avere una errata percezione del rischio, questo è penalmente rilevante. Ed è quello che è successo . Banditi ce ne sono ovunque e fanno danni sia quando ti accoltellano per fregarti orologio e portafoglio sia quando arrivati in posizioni di responsabilità e credibilità, usano questo potere per fregare miliardi agli altri. Il fatto che al mondo esistano banditi e figli di puttana di vario tipo, non credo possa pero' inficiare il fatto che le persone creino singolarmente ricchezza nazionale perseguendo il proprio interesse (non quello di un altro) nel binario di un comune senso etico.

Non vedo tra l'altro alternative e non ce ne sono. Come hai ben spiegato in un altro post, l'alternativa all'agire disordinato delgi individui, è la pianificazione statale. E non ha funzionato.

Franz
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Re: “Perchè l’Europa si schiera a destra”

Messaggioda pierodm il 11/10/2010, 18:21

Sono rientrato da poco a casa, dopo una chiacchieratina al "clubbino" davanti ad una birra ormai fuori stagione.

Si parlava, poco fa, di un bar-tavola calda nei pressi del casello di Anagni dell'autostrada, dove è possibile trovare pizzette calde appena sfornate fin dalle cinque di mattina, oltre alla consueta gamma di cornetti e maritozzi altrettanto caldi.
Chi lo conosce mi ha raccontato che il proprietario di quel bar è diventato ricco, non miliardario certamente, ma molto benestante.
Siamo stati tutti concordi che se lo è meritato: quel bar è un vero e proprio servizio pubblico, ed è anche economico, oltre che essere provvidenziale.
Questo genere di attività, d'iniziativa e diciamo pure di "ricchezza" nessuno le contesta, perché anche soltanto a lume di naso - senza cioè tante ricerche e senza nessuno che si sforza di illuminarne le virtù - si tratta di casi che rappresentano una esemplificazione quasi perfetta di libera iniziativa, libero mercato, e pubblica utilità - per rimanere nel tema, di bene pubblico generato dall'interesse egoistico privato.

Il problema comincia quando si parte da questa base per giustificare o peggio cantare le lodi di un sistema di ben altri egoismi privati, di ben altre dimensioni, da parte di soggetti di ben altra natura, come se la specificità degli egoismi, le dimensioni, la natura dei soggetti, il contesto sociale e storico, etc fossero irrilevanti dettagli.
E' qui, su questo disinvolto gioco degli equivoci che si misura la partita. E poi, santissimo iddio, ma davvero stiamo ancora attaccati alla lettera di parole e pensieri vecchi di duecento anni, quando non solo la democrazia, ma lo stesso liberalismo, il capitalismo, il mondo erano enormemente diversi da oggi: non dico - lungi da me - che si tratti di pensieri "sbagliati" o tento meno stupidi, ma almeno si dovrebbe avere il buon senso di adatatrli alla situazione attuale ... sempre che si sia d'accordo sul fatto che esista un'attualità diversa dal passato, ossia che esista una contestualizzazione storica e non un eterno presente a-storico, dogmatico e immutabile.
Per esempio, essere "liberali" oggi in che cosa è diverso dall'essere stati liberali cento o duecento anni fa?
Una domanda questa che personalmente mi faccio non solo a proposito di liberalismo, ma anche a proposito di socialismo e di vari altri -ismi di diversa natura.
Le risposte possono essere tante e diverse: alcune perfino utili.
pierodm
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